«DECISIONE PRESA DA SOLO»: «Alla fine dello scorso anno, dopo tre anni molto difficili e travagliati, non sono stato più capace di dire no al doping. Dire che per questo grande errore mi dispiace molto sarebbe troppo poco», ha detto Schwazer. «Ho preso questa decisione da solo, ho deciso di non dirlo a nessuno: né alla mia famiglia, né alla fidanzata, né a nessun altro. Era una cosa mia, non volevo mettere nessuno nei guai. Sono andato all’estero, in Turchia, mi sono procurato l’eritropoietina e sono tornato». Colpa della pressione: «Quella che innanzitutto mi sono fatto da solo, le aspettative che avevo di tornare molto più forte di prima. Sinceramente non avrei mai pensato ad una conferenza stampa per una positività all’antidoping. Come potete immaginare non è molto facile per me».
«VOLEVO CHE TUTTO FINISSE»: Poi l’atleta altoatesino racconta quanto accaduto il 30 luglio, giorno del controllo incriminato: «Quando si sono presentati a casa mia per i controlli non avevo la forza di chiedere a mia madre di dire che non ero a casa. Avrei potuto farlo, ma non vedevo l’ora che tutto finisse». Nel corso della conferenza stampa Schwazer ha spiegato il motivo della rinuncia alla 20 km di marcia dello scorso 4 agosto: «Non ho gareggiato perché stavo veramente male, mi sentivo distrutto e non sarei stato in grado mentalmente di sostenere la corsa. Alle Olimpiadi non sarei comunque andato perché non ce l’avrei fatta psicologicamente. Tutta questa storia mi stava distruggendo», ha dichiarato.
«CAROLINA NON SAPEVA NULLA»: Ma il pensiero di Alex corre anche alla fidanzata, la pattinatrice su ghiaccio Carolina Kostner (nella foto). «Per me non è stato facile dirle che in frigo non c’erano vitamine B12, ma Epo - dice con voce rotta dal pianto - Aspettavo che andasse all’allenamento per chiudermi in bagno e farmi l’iniezione. È stato terribile, mi vergogno tanto. Carolina non sapeva niente, non c’entra nulla: io voglio solo difenderla». La ragazza, raggiunta dalla stampa, ha dichiarato che non intende abbandonare Alex in questo momento: «Resto al suo fianco».
IL DOTT. MICHELE FERRARI: Schwazer ha parlato anche del suo rapporto con il dottor Michele Ferrari, che nel luglio del 2012 è stato inibito a vita dalla Usada - l’agenzia antidoping degli Stati Uniti - per violazione del regolamento antidoping (il suo nome è legato alla presunta assunzione, da parte del 7 volte vincitore del Tour de France Lance Armstrong, di sostanze dopanti). «L’ho contattato nel 2009 per avere da lui consigli tecnici, nient’altro - ha fatto sapere il corridore – I test antidoping dell’epoca dimostrano che nel 2010 ero pulito. Dal 2011, quando sono apparse le notizie sul ciclismo, non l’ho più sentito».
TESSERA E PISTOLA: «Domani vado a Bologna perché devo restituire il tesserino e la pistola dei Carabinieri. Se non ci fosse stata l’Arma non avrei potuto fare questo sport a livello professionale», ha aggiunto Schwazer.
L’APPELLO AI GIOVANI: «Dopo tutto questo spero di poter essere, comunque, un esempio per i giovani, per evitare che facciano questi errori. Ho a casa quattro medaglie, ma la vita è tutt’altro. È assurdo perdere parenti e amici per andare più forte in una gara». Questo l’appello che Schwazer, nel corso della conferenza stampa a Bolzano, ha voluto rivolgere ai giovani.
NUOVE ANALISI SU PECHINO: Nel frattempo, il direttore della comunicazione del Cio (Comitato olimpico internazionale), Mark Adams, ha fatto sapere che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer dopo la vittoria a Pechino potrebbero essere sottoposti a nuove analisi. «Sarei contento se ciò accadesse - ha detto il diretto interessato - perché quell’oro olimpico è pulito».
IL MESSAGGIO DELLO SPONSOR: «Ha sbagliato. Ha deluso i suoi fan e tutti gli italiani. E ha deluso anche noi, che abbiamo creduto e investito su di lui ritenendolo adatto per essere il nostro testimonial in Trentino Alto Adige in occasione del nostro 50esimo anniversario. Ma merita la possibilità di riscattarsi. Non abbandoniamolo». Questo il messaggio di Despar Nordest, uno degli sponsor di Alex Schwazer che, in un momento delicato come quello attuale, ha comunque deciso di stare accanto all’atleta altoatesino.
Giorgio Velardi
Fonte: ilPunto
3 commenti:
Dello sport in genere,guardo l'atletica leggera,in particolare alle olimpiadi,ed il ciclismo,ma non solo per motivi agonistici.
Quasto caso,come il precedenza il caso Pantani mi hanno lasciata delusa e anche un po incavolata.Sono fatti e debolezze personali,non entro nel merito,ma per favore,chiudiamo la parentesi,meno se ne parla e meglio è.Ho sentito qualcuno,oggi in radio che addirittura diceva che è un eroe,perchè ha ammesso tutto..Ma non rischiamo il ridiclo.
se sai di aver sbagliato,non aspettare le analisi,vai a dirlo subito a qualcuno,all'allenatore,alla Società,allo sponsor.Dopo è troppo facile.
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mi sembra che, ancora una volta, Pantani venga citato a sproposito da chi non conosce la storia.
Che similitudine c'è tra Pantani, mai positivo ad alcun controllo antidoping (e vi assicuro ne ha fatti tantissimi) e Schwazer positivo?
Non sono molto addentro alle cose,e me ne scuso,ma mi riferivo principalmente all'uso che di questi personaggi,campioni o ex,ne fanno i media,dopo che il caso succde.mi pare che Pantani sia morto per droga,se non è così,e se non si è un po enfatizzato.mi scuso per la infondatezza del mio commento.
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