martedì 26 febbraio 2013

Elezioni 2013, i risultati


Quella che esce dalle urne è un’Italia frammentata che ha sullo sfondo l’incognita dell’ingovernabilità.

Sono tre i risultati fondamentali di queste elezioni 2013: il trionfo del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo, la débacle di Pier Luigi Bersani e l’incredibile rimonta del Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi.

Come riuscire, dunque, a governare in una situazione come quella che si è venuta a creare dopo il voto? I possibili scenari sembrano sostanzialmente due: la creazione di una larga coalizione di governo oppure la costatazione del fatto che questa nuova Legislatura è morta ancora prima di nascere. Fattore che inevitabilmente segnerebbe la strada verso un ritorno alle urne.

A fare notizia è il risultato del Senato dove il centrosinistra ha una maggioranza relativa (119 seggi contro i 116 del centrodestra), ma di fatto riduce al minimo le speranze di governare con lungimiranza. Ottimo invece il risultato raccolto dai 5 Stelle a Palazzo Madama. Il partito di Beppe Grillo guadagna un bottino di 54 senatori, addirittura 36 in più del centro “montiano”, fermo a 18. Un esito deludente, quello del presidente del Consiglio uscente e dai suoi alleati, Gianfranco Fini (Fli) e Pier Ferdinando Casini (Udc).

Al Senato il centrosinistra conquista 12 regioni, mentre 7 vanno al centrodestra. La coalizione guidata da Pier Luigi Bersani si afferma in Piemonte (29,8%), Liguria (33%) Emilia Romagna (42,1%) Trentino Alto Adige (23,4%), Friuli Venezia Giulia (29,3%), Toscana (43,4%), Marche (33,2%) Umbria (37,6%), Lazio (32,3%), Molise (30,2%), Basilicata (36,7%) Sardegna (31,7%). Il centrodestra conquista invece Lombardia (37,6%), Veneto (32,8%), Abruzzo (29,6%), Campania (37,3%) Puglia (34,4%) Calabria (33,3%) Sicilia (33,3%). In Valle d'Aosta le due coalizioni non correvano, e l'unico seggioè' stato assegnato alla lista Vallee d'Aoste, che ha ottenuto il 37%. La regione dove il Pd si afferma in modo più consistente è la Toscana, con il 43,4%, mentre per il centrodestra il risultato migliore è quello della Lombardia, 37,6%. Grande successo di 5Stelle nella Liguria di Beppe Grillo, con il 30,3%, ma in tutte le altre regioni il movimento si attesta comunque su percentuali tra il 20 e il 28%, con l'eccezione della Lombardia, dove si ferma al 17,4%.

Il “boom” del Movimento 5 Stelle tocca anche Montecitorio. Quello del comico genovese è addirittura il primo partito alla Camera con il 25,55% dei voti raccolti, mentre la vittoria – comunque minima, visto uno scarto di appena lo 0,4% – va al centrosinistra, che sfrutta l’alleanza con Sinistra Ecologia e Libertà. Contenuta, anche in questo caso, la performance di Monti e co., che si fermano poco sopra il 10% (Udc e Fli raccolgono, rispettivamente, l’1,78 e lo 0,46%).

Non entrano in Parlamento né Rivoluzione Civile, il partito di Antonio Ingroia che riunisce al suo interno Idv, Prc, Pdci e Verdi, né Fare per Fermare il declino di Oscar Giannino. Rc porta a casa l’1,79% al Senato e il 2,24% alla Camera; Fare, invece, si attesta allo 0,90% a Palazzo Madama e all’1,12% a Montecitorio. Restano fuori dal Parlamento quindi Fini, Ingroia, Di Pietro, Giannino, Pannella, Bonino, Storace. Salvo sorprese dagli italiani all'estero non ci saranno parlamentari di Fli, Rivoluzione Civile, Prc, Pdci, Radicali, La Destra, Forza Nuova, Casa Pound, Ms-Ft, Fare per fermare il declino. Fratelli d'Italia avrà deputati ma non senatori. La lista Crocetta e il Grande Sud avranno un senatore ciascuno.

«Siamo diventati il primo partito in assoluto in tre anni e qualche mese, senza prendere un rimborso. Non prenderemo soldi e continueremo così: non faremo inciuci, in Parlamento daremo scappellotti a tutti», ha commentato Beppe Grillo dopo la lettura dei risultati. Commentando l’esito dello spoglio alla Camera e al Senato, Pier Luigi Bersani ha invece affermato: «È evidente a tutti che si apre una situazione delicatissima per il Paese. Gestiremo le responsabilità che queste elezioni ci hanno dato nell’interesse dell’Italia», ha concluso il segretario del Partito democratico.

Fonte: il Punto