giovedì 3 maggio 2012

Tutta la mia solidarietà per Delio Rossi

Ieri sera durante la partita della 36esima giornata di serie A Fiorentina-Novara l'allenatore Delio Rossi decide di sostituire il suo giocatore Adem Ljajic. Il calciatore, non contento per la sostituzione subita, applaude ironicamente ed insulta l'allenatore che, a sua volta, si scaglia pesantemente contro il giocatore colpendolo con una serie di pugni. Anche se sono contrario alla violenza fisica, Delio Rossi ha tutta la mia stima per aver picchiato Ljajic. Un calciatore professionista non può applaudire ironicamente il suo allenatore per una sostituzione. Inoltre circola la voce che Ljajic avrebbe detto a Rossi 'sei più handicappato di tuo figlio' e il figlio dell'allenatore è portatore di handicap. Per me Delio Rossi non ha fatto bene a picchiare il giocatore, ha fatto benissimo. Non facciamo sempre i moralisti. Tutta la mia solidarietà per Delio Rossi.

Riporto, per intero, questo articolo di Giorgio Terruzzi su Sportmediaset

DISONORA IL PADRE

Un allenatore decide di cambiare un giocatore. Il giocatore sostituito esce dal campo e irride, insulta platealmente l’allenatore. L’allenatore perde la pazienza e aggredisce il giocatore. La scena viene ripresa dalle telecamere, viene mandata in onda ripetutamemente. Mentre una batteria di opinionisti si indigna. Mentre una batteria di ex calciatori che adesso fanno gli opinionisti si indigna. Mentre il conduttore si indigna. Mentre il presidente, indignato e riunito con lo staff, decide di esonerare l’allenatore. Mentre tutti applaudono il coraggio di una decisione “dovuta”, “inevutabile”, “corretta”, “dolorosa”. L’allenatore è un veterano della panca. In bilico. Lui e la panca. Pressato e stressato perché il suo ruolo è un po’ quello lì, esposto alla teppa della curva, alla superficialità della stampa locale e nazionale, agli umori del presidente, ai capricci dei calciatori che sono continui e cronici. “E’ andato in tilt”. “E’ stato un blackout”. “Ha perso al testa”. Infatti, paga.

Non c’è niente di coraggioso in tutta questa vicenda. Salvo il coraggio di perderla ‘sta pazienza, di fronte ad un arrogantello di anni venti o quasi, abituato a fare il galletto in campo, con le ragazze, a bortdo del suo suv, bello nel tatuaggio numero cinquantuno. Non c’è nulla di coraggioso perché manca sempre quel fattore lì, il fattore palle, nel giudicare chi i calci e i gomiti, gli sputi e gli insulti usa come metodo, come prassi. In campo, a bordocampo, fuori dal campo. Ragazzini tirati su a vizi, trattati come piccoli bambini che fanno i capricci anche quando poi viene fuori che il capriccio comprende ingannare un arbitro, procurarsi un rigore finto, provocare un avversario, scendere a patti con la malavita che muove gli ultrà.

Il coraggio servirebbe. E’ servito all’allenatore per uscire da uno schema fasullo, per svelarlo uscendo. Due sberle. Ma sì. Servono, sono utili certe volte. Oppure sono l’effetto di una insofferenza colma. I due schiaffi dell’allenatore, ovviamente, prevedibilmente esonerato, sono una risposta a un modo e a un mondo che di qualche schiaffo avrebbe bisogno eccome. Eh? Ma come? Giustifichiamo la violenza? Macché. E poi quale? Quella lì, così svelata? Quella praticata minuto per minuto come il tutto il calcio? No, niente coraggio in questo teatro, salvo quello là, quello del Mister che lo trova perdendo tutto il resto, per dare una lezione, finalmente, a chi di lezioni nulla sa e di tante ne avrebbe bisogno. A cominciare dall’apprendimento di un principio antico e importante. Non disonorare il padre. Non è un comandamento. E’ una forma prima di rispetto che -coraggiosamente- andrebbe ribadita per ottenere un rispetto autentico e più largo, persino indispensabile. Il resto, comprese le opinioni scontate, retoriche e pavide, compreso l’esonero necessario, comprese le immagini trasmesse all’infinito per una masturbazione collettiva, è tutta fuffa, roba per poveri di spirito e di cuore.

 

2 commenti:

Antonio ha detto...

Sono un tifoso di calcio, e sento il dovere di essere solidale a Delio Rossi, nonostante sia un anti-violento e non giustifico le botte, ma la dignità delle persone non si compra pagando l'allenatore e giustificando calciatori viziati e stra-pagati. E' meglio giocare con i nostri giovani ed educarli al rispetto non solo delle regole del gioco ma soprattutto degli altri. Antonio.

Paolo Cermelj ha detto...

Concordo pienamente con Antonio. Aggiungo che sono un tifoso della Fiorentina dal 1956, ma non ho mai condiviso la esagerazione mediatica e spettacolare di questo meraviglioso sport. Ho sempre affermato che per me e' preferibile dare due calci al pallone in un campetto parrocchiale in terra battuta piuttosto che guardare la finale della Coppa del Mondo. Il protagonismo dei calciatori, abilmente sollecitato e sfruttato dal mercato dei mezzi di comunicazione, e' probabilmente la causa di avvenimenti come quello in questione. E' possibile che gli allenatori (quante sono le "panchine saltate" quest'anno? Il numero e' troppo elevato per pensare che siano tutti degli incapaci!) debbano sempre pagare in prima persona al posto di molti calciatori "cialtroni"?