sabato 4 dicembre 2010

Dacci oggi il nostro rumore quotidiano

Traffico stradale, rumori condominiali, cantieri, aerei, treni, concerti. L’inquinamento acustico, spesso sottovalutato, è causa di molti danni per la nostra salute. L’Organizzazione mondiale della sanità indica come soglia massima un livello tra i 55 e i 65 decibel, eppure tali limiti sono spesso lo standard per molti di noi. Secondo l’Airs, l’Associazione italiana per la ricerca sula sordità, in Europa 80 milioni di persone sono sottoposte a livelli superiori ai 65 decibel e ben 170 milioni, ossia il 42 per cento della popolazione, al livello limite.

Dati in linea con quelli italiani, dove il 70 per cento della popolazione subisce un’esposizione al rumore superiore a quello ritenuto accettabile dalla normativa vigente. E la situazione non è migliore negli ambienti di lavoro. Lo scorso anno sono stati denunciati all’Inail quasi 6 mila casi di ipoacusia da rumore. La diminuzione, fino alla perdita, della capacità uditiva è infatti uno dei rischi più diffusi a cui il lavoratore va incontro. Si tratta di una patologia da troppo tempo ai primi posti tra le malattie professionali, la più diffusa in Europa. Basti pensare che si stima che circa un terzo dei lavoratori europei sia esposto a livelli di rumore potenzialmente pericolosi per almeno un quarto dell’orario di lavoro.

Ronzii, fischi, mal di testa, interferenza con le fasi del sonno. Sono questi i primi sintomi causati dalla continua esposizione a decibel troppo alti. Spesso sono latenti e spesso degenerano in un deficit permanente, quale la perdita dell’udito. La continua esposizione a decibel superiori alla norma agisce inoltre sui sistemi neuro regolatori modificandone le funzioni e provocando svariati disturbi. Il rumore diventa così responsabile di stress e di maggiori infortuni dovuti alla distrazione, ma anche di altre patologie che all’apparenza non hanno nulla a che vedere con l’udito.

Si tratta di malattie complesse ai danni del sistema endocrino, all’apparato cardiovascolare e gastrointestinale. Tra i lavoratori i settori più a rischio non sono solo quelli della metallurgia e dell’edilizia, ma anche la scuola, l’intrattenimento e i call center ed è per questo che la legislazione nazionale obbliga il datore di lavoro ad adottare una serie di provvedimenti preventivi per tutelare la salute dei dipendenti. Le aziende devono infatti attuare una riduzione del rumore a vari livelli: sia alla fonte, ovvero sui macchinari, sia sul percorso di propagazione, mediante cabine acustiche e schermi, sia con misure sull’operatore. In particolare è bene sapere che laddove l’esposizione quotidiana sia oltre gli 85 decibel sono necessari dispositivi di protezione individuali. La prevenzione risulta l’arma più efficace contro la sordità, una malattia sociale fortemente invalidante che impedisce la comunicazione e, come diceva Helen Keller nel lontano 1924, capace di «allontanare le persone dalle persone».

Fonte: Terranews

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