A loro tre, le sedicenti “Brigate rivoluzionare per il comunismo”, intimano di abbandonare la politica prima che arrivi “un nuovo 8 settembre”. O meglio, una rivoluzione armata in stile cubano.
A renderlo noto è il direttore della testata a cui è stata inviata la missiva, il giornalista Antonio Polito. E’ lui che denuncia pubblicamente l’accaduto, opportunamente consegnato alle autorità di polizia, raccontando che la lettera ricevuta oggi, ma spedita l’8 ottobre da Milano (la sentenza del Lodo Alfano è arrivata da poco) riporta un testo dal contenuto abbastanza ingenuo, nonostante le minacce e la stella a cinque punte posta in calce.
I presunti brigatisti fissavano nelle 23.59 di venerdì 16 ottobre la scadenza entro cui Berlusconi, Fini e Bossi avrebbero dovuto abbandonare l’attività politica. Poi la minaccia diretta al presidente del Consiglio: si consegni e si faccia giudicare dalla “giustizia comune” altrimenti “in quella comunista la sentenza sarà inevitabile”. Una affermazione delirante che, tuttavia, pone una serie infinita di dubbi sulla reale matrice della missiva.
La magistratura dello Stato definita come “giustizia comune” stride fortemente con il linguaggio e con la storia del brigatismo rosso che, al contrario, vede i Tribunali come la casa della ‘giustizia borghese’, da sempre considerata come una dei principali nemici della causa rivoluzionaria.
In questo senso, sia la formula utilizzata che il messaggio in sé (‘Berlusconi si faccia giudicare dai magistrati dello Stato’) hanno un che di sospetto, per mantenerci sulla prudenza.
Le minacce riportate nella lettera inviata al Riformista si rivolgono anche al leader dei leghisti, Umberto Bossi, definito come il “capo delle nuove camicie nere”. Anche a lui viene intimato di dimettersi entro la scadenza fissata nella lettera.
I tanti segnali di una “strategia della tensione”
Dazebao ne aveva parlato già nei giorni scorsi, a proposito dell’intervista rilasciata dal giornalista-storico Giampaolo Pansa al Corriere della Sera a proposito di un’ “aria da anni ‘70” che l’anziano “cane da caccia” annusava nell’aria. Secondo Pansa, il livello di scontro politico e istituzionale a cui si è giunti negli ultimi mesi (un innalzamento dei toni, a dir la verità, partito in primis dal capo del Governo) avrebbe potuto favorire un ritorno della “violenza a sinistra”. L’intervistato accusava in particolare i “cattivi maestri” – sempre di sinistra – e i nuovi “firmaioli” di avvelenare il clima nel paese. Pansa, in sostanza, prediceva un possibile ritorno del brigatismo rosso. Ecco fatto. Già allora, in molti, noi compresi, individuavano una nuova forma di “strategia della tensione” in salsa berlusconiana. Ma quello era solo il primo tassello.
Dopo quell’intervista, la questione “eversiva” è stata affrontata anche nelle aule parlamentari dove, durante un Question Time della Camera, il ministro Elio Vito riferisce di un rischio per il presidente del Consiglio di finire come bersaglio di gesti violenti. Vito, in quella occasione, riporta inoltre l’allerta lanciata dagli 007 italiani i quali avevano già consigliato al premier di evitare contatti con il pubblico.
Nessun elemento o riscontro concreto a supporto di questo allarme, soltanto “l’esposizione mediatica” di Berlusconi. Ma intanto il livello di tensione, appunto, si è innalzato.
Dazebao ne aveva parlato già nei giorni scorsi, a proposito dell’intervista rilasciata dal giornalista-storico Giampaolo Pansa al Corriere della Sera a proposito di un’ “aria da anni ‘70” che l’anziano “cane da caccia” annusava nell’aria. Secondo Pansa, il livello di scontro politico e istituzionale a cui si è giunti negli ultimi mesi (un innalzamento dei toni, a dir la verità, partito in primis dal capo del Governo) avrebbe potuto favorire un ritorno della “violenza a sinistra”. L’intervistato accusava in particolare i “cattivi maestri” – sempre di sinistra – e i nuovi “firmaioli” di avvelenare il clima nel paese. Pansa, in sostanza, prediceva un possibile ritorno del brigatismo rosso. Ecco fatto. Già allora, in molti, noi compresi, individuavano una nuova forma di “strategia della tensione” in salsa berlusconiana. Ma quello era solo il primo tassello.
Dopo quell’intervista, la questione “eversiva” è stata affrontata anche nelle aule parlamentari dove, durante un Question Time della Camera, il ministro Elio Vito riferisce di un rischio per il presidente del Consiglio di finire come bersaglio di gesti violenti. Vito, in quella occasione, riporta inoltre l’allerta lanciata dagli 007 italiani i quali avevano già consigliato al premier di evitare contatti con il pubblico.
Nessun elemento o riscontro concreto a supporto di questo allarme, soltanto “l’esposizione mediatica” di Berlusconi. Ma intanto il livello di tensione, appunto, si è innalzato.
Fonte: Dazebao
4 commenti:
questi se la cantano e se la suonano..:-)
Sono le Brigate Apicella...
Ogni tanto salta fuori la busta con proiettile, le scritte rosse sul muro o la rivendicazione di minacce... è un vecchio stratagemma quello di far sentire l'opinione pubblica sotto assedio per creare un clima instabile ed incerto con cui giustificare l'assunzione di decisioni liberticide e lo stutamento delle opposizioni... Miei cari, voi ed i vostri servizi segreti, che non si capisce mai se stanno dalla parte del paese e della patria o da quella del potente di turno... andate in quel posto..
Come ho scritto sul blog del Russo, questo "volantino eversivo" ha la stessa attendibilità oggettiva di un servizio di Emilio Fede.
E mi richiama alla memoria un comunicato delle BR di qualche anno fa in cui, rivendicando ancora una volta l'omicidio Biagi, chiamavano ad un'alleanza strategica tutte le forze eversive dell'universo fondamentalista radicale islamico.
Le BR. Con i terroristi islamici.
Quella volta però non c'era Gianfranco Fini a derubricare il tutto come un'idiozia di uno squilibrato, ma c'era il ministro Beppe Pisanu, che affermò che l'attendibilità del comunicato andava messa in serio conto...
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