Roma come Napoli. Nella Capitale la spazzatura ricompare nelle strade, come qualche anno fa. E, mentre il capoluogo campano sembra sia tornato alla normalità, a Roma è di nuovo emergenza. Se è vero che il paragone con Napoli è improprio per la diversa origine del problema, il risultato rischia di essere lo stesso. Per ora non ci sono cassonetti incendiati, montagne di rifiuti e puzza nauseabonda. Fino ad ora l’amministrazione capitolina è riuscita a tamponare l’emergenza accumulando – negli ultimi mesi – un po’ di ritardi nella raccolta. Ora, però, la “monnezza” romana rischia davvero di invadere le strade della Capitale.
Il grido d’allarme. “Non so dove mettere la spazzatura”. Così il sindaco di Roma Ignazio Marino due giorni fa ha lanciato l’allarme. Chiusa la discarica fuorilegge di Malagrotta, la Capitale ha vissuto ogni giorno in emergenza. Se è vero che Roma ha fatto passi da gigante negli ultimi anni per quanto riguarda la raccolta differenziata (il 40% a dicembre 2013, mentre a Milano supera il 48%), c’è ancora molto da fare. E, mentre si attende un incremento considerevole del rapporto tra differenziata e indifferenziato, il problema è proprio dove stoccare quest’ultimo. Ad ottobre 2013 è stata definitivamente chiusa la satura discarica di Malagrotta. Ma è stato sempre difficile per l’amministrazione di Roma Capitale individuare siti alternativi. Erano state identificate varie aree (molte delle quali fuori dai confini comunali), ma i comitati di cittadini che si erano formati hanno cercato in ogni modo di ostacolare (a torto o a ragione) il progetto di una nuova discarica per la città di Roma.
Gli arresti di Cerroni, i guai per Marino. Il proprietario del terreno dove sorge la discarica di Malagrotta, Manlio Cerroni, patron della “monnezza” romana dal 1975, era riuscito con l’amministrazione capitolina ha trovare alcune soluzioni, magari non definitive, ma in grado di garantire a Roma uno smaltimento sufficiente. Peccato che lo stesso Cerroni, lo scorso 9 gennaio sia finito agli arresti con l’accusa di traffico illegale di rifiuti. Se è vero che l’inchiesta ha messo in luce un sistema oscuro che ha finora governato lo smaltimento della spazzatura della Capitale, ha anche creato non pochi grattacapi al sindaco Marino. Infatti, a seguito dell’arresto di Cerroni, il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ha firmato un’interdittiva antimafia che vieta alle amministrazioni pubbliche di avere rapporti con le società controllate dallo stesso Cerroni. Ma per Roma non ci sono alternative. Infatti, Cerroni opera a Roma e nel Lazio in un sostanziale regime di monopolio. Di conseguenza, vietare di smaltire l’immondizia negli stabilimenti di Cerroni significa non smaltire.
“Roma sarà invasa dai rifiuti”. Così Marino ha dovuto, in fretta e furia, emanare un’ordinanza che scavalca l’interdittiva del prefetto ma che ora non può più essere reiterata. Con questa ordinanza la spazzatura è stata lavorata negli ultimi due mesi in due impianti a Malagrotta. La società Colari di Cerroni sta continuando a smaltire i rifiuti ma gratuitamente in quanto il Campidoglio non può, per legge, pagare la società. Così, non solo l’ordinanza del sindaco Marino sta per scadere (il 26 maggio), ma la stessa Colari potrebbe decidere – in mancanza di pagamenti – di sospendere anticipatamente il trattamento dei rifiuti. Per questo il sindaco chiede alla magistratura una proroga della sua ordinanza, in modo da garantire lo smaltimento dei rifiuti fino a quando non si sarà concluso il processo di Cerroni che si terrà il 5 giugno.
Fonte: Diritto di critica
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