Gli esperti imputano questa vera e propria epidemia di suicidi a tutta una serie di problemi che spaziano dalla "paura del fronte", all'abuso di farmaci, allo stress prolungato, alla crisi economica americana, agli stress post traumatici e alla difficoltà riscontrata dai militari nel riuscire a reinserirsi all'interno della società civile.
Tutte motivazioni plausibili, ma assolutamente inadeguate quando si tratta di spiegare una strage di queste proporzioni. Un esercito che perde a causa dei suicidi il doppio dei soldati caduti in battaglia, è senza dubbio un esercito profondamente malato, affetto da una malattia ben più grave di quella che gli esperti hanno tentato di sviscerare, attraverso luoghi comuni che tutto sommato appartengono a qualunque militare ed a qualunque esercito.
Forse la spiegazione, o almeno parte di essa, può venire ricondotta alla sistematica pratica dello sterminio di massa , avente spesso per oggetto donne e bambini, di cui l'esercito americano si rende regolarmente protagonista, attraverso i suoi soldati, molto spesso indotti a compiere le carneficine sotto l'effetto di droghe sintetiche, il cui uso è imposto d'imperio ai militari. Unitamente al fatto che generalmente i soldati di primo pelo arrivano al fronte con prospettive assai differenti da quella di sparare addosso ai civili inermi, mentre i veterani si ritrovano dopo qualche anno con la mente sconvolta dall'assunzione delle droghe e da una sovrastruttura di cinismo che nasconde abissi di vuoto esistenziale.
In buona sostanza, là dove non riescono ad arrivare i talebani, riesce comunque ad incidere un "nemico" ben più subdolo, assolutamente invulnerabile ai droni ed a qualsivoglia armamento di nuova generazione. Il Pentagono, già profondamente in difficoltà nel fronteggiare i primi, potrebbe trovarsi ancora più in ambascie qualora i suicidi continuino ad aumentare, e tutto lascia pensare che nonostante i simposi degli psicologi il fenomeno continui ad allargarsi.
Marco Cedolin
Fonte: marco cedolin
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