Nelle terre di
don Peppe Diana, il parroco assassinato dalla
Camorra, sui beni confiscati al clan dei Casalesi, sorgerà un’impresa sociale per la produzione della
“mozzarella della legalità”. Il bene confiscato a
Michele Zazza, affidato sino al 2008 all’associazione
Libera, dal 2009 è stato oggetto del progetto per la costruzione di un caseificio. Grazie ad un bando pubblico, sono stati selezionati cinque soggetti e, a settembre del 2010, hanno costituito la loro società: due casari
Massimo Rocco e
Mario Minieri, un responsabile del prodotto
Teo Perone, un agronomo
Roberto Fiorillo, un trattorista
Enrico Massimilla. Il progetto, finanziato in tutte le sue tappe dall’associazione
Fondazione per il sud, crea i presupposti per una sensibilizzazione territoriale. Il 19 marzo del 2009, quindicesimo anniversario della scomparsa di Don Peppe Diana, è stato firmato un protocollo d’intesa tra diverse figure istituzionali riunite per discutere di simboli e risorse per creare una comunità libera, e il protocollo portava la firma simbolica di
Gennaro Diana. Nell’aprile 2011, dopo aver atteso l’iter burocratico per gli studi di fattibilità, relazione di un piano d’impresa, percorso di selezione e stage, sono iniziati i lavori di ristrutturazione del bene, mentre i 5 soggetti hanno iniziato il loro cammino verso la produttività affrontando il discorso iniziale dell’agricoltura.
“Purtroppo per quest’annata abbiamo potuto coltivare solo due dei terreni che ci sono stati affidati – afferma il presidente Massimo Rocco – ovvero quelli presenti a Pignataro Maggiore. Qui è stato possibile produrre il grano per la produzione dei paccheri di Don Peppe Diana, ma per la prossima annata abbiamo preparato i terreni per la coltivazione della cicerchia, un legume che sta scomparendo, e forse un tipo di lenticchia biologica. Disponiamo di otto terreni: tre a Pignataro Maggiore, tre a Cancello Arnone, uno a Castel Volturno e uno a Carinola”. Il primo ottobre c’è stata la chiusura definitiva del progetto con il taglio del nastro da parte di Don Ciotti e del fratello di Don Peppe Diana. “Abbiamo intenzione anche di esportare la nostra mozzarella – prosegue il Presidente – e cercheremo di espanderci a livello nazionale producendo due tipi di mozzarella: uno a consumo più rapido, l’altro per un tempo di conservazione più lungo. Il progetto prevede di arrivare a produrre una mozzarella biologica cercando di individuare allevatori convertiti al bio”.
Un obiettivo a medio termine, ma ciò che conta è essere finalmente riusciti a mettere in moto un’attività da tempo attesa sul nostro territorio:
l’ennesima sorta sulle ceneri della camorra che fu.
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