Saad Hariri, a sinistra, e Michel Aoun a Beirut, Libano (AP Photo/Hussein Malla)
Michel Aoun ha 81 anni ed è un conosciuto e importante politico cristiano libanese. In Libano, ancora più che in altri paesi del Medio Oriente, è significativo dire se un politico è cristiano, musulmano sciita o musulmano sunnita, visto che la struttura istituzionale del paese è basata su un attento equilibrio tra i vari gruppi religiosi: il presidente è un cristiano maronita, il presidente del Parlamento è un musulmano sciita mentre il primo ministro è un musulmano sunnita. Nonostante Aoun sia cristiano, da diverso tempo è sostenuto da Hezbollah, il principale partito politico sciita del Libano. Hezbollah è un gruppo piuttosto noto anche in Occidente: negli ultimi anni ha combattuto in Siria a fianco dell’esercito del presidente siriano Bashar al Assad, prima se ne parlava soprattutto per le sue azioni contro Israele. È considerato un gruppo terroristico dall’Occidente, ma in Libano è molto forte e ha grande influenza sulla vita politica nazionale.
Oltre all’appoggio di Hezbollah, Aoun può contare anche sulla notorietà che gli deriva dalla sua precedente carriera militare. Negli anni Ottanta, durante la guerra civile libanese, fu comandante dell’esercito libanese: era chiamato “il generale” e lui si descriveva come un nuovo Napoleone, o il Charles de Gaulle dei libanesi. In quegli anni Aoun combatté contro i soldati siriani, nel tentativo di ridurre l’influenza della Siria in Libano; ma quando i siriani entrarono a Beirut il 14 marzo 1989, Aoun fu costretto ad andare in esilio in Francia, da dove continuò a fare attività di lobbying contro la presenza siriana in Libano. Tornò solo nel 2005, dopo che c’era stata la cosiddetta “Rivoluzione dei Cedri” che aveva costretto le forze siriane a ritirarsi dal paese. Da allora Aoun ha stabilito una solida alleanza con Hezbollah, che a sua volta è appoggiato dalla Siria e dall’Iran. L’avvicinamento di Aoun alla Siria, avvenuto negli ultimi dieci anni, è stato criticato molto e in diversi hanno detto che quella di Aoun fosse una manovra politica per assicurarsi la presidenza. Il risultato è stato un netto indebolimento della fazione dei cristiani maroniti, una volta dominante, e proteste interne molto intense. L’elezione di Aoun, ha scritto Reuters, è stata una vittoria dell’asse Hezbollah, Teheran e Damasco.
Una delle cose più sorprendenti della presidenza di Aoun è l’accordo che lo stesso Aoun è riuscito a concludere con Hariri. I due sono considerati da tempo rivali politici, soprattutto da quando Aoun si è avvicinato alla Siria e a Hezbollah, accusati dallo stesso Hariri di avere ucciso suo padre Rafik. E c’è da considerare anche che Hariri è appoggiato dall’Arabia Saudita, arcinemica dell’Iran. L’impressione, hanno scritto alcuni analisti, è che l’accordo con Aoun sia stato visto da Hariri come ultima spiaggia, diciamo così, per assicurarsi una sopravvivenza politica che altrimenti sarebbe stata molto complicata (Hariri ha anche diversi guai economici per conto suo, tra le altre cose). Il sistema libanese attribuisce infatti al primo ministro ampi poteri, più di quanti non ne attribuisca al presidente. Allo stesso tempo sembra che i sauditi abbiano deciso di allentare la competizione con gli iraniani per il controllo della politica libanese, concentrandosi di più sulla regione del Golfo Persico (il Libano si trova nella regione del Levante, molto più a ovest del Golfo).
Fonte: Il Post
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