Un monumento in onore delle vittime degli scontri tra polizia e manifestanti a Kiev, il 24 febbraio 2014. (Bulent Kilic, Afp)
Dopo le proteste e le violenze della settimana scorsa, l’Ucraina ha emesso un mandato d’arresto per il presidente Viktor Janukovič. Gli scontri della settimana scorsa hanno causato almeno 77 morti e centinaia di feriti.
Ecco i momenti chiave della crisi ucraina, ricostruiti dalla Bbc.
- 14 febbraio: grazie a un’amnistia 234 manifestanti arrestati a dicembre vengono rilasciati.
- 16 febbraio: i manifestanti lasciano il municipio di Kiev, occupato il 1 dicembre, e altri palazzi del governo nella regione.
- 18 febbraio: almeno 18 persone, tra cui sette poliziotti, vengono uccise. I manifestanti riprendono il controllo del municipio. Le forze dell’ordine circondano piazza Indipendenza, dove rimangono circa 25.000 contestatori.
- 20 febbraio: nonostante la tregua dichiarata dal governo, gli scontri non si fermano. Il numero delle vittime sale a 77. Secondo alcuni testimoni i poliziotti e anche alcuni cecchini sparano contro i manifestanti. I ministri degli esteri di Germania, Francia e Polonia partono per Kiev per incontrare il presidente Janukovič. Anche la Russia manda un rappresentante diplomatico.
- 21 febbraio: Viktor Janukovič firma un patto con i leader dell’opposizione. L’accordo prevede la formazione di un governo di unità nazionale, il ritorno alla costituzione del 2004 (che limita parzialmente i poteri del presidente) e le elezioni anticipate. Alle trattative partecipano anche i ministri degli esteri di Francia, Germania e Polonia e il rappresentante diplomatico russo. In piazza nel frattempo proseguono gli scontri. Nell’ovest del paese i manifestanti continuano a occupare i palazzi del governo.
- 22 febbraio: i manifestanti occupano il palazzo del governo senza incontrare resistenza. I leader dell’opposizione chiedono elezioni anticipate. Il presidente Janukovič fa perdere le sue tracce e secondo indiscrezioni è scappato a Kharkiv, nel nordest del paese. Il parlamento vota la sua decadenza, e convoca le elezioni anticipate per il 25 maggio. Janukovič va in televisione e denuncia il “colpo di stato” contro il suo governo. La leader dell’opposizione Julia Timoshenko viene liberata dal carcere e torna a Kiev. Era in prigione dal 2011.
- 23 febbraio: il parlamento nomina lo speaker dell’aula, Oleksandr Turčinov, presidente ad interim. Turčinov, alleato di Julia Timoshenko, stabilisce che entro il 25 febbraio il parlamento dovrà formare un governo di unità nazionale.
- 24 febbraio: il ministro dell’interno ucraino, Arsen Avakov, annuncia che è stato emesso un mandato d’arresto per il presidente Viktor Janukovič e altri funzionari pubblici. Sono accusati di aver commesso una “strage di cittadini innocenti”.
Fonte: Internazionale
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