Mariarca Terracciano, 45 anni, infermiera all'ospedale San Paolo. E' il nome e il lavoro della donna che si vede in questo video, quando ancora era viva, quando ancora diceva con voce calda e risentita dall'indignazione composta, che si stava svenando di 150 millilitri al giorno con sciopero della fame incluso. Quella protesta era per ottenere il suo stipendio, il salario dovuto rispetto a un al lavoro svolto. Nei frame che vedrete, a un certo punto, passa un'immagine della struttura ospedaliera in cui gli stipendi non vengono versati: c'è scritto "Campania = Grecia". E nella rabbia che sorge nel vedere quel volto di donna che insiste e che lotta, due figli a casa, per quello che dovrebbe essere normale, riconosciuto accordo contrattualistico - il tuo lavoro per un corrispettivo in danaro dato - si aggiunge un particolare rivelatore. La vicenda personale si amplifica come simbolo di una condizione, quasi che su quella barella in cui la signora Terracciano pronunciava parole scolpite nella pietra, vi sia un patrimonio comune di mille e mille situazioni che vivono le persone. È così. Ad Atene, appunto, come a Napoli. Dove i riflessi dei titoli dei media, quando si parla di miliardi bruciati in Borsa, di piani di rientro, di finanza drogata, di telefonate fra potenti e salotti di speculatori hanno come contrappunto tragico, in senso greco, questo volto di donna, i volti di uomini e donne che ricorrono a proteste estreme per chiedere 'il giusto'. La Asl 1 di Napoli, la più grande d'Italia, ha pagato con ritardo gli stipendi di aprile ai suoi diecimila dipendenti perché non c'erano più fondi a disposizione. La famiglia Terracciano aveva un mutuo da pagare e per far fronte al mancato bonifico era ricorsa a un prestito.
"Può sembrare un atto folle - diceva la signora Terracciano nell'intervista video -, ma voglio dimostrare che stanno giocando sulla pelle e sul sangue di tutti. Vedere il sangue, che è vita, rende evidenti le difficoltà nostra e degli altri ammalati".
Il 3 maggio, dicono le cronache, la signora Terracciano aveva sospeso la sua protesta. Lunedì scorso è stata colta da un improvviso malore mentre era al lavoro. Tre giorni di agonia, poi la morte.
I medici si sono affrettati a dire che il malore non si può mettere in diretta correlazione con lo sforzo fisico del prelievo di sanque e dello sciopero della fame.
Eppure, anche volendo mantenere razionalmente una separazione fra i fatti, questa intervista video non può non lanciare una domanda importante, estrema e ineludibile, nella sua normalità. La normalità di una condizione che troppo spesso viene dimenticata nell'agenda delle priorità politiche.
Dove le persone, troppo spesso scompaiono. E, troppo spesso, vi ricompaiono solo perché ormai non ci sono più.
Fonte: Peacereporter
1 commento:
Mussolini, il genocida dal cuore buono (articolo dalla Svizzera):
http://italiadallestero.info/archives/9475
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