La morte di Arrigoni apre nuovamente gli occhi su un problema, quello israele-palestinese, di cui sarebbe troppo lungo dibattere in questa sede. Certo è che le zone di guerra, per noi italiani, sono da sempre molto calde. Oggi piangiamo Vittorio, negli anni scorsi sono stati altri i volontari, giornalisti e operatori morti nei vari teatri di scontro e per questo mai tornati a casa per riabbracciare le loro famiglie. I nomi di Fabrizio Quattrocchi e quello di Enzo Baldoni sono i primi che tornano tragicamente vivi nei ricordi di tutti noi. Il primo era uno dei componenti di una compagnia militare italiana, rapito e ucciso in Iraq nell'aprile del 2004 dal gruppo chiamato 'Falangi verdi di Maometto'; Baldoni era invece un giornalista freelance, ammazzato (sempre in Iraq) nell'agosto 2004 dall' 'Esercito islamico dell'Iraq', un gruppo da molti accostato a Osama Bin Laden. Meglio è andata a Simona Torretta, Simona Pari (operatrici italiane di una Ong), e Clementina Cantoni, la giurista rapita nel maggio 2005 a Kabul e liberata a giugno. Ma non vanno dimenticati neanche Michele Mastrogiacomo (giornalista de 'La Repubblica') e Giuliana Sgrena de 'Il Manifesto' rapita in Iraq il 4 febbraio 2005 e poi liberata il 4 marzo grazie al lavoro dei servizi segreti italiani (nell'occasione perse la vita Nicola Calipari, funzionario del SISMI, ucciso dal fuoco americano). Il nome più importante e significativo, in questo ambito, è pero quello di Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa in Somalia il 20 marzo del 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin. La Alpi stava indagando su un traffico d'armi e di rifiuti tossici illegali in cui probabilmente aveva scoperto il coinvolgimento dell'esercito ed altre istituzioni italiane.
Persone che avrebbero potuto insegnarci tanto, scomparse prematuramente.
Giorgio Velardi
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