(AP Photo/Thibault Camus)
Mercoledì 26 ottobre intorno a mezzogiorno la prefetta del dipartimento del Passo di Calais, Fabienne Buccio, aveva detto che le operazioni di sgombero del campo per migranti di Calais, conosciuto come “la giungla”, sarebbero finite entro la sera. In serata Buccio ha confermato che «oggi è davvero la fine della giungla», e che «la nostra missione è finita», spiegando che «non ci sono più persone nel campo». L’evacuazione del campo di Calais ha riguardato ufficialmente 5.596 persone. Prima dell’inizio delle operazioni il ministero degli Interni aveva parlato però di 6.486 uomini, donne e minori presenti nella “giungla”: questo significa che molto probabilmente centinaia di persone non sono state coinvolte nei trasferimenti organizzati dal governo.
Secondo molti giornalisti e altri testimoni presenti sul campo, l’annuncio della prefettura sulla fine della “giungla” è stato un po’ troppo ottimista. La sindaca di Calais, Natacha Bouchart, l’ha per esempio definito «precipitoso»: «Non si può annunciare la fine dello sgombero e dire che l’operazione è terminata quando ci sono ancora 1.500 minori e 450 donne e bambini nelle strutture officiali adiacenti al campo». I posti previsti per i minori sono al completo, quindi alcune associazioni attive a Calais erano preoccupate che alcuni bambini avrebbero dormito fuori. Intervistata da Le Monde la prefetta Fabienne Buccio aveva detto che una “decina” di altri piccoli centri di accoglienza per minori sarebbero stati aperti nei prossimi giorni, due nella giornata di ieri.
Lo sgombero del campo di Calais era cominciato lunedì: il campo ospitava dai 6.400 agli 8.000 migranti, soprattutto provenienti dall’Afghanistan, dal Sudan e dall’Eritrea. Vivevano in baracche e in mezzo al fango, la maggior parte in attesa di un modo per entrare nel Regno Unito, e il campo era diventato famoso in tutta Europa, dove era considerato un simbolo della crisi dei migranti. Il campo di Calais, che non è organizzato o appoggiato dal governo francese, esiste in varie forme dalla fine degli anni Novanta.
Martedì sera i migranti che avevano lasciato il campo di Calais erano circa 3.200: sono stati fatti salire su decine di autobus diretti in varie zone della Francia. 772 minori non accompagnati sono invece stati accolti in una costruzione temporanea allestita a poca distanza dal campo. Il ministro degli Interni francese Bernard Cazeneuve aveva detto che i minori che hanno genitori o parenti in Regno Unito potranno ricongiungersi alle loro famiglie, grazie a un accordo con le autorità britanniche. Inizialmente, a causa di qualche rallentamento iniziale, si prevedeva che lo sgombero sarebbe finito giovedì. Nella mattinata di mercoledì le operazioni di sgombero si sono svolte pacificamente, con delle persone che sono passate tra le baracche ancora abitate per convincere gli ultimi migranti a lasciare il campo. Intorno a metà giornata, però, sono stati appiccati degli incendi, tra cui uno a un furgone di un gruppo di volontari: la prefettura ha detto che quattro migranti afghani sono stati arrestati.
Anche nella notte c’erano stati degli incendi dolosi, che avevano provocato l’esplosione di alcune bombole del gas e avevano costretto diversi migranti a scappare dalle loro baracche. Nonostante i giornalisti sul posto scrivano che gli incendi sono stati appiccati per protesta, Buccio ha sostenuto che bruciare le proprie abitazioni prima di lasciarle fosse una tradizione per alcuni migranti, che hanno appiccato gli incendi nonostante gli avvertimenti della polizia. Già durante un primo parziale sgombero del campo, che era avvenuto a marzo, c’erano stati incidenti di questo tipo. Man mano che le baracche dove vivevano i migranti sono state liberate, gli operai hanno cominciato con lo smantellamento delle costruzioni e la raccolta dei rifiuti. Da domani arriveranno nel campo più mezzi, e le operazioni per la demolizione delle strutture del campo saranno accelerate.
La decisione di sgomberare Calais a pochi mesi dalle elezioni è stata giudicata da molti osservatori come strumentale dal punto di vista politico, anche perché è probabile che finché non cambierà qualcosa nelle leggi sull’immigrazione centinaia di persone continueranno ad affollare quel posto e il suo porto, o a rimanere semplicemente nelle vicinanze. Simon Jones, giornalista di BBC che si trova a Calais, ha scritto che si pensa che molti migranti abbiano abbandonato il campo per trovare sistemazioni di emergenza nei dintorni, o per spostarsi autonomamente in altre città.
Fonte: Il Post
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