Polizia turca di pattuglia all'aeroporto Ataturk di Istanbul, in Turchia. Credit: Murad Sezer
I tre attentatori suicidi che hanno compiuto l’attacco sul principale aeroporto di Istanbul uccidendo 42 persone erano cittadini di Russia, Uzbekistan e Kirghizistan, ha reso noto un funzionario turco giovedì 30 giugno 2016.
La polizia ha fermato 13 persone, tre dei quali stranieri, durante raid e perquisizioni in tutta la città dopo l’attacco di martedì su quello che è il terzo aeroporto più trafficato d’Europa.
Si è trattato del più grave di una serie di attacchi suicidi avvenuti in Turchia nel corso di quest’anno. Le autorità turche ritengono che i responsabili fossero affiliati dell'Isis.
I tre uomini hanno aperto il fuoco per creare il panico fuori dall'aeroporto prima che due di loro entrassero nel terminal e si facessero esplodere. Il terzo si è fatto saltare all'ingresso. In tutto, 239 persone sono rimaste ferite nell'attacco.
Il funzionario che ha riferito la nazionalità degli attentatori non ne ha voluto fare il nome. Gli investigatori hanno faticano a identificarli dai pochi resti recuperati.
Secondo un quotidiano filogovernativo, Yeni Safak, l'attentatore russo proveniva dal Dagestan, una regione che confina con la Cecenia, dove Mosca ha combattuto due guerre contro i separatisti e i militanti religiosi dal collasso dell'Unione sovietica nel 1991.
Sia le autorità kirghize che quelle uzbeke non hanno ancora commentato il coinvolgimento dei loro cittadini.
Sempre secondo il quotidiano Yeni Safak, dietro l'attacco ci sarebbe un uomo chiamato Akhmed Chatayev di origine cecena. Chatayev figura tra i nomi di una lista di sanzioni Onu come uno dei leader del sedicente Stato islamico incaricato di addestrare le reclute di lingua russa. È anche ricercato dalle autorità di Mosca.
Il quotidiano Hurriyet ha invece citato il nome di uno degli attentatori, Osman Vadinov, anche lui ceceno, che sarebbe arrivato da Raqqa, la capitale de facto del califfato in Siria.
Tuttavia, i funzionari turchi non hanno confermato nessuno dei due nomi.
Fonte: The Post Internazionale
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