giovedì 3 luglio 2014

Immigrazione: i veri numeri, la presunta emergenza e le tante bufale

Quella di Pozzallo è solo l’ultima di quelle che ormai sono definite le “tragedie del mare”, con una lunga scia di sangue che accompagna in maniera drammatica gli sbarchi dei migranti sulle coste italiane. Altri 45 cadaveri che si aggiungono ad un elenco lungo e certamente lacunoso, dal momento che non è possibile stimare il numero complessivo dei migranti che hanno perso la vita in mare negli ultimi anni (l’Oim ad esempio parla di oltre ventimila morti in venti anni, precisando che si tratta di stime per difetto). Ma soprattutto numeri che vanno inquadrati nel complesso dei flussi migratori, che in quest’ultimo anno hanno subito un notevole incremento. Fino al 2013, le cifre erano quelle comunicate dal Governo nel tradizionale rapporto di Ferragosto, con la puntuale precisazione del ministro Alfano su “flussi assolutamente gestibili“, ovvero:

  • 2008 – 2009 = 29.076
  • 2009 – 2010 = 3.499
  • 2010 – 2011 = 48.032
  • 2011 – 2012 = 17.365
  • 2012 – 2013 = 24.277

Per il calcolo su base annuale si possono invece considerare le elaborazioni grafiche del ministero dell’Interno:



Dai primi mesi del 2014 però, si è evidenziata una costante crescita del numero di migranti sbarcati sulle nostre coste e lo stesso ministro dell’Interno, nell’ultima audizione al Comitato Schengen, ha stimato in oltre 40mila gli immigrati sbarcati nei primi 6 mesi dell’anno (cifra ritoccata qualche giorno fa fino a 47mila), per una proiezione annuale che supera le 80mila unità. Si tratterebbe cioè, del record storico, determinato dalla “maggior instabilità politica del Nord Africa, dalla situazione di frammentarietà in Libia” e dalle tensioni in Siria e Palestina.

Che cosa sta facendo il Governo
Il 18 ottobre 2013 è diventata pienamente operativa l’operazione “Mare Nostrum”, nata sulla scia della tragedia di Lampedusa nella quale persero la vita 366 migranti. Da un punto di vista strettamente tecnico si tratta del “potenziamento del dispositivo di controllo dei flussi migratori già attivo nell’ambito della missione Constant Vigilance (con la Marina Militare che dal 2004 impiega navi e aeromobili da pattugliamento nello stretto di Sicilia), tramite il coinvolgimento del personale e dei messi navali ed aerei della “Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Capitaneria di Porto, personale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana nonché del Ministero dell’Interno – Polizia di Stato imbarcato sulle unità della M.M. e di tutti i Corpi dello Stato che, a vario titolo, concorrono al controllo dei flussi migratori via mare”. L’obiettivo è quello di garantire la salvaguardia della vita in mare dei migranti e di “assicurare alla giustizia” i trafficanti di morte: non si tratta, dunque, di una operazione “difensiva” o di semplice pattugliamento, quanto di una operazione più articolata e solo apparentemente determinata dall’aumento del numero dei migranti in transito.

Solo per quel che concerne la Marina Militare, il dispiegamento di forze è imponente:

  • 920 militari;
  • 1 Nave Anfibia tipo LPD con funzione di Comando e Controllo dell’intero dispositivo. L’Unità è dotata di spinte capacità sanitarie di primo intervento con disponibilità di mezzi da sbarco e gommoni a chiglia rigida.
  • 2 fregate Classe Maestrale, ciascuna con un elicottero AB-212 imbarcato;
  • 2 pattugliatori, Classe Costellazioni/Comandanti, con la possibilità di imbarcare un elicottero AB-212, ovvero Cl. MINERVA, di cui una con missione primaria di Vigilanza Pesca;
  • 2 elicotteri pesanti tipo EH-101 (MPH) imbarcati sulla Nave Anfibia, ovvero rischierati a terra su Lampedusa/Pantelleria/Catania come necessario;
  • 1velivolo P180, munito di dispositivi ottici ad infrarosso;
  • 1 LRMP Breguet Atlantic;
  • rete radar costiera della M.M. con capacità di ricezione dei Sistemi Automatici di Identificazioni della Navi Mercantili

Nemmeno questa però è una operazione trasversalmente condivisa: anzi, nelle ultime settimane la polemica nei confronti di Mare Nostrum è ripresa con estrema violenza. Sotto accusa lo “spreco” di risorse (l’operazione costerebbe intorno ai 10 milioni di euro al mese), nonché alcuni “effetti collaterali”, riassunti sul Tempo dall’ex sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano: “Finora Mare Nostrum, e cioè l’avanzamento della linea delle nostre unità navali nel Mediterraneo, per raccogliere i migranti in prossimità delle acque territoriali della Libia, al di là delle intenzioni, ha prodotto questi effetti: per salire su una imbarcazione, visto il minor numero di miglia marine da percorrere, si paga di meno, circa a 800 euro a testa […] il ticket ridotto, la distanza inferiore da coprire e l’affidamento sulle navi italiane fanno sì che le barche degli scafisti siano ancora più precarie, e ciò aumenta la possibilità di affondamenti: i morti in mare non sono diminuiti, e sarebbe onesto stimarne l’entità dall’avvio dell’operazione; la maggiore facilità di arrivo in Italia ha moltiplicato gli affari dei trafficanti”.

Cosa fare dunque? La risposta “a destra” è sempre la stessa: accordi bilaterali (con chi e a che prezzo in termini di “diritti umani”, non sembra interessare più di tanto) e richiesta di intervento dell’Europa.

Cosa vogliamo dall’Europa e che cosa (non) fa Frontex
Ciclicamente torna la polemica sul ruolo e sul peso che ha Frontex, l’istituzione della Ue che dovrebbe coordinare il pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri della Ue, nonché portare avanti i rapporti diplomatici con i Paesi confinanti per quel che concerne i meccanismi di ingresso e rimpatrio degli extracomunitari. L’organismo ha a disposizione un budget, cosa che rappresenta un primo oggetto di polemica: all’Italia sono andati in questi mesi poco più di 12 milioni di euro (7 annuali, più altri 5 per le operazioni speciali fino ad aprile), Mare Nostrum, come detto, costa quasi 10 milioni al mese. La sede centrale di Frontex è poi in Polonia, scelta avversata dall’Italia (che chiede “almeno” lo sdoppiamento della sede). Tornando al pattugliamento delle coste, il problema è che Mare Nostrum non è sotto l’egida Frontex, bensì opera “in sinergia e congiuntamente” con i programmi dell’organismo Ue (tra l’altro anche con Eurosur, il sistema di sorveglianza che prevede l’uso di droni, del quale si sono smarrite le tracce begli ultimi mesi…).

Finora sono naufragati i tentativi italiani di “fare in modo che Frontex assuma la regia ed il coordinamento non solo delle attività di pattugliamento del Mediterraneo, ma anche delle attività di cooperazione operativa con i Paesi di origine e di transito dei flussi” (che poi era l’intenzione espressa alla Camera da Alfano solo qualche settimana fa). Alla prima risposta che suonava come un beffardo “l’Italia ci dica cosa vuole da noi”, è seguito un invito ben più articolato e riassumibile intorno a 3 punti: la Ue si faccia carico dei costi di gestione di Mare Nostrum, amplii e rafforzi il ruolo di Frontex e si impegni direttamente nelle operazioni gestite dall’agenzia europea per il controllo della frontiera marittima italiana, snellisca e velocizzi ‘esame della decisione delle istanze di protezione internazionale. Questioni tutte sul tappeto, che saranno riprese, si spera, nel semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea. (Solo per inciso, vale la pena di ribadire che quella dell’Europa “che non ci aiuta” resta comunque una favoletta, dal momento che è in piena attuazione il “Programma Generale Solidarietà e gestione dei flussi migratori”, che si sostanzia di 4 fondi: per Rifugiati, per rimpatri, per l’integrazione e, appunto, per le frontiere esterne).

L’emergenza sanitaria (che non c’è)
Non contenti della speculazione politica su tali aspetti della questione immigrazione, “noi italiani” abbiamo sentito il bisogno di rilanciare l’allarme sanitario, prefigurando agli occhi dell’opinione pubblica l’arrivo di calamità ed epidemie. Così un ammalato di varicella era diventato “untore del vaiolo” e si è provato a speculare anche alcuni migranti affetti da scabbia (determinata dalle condizioni igieniche in cui avevano vissuto nelle ultime settimane) o su un improbabile “allarme ebola”. Ecco, come confermato più e più volte da fonti ufficiali, vale la pena di ribadire che non c’è alcun allarme sanitario all’orizzonte. E questa è solo l’ennesima bufala. Come quella dell’invasione / aggressione, di cui parliamo qui.

Fonte: fanpage.it

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