giovedì 1 settembre 2016

Una brutta giornata per il comune di Roma

Nel giro di poche ore si sono dimessi l'assessore al Bilancio, il capo dell'ATAC e quello dell'AMA, e la nomina del capo di gabinetto è stata revocata

(ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)

Nel giro di poche ore il comune di Roma ha perso il capo di gabinetto e l’assessore al Bilancio, mentre nel pomeriggio si sono dimessi tre importanti dirigenti delle due più importanti aziende municipalizzate, ATAC e AMA. Stamattina Virginia Raggi, eletta sindaca di Roma due mesi fa con il Movimento 5 Stelle, ha revocato la nomina di Carla Raineri che nel frattempo aveva però già presentato le proprie dimissioni (secondo quanto dichiarato all’ANSA da Raineri); poco dopo si è dimesso da assessore al Bilancio anche Marcello Minenna. Nel pomeriggio si è saputo di altre dimissioni importanti: quelle del direttore generale di ATAC – l’azienda romana per i trasporti pubblici – Marco Rettighieri, da settimane in polemica con l’amministrazione Raggi; dell’amministratore unico della stessa azienda Armando Brandolese; e di Alessandro Solidoro, che da appena un mese era stato nominato presidente di AMA, la municipalizzata che gestisce i rifiuti per conto del Comune.

Raineri è il secondo capo di gabinetto di Virginia Raggi a saltare in due mesi: la nomina del primo, Daniele Frongia, ex consigliere comunale del M5S, era stata accantonata per un presunto problema di incompatibilità per via della legge Severino (che dopo ulteriori accertamenti era stato risolto: ma intanto Raggi aveva cambiato idea su Frongia). Negli ultimi giorni si era discusso molto dello stipendio di Raineri da capo di gabinetto, quasi 193.000 euro l’anno in quanto ex magistrata (lei aveva detto: «Ma secondo lei a tre anni dalla pensione mi trasferisco a Roma per rimetterci?»). Anche la nomina di Raineri però non era regolare, e per questo Raggi l’ha revocata. Il capo di gabinetto si potrebbe definire il “braccio destro” del sindaco: la carica all’interno dell’amministrazione che si occupa di firmare e mettere in atto le sue delibere.



Le motivazioni delle dimissioni dell’assessore al Bilancio Minenna non sono ancora chiare e sembrano legate alla revoca del mandato di Raineri che lo stesso Minenna aveva sostenuto. Di Minenna si era parlato qualche settimana fa per una presunta incompatibilità denunciata da un gruppo di deputati del PD tra la sua nomina ad assessore del comune di Roma e il suo incarico di dirigente dell’ufficio Analisi quantitative della Consob con conseguente accumulo dei due stipendi. La Consob ha poi risolto la questione del doppio incarico votando per la messa in aspettativa di Minenna. La Stampa scrive però che la questione del compenso avrebbe continuato ad essere un problema:


«Su trasparenza e compensi si sarebbero giocate le rotture tra Raineri e Minenna da una parte e Raggi e M5S dall’altra. Carla Romana Raineri, magistrato, aveva da subito detto di non voler rinunciare ai suoi emolumenti (193 mila euro), lo stesso aveva fatto Minenna, dirigente in Consob, che pur ricoprendo la carica di assessore capitolino non aveva rinunciato allo stipendio di 120 mila euro».


Le dimissioni di Rettighieri erano date come possibili almeno da ieri: secondo il Messaggero, alla base della polemica fra ATAC e il Comune, c’è la richiesta del Comune di avere una “visione preventiva” dei trasferimenti dei dirigenti all’interno dell’azienda. Rettighieri aveva accusato il Comune di voler “commissionare” ATAC, che è una municipalizzata (e come tale ha un certo grado di indipendenza dalla giunta). Solidoro, come ha spiegato in un comunicato stampa la stessa AMA, si è dimesso perché era stato nominato da Minenna, e quindi «ha ritenuto venute meno le condizioni per l’incarico affidatogli».

La situazione di Roma è particolarmente complicata: dal punto di vista economico, innanzitutto. Poi negli ultimi anni ci sono stati una serie di scandali e inchieste giudiziarie – “affittopoli”, “parentopoli”, Mafia Capitale, la crisi dei rifiuti e dell’azienda che li gestisce – che hanno mostrato quanto fosse opaca e scadente la gestione di molti settori della pubblica amministrazione e degli enti che erogano servizi fondamentali della città.

Qualche settimana fa Virginia Raggi ha parlato della situazione dei rifiuti in città nel corso di un consiglio straordinario dell’Assemblea Capitolina, il consiglio comunale di Roma. Raggi ha detto che la situazione dei rifiuti accumulati per le strade di Roma nelle ultime settimane è stata quasi risolta e ha difeso Paola Muraro, il suo assessore all’Ambiente, criticata dal PD per i suoi precedenti legami con AMA, l’azienda pubblica che gestisce i rifiuti di Roma e che è accusata di sprechi e clientelismo. Per affrontare la questione Muraro ha deciso di utilizzare in maniera più intensiva una serie di impianti per il trattamento rifiuti, tutti e quattro costruiti o gestiti da un imprenditore locale, Manlio Cerroni, proprietario di una vasta filiera di imprese del settore. La procura di Roma sospetta che in passato questi stessi impianti siano stati sottoutilizzati rispetto alle loro capacità, forse con la complicità di esponenti dell’AMA. Al momento è in corso un’indagine per truffa e l’opposizione ha accusato Muraro di non essere estranea a questa indagine.

Un altro problema che la giunta Raggi deve affrontare è quello delle Olimpiadi. Durante la sua campagna elettorale Raggi aveva dichiarato di essere contraria alla candidatura di Roma per i Giochi. Qualche giorno fa l’assessore all’Urbanistica della sua giunta ha dichiarato però «di voler dire sì ai Giochi se saranno per la città e se si farà una grande opera per i cittadini». Diversi giornali dicono che all’interno del Movimento 5 Stelle ci sono due posizioni contrapposte e Raggi, per ora, ha fatto sapere che incontrerà il presidente del CONI Giovanni Malagò per discutere della questione. Non ha preso però ufficialmente alcuna posizione.

Sui giornali, negli ultimi giorni, si è anche parlato del fatto che a Roma non siano ancora cominciate le celebrazioni delle unioni civili dopo l’approvazione della legge lo scorso maggio. Sul sito del comune di Roma, nella sezione in cui si parla della procedura per chiedere l’unione civile, si dice che tutto è posticipato all’entrata in vigore dei decreti attuativi. Ma le celebrazioni sono consentite e previste anche prima dell’emanazione di questi decreti e proprio secondo la stessa legge (la numero 76 del 2016). Le associazioni LGBTQ hanno dunque scritto una lettera alla sindaca chiedendo un incontro e i motivi di questo ritardo. Nella lettera si fa inoltre presente che Roma sarà probabilmente l’ultima tra le grandi città a celebrare le unioni civili dopo che Torino, Palermo, Napoli, Bologna, Milano e molte altre hanno già dimostrato «di volerci essere».

Fonte: Il Post

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