Nel corso della conferenza stampa a cui ha presenziato, Berlusconi ha rivelato come «il Fondo monetario internazionale volesse aiutare l’Italia con risorse specifiche, ma l’offerta è stata rifiutata». Un’affermazione forte, che avrà fatto sobbalzare dalle loro sedie gli economisti di mezzo mondo. Ma attenzione: si trattava di una balla. Ci ha pensato Christine Lagarde – che dell’Fmi è il Direttore, non un usciere – a smentire quando detto dal nostro primo ministro, aggiungendo a tal proposito: «All’Italia manca credibilità». Semplice misunderstanding, come si dice in questi casi? No, e di seguito vi spiego il perché.
Il 26 ottobre scorso, durante una telefonata all’amico Bruno Vespa nel corso della trasmissione Porta a Porta al termine del vertice fra i capi di governo dell’Ue, Berlusconi dichiarò in pompa magna: «La Signora Merkel è venuta da me a scusarsi per la situazione che è stata provocata, e mi ha detto in maniera esplicita che non aveva alcuna intenzione di denigrare l’Italia». Ovvio riferimento all’episodio della risatina beffarda fra la cancelliera tedesca e il premier francese Sarkozy di pochi giorni prima. Peccato però che anche in questo caso quanto affermato da Berlusconi fosse completamente falso. La mattina seguente, infatti, sul blog Nomfup di Filippo Sensi (lo stesso che ha inchiodato il ministro inglese Fox per la vicenda dell’amico-consigliere), il portavoce della Merkel ha precisato: «Non ci sono state scuse, perché non c’è nulla di cui scusarsi». Due a zero, e palla al centro. Berlusconi si deve mettere in testa una cosa, pura e semplice: quando varca i confini nazionali non ci sono Minzolini, Vespa e Giuliano Ferrara a mistificare i suoi atteggiamenti e le sue affermazioni. Ergo: eviti di fare figure simili un’altra volta, se ha veramente a cuore questo paese.
In conclusione va ricordato come questa mattina, con un editoriale, il Financial Times – il più autorevole quotidiano economico del mondo – ha chiesto formalmente al premier di lasciare. «In nome di Dio e dell’Italia, vattene!», è il titolo dell’articolo. Sappiamo già come andrà a finire, e questa volta, ahinoi, sarà la dura realtà.
Giorgio Velardi
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