Sono passati solo nove anni da quando l’Argentina è passata alla storia del 2001 come un Paese instabile, povero e sull’orlo del baratro, eppure, oggi la situazione è totalmente cambiata, il Paese è in crescita da un punto di vista economico, ma anche culturale e socio-politico.
Nel 2001, Fernando de la Rùa, l’ultimo Presidente neoliberale, si dimise dalla carica di Stato, per la crisi finanziaria che colpì l’Argentina, fuggendo in elicottero dal Paese per evitare il linciaggio, dopo aver dato l’ordine di sparare sulla folla in Plaza del Mayo, uccidendo una quarantina di persone.
Per quanto questa deriva sia iniziata anni prima, a Rùa va “il merito” di aver dato al Paese la spinta finale verso il baratro, avendo lui svenduto l’Argentina ai privati, principalmente stranieri, seguendo le spinte del Fondo Monetario Internazionale.
Il Presidente ruppe il patto con le classi medie, intervenendo direttamente sul portafogli dei cittadini con il “corallito”, il blocco dei conti correnti bancari. A questa intrusione dello Stato nell’economia dei privati, si è aggiunta, nei decenni di dittatura, la ferita mai chiusa dei desaparecidos, i figli dell’Argentina, un esercito di pensatori, intellettuali, liberi cittadini fatti sparire, assassinati in segreto, torturati, perché dissidenti (se ne contano 30 mila).
Ecco che, proprio l’anno della crisi, il 2001, vide la gente scendere in piazza, senza leader o bandiere, per chiedere una sola cosa: «!Que se vayan todos». A Rùa sono seguiti cinque presidenti, ma la svolta positiva è arrivata con Néstor Kirchner nel 2003 e sua moglie Cristina Fernández che, con una politica economica prudente ma redistributiva, hanno fatto scendere gli indici di povertà e indigenza a un quarto di quelli del 1990.
La Nazione ha saldato i conti con Washington, in tempi record, nel 2005. Dal 2003 il Paese cresce tra il 7 e il 10% l’anno. A sorprendere sono le stesse previsioni del Fmi che prevedono per quest’anno un’Argentina in crescita, seconda solo alla Cina.
Questa risalita economica è stata favorita dall’aumento dei prezzi dell’export agricolo all’arrivo, ma anche dalla Cina come partner economico. Degne di nota sono le politiche innovative di integrazione latino-americana adottate insieme a Brasile e Venezuela. Infatti, nel 2005 proprio la collaborazione Kirchner-Lula ha fermato il sogno americano di un mercato unico continentale, che avrebbe ridotto il Paese a un cantiere a basso costo in cui gli Usa avrebbero potuto competere ad armi pari con la Cina.
L’Argentina è oggi un Paese all’avanguardia su più fronti, dai matrimoni omosessuali, alla lotta contro i monopoli dell’informazione, alla tutela dei diritti umani. Inoltre, memori della lezione di dieci anni fa, molti beni sono stati rinazionalizzati per il bene comune, gli investimenti in educazione sono passati dal 2 al 6.5% del Pil. A confermare questi dati di crescita, ci sono poi i 200 mila argentini che, dopo essere sbarcati in Italia, pieni di speranze per un futuro migliore, nel giro di un decennio sono già tornati indietro.
Fonte: Wake Up News
2 commenti:
Già, che tristezza... ho moltissimi amici argentini, alcuni erano davanti alla Casa Rosada nel 2001; ora lavorano (o potrebbero benissimo farlo) tutti in argentina. Neo laureati presi a fare ricerca e a lavorare per progetti importanti.
Dovremmo prendere esempio dall'Argentina
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