lunedì 23 gennaio 2017

Le ultime sull’Hotel Rigopiano

Proseguono le ricerche intorno all'albergo sommerso dalla valanga, dove ci sono ancora 22 dispersi: finora sono state estratte vive 9 persone


Le squadre di soccorso sono ancora alla ricerca delle 22 persone disperse nell’Hotel Rigopiano, un albergo sul versante pescarese del Gran Sasso sommerso da una valanga di neve lo scorso mercoledì 18 gennaio. Alla fine della scorsa settimana i soccorritori hanno trovato e salvato 9 persone sopravvissute, che si sono aggiunte alle due persone che si trovavano all’esterno dell’Hotel Rigopiano al momento della valanga e che erano riuscite a dare l’allarme nel tardo pomeriggio di mercoledì. Negli ambienti dell’albergo, difficili da raggiungere a causa della presenza di detriti e della neve, i soccorritori hanno individuato 7 persone morte, ma il portavoce dei Vigili del Fuoco, Luca Cari, ha detto che le squadre di soccorso hanno “speranze di trovare persone vive”. L’ultimo cadavere, di una donna, è stato estratto oggi.

Tra le persone estratte vive ci sono Adriana Vranceanu, la moglie di Giampiero Parete, il cuoco pescarese scampato alla valanga insieme al tuttofare dell’albergo Fabio Salzetta. È stata individuata venerdì scorso in una parte dell’Hotel Rigopiano insieme ai suoi due figli. In seguito i tre sono stati ricoverati all’ospedale di Pescara, dove si trovava anche Parete, e dovrebbero essere dimessi nelle prossime ore. I soccorritori hanno salvato altri due bambini, uno di 7 e uno di 9 anni, un uomo di 25 anni con la compagna di 22, un 34enne romano e una donna di 25 anni.


Le ricerche non sono state mai interrotte da giovedì 19 gennaio, con diverse squadre che a turno hanno perlustrato l’area, utilizzando anche cani da valanga per la ricerca dei dispersi. Il lavoro dei soccorritori è complicato dalla difficoltà a entrare in alcuni ambienti dell’Hotel Rigopiano, che ha subito molti danni in seguito all’impatto con la grande quantità di neve che si è staccata dal versante della montagna, e che ha trascinato con sé alberi e altri detriti prima di scontrarsi con gli edifici del resort.


Nel frattempo proseguono le indagini per ricostruire le ultime ore degli ospiti all’Hotel Rigopiano, anche sulla base delle testimonianze raccolte finora dai sopravvissuti. Repubblica scrive che già nelle prime ore del 18 gennaio, quindi una decina di ore prima della valanga, le autorità erano state messe al corrente sulla difficile situazione nell’albergo in seguito alle forti nevicate dei giorni precedenti. Il direttore dell’albergo, Bruno Di Tommaso, aveva inviato un’email al prefetto di Pescara, al presidente della provincia, alla Polizia provinciale e al sindaco del vicino comune di Farindola, spiegando che le cose erano peggiorate dopo le scosse di terremoto di mercoledì. Aveva segnalato che i clienti volevano ripartire il prima possibile, ma che non potevano farlo a causa delle strade bloccate e che il generatore, usato per sopperire alla mancanza di energia elettrica dalla rete, stava per terminare il gasolio. Di Tommaso aveva definito “preoccupante” la situazione e aveva chiesto un intervento.

Per liberare la strada verso il Rigopiano era necessario l’intervento di una turbina spazzaneve, cioè un mezzo che rimuove con relativa velocità la neve sparandola oltre la strada, ma veicoli di quel tipo scarseggiavano nella zona perché impiegati altrove per rispondere ad altre emergenze e riaprire le strade verso interi paesi isolati. Secondo le prime ricostruzioni, però, una turbina era attiva a una ventina di chilometri dall’albergo tra i comuni di Penne e Guardiagrele. Non è chiaro perché non fu dirottata verso Farindola e la strada che poi porta al Rigopiano.

Gli investigatori sono anche al lavoro per ricostruire con più precisione cosa è successo prima e dopo la valanga. Inizialmente si era detto che la slavina si fosse verificata intorno alle 17:40, ma sulla base delle prime testimonianze non si esclude che possa essersi staccata dalla montagna prima, tra le 16:30 e le 17. La ricostruzione dei tempi è importante per la procura di Pescara, che sta indagando sulla vicenda, perché potrebbe consentire di rilevare eventuali omissioni o inefficienze nelle attività di sgombero della neve e di gestione della sicurezza nella zona. È bene comunque ricordare che mercoledì 18 gennaio le autorità, a partire dalla provincia di Pescara, erano al corrente di decine di problemi legati alle forti nevicate, con famiglie isolate, persone da soccorrere e pochi mezzi per spalare la neve a disposizione sul territorio.

Fonte: Il Post

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