martedì 26 gennaio 2016

Attentato dell'Isis a Homs

Almeno 20 persone sono rimaste uccise in un attentato suicida dell'Isis nella città siriana di Homs, controllata dalle truppe fedeli ad Assad


Più di 20 persone sarebbero rimaste uccise e un centinaio ferite in seguito a un doppio attacco suicida nella città di Homs, Siria avvenuto il 26 gennaio. Secondo quanto reso noto dal governatore della provincia di Homs, Talal Barazi, due attentatori si sarebbero accostati in macchina a un checkpoint nel quartiere di al-Zahraa.

Uno dei due sarebbe sceso dall’autovettura prima che il compagno detonasse la propria bomba mentre era ancora a bordo. Nel caos seguito alla prima esplosione, il secondo attentatore avrebbe fatto esplodere anche la sua carica. Il direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), Rami Abdel Rahman, ha dichiarato che il secondo attentatore vestiva un'uniforme militare.

L’Isis ha rivendicato l’attentato online, fornendo una versione leggermente diversa della dinamica dell’attacco: uno dei suoi combattenti avrebbe guidato la propria auto carica di esplosivo verso un checkpoint nel quartiere di al-Zahraa, dove si sarebbe fatto esplodere uccidendo almeno 30 persone.

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stato Sana, il primo ministro siriano, Wael Halaqi, avrebbe cripticamente dichiarato che gli attacchi terroristici, col sostegno di alcuni paesi non specificati, colpiscono la popolazione siriana in ritorsione ai recenti successi dell’esercito siriano su vari fronti, facendo riferimento alla cattura di Rabiya, nella provincia costiera di Latakia, e di Sheikh Miskeen, nei pressi di Dara’a, verso il confine meridionale con la Giordania.

Homs, un tempo considerata uno dei centri nevralgici della rivoluzione siriana, è oggi sotto il controllo quasi completo delle forze governative. Il quartiere di al-Zahraa, prevalentemente alawita, era già stato obiettivo di attentati. Il 28 dicembre 2015, due attacchi simultanei avevano causato la morte di 19 persone, ferendone gravemente altre 43.

Fonte: The Post Internazionale

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