giovedì 7 ottobre 2010

2013: è l’anno dell’India

Il 2013 vedrà la comparsa di un nuovo gigante economico: l’India. Il paese asiatico, infatti, ha un livello di crescita impressionante e potrebbe, a breve, divenire la seconda potenza economica globale, superando la Cina. Anche se il paese di Mao Tse Tung oggi può godere di un PIL ben quattro volte superiore a quello dell’India, quest’ultima può vantare un tasso di crescita decisamente superiore che le potrebbe permettere di ridurre il gap decennale con l’ingombrante vicino e addirittura superarlo.

La popolazione punto di forza del Paese. Il primo fattore che spiegherebbe questo fenomeno è il vantaggio demografico di cui gode l’India. La severa politica di controllo delle nascite portata avanti dalla Cina provocherà presto un progressivo invecchiamento della forza lavoro e dunque una sua riduzione. In India, Indira Gandhi provò negli anni ’70 a limitare l’espansione demografica introducendo un programma di sterilizzazione. Un’ondata di proteste popolari lo impedì con il risultato che oggi l’India può vantare un rapporto tra bambini, anziani e adulti lavoratori che è tra i migliori al mondo.

Il regime democratico come ostacolo alla crescita. Dal punto di vista politico, diversamente dalla Cina, l’India è una democrazia. Un governo democraticamente eletto non può prendere decisioni senza confrontarsi con gli umori del proprio elettorato e con i differenti partiti e gruppi di interesse. Tutto questo comporta un rallentamento del processo decisionale e conseguentemente dello sviluppo del paese. Un problema comune a tutte le democrazie ma che in India è reso più complesso se si considera che la popolazione è di circa un miliardo e 160 milioni di abitanti che parlano 1652 dialetti diversi.

Il dinamismo del settore privato. A compensare la debole situazione interna è il settore privato particolarmente dinamico. Nel momento in cui l’India ha deciso di aprirsi al commercio estero i suoi affari sono fioriti. I prezzi delle azioni continuano a salire, gli investimenti sono a livelli record e, sebbene il governo indiano debba affrontare delle sfide fiscali, i surplus ed i miliardi di dollari di riserve di valuta straniera consentono di evitare qualsiasi improvviso rallentamento nell’economia globale. L’India può contare su di una classe dirigente molto preparata, giovane e che parla bene la lingua inglese permettendole di tessere importanti relazioni internazionali con maggiore facilità rispetto alla Cina. E’ inoltre un paese molto innovativo, all’interno del quale le idee possono liberamente circolare senza essere soggette ad alcun tipo di limitazione, non esistendo forme di censura come avviene in Cina.

India contro India. La vera sfida per l’economia indiana è rappresentata dal Paese stesso. La crescita infatti sarebbe ancora più rapida se solo il governo investisse nel miglioramento delle infrastrutture e nella rete dei trasporti. Il gigante asiatico non produce abbastanza energia per soddisfare la domanda crescente nel Paese e ciò rallenta la sua crescita. Il suo sistema autostradale è ancora poco sviluppato. I porti sono molto meno produttivi di quelli della Cina o di Singapore. Il trasferimento delle merci incontra grosse difficoltà. Il problema delle infrastrutture è però strettamente connesso a quello della corruzione, non facile da combattere non potendo impiegare i brutali metodi dei cinesi.

L’India tenta di tirar fuori dalla povertà milioni di cittadini, di sviluppare il suo settore manifatturiero e di entrare a far parte delle potenze economiche del XXI secolo. Ha il potenziale per farlo. Per il momento però, deve incentrare sforzi e denaro in ciò che le permetterà di fare questo salto di qualità: energia, strade e porti.

Scritto da Emanuela De Marchi in data 6 ottobre 2010.

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