martedì 1 marzo 2011

Perchè statale

Questo intervento non vuole essere una retorica difesa della “Res Publica” intesa come “Cosa Pubblica” per dirla “alla romana”, non vuole essere un discorso filo-bolscevico su quella che è la situazione delle nostre istituzioni in materia di istruzione e non vuole essere una lettura dogmatica della realtà ma un'analisi aperta a molteplici critiche costruttive. Questo articolo inoltre, vuole semplicemente essere una rilettura in chiave costituzionale delle dichiarazioni del Premier sulla diatriba scuole pubbliche/private.

Gli artt. 33 e 34 della nostra Costituzione si occupano di istruzione: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” (Art. 33 commi 2 e 3), “La scuola è aperta a tutti. (…). I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.” (Art. 34 commi 1,3,4).

Rileggendo questi articoli viene davvero da chiedersi se sia Berlusconi ad essere anti-costituzionale o se sia la Costituzione ad essere anti-berlusconiana? Chissà perchè i nostri padri costituenti ci hanno regalato queste norme che oggi ci sembrano quasi scritte per caso, quasi campate in aria? Ma sono davvero così lontane dal comune sentire? Dal vivere civile? Una scuola pubblica e statale significa appunto una scuola “aperta a tutti”, come esordisce quasi gioiosamente l'articolo 34 della nostra Carta Costituzionale. Una scuola che prescinda dai vincoli economici, che prescinda dai ceti sociali e dalle nascite fortunate, una scuola che premia, come recita ancora l'art. 34, “i capaci e meritevoli anche se privi di mezzi” i quali hanno il diritto “di raggiungere i gradi più alti degli studi”. La nostra Costituzione prevede già tutto e noi non ce ne rendiamo conto, basterebbe davvero realizzarla e onorarla fino in fondo per essere all'avanguardia in ogni campo.

L'insieme normativo a cui abbiamo appena fatto riferimento è chiaramente una traduzione in ambito scolastico del principio di uguaglianza che (in teoria) non è né di destra né di sinistra, è un principio presente in tutte le Costituzioni dei Paesi civili, che nel 2011 non dovrebbe più scandalizzare nessuno e invece, nonostante tutto, ci sono ancora persone che si stupiscono di essere uguali alle altre persone. La Costituente era composta da una pluralità di uomini, dalle idee più diverse, che hanno deciso di sedersi assieme per ridiscutere i valori ma soprattutto le regole di una comunità, di una società civile, di uno Stato che voleva a tutti i costi diventare uno Stato “di diritto”. E hanno quindi dato vita ad una Costituzione mista, ampia, ferma su certi punti, come l'uguaglianza e il principio di sovranità popolare ma molto equilibrata su altri e proprio qui, in questi articoli, si denota questa apertura mentale più che normativa: la Carta prevede in via ordinaria la scuola come istituzione statale e pubblica ma riconosce comunque ai privati “il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” In realtà gli “oneri” per lo Stato ci sono comunque perchè le scuole private forniscono comunque un servizio di carattere pubblico di formazione culturale e professionale che va a supportare quello di matrice pubblico/statale, quindi è giusto e comprensibile che gli istituti d'istruzione privati ricevano finanziamenti statali nel momento in cui il servizio offerto sia equipollente, se non superiore, a quello statale.

Berlusconi però ora non parla più solo di “toghe” rosse ma anche di “insegnanti” rossi i quali, cito testualmente, “vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i loro genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell'ambito della loro famiglia”. Bisognerebbe cambiare tutto quindi, non solo la Costituzione ma anche i libri di storia (specie quando arriveranno ad occuparsi di lui), i docenti, i giudici e, se possibile, anche le mogli.

Spesso Mr. B ha espresso dubbi riguardo la legittimità della laurea di Di Pietro, oggi sinceramente mi ritrovo io ad essere un po' scettico sulla laurea di Mr. B visto che è laureato in Giurisprudenza con il massimo dei voti ma sembra non ricordare nulla degli esami brillantemente superati. Dovrebbe rileggersi qualche libro, magari basterebbe uno solo, piccolo piccolo, formato da 139 articoli, inizia con la C maiuscola, indovinato?

Mario Pagano

Fonte: Ilrenudo

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1 commento:

Iperione ha detto...

Il riaffermare il ruolo fondamentale della scuola pubblica purtroppo in Italia non può essere visto come un qualcosa di "ovvio";abbiamo la disgrazia di avere un presidente del consiglio che attacca un'istituzione fondamentale(non chedi un governo autore di riforme assurde in ambito universitario).Bisogna lottare per difendere la scuola pubblica