lunedì 31 dicembre 2012

Perchè non scorderemo il 2012


Il 2012 è stato un anno pieno di fatti ed eventi significativi. Ecco alcuni dei più importanti, suddivisi per mesi.  

GENNAIO

  • Standard & Poor's declassa il rating della Francia ad AA- e dell'Italia a BBB+, oltre che quello della Spagna, del Portogallo e dell'Austria.
  • La nave Costa Concordia del gruppo Costa Crociere naufraga a 500 metri al largo dell'Isola del Giglio. L'incidente ha provocato 30 morti e 2 dispersi. A bordo c'erano circa 4300 persone di cui più o meno 1000 membri dell'equipaggio.
  • In Croazia si tiene il referendum popolare sull'adesione del paese all'Unione europea. Con un'affluenza del 33,8% degli aventi diritto, il Sì ha vinto sul No con il 67,7%.

FEBBRAIO

  • Forti nevicate colpiscono tutta l'Europa causando molti disagi e molte vittime.
  • Un incendio nella prigione di Comayagua in Honduras uccide 359 persone.
  • Due fucilieri della Marina Militare uccidono dei pescatori indiani. I militari sostengono di averli scambiati per pirati. Sfiorato l'incidente diplomatico.
  • A causa delle forti proteste, il presidente dello Yemen 'Ali 'Abd Allah Saleh viene sostituito dal vicepresidente Abd Rabbuh Mansur Al-Hadi.

MARZO

  • La Serbia ottiene lo status di paese candidato per diventare membro dell'Unione europea. Con questa risoluzione a favore di Belgrado, solo Albania, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo sono gli ultimi stati dei Balcani Occidentali a restare fuori dallo status di paese candidato.
  • Vladimir Putin viene rieletto in Russia.

APRILE

  • I tuareg dichiarano la secessione dell'Azawad dal Mali.
  • Erevan è Capitale mondiale del libro per un anno.

MAGGIO

  • Una versione de L'urlo di Edvard Munch realizzata in pastello viene venduta all'asta a New York per la cifra di 120 milioni di dollari, stabilendo un nuovo record mondiale per un'opera d'arte venduta all'asta.
  • Secondo turno delle elezioni presidenziali francesi del 2012: François Hollande (Partito Socialista) batte col 51,62% dei voti Nicolas Sarkozy, fermo al 48,38%.
  • Barack Obama si schiera a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso, diventando il primo Presidente degli Stati Uniti d'America a dirsi favorevole a questo tipo di unione.
  • Brindisi: davanti all'Istituto professionale "Francesca Morvillo Falcone" vengono fatti esplodere due ordigni: una ragazza 16enne, Melissa Bassi, originaria di Mesagne, muore sul colpo. Sei persone rimangono ferite. Il responsabile, Giovanni Vantaggiato, verrà fermato pochi giorni dopo.
  • L'Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto vengono colpite da un terremoto di magnitudo 6.0 con epicentro tra le province di Modena, Mantova, Ferrara, Rovigo, Bologna e Reggio nell'Emilia. I comuni più colpiti risultano essere: Bondeno, Sant'Agostino, Mirabello, Vigarano Mainarda e Poggio Renatico; Sermide, Poggio Rusco e Schivenoglia; Finale Emilia e San Felice sul Panaro; Ficarolo, Calto e Castelmassa;
  • L'Emilia-Romagna e la Lombardia sono colpite nuovamente da tre nuove forti scosse di terremoto entrambe di grado magnitudo superiore a 5 (5.8, 5.3, 5.2). I comuni più colpiti risultano essere: Cavezzo, Mirandola, San Possidonio, Concordia sulla Secchia e Novi di Modena; Cento; Moglia, San Giovanni del Dosso, San Giacomo delle Segnate e Quistello; Crevalcore; Reggiolo e Rolo.

GIUGNO

  • In Polonia e Ucraina si svolge il campionato europeo di calcio.
  • Inizio dei negoziati per l'adesione del Montenegro all'Unione europea.

LUGLIO

  • Cipro assume la presidenza di turno dell'Unione europea.
  • Gli scienziati del CERN a seguito degli esperimenti condotti nell'acceleratore LHC. Hanno dato l'annuncio ufficiale dell'osservazione di una particella con caratteristiche compatibili a quelle del bosone di Higgs.
  • Cessano le trasmissioni televisive analogiche del ripetitore di Monte Pellegrino a Palermo: con questa operazione viene completato il passaggio al digitale terrestre in Italia.
  • Si svolgono i trentesimi Giochi olimpici. La città scelta per ospitare l'evento è per la terza volta Londra. 

AGOSTO

  • Il Mars Science Laboratory, nominato Curiosity e lanciato il 26 novembre 2011, atterra su Marte.
  • Iniziano i XIV Giochi paralimpici estivi.
  • Performance di Clint Eastwood -82 anni- alla Convention repubblicana di Tampa, in USA: è il celebre "monologo della seggiola vuota".

SETTEMBRE

  • Attentato al consolato statunitense di Bengasi nel quale perde la vita l'ambasciatore americano in Libia Chris Stevens.

OTTOBRE

  • Elezioni presidenziali in Venezuela: Chavez si riconferma Capo dello Stato.
  • Papa Benedetto XVI, in conformità con la Lettera apostolica (emanata nel 2011 in forma di motu proprio) "Porta fidei", dichiara aperto l'Anno della Fede, a 50 anni esatti dall'inizio del Concilio Vaticano II: nell'occasione apre un'assemblea del sinodo dei vescovi sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana" (sottinteso: in Europa).
  • Felix Baumgartner lanciandosi da un pallone aerostatico da 39 km di altezza diventa il primo uomo a superare la velocità del suono.
  • L'ex premier italiano Silvio Berlusconi è condannato in primo grado a 4 anni (di cui 3 condonati) nel processo per frode fiscale sull'acquisizione di diritti televisivi del gruppo Mediaset.
  • Il leader di Al-Qaida, Ayman al-Zawahiri, invita i musulmani a sequestrare gli occidentali in un video postato sui siti islamici, allo scopo di "liberare i nostri uomini loro prigionieri".
  • Elezioni regionali in Sicilia: il MoVimento 5 Stelle si afferma come il primo partito, mentre crollano il PD (-49%), nonostante la vittoria di Rosario Crocetta, e il PDL (-72,5 %). Storico anche il dato sull'astensionismo, che raggiunge il 53 per cento.
  • "Sandy", l'uragano più potente della storia dell'Oceano Atlantico, si abbatte sulla East Cost degli USA, viaggiando a 144 chilometri orari: New York viene evacuata in massa come non accadeva dall'11 settembre 2001; anche la Borsa viene chiusa. Sandy se ne ripartirà il 31, dopo essersi lasciata dietro - specie nel New Jersey - danni miliardari.
  • Il Governo Monti in Italia approva il "riordino delle Province", che a partire dal 2014 scenderanno da 86 a 51. Tra gli accorpamenti più discussi, Livorno con Pisa, Chieti con Pescara e Avellino con Benevento. Le Giunte Provinciali invece spariranno già dal gennaio 2013.

NOVEMBRE

  • Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America: Barack Obama è riconfermato per un secondo mandato alla Casa Bianca (2013-2017); è il terzo Democratico in 72 anni a riuscire nella rielezione (dopo Roosevelt, e Clinton nel 1996).
  • La Palestina diventa Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite con 138 voti favoreli, 41 astenuti e 9 contrari.

DICEMBRE

  • Sparatoria alla Sandy Hook Elementary School di Newtown, nel Connecticut. Vengono uccise 26 persone, tra cui 20 bambini.
  • Fine del 13º Baktun del Calendario maya.
  • Il Presidente del Consiglio, Mario Monti, rassegna le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
  • Il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano scioglie anticipatamente le Camere. Finisce la XVI Legislatura della Repubblica Italiana.



Elenco tratto da Wikipedia

domenica 30 dicembre 2012

Addio Rita Levi Montalcini

All'età di 103 anni se n'è andata Rita Levi Montalcini. Neurologa, scienziata di fama mondiale, la Montalcini è stata insignita del premio Nobel per la medicina nel 1986 e nominata senatrice a vita nel 2001.

‎'Io sono la mente, il corpo faccia quello che vuole' (Rita Levi Montalcini)

Link: Chi era Rita Levi Montalcini?

sabato 29 dicembre 2012

Ingroia lancia la Rivoluzione Civile


È deciso, Ingroia presenta la sua lista e si candida premier. Questa mattina, in conferenza stampa, l'ex procuratore aggiunto di Palermo ha sciolto la riserva per la sua discesa in campo ed ha mostrato il simbolo del suo partito Rivoluzione Civile.

Quella di stamattina, non è stata solo l'ufficializzazione della sua candidatura. A mantenere salda l'attenzione degli ascoltatori sono state soprattutto le dure parole riferite dall'ex magistrato al Partito Democratico e al collega Piero Grasso, che ieri ha annunciato la sua presenza al fianco di Bersani.

Sul Pd e su Bersani – "Il partito democratico – afferma Ingroia – ha smarrito la sua coerenza e a Bersani, che ho definito persona seria e credibile dico di uscire dalle contraddizioni in cui la sua linea politica si è impantanata. Ho fatto un appello – ha aggiunto – lui ha risposto in modo un po' stravagante, dicendo che non risponde ad appelli pubblici, ma mi auguro che Bersani sappia che l'avevo cercato personalmente, ma non ho ricevuto risposta, me ne farò una ragione. Evidentemente si sente un po' il padreterno, Falcone e Borsellino quando li cercavo rispondevano subito". Poi, il leader di Rivoluzione Civile incalza: "Caro Bersani, così non va, chi ha alle spalle storie così importanti – cita Berlinguer – dovrebbe ricordarsi il valore della moralità. Tra Violante e Dell'Utri c'è una convergenza che dovrebbe far riflettere i dirigenti del Pd." Nonostante le accuse, Ingroia conclude, mostrandosi coerente, dicendo che per il Partito Democratico, tuttavia, "le porte sono aperte".

Su Pietro Grasso – L'ex procuratore non risparmia Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, accusandolo di essere stato "scelto da Berlusconi in virtù di una legge con cui venne escluso Giancarlo Caselli, colpevole di aver fatto processi sui rapporti tra mafia e politica". Grasso – rincara Ingroia – ha anche la responsabilità di aver pensato di consegnare nel maggio 2012 un "premio al governo Berlusconi per essersi distinto nella lotta alla mafia".

L'investitura – "Da magistrato non avrei mai creduto di dovermi ritrovare qui per continuare la mia battaglia per la giustizia e la legalità in un ruolo diverso". "Quando giurai la mia fedeltà alla Costituzione – spiega l'ex procuratore – pensavo di doverla servire solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese normale e in una situazione normale, siamo in una emergenza democratica. E allora, come ho detto, io ci sto. È venuto il momento della responsabilità politica. Alla società civile e alla buona politica dico grazie perché hanno fatto un passo avanti". "Questa è la nostra rivoluzione – conclude – noi vogliamo la partecipazione dei cittadini. Antonio Ingroia non si propone come salvatore della patria, ma di essere solo un esempio come tanti cittadini che si mettono in gioco, assumendo rischi".

Il simbolo – Rivoluzione Civile possiede ora anche un simbolo. Il nome Ingroia sovrasta l'immagine, in alto il nome del partito e in basso, in rosso, le sagome dei manifestanti del famoso Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. Insomma, nessun simbolo dei partiti che supportano Ingroia appare sul logo. Per la verità, alla conferenza non erano presenti neppure i loro rappresentanti. Immancabile invece la presenza di Leoluca Orlando e De Magistris.

Il proposito – "Conquisteremo Palazzo Chigi e avremo milioni di consensi perché vogliamo fare una rivoluzione pacifica dei cittadini, una rivoluzione civile. Siamo al fianco del magistrati che hanno sollevato il conflitto di attribuzione sui provvedimenti del governo Monti riguardo l'Ilva. Rivendichiamo la politica della passione e della coerenza. Siamo noi a rappresentare questa storia".

Fonte: Young

venerdì 28 dicembre 2012

Aumenti in arrivo nel 2013

Aumenti in arrivo per il nuovo anno. Ad annunciarlo sono Adusbef e Federconsumatori. Secondo le loro stime ogni famiglia dovrà andare incontro a pesanti ricadute su prezzi e tariffe che deriveranno dall'Imu applicata sui settori produttivi a cui si aggiungerà anche l'aumento dell'Iva da luglio. La stangata prevista sarà di 1.500 euro a famiglia. I settori più colpiti saranno: l'alimentare, i biglietti dei treni, le Rc auto, le bollette, i bolli e i servizi postali e bancari, i pedaggi e la tariffa sui rifiuti.

mercoledì 26 dicembre 2012

Cori negli stadi italiani...

Sabato 22 dicembre, stadio Olimpico: la Roma batte il Milan. Dalla curva sud, cuore del tifo giallorosso, si alza un simpatico coro...





martedì 25 dicembre 2012

Buon Natale


Auguro a tutti i lettori, assidui o frequentatori, e a tutti i blog amici di trascorrere un sereno e felice Natale

Andrea De Luca

lunedì 24 dicembre 2012

‎'Se non mi fa parlare me ne vado' (cit.)


Berlusconi litiga con Giletti: Se m'interrompe... di TMNews

"Se lei mi interrompe me ne vado". "E' la quarta volta che mi interrompe". "Me ne vado, non si può ragionare così". "Sta facendo disinformazione". Così Silvio Berlusconi si rivolge a Massimo Giletti, durante l’intervista di ieri a 'L’Arena', su Raiuno.


sabato 22 dicembre 2012

Bye Bye SIAE – L'atto conclusivo

Era solo questione di tempo, si sapeva, ed ecco diventata effettiva la fine del monopolio SIAE. Il mercato d’intermediazione dei diritti d’autore sulle opere dell’ingegno è diventato libero. Quasi un anno di lavoro del governo ha prodotto, infine, il decreto di liberalizzazione del settore.

Ne avevamo già parlato: cattiva gestione, buchi di bilancio, malumori degli autori e dei produttori, da qualche tempo hanno accumulato una cortina di fumo nero sulla SIAE, la società monopolista italiana per la gestione dei diritti d’autore sulle opere dell’ingegno. Il colpo finale è arrivato dalla Commissione Europea che, un anno fa, promuoveva un’iniziativa per l’istituzione di un mercato unico del diritto d’autore. Questa proposta derivava proprio dall’analisi della cattiva gestione che molte società, garanti di questi diritti, avevano portato avanti in tutta Europa negli anni. Un esempio negativo era proprio la nostra SIAE.

Come previsto dalla proposta UE, passato un anno di lavoro dalle prime voci in merito alla questione, ieri 20/12/2012 il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Peluffo ha firmato il documento che recepisce le indicazioni del Garante del Mercato e che liberalizza il mercato d’intermediazione dei diritti d’autore. Da oggi dunque ogni artista o autore potrà rivolgersi a una qualunque società, o associazione d’intermediazione per ricevere un aiuto nella gestione dei propri diritti sulle opere dell’ingegno da lui prodotte. Una data storica che rivoluziona un intero mercato, nel nostro paese blindato dagli anni 40. Non va dimenticato però che il nostro ordinamento in materia di diritto d’autore è tra i migliori al mondo e che quei principi vanno tutelati a tutti i costi. Un’operazione questa sicuramente molto complicata in un mercato libero.

La SIAE esce ovviamene molto penalizzata da questo provvedimento. Ipotizzando, infatti, una perdita anche minima di autori associati e, conseguentemente, un minimo calo dei proventi derivati dalla gestione dei loro diritti, risulta difficile immaginare come la SIAE riesca ad appianare il debito di 1 miliardo di euro che da tempo pende dalle sue spalle. Debito che per il 70% è proprio verso gli stessi associati che la società dovrebbe garantire. Essendo una società pubblica sarà probabilmente il Governo a dover intervenire per scongiurare il tracollo definitivo. L’unico dato positivo è la sigla di un accordo, lo scorso novembre, con Google, SACEM (Francia) e SGAE (Spagna) per la distribuzione di contenuti protetti da diritto d’autore in tutta Europa. Quest’accordo potrebbe essere un buon salvagente per sopravvivere al naufragio.

Fonte: Oltremedianews

giovedì 20 dicembre 2012

"Non toccarmi le tette!", scene da un Consiglio regionale italiano


Sono bei momenti per la politica italiana, figuriamoci poi per Regione Lombardia. Scandalo rimborsi, un giornalista prova a fare qualche domanda ad un consigliere regionale, uno a caso. Nicole Minetti, Pdl. Lei risponde decisa, mantenendo la solita autorevolezza.

«Che fai? Mi hai toccato una tetta? ...
Se mi tocchi un'altra volta, poi ti tocco io e sono cazzi».




Fonte: Non leggere questo Blog!

martedì 18 dicembre 2012

Microsoft: ecco Windows 8


Le case madri che si competono il primato dell'informatica sono la Apple e la Microsoft. Gli ultimi modelli della casa di Cupertino sono stati l'iphone 5 ed il mini ipad. Voglio descrivere però l'ultima invenzione della microsoft: Windows 8. Una delle novità è il poterlo utilizzare sia sui normali personal computer che sui tablet. Sono state rilasciate quattro versioni tra cui, oltre alla versione base, le versioni Windows 8 Pro, Windows 8 Enterprise e Windows RT. Una volta installato Windows 8 vi ritroverete paracadutati in qualcosa di nuovo e quasi estraneo al vostro modo di usare il pc. Tuttavia per chi non riuscisse proprio ad abituarsi, c’è sempre la retro compatibilità con il vecchio desktop che può essere comodamente utilizzato come se si stesse usando Windows 7 o i sistemi precedenti. Il vecchio desktop è stato sostituito da un insieme di finestre rettangolari colorate, chiamate Live Tiles. Dalle recensioni degli utenti si comprende però che sono molti quelli che si lamentano di questa scelta di design per il desktop in quanto, sebbene molto utile per i tablet, il suo utilizzo con un personal computer appare abbastanza tedioso, e già qui cade l’ipotesi di fluidità e intuitività fatta in precedenza. L’interfaccia usata per aprire e navigare le cartelle anch'essa è stata rinnovata e molto migliorata. Il metodo classico per accedere al sistema, mediante l’utilizzo di una password, può essere sostituito grazie alla nuova funzionalità chiamata picture password che permette agli utenti di fare un disegno su una particolare immagine che dovrà essere ripetuto ogni volta che si accede nuovamente al sistema. Per intenderci bisogna immaginare come si fa su uno smartphone. Altra applicazione preinstallata in Windows 8 è l’immancabile Internet Explorer, ormai arrivato alla versione 10, in una veste tutta nuova. La grafica di Internet Explorer 10 è stata completamente modificata ed è pensata appositamente per i tablet, tuttavia sembra funzionare bene anche con mouse e tastiera. Anche in questo caso per chi non riesce ad adattarsi alla nuova interfaccia è possibile attivare la versione grafica classica. Una novità molto importante è la nascita del Windows store dove si può acquistare qualsiasi applicazione di windows, anche se l'idea non è originaria di windows, basti pensare all’Ubuntu Software Center e il Mac App Store. Si spera che come per l'Apple store anche nel windows store i software che potranno essere scaricati siano esenti da malware. Personalmente vedo questo nuovo sistema operativo migliore per un tablet o un computer touch anziché per un pc normale. Non ci resta che aspettare per vedere come Windows 8 potrebbe cambiare il mondo dell'informatica.

Luca Calafiore

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venerdì 14 dicembre 2012

Stefano Cucchi morì per malnutrizione, la perizia della Corte d’Assise

“La causa della morte di Stefano Cucchi, per univoco convergere dei dati anamnestico clinici e delle risultanze anatomopatologiche, va identificata in una sindrome da inanizione”. E’ quanto scrivono i periti incaricati dalla terza corte di assise di Roma di stabilire le cause della morte di Stefano Cucchi, deceduto il 21 ottobre del 2009 nel reparto giudiziario dell’ospedale Sandro Pertini a pochi giorni dal suo arresto.Per il decesso sono sotto processo 12 persone tra medici, infermieri e agenti di polizia penitenziaria.

“Con il termine di morte per inanizione – scrivono i periti – si indica una sindrome sostenuta da mancanza (o grande carenza) di alimenti e liquidi”. “In questo contesto – si legge nella relazione di 190 pagine – pare anche inutile perdersi in discussioni sulla causa ultima del decesso. Se vale a dire – scrivono ancora i periti nominati dalla corte di assise – esso sia da ricondursi terminalmente ad un disturbo del ritmo cardiaco, piuttosto che della funzionalità cerebrale, trattandosi di ipotesi entrambe valide ed ugualmente sostenibili. Questo anche in considerazione del fatto che il decesso (vuoi per causa ultima cardiaca, vuoi per causa ultima cerebrale) intervenne nelle prime ore della mattinata del 22 ottobre quando, quanto meno a partire da due-tre giorni prima, già si era instaurato il catabolismo proteico, indice come abbiamo visto sopra di una prognosi a breve sicuramente infausta”.

“Il quadro traumatico osservato si accorda sia con un’aggressione, sia con una caduta accidentale, è’ vi sono elementi che facciano propendere per l’una piuttosto che per l’altra dinamica lesiva”. E’ quanto scrivono i sei periti nominati dalla terza corte d’assise di Roma per stabilire le cause della morte di Stefano Cucchi. “I riscontri clinici riferibili alle lesioni – concludono i periti – risalgono al pomeriggio del 16 ottobre 2009 e non contrastano con un’epoca di produzione di poco anteriore”.

Doveva essere trasferito in terapia intensiva
“In mani esperte l’allarme rosso era in atto con gli esami del 19 ottobre 2009 e che da questo momento Cucchi, per avere un trattamento appropriato, doveva essere trasferito in una struttura di terapia intensiva”. Lo dicono i sei periti incaricati dalla terza corte d’assise di Roma di stabilire le cause della morte di Stefano Cucchi, in un documento depositato questa mattina in cancelleria. “Un trasferimento ed un trattamento immediato – rilevano gli esperti riferendosi al personale sanitario che ha avuto in cura Cucchi – avrebbero probabilmente ancora consentito di recuperare il paziente. E’ intuibile che se il trasferimento del paziente fosse stato rimandato le di lui possibilità di sopravvivenza si sarebbero proporzionalmente e progressivamente ridotte, fino a raggiungere livelli molto bassi in data 20 ottobre ed ad annullarsi in data 21 ottobre”. Per la morte di Cucchi sono imputati tre agenti della polizia penitenziaria e nove tra medici e infermieri dell’ospedale Sandro Pertini.

I medici ne determinarono il decesso
“Nel caso di Stefano Cucchi i medici del reparto di medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini non si sono mai resi conto di essere (e fin dall’inizio) di fronte ad un caso di malnutrizione importante, quindi non si sono curati di monitorare il paziente sotto questo profilo, ne’ hanno chiesto l’intervento di nutrizionisti (o altri specialisti in materia) e, non trattando il paziente in maniera adeguata, ne hanno determinato il decesso”. Lo scrivono i sei periti incaricati dalla terza corte d’assise di stabilire la causa del decesso di Stefano Cucchi in un documento di 190 pagine depositato questa mattina. “Tutti i sanitari del reparto di medicina protetta del Pertini – precisano gli esperti – ebbero una condotta colposa, a titolo di imperizia, sia di negligenza quando non di mancata osservanza di disposizioni comportamentali codificate”. “La sera del 17 ottobre 2009 Stefano Cucchi – si legge nella relazione – presentava uno stato di denutrizione importante che, di fronte alla di lui manifesta volonta’ di digiunare e di astenersi dal cibo, doveva immediatamente allertare i medici curanti. Anche pochi giorni di ulteriore astensione da alimenti e liquidi costituivano rischio concreto di un irreversibile aggravamento delle di lui condizioni. Il pericolo di vita del paziente si rende poi manifesto il 19 ottobre: in questo momento un trattamento terapeutico appropriato avrebbe consentito probabilmente il recupero di Cucchi”.

Gli infermieri non hanno condizionato il decesso
Per quanto riguarda la condotta dei tre infermieri della struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini, imputati per la morte di Stefano Cucchi, i periti incaricati dalla terza corte d’assise sottolineano che non ne ha “in alcun modo condizionato il decesso”. “E’ da ribadire – dicono i periti dell’università di Milano – che gli infermieri segnalano gli eventi; certo vi sono criticità nel controllo della diuresi e di alcuni controlli di parametri clinici di base, non sempre condotti, ne’ eseguiti con regolarità; ma disporre tipo e frequenza dei controlli e’ compito del medico, non dell’infermiere”. A carico degli infermieri quindi “non si individuano profili di responsabilità professionale che abbiano influito in qualche modo sulla evoluzione della patologia di Stefano Cucchi e che quindi ne abbiano in alcun modo condizionato il decesso”

dal sito di Rainews24

Fonte: Articolo 21

giovedì 13 dicembre 2012

Movimento Arancione, battesimo a Roma

«Questo è un movimento di donne e uomini con la schiena dritta, che hanno il coraggio di combattere». Con queste parole, mercoledì, al Teatro Eliseo di Roma, Luigi de Magistris ha presentato il Movimento Arancione. Una novità per la politica italiana in vista del ritorno al voto. Ancora non si conosce la data precisa – la certezza è che si andrà alle urne a fine febbraio – ma una certezza c’è: il sindaco di Napoli è in campo. Non direttamente, come spiega lui, che vuole continuare a guidare la sua città fino fine mandato.

Piuttosto, ci saranno donne e uomini della società civile, persone che si spendono per la legalità, contro il fascismo e le mafie. «Il nostro obiettivo è coinvolgere tanti italiani per fare una rivoluzione civile. I partiti devono tornare ad essere quelli di Gramsci e Berlinguer», dice il primo cittadino campano, che chiude la kermesse romana. Quello Arancione sarà un movimento con le mani libere, anzi, per dirla con lo stesso de Magistris, «un po’ anarchico, perché slegato da tutto e tutti». Poi l’ex pm mette sul piatto il primo provvedimento che farebbe approvare da eventuale primo ministro: «Abolirei subito il segreto di Stato sulle stragi di mafia. La Terza repubblica deve avere come elemento fondante la verità». E giù applausi. Poi, ancora una volta, fa sapere che lui, nella vicenda della trattativa Stato-mafia, sta «dalla parte della Procura di Palermo». Quei «magistrati con le palle», come li chiama lui. Fra i quali c’è, ovviamente, anche Antonio Ingroia.

Collegato dal Guatemala, dove dirige un’unità di investigazione per la lotta al narcotraffico su incarico delle Nazioni Unite, il magistrato dice: «Ci vuole una rivolta morale contro la mafia e la corruzione. Facciamola, e io sarà della partita. Il ventennio berlusconiano è stato devastante – ha argomentato Ingroia via Skype –, si è determinata una egemonia politico-culturale che ha lasciato solo macerie. È arrivato il momento di voltare pagina».

Ora si lavora sulle alleanze. In platea, all’Eliseo, c’erano Paolo Ferrero (Rifondazione comunista), Angelo Borrelli (Verdi), Oliviero Diliberto (Pdci). E Antonio Di Pietro, che pure non è intervenuto ed è rimasto in disparte. «Garantisco una cosa – dice de Magistris –, e cioè che il Movimento Arancione non è il posto dove qualcuno si da una riverniciata». Altri applausi. Ovvio, comunque, che il raggio di azione della neonata creatura sia quello di una sinistra alternativa a Pd, Sel e Psi. Quella che oggi è sicura di raggiungere in trionfo la meta di Palazzo Chigi. Di Pietro chiarisce, prima dell’inizio dei lavori, che si sta «lavorando per una coalizione unitaria, che costringa Bersani a non ”inciuciare” con Casini». Ma poi il leader dell’Idv glissa sul possibile scioglimento del suo partito. Se ne saprà di più sabato, quando si svolgerà l’assemblea nazionale dell’Italia dei valori. Per ora de Magistris sembra essere diventato un nuovo “centro” di gravità. E siamo solo all’inizio.

Fonte: ilPunto

domenica 9 dicembre 2012

Monti non vuole fare il bersaglio: «Mi dimetto». Voto a febbraio?


Mario Monti non vuole stare in balìa di nessuno, vuole decidere da solo quando chiudere la sua esperienza di governo. Le agenzie ieri sera hanno ribattuto uno dopo l’altro i lanci che annunciavano che il premier è pronto a dimettersi dopo l’ok alla legge di stabilità.

Fonti ministeriali riferiscono che Mario Monti avrebbe spiegato al Capo dello Stato le sue intenzioni di procedere alle dimissioni per l’atteggiamento assunto dal Pdl.

Monti non vuole essere strumento del Pdl, un partito che ha votato i provvedimenti per un anno e all’improvviso prende una posizione opposta ai suoi comportamenti. Ed ancora: non ci sto a considerare che quanto successo non comporta delle conseguenze, la decisione del Pdl lede la mia persona e il mio governo. E’ un duro j’accuse quello del presidente del Consiglio al partito di via dell’Umilta’, sempre secondo quanto riferiscono fonti ministeriali. Uno sfogo che il Professore avrebbe fatto al Capo dello Stato che ha provato, sempre secondo quanto viene riferito, a frenarlo ma comprendendone poi tutte le ragioni. Un ragionamento che Mario Monti ora avrebbe intenzione di riferire direttamente agli italiani.

Il premier avrebbe preso la decisione di dimettersi anche per avere una maggiore agibilità politica, ‘mani libere’ per poter dire cosa pensa e salvaguardare la sua ‘agenda’ e il suo credo legato ai tempi europei e all’antipopulismo. Monti sta seriamente valutando, spiegano le stesse fonti, la possibilità di scendere in campo. Ad alcuni dei cosiddetti ‘filomontiani’ del Pdl ha dato appuntamento la settimana prossimo per un incontro decisivo. A diversi ministri il presidente del Consiglio avrebbe già avanzato l’intenzione di voler accelerare su una sua possibile candidatura.

IPOTESI VOTO A FEBBRAIO Fonti ministeriali riferiscono che la decisione del Pdl di porre in Senato la pregiudiziale di costituzionalità sull’accorpamento delle province è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Il presidente del Consiglio, Mario Monti, aveva già comunicato ai suoi ministri l’intenzione di rassegnare le dimissioni dopo l’ok alla legge di stabilità. Ma quel passaggio della nota del Quirinale in cui si chiede «un’accelerazione in tempi brevi» delle leggi di stabilità e di bilancio fa presupporre anche la possibilità di uno scioglimento anticipato delle Camere rispetto alla ‘road map’ prevista in un primo tempo.

A questo punto, fanno presenti fonti ministeriali, non si esclude neanche l’ipotesi del voto a febbraio e un nuovo giorno di consultazioni da parte del presidente della Repubblica. Del resto dal segretario del Pd, Pierluigi Bersani, è arrivato subito un invito a varare celermente il provvedimento. «Siamo prontissimi, stringendo i tempi», è la risposta di Alfano. Il presidente del Consiglio ha formalizzato le sue intenzioni dopo la posizione del Pdl, constatando nelle parole pronunciate dal segretario di via dell’Umiltà «un giudizio di categorica sfiducia nei confronti dell’esecutivo». Il Pd e l’Udc avevano invocato nell’incontro al Colle un alt alla politica delle mani libere del Pdl. E il no del Pdl ad alcuni provvedimenti sul tappeto, in primis l’accorpamento delle province, misura che era richiesta anche dal Capo dello Stato, è stato percepito dal Capo del governo come un ulteriore segnale di un tentativo di logoramento. Dietro le quinte piu’ di un ministro, riferiscono fonti ben informate, ha avallato la decisione di Monti, incoraggiandola. «Non ci dovrà essere nessun galleggiamento», viene ripetuto. L’obiettivo è comunque quello di tenere il Paese al riparo da una crisi, evitando strappi e lacerazioni che potrebbero arrecare un ulteriore danno all’Italia.

Ma la decisione di Monti viene interpretato da fonti ministeriali come la determinazione a creare un distacco dalla fase politica che si è aperta con l’inizio della campagna elettorale. L’auspicio dei ‘filomontiani’ è che il Professore possa utilizzare questo spazio che si apre per lanciare una sua candidatura e mettersi a capo di una sorta di Ppe italiano. Anche ieri, secondo quanto si apprende, ci sono stati contatti tra alcuni ministri, in primis Passera, Ornaghi e Riccardi, e quell’ala del Pdl che vorrebbe sostenere l’attuale presidente del Consiglio anche dopo la legislatura. Un’area che per il momento comprende Cl, gli alemanniani e altri ‘big’ del partito e che potrebbe ingrandirsi qualora il premier decidesse di scendere in campo.

Fonte: Pubblico

martedì 4 dicembre 2012

Bersani: «Sfida con Berlusconi? Non vedo l’ora»


«Auguri… se sarà sfida la faremo. Non vedo l’ora». Pierluigi Bersani, oggi a Tripoli per una serie di incontri politici, risponde così ai giornalisti su una eventuale candidatura di Silvio Berlusconi alle elezioni.
Il leader del Pd detta anche le priorità dell’agenda del suo partito.
«Il dossier piu’ importante -dice- è la legge elettorale in relazione allo sbandamento del centrodestra. Se domani il Pdl avrà una riunione per decidere la linea politica, per favore ci faccia sapere cosa pensa precisamente, e sul piano politico, della legge elettorale, perchè non capiamo più, è la ventesima proposta, e non conosciamo le intenzioni politiche».

Ma al Pdl Bersani rivolge anche un’altra richiesta di chiarimento sull’election day. Il segretario del Pd ribadisce che la posizione dei democratici è quella di tenere separate le regionali dalle politiche, poi sottolinea che esistono delle norme e varie sentenze per il fatto che ai primi di febbraio si voterà nel Lazio, non è un optional.
«Ho sempre pensato che sia sensato tenere separate le elezioni regionali e politiche. – ha affermato Bersani- Dopo di che voglio capire se Alfano e Berlusconi vogliono e come le elezioni politiche a febbraio. Parlare di election day senza capire cosa significa e’ difficile».

Quanto alla collaborazione con Matteo Renzi, Bersani afferma: «Quello che abbiamo fatto non l’abbiamo fatto Matteo ed io, non sono voti di Renzi o Bersani. Ticket? Non abbiamo il duopolio, io non pretendo il monopolio ma siamo un collettivo aperto e plurale, discutiamo insieme e poi siamo uno squadrone che vuole servire il Paese»

La prossima settimana si terrà un incontro con il professore, spiega Bersani: «Il primo incontro importante, per vedere i temi di Governo» dice il leader del Pd che poi ricorda che proprio Monti è stato il primo a telefonargli subito dopo l’esito del voto per le primarie del centrosinistra. «Mi ha chiamato al telefono con una tempistica eccezionale, il primo incontro importante sarà con lui». Il faccia a faccia tra il segretario del Pd e il premier dovrebbe tenersi in settimana.

Intanto dal Pdl spunta la bozza a cui stanno lavorando Gaetano Quagliariello e il relatore Lucio Malan. Il documento dovrebbe prevedere un premietto fisso di 50 seggi, non più variabile come la proposta di Calderoli, e una soglia del 40% per le coalizioni per accedere al premio di maggioranza. Il premietto fisso scatterebbe nel caso nessuna coalizione raggiungesse la soglia del 40% per il primo partito che ottenesse il 30% dei voti. I 50 seggi equivarrebbero circa all’8.2%.

Il punto è capire adesso se Calderoli è d’accordo con la proposta dei parlamentari del Pdl. Per oggi pomeriggio è convocata una seduta della commissione dove si discuterà della proposta.

Fonte: Pubblico

venerdì 30 novembre 2012

Editoria, la crisi globale

L'americano Newsweek che ferma le rotative, dopo un'inesorabile parabola. La francese Libération che naviga in profondo rosso. La versione tedesca del Financial Times che annuncia chiusura totale. Per non parlare della Spagna, dove la crisi ha mandato a casa oltre 6 mila giornalisti.
UN VERO TSUNAMI GLOBALE. Il declino della carta stampata non è solo un affare italiano. O, per lo meno, non è solo affare dei Paesi Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), alle prese con la recessione economica. Piuttosto, la crisi dell'editoria è uno tsunami globale, che spazza via i vecchi modelli, anche dove, come in Germania o in Gran Bretagna, le vendite delle testate a rischio o in fase di smantellamento sono ancora di tutto rispetto e il prodotto, tutto sommato, è buono.
IL CALO DELLE INSERZIONI. Il problema è soprattutto il fatto che la pubblicità scarseggia. I lettori, complice la diffusione dell'informazione in mobilità - grazie a smartpone e tablet - e il calo degli stipendi, si informano sempre più su Internet. E il gioco, per gli investitori, sembra non valere più la candela.
Qualche anno fa, un decano del giornalismo come Philip Meyer - classe 1930 - parlò del 2043 come dell'anno in cui il New York Times avrebbe pubblicato la sua ultima copia cartacea. Di questo passo, la vendita nelle edicole di testate storiche come l'inglese Guardian o lo spagnolo El Pais potrebbe cessare molto prima. Altro che Padania, L'Unità o Il Riformista.

Spagna e Germania: giornali chiusi e redazioni smantellate

Oltre all'Italia, dove gruppi nazionali come il Corriere-Rcs e la Repubblica-Espresso o anche Mondadori e Il Sole 24Ore progettano tagli al personale e nuove ristrutturazioni per svariati milioni di euro e centinaia di dipendenti, la Caporetto dell'editoria è drammatica in Spagna. Dal 2008, 57 pubblicazioni iberiche sono state chiuse e più di 6.200 giornalisti hanno perso le loro scrivanie. Tra i licenziati, ci sono i 129 redattori del Pais, liquidati questo novembre via mail. Per far fronte al crollo delle vendite e della pubblicità, il quotidiano più diffuso del Paese ha annunciato la riduzione di un terzo dei dipendenti.
FREE PRESS SENZA PUBBLICITÀ. Poi c'è il dramma del Mundo, fardello di Rcs con 130 giornalisti licenziati nel giugno scorso e 20 milioni di pubblicità persi, nei primi sei mesi dell'anno. Senza contare, come in Italia, la chiusura di quotidiani d'opinione come Público o dei fogli free press come Qué e Metro. In Germania e in Svizzera dovrebbe andare meglio, con quote di lettori superiori al 70% della popolazione. E invece no.
LA SCELTA DOPO 12 ANNI DI DEBITI. Gruner + Jahr, editore della versione tedesca del Financial Times, ha annunciato l'ultimo numero del quotidiano economico, il 12 dicembre prossimo: dopo 12 anni di debiti, meglio metterci una pietra sopra, pagando 40 milioni di euro in liquidazioni ai circa 330 dipendenti, che non scriveranno più neanche pezzi per l'online.
GERMANIA, CHIUDONO I GIORNALI. Uno choc per i lettori che, solo pochi giorni prima, avevano ingoiato la notizia della resa della Frankfurter Rundschau, storica testata di sinistra in mano alla holding finanziaria dei socialdemocratici (Ddvg).
A novembre, la proprietà del quotidiano ha portato i registri in tribunale, per dichiarare l'insolvenza. Negli ultimi cinque anni, aveva perso tra i 15 e i 20 milioni di euro. Poi, l'annus horribilis del 2012, che, senza un nuovo acquirente, trascinerà in strada oltre 500 dipendenti.

Francia e Gran Bretagna: i travagli di Libération e del Guardian

In Germania, anche la Dapd, seconda agenzia di stampa tedesca, ha deciso il taglio di 100 posti di lavoro. Mentre, nella ricca Svizzera, con le perdite di copie, anche i quotidiani Les Temps e il Giornale del Popolo hanno avviato ristrutturazioni.
EVITATE LE CHIUSURE SELVAGGE. Sostenuta dagli aiuti di Stato più corposi d'Europa (circa 1,2 miliardi di euro l'anno), finora l'editoria francese ha arginato i tagli pesanti e le chiusure selvagge degli altri Paesi, nonostante le vendite siano in netto e progressivo calo dagli Anni 80, per una quota di lettori ormai assottigliata, come in Italia, attorno a un misero 46%.
Ma, in tempi di magra, come già in animo da Nicolas Sarkozy, il governo di François Hollande studia di rivedere i finanziamenti che apriranno altre crisi nelle redazioni, oltre a quella che, lo scorso febbraio, ha visto il quotidiano economico La Tribune, in cattive acque dal 2008, chiudere i battenti del cartaceo per traslocare solo online.
IL ROSSO DI LIBÉRATION. La cura da cavallo multimediale ha dimagrito il personale non giornalistico da 165 a 50 dipendenti e più che dimezzato i redattori da 78 a 31 assunti. In bilico, pronto a cadere, c'è Libération, vessillo della sinistra d'Oltralpe con vicissitudini simili all'italiana Unità.
In gravi difficoltà economiche dal 2006, il giornale sessantottino fondato da Jean-Paul Sartre è finito in mano al rampollo Edouard de Rothschild che, nonostante il piano di ristrutturazione, non ha risanato i conti.
Se Libération sparisse dalle edicole, l'addio sarebbe traumatico quasi quanto quello dell'inglese Guardian, dal 1821 storico simbolo dell'indipendenza della stampa liberal dai partiti politici. In affanno da anni e alla prese con profondi tagli del personale, a ottobre i rivali del Telegraph ne hanno addirittura annunciato l'«imminente chiusura dell'edizione cartacea».
IL GUARDIAN ARRANCA. «Niente di più falso», hanno ribattuto i proprietari, «i tempi non sono ancora maturi». Eppure, nonostante l'ottima qualità, dal 2008 al 2012 le copie vendute nelle edicole sono crollate da 380 mila a 210 mila, a fronte di utenti unici online balzati da 15 a 70 milioni.
Un cambio di rotta evidente quanto inarrestabile, confermato, in Gran Bretagna, dai venti di ristrutturazione che spirano nel gruppo del Daily Mirror. Senza citare il crollo dell'impero di Rupert Murdoch che, con gli scandali intercettazioni, un anno fa ha fermato le rotative del tabloid News of the World, dopo oltre un secolo e mezzo di avventure.
BYE BYE NEWSWEEK. Era il luglio 2011 e Newsweek, illustre magazine statunitense finito in panne, sembrava essersi risollevato con il promettente ingresso nella società del Daily Beast di Tina Brown. Tutti palliativi. A quasi 80 anni compiuti, l'ultima sua uscita cartacea è stata fissata per il 31 dicembre 2012.

Fonte: Lettera43

sabato 24 novembre 2012

L'ultima barzelletta di Silvio

Silvio Berlusconi: 'Ho un problema in famiglia, mio fratello si crede una gallina...Mio fratello va sempre dal medico perchè pensa di essere una gallina. Ho parlato con il dottore e lui mi ha consigliato di portarlo in clinica almeno per un mese. A quel punto, l'ho interrotto: 'Sì, capisco, ma poi come si fa con le uova?'.

Chiamate il 118

venerdì 23 novembre 2012

A. non si è suicidato, è morto di omofobia

Aveva 15 anni. E amava il rosa e lo smalto. Alcuni hanno 15 anni e la pelle nera. Altri hanno 15 anni e sono grassi. O, forse, hanno 15 anni e sono troppo magri. E hanno anche 15 anni e pochi soldi per vestire con la stessa uniforme firmata dei loro compagni. A 15 anni si è fragili. Anche a 40 ma a 15 molto di più, perché si e’ colmi dell’assenza di quegli strumenti che, col tempo, ci permettono meglio di trovare un equilibrio, meno precario, fra ciò che siamo e ciò che gli altri vedono.

Di A. gli altri vedevano solo uno smalto rosa. Nella loro ottusa cecità, quasi sempre ereditata da genitori ancora più ottusi o da contesti violenti da tifo squadrista da stadio, non vedevano altro. Siamo incapaci di accettare ciò che ha coraggio di sé. Ciò che sfrontatamente, vincendo paure che noi creiamo, ci si pone di fronte per ciò che è.

A. aveva 15 anni in un paese, che più di altri paesi ha un atteggiamento violento, discriminatorio, razzista e immorale nei confronti degli omosessuali. L’Italia, mentre altri paesi progrediscono piano piano, sul piano dei diritti civili, precipita verso un abisso sempre piu’ tenebroso.

A. non si è suicidato ma è stato ucciso. Questo ha scritto qualcuno su Facebook e questo è ciò che penso. 

A. è stato ucciso non solo da chi lo derideva e lo feriva, ogni giorno, colpendolo violentemente con oltraggiose volgarità.

A. è stato ucciso da ciascuno di noi. Da noi che ci voltiamo dall’altra parte. Da noi che non abbiamo il coraggio di dire che siamo omofobi, ma poi ridacchiamo se vediamo una “checca”. Da noi che non crediamo l’amore fra persone dello stesso sesso puro come l’amore è. Sempre. Senza distinguo. Da noi che non crediamo che un bambino orfano e senza amore possa stare meglio con due genitori dello stesso sesso, desiderosi solo di dargli tutto, di dargli la vita. Da noi che crediamo sia abbastanza non sputare addosso ai gay per sentirci in pace e moderni e con una mentalità aperta.

Noi tutti abbiamo ucciso A. E per tutto ciò che io, personalmente, non ho fatto, gli chiedo perdono. Solo perdono.

Fonte: il Fatto Quotidiano

giovedì 22 novembre 2012

Uruguay, il Presidente “povero” che fa notizia

L’onestà, quella vera, ormai fa sempre più notizia, rendendo straordinario ciò che dovrebbe esser ordinario. Ha fatto il giro del pianeta la storia di José Mujica, il Presidente dell’Uruguay che vive in maniera modesta a dispetto della sua carica politica, ottenuta nel 2009 ma che non ha influito sul suo stile di vita. In un mondo politico (non solo dentro i nostri confini, dove però il male è accentuato) pieno di scandali, corruzione e stipendi da capogiro colpisce la piccola fattoria alle porte di Montevideo dove Mujica vive con la moglie, raggiunta dalle telecamere della BBC World. Una casa senza pretese, tre trattori, due Maggiolini Volkswagen degli anni Ottanta, per un patrimonio, condiviso con la compagna di vita (senatrice), dichiarato in 200 mila dollari statunitensi.

Non che l’Uruguay paghi una miseria i propri rappresentanti, certo; semplicemente i circa 10 mila euro al mese che percepisce il Presidente li dona quasi totalmente in beneficenza o per aiutare gli indigenti dei villaggi attorno alla capitale, tenendo per sé poco più di 800 euro. Ma a chi lo definisce “povero” lui risponde con naturalezza: «Io non sono povero, ho tutto quello che mi serve, non ho bisogno di circondarmi di beni costosi, l’essere presidente non mi ha cambiato. Per me avere poco è sinonimo di libertà, di non essere schiavo delle cose e dedicarsi al lavoro e a fare quello che fa sentire bene, come stare in mezzo alla natura». Un predicatore del XXI secolo, che non usa social network né posta elettronica, e possiede un cellulare ormai da collezionismo. Niente scorta, nessuna auto blu, e il palazzo presidenziale reso dimora per i senzatetto. Roba dell’altro mondo.

Eppure Mujica, 77 anni, fa politica da decenni, da quando con il nome di battaglia “Pepe” militava nel Movimento di Liberazione Nazionale Tupamaros, formazione di estrema sinistra nata alla fine degli anni Sessanta e ispirata alla rivoluzione cubana. Per l’Uruguay i Settanta furono anni difficili, segnati anche da azioni di guerriglia dei Tupamaros, apertamente contro i governi in carica. Famose le rapine in banca seguite da distribuzione di cibo e soldi ai poveri di Montevideo. Arrestato e fuggito dal carcere più volte, Mujica passò complessivamente 14 anni in galera, molti dei quali in isolamento e subendo torture: «Quegli anni di solitudine mi hanno insegnato molto – ha dichiarato – sono stato sette anni senza poter leggere un libro, ho dovuto pensare e farmi forza per non impazzire». È già più comprensibile, allora, come al Presidente bastino due stanze e un orto da coltivare per essere sereno.

Libero nel 1985 dopo un’amnistia, Mujica ha continuato la carriera come deputato prima, e come ministro dell’Agricoltura poi. Eletto presidente tre anni fa con il 53 per cento dei voti, il capo di Stato uruguaiano sta facendo i conti con un’opposizione sempre più agguerrita, che gli contesta i mancati progressi nell’istruzione e nelle politiche sociali, nonostante il popolo di Uruguay si sia arricchito notevolmente negli ultimi anni. L’aumento vertiginoso dei beni di consumo nelle case cozza indubbiamente con lo stile di vita di Mujica, e i suoi detrattori lo fanno notare sempre più spesso. Ma i motivi di scontro riguardano anche i provvedimenti presi o pensati finora dal Presidente, come la legge che consente l’aborto fino alla dodicesima settimana o la proposta di legalizzare la cannabis e permetterne la produzione e la vendita.

Fonte: Diritto di critica

mercoledì 21 novembre 2012

Sigarette in cambio di sesso. Arrestato il cappellano di San Vittore

È stato arrestato per violenza sessuale e concussione nei confronti di sei detenuti il cappellano di San Vittore, don Alberto Barin. Lo ha comunicato con una nota il procuratore capo di Milano, Bruti Liberati. Il cappellano della casa circondariale di Milano, a quanto si apprende, chiedeva prestazioni sessuali ai sei carcerati, tutti extracomunitari, in cambio di piccoli favori ''come compenso per la fornitura di generi di conforto o per interessamento alla loro posizione carceraria''. Sigarette, uno spazzolino da denti, piccole somme di denaro per le spese, queste le merci scambiate. Il sacerdote, arrestato questa mattina nella sua abitazione di Milano dagli uomini della squadra mobile, è stato incastrato da quattro filmati.

L'inchiesta è partita lo scorso giugno in seguito a una denuncia di violenza di un detenuto. L'uomo, un africano, mentre riferiva della violenza subita da parte di un altro carcerato, ha rivelato di essere stato molestato anche da altre persone all'interno del carcere, e ha fatto il nome di don Barin.

Il cappellano avrebbe abusato dei detenuti toccandoli e con "atti sessuali repentini", come li definiscono gli inquirenti. Nei filmati si vede il prete ricevere le vittime nel suo ufficio di San Vittore, dove da un armadietto estraeva i beni di prima necessità dopo avere ottenuto i favori sessuali richiesti. I sei extracomunitari sono tutti dentro per reati di piccola entità, eccetto uno, l'unico a non avere ammesso le violenze, in carcere con l'accusa di omicidio.

Fonte: ilPunto

lunedì 19 novembre 2012

I cavalieri neri della Repubblica Italiana

Il Cavallierato di Gran Croce decorato di Cordone è la più alta onorificenza che la Repubblica italiana possa conferire per “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione”. Ebbene forse in questi giorni avrete sentito che tale onorificenza era stata conferita nel 2010 anche ad Assad, dittatore siriano accusato di crimini di guerra. La notizia era uscita, sui media nazionali, nel luglio scorso, anche se personalmente avevo pubblicato la notizia, ripresa unicamente da Byo Blu, nel febbraio scorso.

La cosa mi dà lo spunto intanto per riflettere sullo stato dei nostri mezzi di informazione: un blogger riesce a scoprire una notizia così importante circa 5 mesi prima delle testate giornalistiche. Notizie sotto gli occhi di tutti, visto che l'elenco dei Cavalieri di Gran Croce sono on line. Così come la pagina Wikipedia di Assad. E pensare che contestualmente in Inghilterra era scoppiato un caso relativo proprio ad Assad, apparso in foto sorridente con Sting. Così ho scoperto la notizia. Semplicemente leggendo la pagina Wikipedia di Assad.

In secondo luogo una riflessione s'impone sui criteri con cui sono scelti i soggetti cui destinare tali onorificenze. Difatti, tra i premiati risultano: Mubarak, Tito, Karimov, Ceausescu e Mobutu. E di questi, tutti, tranne Mubarak, sono stati ricompensati quando era già evidente che tali benemerenze non solo non sussistevano, ma sussistevano seri motivi per fare pressioni diplomatiche per la rispettiva destituzione. Difatti tutti, tranne Mubarak processato solo recentemente e trent'anni dopo la concessione dell'onorificenza, avevano già compiuto gesti degni delle più feroci condanne.

Spero solo che adesso la revoca per indegnità spiani la strada e tiri la volata anche per gli altri dittatori insigniti di tale premio.

Alessandro Picarone

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sabato 17 novembre 2012

Election Day, il Colle: «La data è solo il 10 marzo»

Una nota del Quirinale riporta le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a seguito dell'incontro con i Presidenti del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e del Consiglio dei Ministri. Il Capo dello Stato ha richiamato l'auspicio da lui espresso in tempi recenti che si proceda verso «una costruttiva conclusione della legislatura ancora in corso, così da portare avanti la concreta attuazione degli indirizzi e dei provvedimenti definiti dal governo e approvati dal Parlamento».




LE ELEZIONI - Via libera di Giorgio Napolitano all'Election Day: la data potrà essere solo quella del 10 marzo, giorno in cui si svolgeranno anche le elezioni regionali in Lazio, Lombardia e Molise. L'"ok" del Presidente della Repubblica sarà concesso a due condizioni: l'approvazione della legge di stabilità e le modifiche all'attuale sistema di voto.

LE PRIORITÀ - Tra gli adempimenti prioritari e ineludibili nel corso delle prossime settimane ci sono l'approvazione finale in Parlamento della legge di stabilità e, quindi, quella della legge di bilancio per il 2013. Ribadita l'esigenza di regole più soddisfacenti per lo svolgimento della competizione politica e a garanzia della stabilità di governo (la Legge Elettorale) e le aspettative dei cittadini per un loro effettivo coinvolgimento nella scelta degli eletti in Parlamento, ma l'auspicio di Napolitano è che si arrivi a una «costruttiva conclusione»

Come si legge ancora nel testo il Capo dello Stato ha richiamato inoltre l'orientamento e l'impegno a concordare tale riforma che erano risultati già dagli incontri da lui tenuti alla fine dello scorso mese di gennaio con gli esponenti dei cinque partiti rappresentati in Parlamento.

Fonte: ilPunto

mercoledì 7 novembre 2012

Elezioni Usa, vince Obama


Barack Obama ha vinto le elezioni presidenziali americane battendo il repubblicano Mitt Romney. Sono da poco passate le cinque del mattino in Italia quando Obama twitta: "Altri quattro anni, grazie a tutti", manifestando la sua gioia per il risultato e ringraziando i suoi elettori. "Dovremo lavorare, insieme, anche con i repubblicani. Ma America, il meglio deve ancora venire”, invece, le sue prime parole a Chicago davanti ad una folla in festa. Obama è stato dunque riconfermato alla Casa Bianca.

venerdì 26 ottobre 2012

Processo Mediaset, Berlusconi condannato a 4 anni

Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale a conclusione del processo per l'acquisizione dei diritti Tv di Mediaset. E’ stato anche interdetto dai pubblici uffici per tre anni. E' stato assolto, invece, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. I giudici del processo hanno disposto un versamento a titolo di provvisionale di 10 milioni di euro da parte degli imputati condannati, tra i quali Silvio Berlusconi, all’Agenzia delle Entrate.

Una curiosità: solo 2 giorni fa Berlusconi aveva annunciato di ritirarsi dalla politica 'per amore dell'Italia'...

martedì 23 ottobre 2012

And you are choosy?

Ieri Elsa Fornero ha dichiarato: 'I giovani italiani non devono essere troppo choosy (in inglese esigenti, schizzinosi) nel cercare lavoro'.

Ma la Fornero vive in Italia o nel Laos? Ah, anche sua figlia si è accontentata del primo lavoro che ha trovato...

E voi siete schizzinosi? Anzi: And you are choosy?

venerdì 19 ottobre 2012

Grecia, manifestazioni e scontri per dire no agli squali dell’alta finanza

Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza ad Atene per lo sciopero convocato dai maggiori sindacati greci nel giorno del vertice dell’Unione europea. Nei violenti scontri scoppiati, a piazza Syntagma, davanti al Parlamento, c’è stato anche un morto: un uomo di sessantasette anni ha perso la vita a causa di un infarto dopo il lancio dei lacrimogeni da parte della polizia.....
Il bilancio della guerriglia di ieri è di oltre cinquanta persone fermate, tre manifestati feriti e diversi agenti contusi. La manifestazione era stata indetta dai due maggiori sindacati del Paese, Gsee e Adedy, contro il nuovo pacchetto di austerità richiesto dagli squali dell’alta finanza in cambio della tranche di aiuti da 31,5 miliardi di euro.
Alle proteste di ieri, che si sono svolte anche a Salonicco, hanno aderito sia i dipendenti del settore pubblico sia di quello privato. «Accettare queste misure catastrofiche significa portare la società alla disperazione e le proteste andranno avanti all’infinito», così ha dichiarato il presidente del sindacato Gsee criticando la politica del governo.
Della stessa opinione anche il sindacato Adedy: «Il nuovo, doloroso pacchetto non deve essere approvato. Le nuove richieste – della troika, ndr – serviranno soltanto a cancellare definitivamente ciò che ancora è rimasto dei nostri salari, delle nostre pensioni e dei nostri diritti sociali».
Secondo un recente rapporto dell’Unicef, sarebbero 439 mila i bambini greci che vivono sotto la soglia di povertà, denutriti e costretti a vivere in ambienti malsani. Secondo le stime ufficiali, un greco su cinque è povero, ma stando agli ultimi rilevamenti, si sta viaggiando velocemente verso una soglia di povertà che ingoia un terzo dei cittadini greci. Infatti su 11,2 milioni di abitanti, ben due milioni e 800 mila, non hanno abbastanza per vivere.
Il popolo greco unito contro i loro carnefici, anche ieri, ha dimostrato di non essere d’accordo con diktat provenienti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale.
Il Faro sul mondo

Fonte: L'Aria che tira

domenica 14 ottobre 2012

Oltre Monti, nasce il manifesto del centrosinistra


L'impegno per la promozione del riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali è uno dei punti della carta d'intenti con la quale Pd, Sel e Psi si propongono come candidati alla guida del Paese alle elezioni politiche del prossimo aprile. Nel documento, firmato da Bersani, Vendola e Nencini, si legge che la coalizione si impegna a dare "sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico".

La Carta d'intenti per le politiche del 2013, afferma Vendola, «va oltre Monti» e costituisce l'«alternativa ai pensieri conservatori di Casini». Il leader di Sel poi spiega che l'andare oltre Monti consiste nel sostenere «un rigore diverso,che va contro i furbi ed è per il rilancio della scuola pubblica e dei diritti», ispirato a principi egualitari e solidaristici. Sul leader centrista, Vendola afferma che «non l'abbiamo definitivamente perso, perché non l'ho mai trovato».

Sulla carta d'intenti interviene anche Antonio Di Pietro, che ricorda la foto di Vasto, «più attuale che mai». L'ex magistrato, a Torino per l'inaugurazione della raccolta firme per i quattro referendum (sul ripristino dell'articolo 18 e il contratto nazionale del lavoro, l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e della diaria dei parlamentari), apre al manifesto: «Mi auguro che la bozza di intenti che oggi viene presentata da Bersani e Vendola - afferma Di Pietro - sia solo il primo passo verso la ricostituzione di una coalizione di programma che metta al primo posto una alternativa di programma sia a Berlusconi che a Monti, perché riteniamo che Monti non porta avanti altro che una politica berlusconiana».

E le parole dell'intervento di Nichi Vendola sono in perfetta linea con il pensiero espresso dal leader dell'Idv: «Per cambiare e costruire un nuovo centrosinistra in Italia - dice il governatore della Puglia - bisogna seppellire il berlusconismo, non esorcizzarlo. Dobbiamo ripulire questo paese dalla melma in cui il centrodestra lo ha trascinato».

Di altro avviso il leader dell'Udc Pierferdinando Casini, che sulla chiusura all'esperienza Monti commenta così: «E' un errore, un errore politico» e prosegue, «l'ipoteca di Vendola sulle primarie rischia di essere molto superiore di quella di Renzi, questa è la realtà». «Renzi mi sembra faccia un discorso legittimo di carattere generazionale, Vendola fa un discorso politico. E lo fa dicendo: sotterriamo l'agenda Monti. Francamente a me preoccupa come italiano e come politico».

Bersani si dice orgoglioso dell'impegno preso e della sfida delle primarie, «la cosa più bella che la politica possa offrire oggi». «Da oggi si comincia e noi ci stiamo assumendo un rischio - prosegue il segretario dei democratici -, quello della partecipazione. Ci potrà essere qualche inconveniente. Le primarie sono fatte così. Ci potrà essere un dibattito più aspro di quanto vorremmo, ma noi siamo orgogliosi». E risponde alle parole di Casini: «Casini non si preoccupi, è una bella giornata per noi e per l'Italia. Noi ci stiamo prendendo una responsabilità, l'impegno e il rischio della partecipazione».

Fonte: ilPunto

venerdì 12 ottobre 2012

Legge 104, più disabili nel pubblico e nella scuola


Numeri sospetti. Sono 529 mila i lavoratori italiani che, tra settore pubblico (244 mila) e privato (285 mila), usufruiscono dei benefici della legge 104/92, grazie ai quali ci si può assentare dal lavoro fino a tre giorni al mese per assistere i propri congiunti con disabilità certificata. Decisamente più consistente la fruizione della normativa nel settore pubblico, dove la percentuale di beneficiari è del 7,4 per cento dei dipendenti totali, mentre nel settore privato la percentuale dei beneficiari è di poco superiore a 1,43 per cento: oltre cinque volte di meno. Nella legge di stabilità approvata dal governo è prevista la riduzione del 50% della retribuzione relativa alle giornate di permesso usufruite dai soli dipendenti pubblici. Dalla stretta saranno però esclusi coloro che fruiscono dei permessi per se stessi, per i figli o per i coniugi; riguarderà cioè solo l'assistenza a genitori e altri parenti. Ma vediamo la situazione ricostruita con dati mai resi pubblici fino ad oggi.

Settore pubblico. Gli ultimi dati ufficiali (fonte, Ministero della funzione pubblica), si riferiscono al 2010 e parlano di 244.997 beneficiari: cioè, il 7,4 per cento dei 3.311.582 dipendenti del settore pubblico. 4.835.263 le giornate di permesso registrate, per un costo totale di 725.289.450 euro. Va precisato che il dato non è completo, in quanto tiene conto di 19.002 amministrazioni censite, su un totale di 25.179. Tipologia di permesso: 27.229 lavoratori usufruiscono personalmente della 104 (cioè sono essi stessi disabili), mentre 217.912 ne usufruiscono per assistere parenti e 1.034 hanno una "doppia 104", per se stessi e per un parente. Dove si registra in assoluto la più elevata fruizione è la scuola (103.871 dipendenti beneficiari, pari ad oltre il 42 per cento), seguita dalle amministrazioni comunali (37.750), per un costo annuo, nei due comparti rispettivamente di 210.728.850 e 31.033.70 euro. Le aree in cui si concentra la richiesta di permessi è il Sud (36,91%), seguita da Nord (34,86%) e Centro (28,23%): una tendenza evidente nella scuola, dove al Sud ben il 47,44% dei dipendenti fruisce della legge, contro il 28% del Nord e il 24% del Centro.

Settore privato. Secondo i dati forniti dall'Inps, 285.185 lavoratori di aziende ed enti privati hanno usufruito, nel 2011, di permessi pari all'1,43 per cento dei 19,9 milioni del settore. Di questi, 242.041 ha usufruito di permessi mensili di 3 giorni per l'assistenza di genitori e parenti disabili, 21.391 di permessi orari giornalieri per assistere minori disabili, mentre sono rispettivamente 26.449 e 14.946 i lavoratori disabili che hanno usufruito di permessi mensili di 3 giorni o di permessi orari giornalieri. 1.183, infine, i lavoratori in congedo parentale prolungato fino a 3 anni di vita del bambino disabile. La somma di queste singole voci è superiore al totale di 285.185 in virtù del fatto che ogni beneficiario può usufruire di più tipologie nel corso dello stesso anno. Quale risparmio con la Legge di stabilità? Impossibile da calcolare con i dati oggi disponibili. Il dato dei 725 milioni riguardate la spesa per coprire le giornate di assenza dei lavoratori pubblici riguarda infatti tutti i tipi di assistenza, anche quelli che non sarebbero tagliati.

I conti al prossimo giro. Tra pochi giorni, quando il ministero della Funzione pubblica renderà i dati relativi al 2011: "I nuovi dati conterranno anche la distinzione tra chi usufruisce della legge per assistere il coniuge, un figlio, i genitori o altri parenti -spiega Francesca Russo, direttore dell'Ufficio per l'informazione statistica e le banche dati istituzionali del dipartimento della Funzione Pubblica- I dati relativi al 2011 non sono stati ancora pubblicati per problemi tecnici dovuti a migrazione di banche dati dal vecchio sistema al nuovo sistema "Perla Pa". Visti gli ultimi interventi normativi abbiamo comunque velocizzato gli interventi in modo tale da garantire una pubblicazione di tali dati entro martedì della prossima settimana in formato 'open data' sul nostro sito web, anche ai fini di far comprendere meglio il fenomeno su cui impatterà la norma".

Fonte: globalist

mercoledì 10 ottobre 2012

Berlusconi nelle vesti di Penelope?


Non so se avete la mia stessa sensazione ma da oggi le elezioni mi sembrano più vicine. Me lo fa pensare il fatto che alcuni presidenti provinciali (di vari schieramenti) si sono dimessi proprio oggi con la motivazione che …vogliono competere nella competizione elettorale nazionale. Se non è un ottimo indizio questo …

Nel mentre il PD (favoritissimo alle elezioni) è atteso dalle insidiosissime primarie a doppio turno tra il povero Peppone Bersani, Matteo Renzi (il candidato del centrodestra, Berlusconi è un satanasso quando ci si mette ) e Vendola (desideroso più che mai di adottare un figlio nella prossima legislatura).

Intanto nel centro destra regna sovrana la confusione. L’obiettivo nel PDL è limitare i danni: sicuri che questa volta neanche il sorriso ammaliante o la faccia tosta di Berlusconi, servirà per vincere le elezioni. Berlusconi con la dichiarazione di Alfano di ieri su Casini (sempre pronto a saltare sul carro del vincitore anche stavolta) e quella andata in onda stamane a Canale 5, mischia le carte e tratta la sua buonuscita politica.

Anche i “Senatori” del PDL sono in fermento. Lasciano tranquillo Berlusconi nel giocarsi le proprie carte e nel frattempo trattano con gli avversari, una legge elettorale che possa permettere ai volti più noti del Partito una riconferma negli scanni del Parlamento. Alla fine è sempre più probabile che assisteremo alla nascita di tante liste civetta, le quali permetteranno di smistare e dividere i voti.

La lista dell’ex Premier è sicura (una nuova Forza Italia), ma altre liste sono pronte o ai blocchi di partenza: quella di Sgarbi, quella di Oscar Giannino, quella dell’ex Ministro Tremonti, a cui tra poco si sommeranno altre, con i leader degli Ex AN sugli scudi (di Alemanno per esempio). Senza contare che a questi voti si potranno sommare i voti della Lega e quelli dei profughi di Futuro e Libertà; senza contare che forse ci sarà a competere lo stesso PDL (la fantasia di Berlusconi non ha limiti), magari con la Santanché o una certa Marina, di cui ogni tanto si sente parlare (non vi dico il cognome, potreste sentirvi male).

Attenzione però, questa volta mischiare le carte è complicato: sia per la presenza del Movimento 5 Stelle (in forte ascesa nei sondaggi), sia per l’elevato tasso di astensione che sembra di questi tempi regnare nella testa dell’elettore medio italiano, che mal volentieri parla di politica, assillato com’è dalle tasse e dalla crisi aggravata dal Governo Monti.

In conclusione, vista la complessa situazione economico / politica / giudiziaria tra i due maggiori schieramenti della politica italiana, la soluzione gradita ad entrambi … potrebbe far uscire dal palottoliere elettorale …un nuovo sostanziale pareggio.

Pareggio che alla fine accontenterebbe tutti: sarebbe il lasciapassare per un secondo Governo Tecnico, non necessariamente con Monti Premier (Casini Premier o chissà forse Passera).

Sempre che dalle urne non esca anche stavolta il Jolly: “Berlusconi: ”Se alla fine della settimana non ci sarà un chiarimento definitivo e deciso tra le varie forze io misurerò i numeri della squadra che si sarà costituita e sarò lietissimo di non scendere in campo se questa squadra avrà i numeri per potersi confrontare con la squadra progressista e per poterla superare”. L’ha detto oggi? No, il 19 gennaio 1994 (Enrico Mentana oggi sulla sua pagina Facebook)

Raimondo Orrù - Niente Barriere
http://www.nientebarriere.blogspot.com/

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sabato 6 ottobre 2012

Arrestato Massimo Di Caterino, ultimo boss del clan Casalesi


La squadra mobile di Caserta ha arrestato a Francolise, nel Casertano, Massimo Di Caterino, reggente del clan del Casalesi. Di Caterino è stato rintracciato e bloccato dagli agenti del distaccamento di Casal di Principe in una palazzina di via Roma.
Il latitante, l'ultimo di una lunga catena, ha 40 anni ed è conosciuto come 'pistuolo'. Di Caterino è stato scovato a Sant'Andrea del Pizzone a Francolise, in provincia di Caserta, all'interno di un'abitazione nella quale era stato ricavato un bunker nel box doccia, divenuto nascondiglio del boss.
All'interno del covo è stata rinvenuta anche una pistola calibro 7.65 con due caricatori riforniti e 10mila euro in contanti. Di Caterino era uno dei più fidati luogotenenti di Michele Zagaria, boss arrestato dalla polizia a Casapesenna il 7 dicembre 2011 dopo 16 anni di latitanza. Le indagini che hanno portato alla cattura di Di Caterino sono state condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Caserta e sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Fonte: Dazebaonews.it

lunedì 1 ottobre 2012

Cicciolina ritorna in politica col Dna...


Ilona Staller, in arte Cicciolina, dopo l'avventura politica con i Radicali ci riprova. La pornostar lancia un nuovo partito in vista delle elezioni politiche del 2013. La Staller e il suo compagno, l'avvocato Luca Di Carlo, proprio ieri hanno sottoscritto davanti al notaio l'atto costitutivo e lo statuto del Dna (che sta per Democrazia Natura Amore). Tra i punti del programma ci sono la riapertura delle case chiuse e il riconoscimento della prostituzione come professione. Nel 1987 Cicciolina fu eletta deputato con i Radicali, e per quell'esperienza oggi percepisce la sua pensioncina di 3000 euro al mese...

venerdì 28 settembre 2012

Povera Italia

In Italia si fanno le file chilometriche (anche di 6 ore e addirittura di notte ) per comprare un iPhone:


C'è chi non arriva a fine mese e chi spende in media 850 euro per un iPhone. Non importa che tu non abbia un lavoro o se sei precario con 600 euro al mese. Per l'iPhone si fa di tutto. C'è crisi...si nella testa alla gente.

Facciamo un confronto con la vicina Spagna:



A voi i commenti...

mercoledì 26 settembre 2012

La rivoluzione spagnola


In Spagna il popolo vuole le dimissioni del governo. In piazza ieri sono scesi oltre agli indignados, studenti, pensionati, disoccupati dalle zone più in sofferenza della Spagna, in particolare dall’Andalusia. Una vera e propria rivoluzione. Basta guardare la foto di Madrid in cui migliaia di cittadini assediano il parlamento. Ammirazione, rispetto e solidarietà per il popolo spagnolo. 

E in Italia quando si verificherà una situazione del genere?