martedì 9 novembre 2010

La partita di tennis in cui perdono i cittadini


Quello eseguito domenica da Gianfranco Fini è stato un rovescio da campione. Un colpo che ha spiazzato l’avversario, incapace di credere a tanta forza e coraggio dello sfidante. Peccato che il campo su cui si sta giocando la partita fra il Presidente della Camera e Silvio Berlusconi non sia l’erba o la terra battuta, ma il paese reale. Con l’invito rivolto al capo del governo (“Il Premier si dimetta o noi lasceremo l’esecutivo”), a Bastia Umbra Fini ha chiuso una parentesi politica importante degli ultimi anni della storia repubblicana. Lo ha fatto di fronte alla gente del suo nuovo movimento o, per meglio dire, partito, visto che Futuro e Libertà per l’Italia si pone obiettivi ambiziosi e, a detta del suo leader, è addirittura oltre il Pdl e Berlusconi. Dalla bocca di Fini sono uscite tante frasi a effetto. Il suo discorso è ruotato intorno a 4 punti cardine: l’economia, con una difesa e contemporaneamente un attacco a Tremonti, accusato di aver effettuato una errata politica di tagli lineari e di essere succube della Lega in materia di fondi per le aree sottosviluppate; la famiglia, fondamento della società, argomento sul quale l’Italia deve allinearsi agli standard europei sulla tutela delle coppie di fatto e di quelle tradizionali; le imprese, con esplicito riferimento alle parole di Marcegaglia e Draghi, che a più riprese hanno invitato il governo a fare riforme strutturali per il paese; infine l’immigrazione, punto su cui Fini ha le idee chiare da tempo: “E’ legittimo allontanare i clandestini, ma mi rifiuto di pensare che il centrodestra sia portavoce di un certo leghismo deteriore”.

Dal weekend appena trascorso la politica italiana esce dunque ampiamente rivoluzionata. La crisi del governo in carica non è latente ma manifesta e l’esecutivo sembra, per utilizzare un’espressione americana, un dead man walking, un uomo morto che cammina. Lo sa anche Berlusconi, che però a dimettersi non ci pensa minimamente. Piuttosto aspetta “la sfiducia in Parlamento”, episodio che gli permetterebbe di attuare quello che in molti hanno definito il “Piano B.” (dove B sta proprio per Berlusconi), che porrebbe Fini sulla gogna politico-mediatica e che permetterebbe al Premier di uscire nuovamente vittorioso in caso di nuove elezioni. Eccola la parola magica, pronunciata recentemente più e più volte. Le urne sembrano sempre più vicine, ma siamo sicuri che le stesse portino ad un reale cambiamento? Quanti e quali sono gli scenari possibili e le probabili alleanze fra gli schieramenti?

Prima di tracciare le rotte che i partiti potrebbero seguire è giusto esplicitare un dato: 40%. È questa, infatti, la percentuale sull’astensionismo potenziale che i più importanti sondaggisti hanno reso noto in questi ultimi giorni. Una previsione allarmante, perché quasi la metà del paese non andrebbe a votare. Se paragonassimo questa situazione ad una scatola cinese, noteremmo che il problema ne conterrebbe al suo interno un altro: i cittadini non sanno quale soggetto politico scegliere non per mancanza di alternative, ma perché appaiono sempre più stanchi della politica e dei suoi rappresentanti. Se la sfiducia nei confronti del governo sale e lo stesso Berlusconi perde credito (scendendo dal 36% al 34%), molti elettori appaiono poco attratti anche dal Pd. Quanto accaduto a Firenze parallelamente al congresso di Fli non ha di certo giovato ai democratici. Matteo Renzi e i suoi “rottamatori” si pongono come alternativa forte alla leadership di un Bersani che continua a nascondersi dietro alla parola “alternativa” e dietro la richiesta di un governo tecnico per cambiare la legge elettorale, ma che non formula proposte concrete per un vero mutamento dell’attuale scenario. L’Udc di Casini resta sempre l’isola felice in cui tutti sembrano poter ritrovare la serenità perduta. Peccato però che sia lo stesso leader centrista ad escludere alleanze con il centrodestra o il centrosinistra, ricordando la direttrice che il suo schieramento sta seguendo da due anni a questa parte. Pare comunque impensabile che in caso di nuove elezioni Casini non si faccia ingolosire dalle avance di Fini, che nel suo discorso lo ha citato come salvagente dell’attuale situazione: “Io a Berlusconi prospetto un governo che comprenda anche l’Udc e che arrivi fino alla fine della legislatura più forte e non più ostaggio della Lega, un governo capace di proseguire mettendo all’angolo la sinistra sempre e su tutto”. Un sondaggio realizzato dall’istituto Ipsos dice che un’alleanza fra Udc e Fli sarebbe oggi votata dal 21% dei cittadini. Un dato rilevante, se si pensa che il Pdl è sceso addirittura al 28% e il Pd oscilla fra il 24% e il 26%. Fini intanto studia per diventare Presidente del Consiglio, come rivelato al domenicale tedesco “Welt am Sonntag”. E Bossi? Lui sta “dietro il cespuglio”, ma c’è da chiedersi se sia un voyeur a cui piace guardare lo sfaldamento del fedele alleato di governo, da cui dipende in sostanza il tanto agognato federalismo fiscale, o un animale astuto pronto ad azzannare la preda con una mossa improvvisa e inaspettata. Intanto la Lega sale fino al 13%. Ci sono poi Di Pietro (6%-8%) e Vendola (4%-6%), i cui destini sembrano legati alle mosse del Partito Democratico.

Al di là dei numeri e delle parole c’è un paese in ginocchio che deve rialzarsi, un gigante dai piedi d’argilla che deve ricominciare prima a camminare e poi a correre. Il motore è spento da quasi un anno e mezzo, periodo in cui si è pensato a parlare più di ciò che accade fra le lenzuola di Berlusconi che dei reali problemi che riguardano la gente comune. Standard & Poor's, la società che realizza ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni, ha parlato della nostra come di un'economia relativamente prosperosa e diversificata, con prospettive stabili nonostante un debito elevato e scarsa competitività del mercato. L’instabilità politica potrebbe però rendere più incerta l'implementazione delle riforme strutturali che favoriscono la crescita nel breve termine. Auguriamoci che ciò non accada, speriamo che chi governa dia prova di serietà, cominciando magari con l’approvazione della legge di stabilità.

Giorgio Velardi

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2 commenti:

Unknown ha detto...

Matteo Renzi sarebbe meglio pensasse a fare il sindaco di Firenze, città che di problemi ne ha molti.
Comunque, complimenti per il blog. Veramente bello!
Saluti
Alessia

Andrea De Luca ha detto...

Grazie per i complimenti