Sale la tensione in Europa. In vista del referendum che si terrà domenica prossima in Crimea per l’annessione della repubblica autonoma alla Federazione russa, sia le forze armate di Mosca, sia quelle di Kiev si preparano allo scontro. Il governo ucraino teme un’invasione delle province orientali (russofone) come mossa ulteriore dopo l’invasione armata ma senza scontri già avvenuta in Crimea. Kiev molto probabilmente, nonostante le proteste che seguiranno il referendum dall’esito scontato, eviterà lo scontro armato se l’invasione russa si limiterà alla penisola che ha da sempre rappresentato un problema per la stabilità dell’Ucraina, vista la forte presenza di russi (il 67%). Tuttavia, le manovre militari lungo i confini orientali e la presenza di aerei da guerra russi in Bielorussia, fa temere il peggio.
La Nato si schiera. La Nato, non è rimasta a guardare. Su richiesta dei paesi baltici, della Polonia e della Romania, l’Alleanza atlantica sta aumentando la sua presenza con aerei militari statunitensi, britannici e pattugliatori Awacs. Tre giorni fa sono atterrati in Polonia 12 caccia F16 americani, sei F15 sono arrivati in Lituania con due aerei cisterna, oltre ad altri F15 britannici. In Polonia sono giunti anche 300 militari Usa, mentre nel Mar Nero si stanno dirigendo varie navi Nato per un’ “esercitazione” non lontano dalle coste della Crimea.
Il metodo “Crimea” anche in Estonia e Lettonia? Non si tratta, però, di una vera escalation. Il riposizionamento della Nato in Europa dell’Est rientra nelle misure definite “Situational awareness”, cioè di consapevolezza della situazione attuale e di rassicurazione nei confronti dei paesi membri che hanno richiesto l’intervento dell’Alleanza atlantica. A temere di più sono i paesi baltici. In Estonia, Lituania e Lettonia esiste un vero e proprio odio nei confronti del grande vicino. Il motivo è legato alla russificazione e slavizzazione dei tre paesi ad opera del regime sovietico nel ‘900. In Lettonia la popolazione di lingua russa è il 27,6%. Più volte Mosca si è rivolta ai russi oltreconfine promettendo di proteggerli. Anche in Estonia i russofoni sono il 25%. Qui esiste anche il pericolo eversivo. Infatti, gruppi nazionalisti russofili sono particolarmente attivi anche se la situazione non è quella crimeana. Il timore per i paesi baltici è che si possa applicare anche sui loro territori orientali il “modello Crimea”.
Se a far paura è la storia. La Polonia, invece, non presenta consistenti minoranze russe sul proprio territorio. Il timore è legato maggiormente ai tragici fatti storici che hanno visto nel ‘900 la Polonia soccombere alla forza russa. Anche in Romania non sussistono minoranze considerevoli di russi o russofoni. Tuttavia, Bucarest teme che l’occupazione della Crimea sia solo la prima mossa verso l’occupazione delle province sud-occidentali dell’Ucraina, dove i russofoni sono massicciamente presenti, destabilizzando la Moldavia (dove gli abitanti sono di lingua romena) con l’occupazione della Transnistra, regione al confine, appunto, con l’Ucraina, abitata da russi e dove da anni si combatte una guerra civile fomentata dalle milizie appoggiate da Mosca.
Fonte: Diritto di critica
1 commento:
Ammetto l' ignoranza, ma a che diavolo importa ad Europa e Stati Uniti di cosa decide la Crimea?
Ovvero, quali sono i motivi ( quelli finti, perché quelli veri li conosciamo ) della loro opposizione?
Una nazione non può neanche sottomettersi a chi gli pare.
Non penso che sottomettersi all' UE sia meglio che alla Russia..
Dalla brace alla padella e viceversa
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