«Questo è un movimento di donne e uomini con la schiena dritta, che hanno il coraggio di combattere». Con queste parole, mercoledì, al Teatro Eliseo di Roma, Luigi de Magistris ha presentato il Movimento Arancione. Una novità per la politica italiana in vista del ritorno al voto. Ancora non si conosce la data precisa – la certezza è che si andrà alle urne a fine febbraio – ma una certezza c’è: il sindaco di Napoli è in campo. Non direttamente, come spiega lui, che vuole continuare a guidare la sua città fino fine mandato.
Piuttosto, ci saranno donne e uomini della società civile, persone che si spendono per la legalità, contro il fascismo e le mafie. «Il nostro obiettivo è coinvolgere tanti italiani per fare una rivoluzione civile. I partiti devono tornare ad essere quelli di Gramsci e Berlinguer», dice il primo cittadino campano, che chiude la kermesse romana. Quello Arancione sarà un movimento con le mani libere, anzi, per dirla con lo stesso de Magistris, «un po’ anarchico, perché slegato da tutto e tutti». Poi l’ex pm mette sul piatto il primo provvedimento che farebbe approvare da eventuale primo ministro: «Abolirei subito il segreto di Stato sulle stragi di mafia. La Terza repubblica deve avere come elemento fondante la verità». E giù applausi. Poi, ancora una volta, fa sapere che lui, nella vicenda della trattativa Stato-mafia, sta «dalla parte della Procura di Palermo». Quei «magistrati con le palle», come li chiama lui. Fra i quali c’è, ovviamente, anche Antonio Ingroia.
Collegato dal Guatemala, dove dirige un’unità di investigazione per la lotta al narcotraffico su incarico delle Nazioni Unite, il magistrato dice: «Ci vuole una rivolta morale contro la mafia e la corruzione. Facciamola, e io sarà della partita. Il ventennio berlusconiano è stato devastante – ha argomentato Ingroia via Skype –, si è determinata una egemonia politico-culturale che ha lasciato solo macerie. È arrivato il momento di voltare pagina».
Ora si lavora sulle alleanze. In platea, all’Eliseo, c’erano Paolo Ferrero (Rifondazione comunista), Angelo Borrelli (Verdi), Oliviero Diliberto (Pdci). E Antonio Di Pietro, che pure non è intervenuto ed è rimasto in disparte. «Garantisco una cosa – dice de Magistris –, e cioè che il Movimento Arancione non è il posto dove qualcuno si da una riverniciata». Altri applausi. Ovvio, comunque, che il raggio di azione della neonata creatura sia quello di una sinistra alternativa a Pd, Sel e Psi. Quella che oggi è sicura di raggiungere in trionfo la meta di Palazzo Chigi. Di Pietro chiarisce, prima dell’inizio dei lavori, che si sta «lavorando per una coalizione unitaria, che costringa Bersani a non ”inciuciare” con Casini». Ma poi il leader dell’Idv glissa sul possibile scioglimento del suo partito. Se ne saprà di più sabato, quando si svolgerà l’assemblea nazionale dell’Italia dei valori. Per ora de Magistris sembra essere diventato un nuovo “centro” di gravità. E siamo solo all’inizio.
Fonte: ilPunto
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