martedì 18 maggio 2010

Decreto intercettazioni, nel mirino giudici, blogger e giornalisti

Inizia il conto alla rovescia per la manifestazione contro il decreto blocca intercettazioni che si terrà venerdì 21 maggio, ore 14, a piazza Montecitorio (Roma). Abbiamo parlato con uno degli organizzatori, Arturo Di Corinto, ricercatore, giornalista e saggista esperto di Internet e comunicazione. www.dicorinto.it

Come cambierà il lavoro di chi fa informazione se il decreto blocca intercettazioni verrà approvato?
Semplicemente non potrà essere fatto: non si potranno pubblicare le intercettazioni non più segrete e neppure le sintesi di vicende giudiziarie passate in giudicato pena ammende salatissime. L’opinione pubblica rimarrà così all’oscuro di trame, intrighi e corruttele. Saremo privati del diritto a sapere chi ci governa e come, di come vengono gestiti i nostri soldi e amministrata la nostra fiducia di cittadini ed elettori.

Perché un decreto che di fatto sembra mirato ad arginare le intercettazioni e la loro divulgazione da parte dei media allarma anche i blogger che vedo minata la libertà del web?
Perchè all’articolo 28 del Ddl è introdotto lo stesso obbligo di rettifica che vale per le testate editoriali registrate, e un’ammenda fino a 12.500 in caso di non ottemperanza. Se approvato, l’articolo avrà un effetto deterrente rispetto alla consuetudine dell’open publishing visto che blogger e gestori di siti sono abituati a tenere aperte le proprie pagine alle informazioni altrui, alle integrazioni e agli approfondimenti delle notizie che danno. Per un semplice motivo: l’impossibilità di verificarle in tempo utile e per il timore di finire in tribunale. Poiché la rettifica deve avvenire nelle stesse modalità della pubblicazione, con lo stesso tipo di accesso, evidenza e grafica entro le 48 ore dalla richiesta di rettifica, la norma è un’intimidazione bella e buona verso chi fa informazione per il puro piacere di farlo. Se la norma venisse applicata in maniera estensiva avrebbe un effetto dirompente sui social network i cui gestori sarebbero obbligati a fare gli sceriffi del web.

Internet può essere considerato a tutti gli effetti uno strumenti di Democrazia?
Intenet è uno strumento di democrazia perchè consente il dialogo e il confronto da pari a pari. Consente di comunicare verso l’alto e verso il basso, di comunicare con le istituzioni e con i gli amici. Internet consente di accedere a nuove informazioni e di produrne di proprie. Di verificare le fonti dell’informazione sulla quale il nostro agire quotidiano si basa. Internet consente di controllare i potenti e di chiedergli conto di quello che fanno in nostro nome. Perciò la democrazia di Internet non è solo libertà di parola: è trasparenza, controllo diffuso, inziativa personale.
Democrazia è governo del popolo ma anche governo in pubblico, ed essendo Internet una grande agorà pubblica aiuta a creare le condizioni per esercitarlo. Ma il vero nocciolo della democrazia sta nella possibilità di fare scelte consapevoli e informate, insieme. Bisogna semre tenere a mente che la democrazia è un processo che deve arrivare a una deliberazione. Non basta mettere una firma o poter scegliere fra alternative date e calate dall’alto per fare la democrazia. Internet non è democratica per forza o indipendentemente dalla sua cultura d’uso. Ma se solo applicassimo la logica di Internet al governo della cosa pubblica – secondo lo schema “informazione, confronto, decisione” – avremmo una democrazia migliore.


Cosa si farà per cercare di impedire che passi un simile attacco ai fondamenti della libertà nel nostro Paese?
Quello che come promotori dell’appello contro il Ddl Intercettazioni abbiamo deciso di fare con altre persone di buona volontà è di chiedere, via email, a tutti i senatori della Commissione Giustizia del Senato di non approvare il disegno di legge. Mentre continua la mobilitazione in rete, e che ha visto l’adesione di quasi 100 mila persone, venerdì 21 maggio alle 14 quelli che sostengono l’iniziativa sono stati invitati a una martona oratoria davanti alla sede del parlamento, a Montecitorio, per far sentire a tutti le ragioni individuali della protesta. Lunedì 24 maggio al Teatro dell’Angelo di Roma invece si terrà un incontro con magistrati, costituzionalisti, direttori di giornali e rappresentanti di categoria, associazioni e movimenti per fare il punto della mobilitazione e immaginare forme di proteste ulteriori, ma con un obiettivo propositivo: creare un network italiano per i diritti civili, incluso il diritto a un’informazione senza bavagli e senza censure.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.repubblica.it/politica/2010/05/18/news/santanch-4163399/

Ridicolo e sconcertante...

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Alessandro Tauro nel suo blog ha postato una dichiarazione invitando tutti a volerla riprodurre sul proprio blog. Io ed altri l'abbiamo già fatto, spero che tanti bloggers vorranno aderire. Così, invito anche voi a farlo.

Francesca ha detto...

http://ia331214.us.archive.org/1/items/striscia_disegni2405/striscia_disegni2405.jpg