venerdì 22 maggio 2015

Falso in bilancio: cosa cambia (e come ritorna)

Con la nuova legge anticorruzione viene introdotta una pena fino a 8 anni per chi falsifica i dati aziendali. E viene superata la norma del 2001 del governo Berlusconi che prevedeva solo una multa


Ieri la Camera dei deputati ha dato via libera definitivo alla legge anticorruzione che introduce nuove, più dure, norme sul falso in bilancio: una pena fino a 8 anni per chi manipola i dati aziendali. Viene dunque superata la norma del 2011 varata dal secondo governo Berlusconi che prevedeva solo una contravvenzione e, di fatto, aveva depenalizzato gli abusi.

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FALSO IN BILANCIO, COSA CAMBIA - Come spiega Dino Martirano sul Corriere della Sera:

Le false comunicazioni sociali ora sono di nuovo un delitto punito con il carcere. Se la società è quotata, chi commette il reato di falso in bilancio rischia la reclusione da 3 a 8 anni. Se la società non è quotata, da 1 a 5 anni (quindi, in questo secondo caso, nelle indagini non sono consentite le intercettazioni). In ogni caso, si procede sempre d’ufficio a meno che non si tratti di piccole società non soggette alla disciplina fallimentare: per le micro aziende è prevista una sanzione ridotta (da 6 mesi a 3 anni). Sanzione ridotta anche nel casi di fatti di lieve entità mentre è prevista la non punibilità per illeciti di particolare tenuità.

FALSO IN BILANCIO, PUÒ BASTARE? - Ma quanto approvato ieri è sufficiente per potersi dire soddisfatti della lotta alla corruzione. Liana Milella su Repubblica sottolinea come il testo passato alla Camera sia diverso da quello originario, il disegno di legge Grasso presentato al Senato ad inizio legislatura:

Certo, il falso in bilancio ritrova la dignità di reato. Ma bastava seguire la linea Grasso per cavarsi d’impaccio. Da senatore del Pd, nel primo giorno a palazzo Madama, Piero Grasso aveva depositato il suo ddl contro la corruzione, frutto di una vita spesa da magistrato antimafia. Frutto delle decine di audizioni nelle commissioni parlamentari. C’era tutto. Il falso in bilancio intercettabile nelle sue distinzioni. Via la confusione tra vecchia concussione e nuova induzione, conseguenza della divisione dell’ex Guardasigilli Severino che ha messo a rischio i vecchi processi e crea confusione nei nuovi, la confisca dei beni per i corrotti come per i mafiosi. E ancora la “gola profonda”, il testimone di fatti corruttivi protetto come negli Usa. Fino a ipotizzare l’agente provocatore.

Insomma, si poteva dare di più. Conclude Milella su Repubblica:

Per fare tutto questo bisognava essere convinti che la corruzione è un reato gravissimo come la mafia e il terrorismo. Quindi da punire e da trattare al pari dei più gravi reati. Ha prevalso la paura politica e ha vinto il compromesso. Il risultato comunque c’è. È una mezza vittoria contro i corrotti. Poteva essere un grande trionfo.

(Foto di copertina: Ansa / Giorgio Onorati)

Fonte: Giornalettismo

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