Virginia Raggi, con il vicepresidente della Camera e membro del direttorio del M5s, Luigi Di Maio, durante l'evento di chiusura della campagna elettorale, Ostia (Roma), 17 giugno 2016 (ANSA/ ANGELO CARCONI)
Anche oggi i principali giornali nazionali scrivono delle grandi agitazioni al comune di Roma e dentro il Movimento 5 Stelle, e in particolare di chi sapesse tra i dirigenti del partito che l’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, era indagata. La cosa non ha alcuna rilevanza giuridica, ma politica sì: perché il partito di Beppe Grillo ha sempre sostenuto – e su cose come questa ha basato la sua dichiarata diversità dagli altri – che i politici indagati debbano lasciare immediatamente i loro incarichi, e perché Raggi ha detto di aver informato di questa circostanza i dirigenti del partito, il cosiddetto “direttorio”, cosa che gli stessi dirigenti hanno smentito. La novità di oggi è che Luigi Di Maio – deputato, vicepresidente della Camera, dirigente del Movimento 5 Stelle e spesso indicato come futuro candidato premier – avrebbe saputo dell’indagine attraverso un’email ricevuta all’inizio di agosto. Di Maio non ha commentato – i retroscena dicono che abbia ammesso di aver ricevuto l’email ma non l’ha capita – e martedì sera ha annullato la sua partecipazione al programma tv Politics. Stasera sarà invece a Nettuno con Alessandro Di Battista: ha scritto su Facebook dicendo che «guarderà negli occhi» i cittadini e racconterà «i fatti».
Lunedì 5 settembre la sindaca di Roma Virginia Raggi e Paola Muraro sono state ascoltate dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie. La prima parte della storia è ormai chiara: Muraro è stata nominata assessore il 7 luglio; alcune settimane dopo aveva chiesto per due volte l’accesso agli atti di un’inchiesta in corso su alcuni impianti legati ad AMA di cui Muraro stessa era responsabile in quanto consulente di AMA; l’accesso agli atti le era stato negato dalla procura e poi autorizzato il 18 luglio. Muraro è quindi venuta a sapere dell’indagine in cui era coinvolta e l’ha comunicato alla sindaca Raggi. Fino a qualche giorno fa Raggi e Muraro parlando con i giornali hanno sempre negato che a Muraro fosse stato notificato un avviso di garanzia e hanno detto di non aver mentito perché l’iscrizione nel registro degli indagati non equivale a un avviso di garanzia.
E qui comincia la seconda parte della storia, molto meno chiara della prima: Muraro e Raggi non hanno reso pubblica la notizia dell’indagine, ma a chi l’hanno detto? La sindaca ha detto di aver informato il cosiddetto “direttorio” del Movimento 5 Stelle – composto da Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, Carlo Sibilia e Roberto Fico – quando ha saputo che Muraro era indagata. Il direttorio però ha detto che non sapeva nulla. Dopo questa prima smentita, Raggi si è corretta dicendo di aver avvisato solo «alcuni parlamentari» del M5S che compongono quello che i giornali chiamano “minidirettorio romano”, di cui fanno parte anche Paola Taverna e Stefano Vignaroli. Sia Taverna che Vignaroli hanno però a loro volta negato di aver saputo qualcosa da Raggi, che quindi è stata smentita di nuovo.
Oggi Repubblica scrive che il 4 agosto alcuni membri del mini-direttorio romano sapevano dell’indagine e lo sapeva anche Luigi Di Maio, che nel Movimento è responsabile degli enti locali. Repubblica scrive anche di essere in grado di documentare queste informazioni, anche se non lo fa:
«Repubblica è in grado di documentare come almeno il 4 agosto la cabina di regia romana abbia avvertito Di Maio. Rispondendo a un suo messaggio, Paola Taverna gli scrive che dalla procura è arrivato il documento sulla posizione della Muraro. “È pulito o no?”, chiede il deputato. E ottiene immediatamente risposta: “Non è pulito”. Nella stessa data Di Maio ottiene un quadro più preciso. Glielo trasmette l’altro membro del direttorio romano Fabio Massimo Castaldo, l’eurodeputato con doppia laurea in legge: il reato contestato dai pm alla Muraro è la “fattispecie di cui al comma 4 dell’articolo 256 del Testo unico sull’Ambiente”. Ossia come chiarisce citando il codice: “L’inosservanza delle prescrizioni o la carenza dei requisiti previsti per legge da parte del gestore” degli impianti per il trattamento dei rifiuti. A richiesta del deputato, Castaldo non sa precisare se gli addebiti siano relativi alla gestione dello stabilimento Ama di Rocca Cencia o a quello del Salario».
Nessuno nel M5S ha reso pubblico il fatto che Muraro fosse indagata, e Muraro è rimasta al suo posto. Nel pomeriggio del 4 agosto, inoltre, il resto del direttorio aveva difeso pubblicamente Raggi parlando di «retroscena e notizie false» con l’obiettivo di screditare la sindaca e il Movimento, e lo aveva fatto anche il giorno dopo con un comunicato a sostegno direttamente di Muraro. Sempre secondo Repubblica il 5 agosto Di Maio avrebbe ricevuto una mail riassuntiva da parte di Paola Taverna sulla situazione giudiziaria di Muraro. Il Messaggero ha pubblicato questo screenshot sostenendo che mostri il testo della email inviata a Di Maio, piuttosto inequivoca.
Secondo Repubblica né quel giorno né quello prima sembra che quella notizia fosse stata condivisa da Di Maio con il resto del direttorio. Nei giorni seguenti sia Raggi che Di Maio – oltre a non dire niente dell’indagine su Muraro – hanno detto che gli attacchi contro la giunta erano dovuti al fatto che «chi se stava magnando tutto non sta magnando più. Più si vedranno attacchi scomposti come quelli che abbiamo visto in questi giorni contro l’assessore all’Ambiente e il sindaco Raggi, più dobbiamo essere certi che stiamo scoperchiando il vaso di Pandora di partiti, editori e palazzinari che non stanno più ‘magnando’ e banchettando sulla pelle dei romani».
Nel pomeriggio di ieri il direttorio e il minidirettorio del Movimento si sono riuniti a Roma. L’incontro è durato diverse ore, circa dieci. La riunione non è stata trasmessa in streaming né ci sono state comunicazioni ufficiali quando è terminata: nessuno sa cosa è successo. Secondo i giornali, il direttorio avrebbe chiesto a Raggi le dimissioni degli assessori Paola Muraro e Angelo Raffaele De Dominicis (appena nominato al Bilancio, ma dalle posizioni discusse e ritenuto vicino alla destra romana e per questo molto criticato) e di altri due componenti dello staff della sindaca: Raffaele Marra, vicecapo di gabinetto, e Salvatore Romeo, a capo della segreteria di Raggi (questi ultimi sarebbero stati coinvolti nella revoca dell’incarico del capo di gabinetto Carla Raineri, che ha portato poi alle dimissioni dell’assessore al Bilancio Marcello Minenna e dell’amministratore unico di AMA Alessandro Solidoro: lo abbiamo spiegato qui). Alla fine della riunione, scrive l’agenzia Adnkronos, Di Maio non ha negato l’esistenza della mail che gli aveva inviato Paola Taverna all’inizio di agosto e che lo informava del fatto che l’assessore Muraro fosse indagata, ma ha anche raccontato di non averne capito il contenuto. Di Maio avrebbe cioè inteso dalla mail che il fascicolo sulla Muraro si riferisse all’esposto verso Daniele Fortini, ex amministratore delegato di AMA che il 2 agosto si era recato alla Procura di Roma.
Fonte: Il Post
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