Sono tre, a mio avviso, i punti che vale la pena sottolineare. Il primo è, sicuramente, la sconfitta di Berlusconi. Non della Moratti (di quella parleremo dopo), ma del Premier, che ”ci ha messo la faccia” e ne è uscito con i lividi, come un pugile surclassato dall’avversario. Basta citare un dato su tutti: nel 2006 per il numero uno del Pdl erano arrivate 50.000 preferenze, oggi sono 27.000. Che i suoi guai, sia dal punto di vista sessuale che giudiziario, abbiano detto i loro frutti (marci, in questo caso)? Pare proprio di sì. Secondo elemento degno di nota, la non-vittoria del Partito Democratico, almeno in quella due città considerate un vero banco di prova per Bersani e soci. A Torino e Bologna sono arrivate due vittorie, ma erano facilmente previdibili; a Milano e Napoli, invece, sono emerse in maniera forte due figure (Pisapia e De Magistris) che non sono naturale espressione del Pd. Pisapia è una creatura vendoliana (e attenzione proprio all’avanzata, in previsione futura, del leader di Sinistra e Libertà), appoggiato dai democratici che però alle primarie avevano proposto Boeri. De Magistris è invece elemento di spicco dell’Italia dei Valori, e ha avuto la meglio sull’ex prefetto Morcone, candidato scelto come primo oppositore al favorito Lettieri. Infine, l’avanzata del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che ha sfondato in Emilia (9, 66%) ed è cresciuto nelle città del Nord (oltre il 5% a Torino e Trieste, il 3,42% a Milano). Segno che, molto probabilmente,gli elettori sono stanchi della politica tradizionale e cercano una forma di evasione in realtà diverse. A tutto ciò va aggiunto il ruolo ancora marginale del Terzo Polo, che potrebbe però rientrare prepotentemente in gioco (e ne vedremo della belle) in vista dei ballottaggi.
MILANO – Il capoluogo lombardo ha offerto la maggiore sorpresa di queste elezioni. Giuliano Pisapia è in vantaggio sul sindaco uscente Letizia Moratti, ma servirà comunque il ballottaggio per decretare ufficialmente un vincitore. Ma in cosa il centro-destra ha sbagliato in questa campagna elettorale? O forse sarebbe meglio chiedersi: ha fatto qualcosa di giusto? La risposta è no. Tanta propaganda (ed errori fantozziani, vedi i manifesti anti-toghe di Lassini) ma poche proposte concrete per continuare un percorso che la Moratti ha cominciato nel 2006. Lo ha detto lei stessa: “Abbiamo sbagliato i toni di questa campagna“. Giusto, brava. Ma forse andava capito prima di andare in tv a dare del delinquente al tuo principale sfidante dicendo, fra l’altro, una fesseria. Ho pensato, per un attimo di essere un cittadino milanese indeciso, e mi sono chiesto: “Voterei mai una persona che mente in questo modo per accapararsi qualche voto in più, screditando l’avversario fino a questo punto?“. La risposta penso non serva neanche esporla tanto è chiara. Palmeri, del Terzo Polo, ha ottenuto il 5,5% dei consensi: a conti fatti, se anche la nuova forza di centro decidesse di appoggiare la Moratti (41,6%), quest’ultima non riuscirebbe ad agganciare Pisapia (che ha preso il 48,1%). Per il centro-destra, e per la Lega Nord, perdere Milano dopo 18 anni (prima il leghista Formentini, poi le due legislature di Albertini e infine la Moratti, nel 2006) sarebbe da suicidio. Ma si sa, come dice il vecchio detto, che “chi è causa del suo mal pianga se stesso“.
NAPOLI – Altro risultato inaspettato, non parigrado a quello di Milano, ma comunque rilevante, è quello che arriva dalla principale città campana. Gianni Lettieri, candidato del centro-destra, è in vantaggio con il 38,3% dei voti. Subito dietro, con il 27,2%, c’è come detto Luigi De Magistris, che ha superato la concorrenza dell’altro aspirante sindaco di centro-sinistra Mario Morcone (19,8%). A differenza di Milano, qui l’alleanza fra Pd e Idv ci sarà quasi sicuramente, e i conti darebbero ragione all’ex magistrato (che supererebbe Lettieri di poco meno del 9%). L’ex sindaco e presidente di Regione Bassolino ha dichiarato: “Serviva un candidato unitario“. Per una voltà, ahimè, ha avuto ragione, ma il secondo tempo potrebbe esaudire la sua richiesta.
TORINO e BOLOGNA - Sono già definite invece le situazioni del capoluogo piemontese e di quello emiliano. A Torino prosegue la “saga” del centro-sinistra, che dopo Chiamparino (eletto nel 2001 e rinominato nel 2006) vede ora l’affermazione dell’ex segretario dei Ds Piero Fassino. Una vittoria schiacciante (56,6%) quella maturata contro Michele Coppola del Pdl (27,3%) e Vittoria Bertola della Lista Grillo (5%). A Bologna si è sfiorato di un soffio il ballottaggio, ma alla fine Virginio Merola ha avuto la meglio di Manes Bernardini (Pdl) e Massimo Bugani (Lista Grillo). A Cagliari e Trieste, infine, servirà una seconda tornata per decidere il nome del nuovo primo cittadino. Nel capoluogo sardo c’è sostanziale parità fra Fantola del Pdl (45%) e Zedda (centro-sinistra, 44,8%), ma occhio al 4,3% del candidato del Terzo Polo Artizzu, che potrebbe fare da ago della bilancia. A Trieste la situazione sembra meglio definita, con Cosolini che stacca momentaneamente di tredici punti percentuali il candidato del centro-destra Antonione.
LE PROVINCE - Si è votato anche per il rinnovo di undici consigli provinciali. Quattro le conferme: tre per il centro-sinistra (Gorizia, Lucca e Ravenna) e una per il centro-destra (Treviso), mentre saranno sei i ballottaggi. Il Pdl strappa Campobasso al centro-sinistra.
Giorgio Velardi
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