venerdì 30 aprile 2010

Il disco che visse due volte… tante idee per riutilizzare i CD in modo creativo!

A volte vengono “bruciati” da una masterizzazione andata male, a volte contengono software superati o cataloghi di prodotti sorpassati, altre volte si smagnetizzano, si graffiano o si spezzano... insomma, in un modo o nell’altro, ci ritroviamo in casa con pile di CD o DVD inservibili.

Pochi sanno che possono essere riciclati: sono composti, infatti, da policarbonato per il 90%, materiale con cui si possono realizzare caschi per moto, attrezzature mediche, pezzi di ricambio automobilistici etc. Per realizzare un CD del peso di 16 g ca. occorro 30 g di petrolio, dunque il riciclaggio di tonnellate di supporti digitali permette di risparmiare questa preziosa risorsa!

Tuttavia si tratta di un processo complesso che richiede altra energia poiché occorre eliminare con sistemi chimici e meccanici gli strati su cui è possibile registrare. Allora perché non pensare di riutilizzare i CD con un po’ di fantasia? Sappiamo bene che il riuso è sempre più sostenibile del riciclo…

Si possono creare interessanti arredi come la Panda Chair, una poltrona realizzata da Belén Hermosa, costituita da 4.232 CD: non sappiamo quanto sia ergonomica ma sicuramente è molto originale! Utilizzando i CD interi si possono comporre anche dei luccicanti tendaggi.


Incollando direttamente alla parete i CD si può creare una sorprendente “tappezzeria” colorata o una testata per il letto con composizioni di frammenti.


Interessanti sono anche le lampade: alcune (come quella toroidale di Inna Alesina o quella a cilindro verticale) con i dischi visibili di taglio in modo che la luce ne attraversi lo spessore; altre con i CD posti lungo una superficie sferica formando una maglia molto larga, oppure incastrati gli uni agli altri per lasciar fuoriuscire la luce tra gli spazi come quella di Sibir Design.


Con i CD si possono realizzare anche piccoli oggetti per la casa: orologi da parete, quadretti decorati applicati sopra il disco, sottobicchieri ricoperti di tessuto.


Troviamo pure degli utilissimi accessori da scrivania: quadernetti ad anelli con copertina rigida, un divertente porta-CD fatto di CD (!), e un porta-carte ottenuto con la piegatura a caldo di due dischi.


I giochi di riflessi dei CD hanno ispirato molti addobbi natalizi: i dischi vengono sagomati a creare alberelli, cuori e campane, oppure vengono sfrangiati per creare l’effetto di leggeri fiocchi di neve o, infine, vengono frantumati ed incollati su palle di polistirolo per realizzare delle scintillanti palle riflettenti che ricordano quelle delle discoteche di tanti anni fa.


Ma non è tutto! Qualcuno si è cimentato persino nella realizzazione di abiti con CD interi o spezzati, gioielli realizzati con una particolare procedura per ottenere un effetto craquelè, e minuscole borsette.


E per concludere, l’arte! George Radebaugh si è specializzato nelle sculture di CD: i suoi lavori sono soprattutto sagome di animali, di alberi e di strumenti musicali.

Bruce Munro
, invece, sta raccogliendo un milione di CD usati per distenderli a Long Knoll Field in Wiltshire a formare sul terreno un mare iridescente, un’eco-installazione di land art che si terrà nel mese di giugno 2010. Bruce ha bisogno anche dei vostri CD, quindi se non riuscite a riutilizzarli in nessuno dei modi spiegati sopra… mandateli a lui!!!


giovedì 29 aprile 2010

Otto per mille: dove vanno a finire i soldi dello Stato?

Dopo aver parlato del singolare meccanismo che sta alla base dell'8 per mille, e dopo aver indagato un po' più a fondo sul modo in cui la Chiesa impiega i fondi che riceve, vale la pena di completare il discorso verificando che fine facciano i (pochi) quattrini che attraverso questo istituto arrivano allo Stato.

Ebbene, avvalendoci dell'aiuto di Wikipedia, apprendiamo che nel 2004 lo Stato ha ricevuto dall'8 per mille circa 100 milioni di euro (un decimo di quelli che si è accaparrata la Chiesa, by the way), e che ha impiegato tali fondi nel modo che segue:

- 44,64% conservazione beni culturali legati al culto cattolico;
- 24,73% calamità naturali;
- 23,03% conservazione beni culturali civili;
- 4,44% fame nel mondo;
- 3,16% assistenza rifugiati.


Come vedete, quasi la metà del denaro ricevuto dallo Stato attraverso l'8 per mille viene immediatamente rigirato alla Chiesa Cattolica, sia pure sotto la (non troppo) velata forma di restauro e conservazione di chiese, cappelle, conventi, seminari e simili, i quali tra l'altro sono di proprietà del Vaticano e, sia detto per inciso, manco pagano l'ICI.

Per le calamità naturali non resta che un quarto dei fondi; i quali sono già una miseria di per sé, ma diventano una somma addirittura ridicola se si pensa che in drammatiche circostanze come il terremoto in Abruzzo si sarebbe potuto attingere a quel capitolo esortando gli italiani a dare l'8 per mille allo Stato, magari con una martellante diffusione di spot televisivi, ma in realtà ci si è ben guardati dal farlo, evidentemente per non sottrarre risorse alla Chiesa.

Insomma, gente, pare che non se ne esca: giratela pure come volete, ma gran parte dei quattrini dell'8 per mille vanno a finire alla Chiesa non solo se uno glieli dà o se non li destina esplicitamente a nessuno, ma perfino se li vuole donare allo Stato. E poi hanno pure il coraggio di dire che si tratta di una libera scelta.

Libertà di informazione

I più potenti controllano l’informazione per far passare solo le notizie loro favorevoli, per censurare le altre o addirittura per ribaltare la realtà.

Queste non sono parole propagandistiche prive di sigificato. Ecco solo due esempi:

1) Nel 2007 mentre si discuteva dei “DICO” (coppie di fatto) il Papa si affrettò a raccomandare ai vari governi di non emettere leggi in favore di coppie non unite da regolare matrimonio. Il portavoce del Governo spagnolo gli rispose che era dovere del governo tutelare tutti i cittadini senza fare discriminazioni, indipendentemente dalle loro scelte di vita. La notizia comparse su qualche giornale locale di controinformazione e fu possibile così vederla anche in rete. Dopo due giorni però era completamente scomparsa anche dalla rete ed al suo posto compariva soltanto una pagina bianca.

2) E’ noto e più recente il caso della notizia diffusa dalla RAI a cura del suo direttore di rete Minzolini (poi intercettato mentre parlava con Berlusconi il quale gli faceva pressioni per sbarazzarsi della trasmissione ANNOZERO), dell’assoluzione di David Mills, il legale processato per aver ricevuto 600.000 dollari da Berlusconi in cambio della falsa testimonianza in 2 processi a carico del premier. L’assoluzione di Mills sarebbe stata la dimostrazione di innocenza di Berlusconi che evita (a suon di leggi) di essere processato per essere il corruttore. David Mills, contrariamente a quanto dichiarato dal TG1, è stato condannato al risarcimento ma il processo penale è andato in prescrizione perché trascorsi 10 anni ed è intervenuta una legge in suo favore che porta la prescrizione da 15 a 10 anni.

Per fare l’elenco delle informazioni censurate, distorte, manipolate occorrerebbero archivi mastodontici. La rete è più difficile da controllare per questo la libertà di espressione in internet deve essere difesa con le unghie e con i denti. Un’invito che posso rivolgere ai lettori appassionati (o disgustati) dalla politica, è quello di ascoltare i dibattiti del Parlamento e del Senato che vengono trasmessi in diretta dalla radio sulle frequenze di GRParlamento e Radio Radicale.

L’ascolto diretto dei dibattiti permette di conoscere la posizione dei singoli parlamentari e senatori e capire se sono coerenti con quanto propagandano. Ci si può rendere conto, ad esempio, che c’è una maggioranza che sostiene la mancanza di copertura finanziaria per il sostegno di lavoratori cassaintegrati o che hanno perso il lavoro mentre si parla di spendere cifre enormi per grandi opere e centrali nucleari.

A proposito di informazione mi chiedo perché il Presidente Napolitano (ai TG di ieri 27.04.2010) raccomanda ai magistrati di non entrare in politica e di non candidarsi nei territori in cui erano impegnati professionalmente. Non una parola sugli indagati e sui condannati che sono già “onorevoli”. Probabilmente si preoccupa perché i magistrati potrebbero far conoscere fatti di cui ci sarebbe da vergognarsi ad esempio su quanto accaduto nella “guerra fra le procure di Catanzaro e Salerno”. Su questo però il discorso sarebbe lungo. C’è solo da sperare che la verità e la giustizia possano trionfare, che i complotti vengano resi pubblici e che ogni disonesto coinvolto paghi per le proprie responsabilità.

Se la dieta è ecologica


“La Terra ci è data in prestito dai nostri figli”: questo detto della tradizione amerindia andrebbe ricordato ogni giorno. Cambiare il nostro stile di vita richiede tempo, ma se vogliamo garantire un futuro alle generazioni successive è uno sforzo che dobbiamo compiere perché le risorse naturali non sono infinite. Non basta spegnere la luce per un’ora, differenziare i rifiuti o chiudere il rubinetto dell’acqua, è necessario modificare le nostre abitudini alimentari, adottando una dieta che faccia bene al Pianeta. Ci sono diversi esempi che possiamo seguire e con un piccolo sforzo possiamo contribuire a ridurre l’impatto ambientale dovuto alla produzione del cibo.

Mangiare sano e a km zero
Perché mangiare uva del Cile, che secondo i calcoli forniti dalla Coldiretti, percorre 12mila chilometri con un consumo di 7,1 kg di petrolio, liberando 22 kg di anidride carbonica, quando il nostro Paese è in grado di produrla? Spesso non ci rendiamo conto della profonda impronta ecologica (indice statistico per misurare il consumo umano di risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle) che lasciamo con i nostri consumi. Acquistare globale e non locale è una scelta che ha delle ripercussioni molto forti sull’ambiente. Nella nostra dieta dovremmo preferire prodotti territoriali e di stagione, aiutando così ad eliminare le emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera, sostenendo di più la nostra economia e sviluppando relazioni dirette con i produttori. Scelte di questo tipo non aiutano solo a difendere le risorse naturali ma sono utili anche per la nostra salute perché si tratta di prodotti freschi e naturali.

A tavola senza carne
Chi decide di eliminare dalla propria dieta i grassi animali lo fa non solo per un motivo etico o salutare ma soprattutto ambientale. Per un chilo di carne, come sostiene il centro internazionale di ecologia della nutrizione (Neic) sono necessari 15 kg di cereali, e nei soli Stati Uniti vengono prodotte 145 milioni di tonnellate di cereali e soia per ottenere 21 milioni di tonnellate di carne, uova e latte. Tutte risorse vegetali che vengono sprecate per gli allevamenti intensivi, per soddisfare il bisogno di chi mangia “troppa carne”. Nel volume Water Resources: Agriculture, the Environment, and Society An assessment of the status of water resources di David Pimentel, James Houser, Erika Preiss, Omar White, si legge che per 5 kg di carne si consumano 500 mila litri di acqua. E va considerata anche l’energia fossile necessaria per la produzione di cibi di origine animale, del tutto superiore rispetto a quella utilizzata per ottenere fonti vegetali. La maggior parte delle emissioni di gas ad effetto serra proviene dagli allevamenti, sia sotto forma di metano prodotto dal sistema digerente degli animali, sia dalle deiezioni che si diffondono in aria sotto forma di sostanze acidificanti. La deforestazione non dipende solo dall’abbattimento degli alberi ma dalla necessità di avere suolo disponibile per l’allevamento di bovini destinati a fornire carne all’Occidente. Bisognerebbe seguire l’esempio della città di San Francisco che ha proibito ai suoi cittadini di mangiare carne il lunedì per ridurre le emissioni di gas inquinanti e sostenere uno stile di vita ecosostenibile.

Nutrirsi con i semi
I semi sono l’origine di ogni cosa, la fonte principale dello sviluppo agricolo. Se si vuole difendere la biodiversità delle specie vegetali, bisogna prima salvaguardarne le sementi, come insegnano i Seed Savers Exchange, volontari che custodiscono i semi dalle multinazionali che con i loro brevetti Ogm hanno distrutto una grande varietà di chicchi antichi. Salvaguardare i semi significa difendere non solo l’ambiente, ma soprattutto la nostra tradizione contadina che per millenni si è impegnata a selezionare le sementi migliori. In India, la scienziata Vandana Shiva da anni si batte per la difesa della biodiversità e per la sicurezza alimentare. I semi, inoltre, contengono un’alta concentrazione di valori nutrizionali. I cereali forniscono vitamine del gruppo B, come il grano saraceno e sono una fonte di fibre e di minerali; le leguminose apportano proteine in quantità anche maggiori rispetto alla carne, e i semi oleosi, come mandorle , noci, semi di girasole e di sesamo sono molto ricchi di lipidi.

I germogli: fonte di vitamine
Dai semi di cereali, legumi e altre specie vegetali si possono ottenere i germogli, una fonte energetica tutta naturale. Come sostiene la Ssnv (Società scientifica di nutrizione vegetariana) sono ricchi di principi nutritivi come vitamine, minerali e proteine, e migliorano l’assunzione dello zinco. Germogliare è semplicissimo, non è possibile con tutti i semi ma solo con la soia verde, il miglio, i ceci, i fagioli, le lenticchie, il riso integrale, l’avena, il girasole e la quinoa. Basta lasciare i chicchi in umidità e bagnarli ogni tanto, due tre volte al giorno, fino a quando il germoglio non avrà raggiunto i 3-4 centimetri. Per arricchirli della clorofilla bisogna lasciarli al sole per circa 8 ore e poi conservarli in frigo. Oltre al loro valore nutrizionale, sono utili per aumentare le nostre difese immunitarie e dall’antichità erano usati per alleviare disturbi digestivi e crampi.

Fonte: Terranews

mercoledì 28 aprile 2010

Super Silvio e la fusione che viene dal freddo

Abbiamo la fusione fredda e non lo sapevamo. Ce l'ha fatto sapere l'altro ieri, il sommo Silvio, sempre sia lodato. Dalla Russia giunge infatti la notizia tanto attesa, finalmente energia a poco costo per tutti, grazie al nucleare made in Silvio.

Tutto questo nonostante IGNITOR, questo il nome del reattore cofinanziato da Italia e Russia, che verrà costruito a Kaliningrad, sia soltanto un esperimento ideato nel 1977 da Bruno Coppi, dell'MIT. È vero, il suo obiettivo è quello di produrre energia attraverso fusione atomica controllata mediante potenti campi magnetici, ma si tratta pur sempre di un esperimento, non di un reattore testato e pronto per la fase di produzione.

Basti pensare che un progetto molto simile: ITER, finanziato da Unione Europea, Russia, Cina, Giappone, Stati Uniti d'America, India e Corea del Sud, punta ad essere acceso per la prima volta nel 2018 ed a generare 500 MW per circa 1 (1!) secondo, per poi salire gradualmente verso il minuto. Ulteriori fasi dell'esperimento sono previste per il 2025. Si stima, che le prime centrali a fusione possano arrivare tra il 2030 ed il 2050. Ben lontani insomma dal 2018 in cui Silvio ci ha promesso le centrali.

Lungi da me criticare il finanziamento di un esperimento, anzi, ne sono ben felice ed Ignitor è sicuramente valido e merita questi sovvenzionamenti che attende da metà degli anni '90, ma è evidente quanto sia più propaganda che di immediata utilità. Le centrali che verranno costruite infatti a partire dal 2015 (secondo quanto stabilito dal governo), adotteranno ancora tecnologie derivanti dagli anni 60.

Non fatevi ingannare quindi quando le televisioni incenseranno le nostre modernissime centrali. Non fatevi ingannare quando Silvio dice che in Francia fanno a gara per avere le centrali sotto casa perché hanno raggiunto una sicurezza tale che portano solo benefici e lavoro. Basti ricordare il 2008, quando ad un mese di distanza ci furono due incidenti, uno proprio in Francia, nella zona di Avignone, e uno in Slovenia, nella centrale di Krsko, entrambi con fuoriuscita di liquido radioattivo, per fortuna senza gravi conseguenze. Non fatevi ingannare quando vi diranno che il referendum fu voluto da "ecologisti estremi" (cit.), perché l'avete votato voi (io no, avevo un anno...), e avrete pur avuto i vostri motivi, no?

martedì 27 aprile 2010

Acerra: nuovi guasti all’inceneritore


Il termovalorizzatore di Acerra funziona a scartamento ridotto: da circa 10 giorni una delle tre caldaie dell’impianto è ferma e i tecnici specializzati stanno provvedendo a riparare il danno. La notizia è trapelata solo questa mattina. L’inconveniente avrebbe provocato una sensibile diminuzione della capacità di incenerire il combustibile da rifiuto: da circa 2.200 tonnellate al giorno, con due sole caldaie operative su tre si scende a circa 1.400 tonnellate. In ogni caso, l’inconveniente non ha provocato ripercussioni sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nelle città, stano a quanto afferma l’assessore all’Ambiente della Provincia di Napoli Giuseppe Caliendo: «Non c’è stata alcuna ripercussione negativa sullo smaltimento - spiega Caliendo - e per quello che ci è stato comunicato a stretto giro l’intervento di manutenzione sarà terminato».

L’acqua è pubblica. Lo afferma la Costituzione. Al via i referendum

E’ partita ieri, in tutta Italia, la raccolta firme per i 3 referendum per l’acqua pubblica, promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, costituito da numerose realtà della società civile, associazioni ambientaliste, comitati territoriali. Obbiettivo comune: fermare la privatizzazione dell’acqua.

Il Decreto Ronchi del novembre 2009 infatti prevede che la gestione dei servizi pubblici locali sia conferita "in via ordinaria" attraverso gare pubbliche e la gestione in house consentita soltanto in deroga e «per situazioni eccezionali». Questa formulazione, secondo le opposizioni, apre la strada alle privatizzazioni, non rendendo più i Comuni i soggetti pubblici territoriali responsabili dei beni comuni, ma proprietari in una logica di interessi privati.

Tre i quesiti. Il primo propone l’abrogazione dell’articolo 23 bis della Legge n. 133/2008 così come modificato dal recente Decreto che impone ai comuni la messa a gara della gestione delle risorse idriche; il secondo l’abrogazione dell’articolo 150 del Decreto Legislativo n. 152/2006 per impedire il ricorso alla gare e all’affidamento delle gestione del servizio idrico a società di capitali favorendo la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Il terzo propone l’abrogazione dell’articolo 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 limitatamente alla quota del 7% di remunerazione del capitale investito, eliminando la possibilità di fare di fare profitti sull’acqua. Che non è una merce, ma un diritto di tutti.

“Riguardo al diritto all’acqua, si deve sottolineare anche che si tratta di un diritto che ha un proprio fondamento nella dignità umana. Da questa prospettiva bisogna esaminare attentamente gli atteggiamenti di coloro che considerano e trattano l’acqua unicamente come bene economico.” Non sono affermazioni di un esponente politico dell’opposizione o di uno dei promotori dei quesiti referendari. Il monito è di Papa Benedetto XVI…

E’ vero che la gestione pubblica dell’acqua ha mostrato negli anni numerosi limiti, strutturali, legati al difficile rapporto tra territorio e burocrazia. E’ vero circa la scarsità di investimenti e la penuria di manutenzione della rete idrica. Di qualche giorno fa la notizia della presenza, nelle tubazioni dell’acqua potabile, di sostanze tossiche tollerate dagli adulti ma pericolose per neonati e ragazzi nell’età dello sviluppo.

Consegnandola ai privati non vi è certezza che la situazione migliori, ma si corre il rischio di vedere aumentate le tariffe e diminuiti gli investimenti, una scelta pagata a caro prezzo dalle classi deboli.

L’acqua, come il paesaggio, l’ambiente, la salute, sono beni comuni, direttamente tutelati dalla Costituzione (artt. 9 e 32), e l’interesse alla conservazione e alla fruizione di tali beni non può essere di pochi per pochi.

Tutte le informazioni sul referendum e la campagna contro la privatizzazione (alla quale ha aderito anche Articolo21) sul sito www.acquabenecomune.org

Fonte: Articolo21

lunedì 26 aprile 2010

Coppie di fatto. I diritti negati: storia di Paola. 10 anni di convivenza, ora più nulla

Questa è la storia di un amore. Quello tra Paola e Grazia. La storia di una relazione iniziata negli anni ’80, culminata in una convivenza durata dieci anni e interrottasi lo scorso marzo con la morte di Grazia. E’ quindi anche la storia di una brutta malattia e di un dolore improvviso e recente. Ma è soprattutto una storia dove regna la discriminazione e il pregiudizio. Quello, duro a morire: l’omosessualità è peccato. E quindi una storia che va raccontata. Di un amore normale e eccezionale come qualsiasi altro. E di un’ingiustizia, certo, perché è inaccettabile che in un Paese civile la legge non tuteli le coppie di fatto, a prescindere dal loro orientamento sessuale.

Paola ha 49 anni e negli ultimi dieci ha vissuto nella casa romana di proprietà dei genitori della compagna Grazia. La loro è una relazione fatta di quotidianità, ma anche di viaggi all’estero e rafforzata dalla passione comune per l’arte. “Abbiamo curato delle mostre insieme, io dipingo, Grazia ha pubblicato anche un libro di poesie - racconta Paola – la sua famiglia non l’ha mai conosciuta davvero. Cattolici integralisti - li definisce Paola- . Se all’inizio i rapporti con le sorelle erano buoni, con i genitori invece non mi sono mai sentita a mio agio”, ci spiega.

Alla fine dello scorso anno i primi segnali che qualcosa non va e a gennaio una diagnosi che non lascia speranze con l’avanzare dell’incurabile malattia. “Grazia nell’ultimo mese soffriva molto – dice Paola, ancora scossa – il medico in ospedale ha chiesto alla madre se voleva farla dormire ma lei si è rifiutata”. “Nella sofferenza ha espiato i suoi peccati”, avrebbe poi spiegato la madre di Grazia con uno sconvolgente cinismo. Erano le 7.30 del mattino, del giorno subito dopo il funerale quando l’anziana donna ha informato Paola che avrebbe dovuto lasciare la casa di Roma. Mettere dieci anni in tre valigie, riempirle in fretta nel giro di pochissime ore, senza sapere dove andare, in uno dei momenti più drammatici e dolorosi della propria vita. “Devo ancora rientrare in casa per recuperare tutte le mie cose – dice Paola – hanno preso il nostro cane e ho dovuto consegnare anche le chiavi della macchina che era intestata a Grazia”.

Perché a Paola non spetta nulla. Come non sono spettate le decisioni inerenti alla salute della compagna. “Certo il personale in ospedale si è comportato molto bene, conosceva la situazione e mi ha permesso di stare sempre lì vicino a Grazia”, dice Paola. Ma è stata le sensibilità di quelle persone ad aiutare Paola, non la legge. Se qualcuno si fosse opposto, lei non avrebbe potuto far nulla, anzi non avrebbe neppure potuto ribellarsi, perché non aveva alcun diritto di assistere la compagna. E in fondo, le scelte reali sugli interventi da compiersi sono state prese dalla madre. Tutto questo perché l’ordinamento italiano non tutela le coppie di fatto. I conviventi non sono garantiti in caso di separazione, né in caso di ricovero né in caso di morte. Praticamente all’improvviso diventi un emerito sconosciuto, senza una briciola di dignità.

Un vuoto normativo enorme, quello che vive l’Italia, dove si continua a rimandare questa delicatissima discussione ad un disegno di legge che, come la stessa Unione europea ha chiesto in più occasioni, garantisca alle coppie non sposate, eterosessuali e non, parità di diritti rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali. Ma si sa nel nostro Paese per le coppie omosessuali la situazione è complicata. A loro è negata la possibilità di sposarsi e di acquisire quel complesso di diritti e doveri che, per la verità, in un Paese civile, dovrebbe prescindere dal matrimonio. Su questa tematica, che affligge migliaia di persone, si è di recentemente pronunciata la Corte costituzionale. E non è vero che ha negato i diritti delle coppie omosessuali, come si è da qualche parte sintetizzato. Ha detto una cosa sacrosanta. Ovvero che “spetta al Parlamento individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni omosessuali”. E occorre farlo in virtù dell’art. 2 della Costituzione che dice che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Bene, la Corte ha riconosciuto tra le formazioni sociali “anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri”. La Costituzione, insomma, tutela le coppie di fatto e lo fa indipendentemente dal sesso. E’ la legge che ancora non ha regolato diritti e doveri spettanti alle unioni civili. E così, si ha l’impressione che, in questa come in altre circostanze, l’ordinamento italiano rimanga indietro rispetto al resto d’Europa e alla sensibilità comune. Che la legge non stia al passo con la società e i suoi mutamenti., che il Parlamento non si occupi dei problemi reali e che non se ne occupi anche per un difetto di laicità è un dato di fatto.

Paola ora sta male. La perdita di Grazia è recente e il dolore è ancora troppo forte. Può contare solo sull’appoggio della sorella e sull’ospitalità di un’amica. E sta valutando con un legale quali azioni intraprendere per far valere quei diritti, che in uno stato di diritto dovrebbero essere garantiti.

Fonte: Dazebao

Vent’anni di incidenti


Il 26 aprile del 1986, alle ore 1.23, nel corso di un test “di sicurezza” (sic!), nella centrale ucraina di Chernobyl, un brusco e incontrollato aumento della temperatura del nocciolo del reattore innescò una fortissima esplosione. Il coperchio dell’impianto saltò. Una nube radioattiva contaminò un’area vastissima, raggiungendo anche l’Europa. Fonti ufficiali parlano di 65 morti accertati e 4mila presunti. In realtà, studi scientifici, osteggiati dalle multinazionali del nucleare, hanno rivelato che le conseguenze furono immensamente più gravi. E contro questa cortina del silenzio, proprio nel giorno in cui si ricorda in tutto il mondo questa tragedia, Terra ha scelto di ricostruire e pubblicare l’elenco degli incidenti nucleari, meno o affatto noti, avvenuti nel mondo negli ultimi vent’anni. Per ricordare e, soprattutto, per sapere.

2000, 5 gennaio, Francia. Centrale di Blayais, una tempesta costringe a fermare 2 reattori per allagamento.

2000, 27 gennaio. Giappone. Un incidente a una installazione per il riprocessamento dell’uranio in Giappone provoca livelli di radia zione 15 volte superiori alla norma in un raggio di circa 1,2 miglia. Funzionari locali segnalano che almeno 21 persone sono state esposte alle radiazioni.

2000, 15 febbraio, Usa. Reattore Indian Point 2, fuga vapore radioattivo.

2001 Germania. Esplosione di una parte dell’impianto di Brunsbuettel.

2003, aprile. Paks (Ungheria). L’unità numero 2 del sito nucleare di Paks (l’unico in Ungheria) subisce il surriscaldamento e la distruzione di trenta barre di combustibile altamente radioattive. Solo un complesso intervento di raffreddamento scongiura il pericolo di un’esplosione nucleare, limitata ma incontrollata con gravi conseguenze. 2004, 9 agosto, Giappone. Nel reattore numero 3 nell’impianto di Mihama, 350 chilometri a ovest di Tokyo, una fuoriuscita di vapore ad alta pressione, è costata la vita a quattro operai. Altri sette operai sono in condizioni molto gravi. Si è trattato del più tragico incidente nella storia dello sfruttamento dell’energia nucleare a fini civili in Giappone. L’azienda Kansai Electric Power, che gestisce la centrale, si è affrettata a comunicare che non c’è stata contaminazione radioattiva.

2004, 9 agosto, Giappone. A quanto ha riferito l’agenzia Kyodo, le fiamme sono divampate nel settore dove vengono smaltite le scorie, adiacente al reattore numero 2, in un impianto situato nella prefettura di Shimane. Anche in questo caso non c’è stata alcuna fuga radioattiva. 2004, 9 agosto, Giappone. Incidente nella centrale nucleare della Tokyo Electric Power Company (Tepco), la più grande impresa produttrice di energia in Giappone. La società ha comunicato che il generatore dell’impianto di FukushimaDaini è stato fermato per una perdita d’acqua.

2005, aprile, Gran Bretagna. Sellafield. Viene denunciata la fuoriuscita di oltre 83mila litri di liquido radioattivo in 10 mesi a causa di una crepatura nelle condotte e di una serie di errori tecnici. 2006, maggio, laboratori Enea della Casaccia, Italia. Fuoriuscita di plutonio, ammessa solo 4 mesi dopo, che ha contaminato sei persone addette allo smantellamento degli impianti.

2006, maggio, Mihama, (Giappone). Ennesimo incidente con fuga di 400 litri di acqua radioattiva nella ex centrale nucleare di Mihama.

2006, 26 luglio, Oskarshamn, Svezia. Corto circuito nell’impianto elettrico della centrale a 250 chilometri a sud di Stoccolma per cui due dei quattro generatori di riserva non sono stati in grado di accendersi. Vengono testate tutte le centrali nucleari del Paese e quella di Forsmark viene spenta.

2006, 7 ottobre, Kozlodui, Bulgaria. Viene intercettato un livello di radioattività venti volte superiore ai limiti consentiti e le verifiche portano a scoprire una falla in una tubazione ad alta pressione. La centrale, che sorge nei pressi del Danubio, scampa a una gravissima avaria. Secondo la stampa locale la direzione cerca di nascondere l’accaduto e di minimizzarlo nel rapporto all’Agenzia nazionale dell’Energia Atomica.

2007, 28 giugno, Kruemmel, Germania. Scoppia un incendio nella centrale nucleare di Krummel, nel nord della Germania vicino ad Amburgo. Le fiamme raggiungono la struttura che ospita il reattore e si rende necessario fermare l’attività dell’impianto. In pochi mesi si verificano avarie anche nelle centrali di Forsmark, Ringhals e Brunsbuttel. Secondo il rapporto 2006 del ministero federale dell’Ambiente, l’impianto di Kruemmel è il più soggetto a piccoli incidenti tra le 17 centrali.

2007, 16 luglio, Kashiwazaki, Giappone. La centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo che fornisce elettricità a 20 milioni di abitanti, viene chiusa in seguito ai danneggiamenti provocati dal terremoto. L’Agenzia di controllo delle attività nucleari giapponesi ammette una serie di fughe radioattive dall’impianto, ma precisa che si tratta di iodio fuoriuscito dal una valvola di scarico. Il direttore generale dell’AIEA, Mohammed El Baradei, dice che il sisma “è stato più forte di quello per cui la centrale era stata progettata”. Il terremoto provoca un grosso incendio, la fuoriuscita di 1.200 litri di acqua radioattiva che si riversano nel Mar del Giappone e una cinquantina di altri incidenti. Si teme che la faglia sismica attiva passi proprio sotto la centrale.

2008, giugno 4, Krsko, (Slovenia). Alle ore 17.38 ora italiana il sistema d’allerta del’European Community Urgent Radiological Information Exchange ha ricevuto un’informativa dalla Slovenia su un incidente alla centrale nucleare di Krsko, 130 km in linea d’aria da Trieste. Sono state attivate le procedure di spegnimento del reattore.

2008, luglio 23, Francia. Cento operai della centrale nucleare del Tricastin sono stati contaminati ”leggermente” da elementi fuorusciti da una tubatura nel reattore numero 4, fermo per manutenzione.

2008, luglio 29, Grenoble, Francia. Nuovo allarme alla centrale nucleare di Tricastin. Un centinaio di impiegati sono stati sgomberati dall’impianto a causa dell’allarme lanciato dopo una nuova fuoriuscita di polvere radioattiva dal reattore No4.

2008, Agosto 24, Vandellos (Spagna). L’impianto nucleare Vandellos II in Catalogna, è stato fermato per un incendio, che è stato domato. L’autorizzazione dell’impianto scade nel 2010.

2008, settembre 24, Cherbourg (Francia). Un incidente nucleare di livello 1 su una scala da 0 a 7, è avvenuto all’interno di un impianto a La Hague, in Normandia. L’incidente, con un versamento di materiale, si è prodotto in un impianto per il riprocessamento del combustibile atomico.


Fonte: www.fisicamente.net

domenica 25 aprile 2010

La festa della Liberazione


Oggi si festeggia la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Il 25 Aprile è l’anniversario della rivolta armata partigiana e popolare contro le truppe, ormai di occupazione, naziste e i loro fiancheggiatori fascisti della repubblica sociale italiana. Grazie al sangue versato dai partigiani fu possibile dare agli italiani la libertà che era stata negata durante il ventennio di dittatura fascista.

sabato 24 aprile 2010

L'ignoranza di Cirielli: "Liberi solo grazie agli americani"

Il presidente della Provincia di Salerno Edmondo Cirielli (PDL) "cancella" dai manifesti celebrativi la Resistenza e la lotta di liberazione dall'occupazione nazifascista. In città sono attaccati i manifesti della Provincia ma su di essi non c'è nessun riferimento alla Resistenza partigiana e alla lotta al nazifascismo, bensì un elogio all'esercito americano "per l'intervento nella nostra terra che ha sancito un'alleanza che ha garantito un luogo periodo di pace e di progresso economico e sociale senza precedenti e che ha salvato l'Italia, come l'Europa, dalla dittatura comunista". Parole che lo stesso Cirielli ha ribadito con fermezza e convinzione.

Ma come fa a dire questo Cirielli? Non si può rinnegare la storia! Le sue parole sono anche un offesa ai partigiani, non trovate? Studia la storia ignorante!

venerdì 23 aprile 2010

Referendum per l'acqua pubblica, parte la raccolta firme

Il 24-25 aprile, nelle piazze italiane, parte la raccolta di firme per i 3 referendum per l'acqua pubblica con centinaia di banchetti, eventi e manifestazioni su tutto il territorio nazionale. 50.000 firme nei primi due giorni di raccolta, questo l’obiettivo che si è posto il comitato promotore. L’obiettivo è di arrivare a 700mila entro il 4 luglio.

La data di inizio della raccolta firme, nel fine settimana della Festa della Liberazione, non è casuale. Il nostro è un referendum contro la privatizzazione non di un bene o di un servizio ma anche di un diritto. 65 anni fa la Resistenza di migliaia di donne e uomini liberavano il Paese dalla dittatura e dal fascismo, costruendo tutte e tutti assieme lo spazio comune della democrazia. Dal patrimonio di quell’esperienza nascono le energie e gli ideali di altre migliaia di donne e uomini che oggi si battono per l’acqua e i diritti fondamentali.

È una battaglia che coinvolge tutti. Da settimane al comitato promotore arrivano adesioni, messaggi di sostegno, comunicazioni di persone e associazioni che si attivano incontrandosi in riunioni sempre più partecipate, condividendo non solo il percorso referendario ma anche una battaglia più ampia che prosegue da anni.

Sul sito www.acquabenecomue.org, su Facebook e su Twitter, nelle mailing-list sul tema dell’acqua, aumenta ogni giorno la partecipazione. Decine di radio in tutta Italia stanno trasmettendo i nostri spot.

Isole Tremiti: al via le trivellazioni

L’ufficio Valutazione Impatto Ambientale del ministero dell’Ambiente ha espresso parere positivo alla richiesta della società petrolifera Petroceltic Elsa di sondare il mare tra il Gargano e le Isole Tremiti alla ricerca di petrolio, a 12 chilometri dall’arcipelago e a 11 dalla costa. Le compagnie petrolifere pagheranno allo Stato circa il 30% tra royalties e tasse, mentre alla regione resterà solo l’1%.

“Le isole Tremiti sono una ricchezza per l’Italia e comprendono una delle tre aree marine protette pugliesi. E’ una vergogna pensare di deturpare l’area trasformandola in un distretto petrolifero con tanto di piattaforme, danneggiando il turismo, la salute dei cittadini e la pesca. Come si è battuta contro le piattaforme petrolifere nel Mar Grande a Taranto e al largo di Monopoli, Legambiente si opporrà a questo tentativo di scempio”.

Per questo, Legambiente ha chiesto ai senatori Francesco Ferrante e Roberto Della Seta di presentare un’interrogazione urgente al ministro Prestigiacomo per chiarire i motivi dell’autorizzazione a procedere.

“Non è sul fronte degli idrocarburi, una fonte il cui utilizzo va in direzione opposta rispetto agli impegni presi contro il mutamento climatico” - conclude Venneri - “che occorre investire per potenziare il nostro settore energetico. Con 95 MW di idroelettrico, 95,19 di solare fotovoltaico, 1128,75 di eolico e 139 di biomasse, la Puglia è capitale delle rinnovabili ed è questa la direzione giusta per lo sviluppo futuro”.

Fonte: Terranauta

Fini: “In Parlamento vi faremo vedere le scintille”


In parlamento vi faremo vedere le scintille! e’ la dichiarazione di guerra che il Presidente della Camera ha soffiato in faccia ad un vitreo ministro Bondi. La tattica e’ ormai chiara: Fini non molla la poltrona della Camera, non lascia il partito e si attesta con i suoi fedelissimi sulla trincea parlamentare pronto a sabotare ( qualora ne avesse realmente i numeri) le azioni legislative del governo Berlusconi.

FINI E I METODI BERLUSCONIANI - Il padrone sono me! ha affermato ieri un Silvio Berlusconi verde di bile e ha indicato la porta ad un Gianfranco Fini che in molti, da anni, non ricordavano rosso in viso per la rabbia. Ma l’ ex duce di AN, che in quindici anni di gestione post -Fiuggi ha inanellato una serie di magre figure politico-elettorali ( l’ esperienza dell’ Elefantino con Mario Segni nè è la prova piu’ sfolgorante) e che all’ interno del suo partito non ha mai gradito alcuna voce di dissenso soffocandola con gli stessi “metodi berlusconiani “che ora, per ironia della sorte, gli si ritorcono contro, non intende spianare il campo alla epurazione che il Premier ha gia’ fatto intuire di voler mettere in atto.

L’ISOLAMENTO - Fini, per cacciarlo, lo dovranno portar via di peso e dovranno stare attentissimi a non romperlo per non dargli la possibilita’ di vestire i panni della vittima ( che e’ un bene sempre molto spendibile in questa Italia divisa equamente tra adoratori dell’ imperatore e suoi denigratori ). Gli 11 voti pro Fini raccolti in calce al documento rilasciato ieri dalla Direzione Nazionale del PDL sono un vero e proprio epitaffio sulla lapide del peso finiano all’interno del partito. Con uno scarso 7% di consenso , la prima mossa dello staff berlusconiano sara’ proprio quella di rivedere al ribasso il famoso accordo 30-70 che suddivideva le quote di rappresentanza e di potere tra An e FI. Per isolare Fini e costringerlo alla ritirata, si passera’ alla rimozione a tappeto degli uomini da lui indicati da tutti gli incarichi di potere e di sottopotere (Commissioni, consigli di amministrazione, aziende partecipate ), si vuole in buona sostanza disarticolare il sistema di rapporti e clientele che possono ancora tornare utili al Presidente della Camera. Un Fini che non distribuisce incarichi e prebende sara’ ancor piu’ solo ed isolato di quanto non sia gia’ apparso nella Direzione nazionale del PDL.

IL SILENZIO DI CASINI - Gia’ ieri l’ on Granata si e’ lasciato scappare una frase in merito alla fondazione del nuovo “Partito della Nazione”, indicando una via di controffensiva allo strapotere di Arcore. Questo nuovo partito , di ispirazione centrista, dovrebbe fondarsi sull’ alleanza con Casini e l’UDC per cercare di affondare Berlusconi e il PDL ma non e’ sfuggito il fatto che in questo scontro al calor bianco, ripreso e commentato da mezzo mondo, l’ unico a stare zitto e muto e’ stato proprio Casini. Perche’ Pierferdi non e’ corso a consolare l’ amico Fini , perche’ non ha speso una sillaba in sostegno del Presidente della Camera, che pure non e’ mai mancato ai convegni organizzati dell’UDC per la promozione del Partito della Nazione? La chiave del mistero potrebbe trovarsi proprio in quel famoso 30-70 e cioe’, la “dipartita” di Fini -politicamente parlando- lascia un goloso vuoto all’ interno del PDL che, in caso di riavvicinamento tra UDC e PDL, potrebbe essere una dote di potere e di prebende a cui gli ex democristiani non sono affatto insensibili e…. “Parigi val bene una Messa! ” Le quotidiane sparate di Casini contro Berlusconi e contro il governo, che hanno infiammato la schizofrenica campagna elettorale dell’UDC , subito dopo il voto regionale si sono zittite e nel metodo spartitorio delle poltrone regionali (vedasi Lazio) all’UDC e’ stato riconosciuto un trattamento di assoluto favore. Se piu’ indizi fanno una prova, siamo sulla buona strada per arrivare a pensare che al signor Fini sia stato confezionato un panettone avvelenato che lo ha portato ad esporsi e a “bruciarsi” fidando nel supporto di amici e alleati che , dietro le quinte, erano gia’ d’ accordo con il satrapo. Fantapolitica ?……Forse.

Berlusconi: "Gli uomini di Fini? Me li compro tutti"


Commento di Berlusconi (tratto da "Il Secolo XIX"): “È quasi finita, manca un niente e finalmente è fuori, non ne potevo più. Basta con quei suoi modi arroganti, con quel suo tono sprezzante. Lo avete visto? Sembrava uno venuto dalla Luna, l’ho provocato e poi umiliato. Ma ora glieli sfilo uno per uno, me li compro tutti“.

giovedì 22 aprile 2010

Australia e Sudafrica all'assalto dell'uranio della Tanzania

Nuove prospettive economiche per la Tanzania. Il governo è al lavoro per elaborare un quadro giuridico col qual regolamentare lo sfruttamento dell’uranio presente nel centro e nel sud del territorio nazionale, diversificando così la produzione del settore minerario, che finora ha interessato soltanto l’attività estrattiva dell’oro di cui il Paese è terzo produttore africano.

Nel 2009 era stata costituita una commissione governativa ad hoc deputata proprio alla stesura di una normativa giuridica dedicata. In questi giorni, il Ministero dell'energia e delle risorse minerali ha assicurato in una nota che entro l’anno dovrebbe essere adottata una legge sull'estrazione di uranio e che gli investitori internazionali avrebbero testimoniato al ministro tanzaniano dell'energia e delle risorse un grande interesse per lo sviluppo di progetti in questo settore, che potrebbero cominciare entro la metà del 2011.

La prima miniera d'uranio ad essere aperta dovrebbe trovarsi in un'area vicino al fiume Mkuju, nella regione di Tuvuma, altre dovrebbero entrare presto in attività nei distretti di Manyoni e di Bahi, nel centro del Paese.

Tutto bene?

Ci piacerebbe, ma non bisogna tralasciare alcuni fattori importanti che influenzano da un lato la struttura governativa e gli assetti economici e dall’altra la semplice morfologia del territorio. Stiamo, infatti, parlando di un Paese estremamente povero e geograficamente esteso, dotato di amministrazioni locali molto deboli e facilmente corruttibili.

Manna dal cielo per le grandi compagnie minerarie che meno ostacoli incontreranno nell’approdare in un territorio vergine tanto meglio sarà per loro. Quelle australiane e sudafricane stanno già preparandosi a questo nuovo assalto al cielo, con in mano le concessioni per la ricerca ed aspettano soltanto che la legge venga approvata.

Le due compagnie in questione sarebbero Mantra Resources Limited e la Uranex NL. La prima è una compagnia mineraria sudafricana che ha condotto studi di pre-fattibilità per conto della società Nyota Prospect, che detiene le quote del Mkuju River Project, confermando la fattibilità tecnica ed economica del progetto e la possibilità di forti margini di guadagno. A fronte di questi studi la compagnia ha già avuto il permesso ad aprire una miniera di uranio dopo che tutte le condizioni ambientali poste dal National Environment Management Council della Tanzania, sono state soddisfatte. Tuttavia manca lo studio di fattibilità definitivo che non è stato ancora presentato. Stessa cosa per l’australiana Uranex NL che il 27 ottobre 2009 aveva annunciato l'inizio della fase finale dello studio di pre-fattibilità per il Manyoni Uranium Project nella Tanzania centrale, ed alla quale il governo tanzaniano seguendo lo stesso copione appena descritto ha accordato il via libera ambientale.

Per un Paese povero e ridotto all’osso, ogni risorsa spendibile e vendibile non è altro che puro guadagno. Infatti, il Governo tanzaniano parla di almeno 26 milioni di tonnellate di ossido di uranio in due siti delle regioni del centro e del sud del Paese e non disdegna di pensare in grande. Pur essendo uno dei Paesi più arretrati tecnologicamente, spera di sfruttare il proprio uranio per aprire una centrale nucleare per la produzione di energia elettrica utile al mercato nazionale ed ai Paesi vicini, pensando in questo modo di sopperire alle enormi carenze di energie dovute alle centrali idroelettriche messe duramente alla prova dalla siccità e dai cambiamenti climatici.

Difficile credere che questa circostanza non andrà ad ascriversi nel novero delle tante occasioni in cui un paese africano ha concesso lo sfruttamento del proprio territorio a terzi, sperando di trarne qualche vantaggio, salvo poi ritrovarsi a bocca asciutta e soprattutto a pancia vuota.

Fonte: Terranauta

mercoledì 21 aprile 2010

Auguri Rita Levi Montalcini


Tanti auguri a Rita Levi Montalcini che compie 101 anni. Scienziata di fama mondiale, la Montalcini è stata insignita del premio Nobel per la medicina nel 1986 e nominata senatrice a vita nel 2001 dal presidente Carlo Azeglio Ciampi. È socia nazionale dell'Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche.

martedì 20 aprile 2010

Legambiente. Presidio a Montecitorio: “Fermate caccia selvaggia”


E’ cominciato questa mattina a Roma, in piazza Montecitorio, il presidio organizzato dalle associazioni ambientaliste e animaliste davanti alla Camera dei deputati, per chiedere ai parlamentari e al premier Silvio Berlusconi un impegno di voto in difesa della natura e degli animali selvatici e per scongiurare i rischi della “deregulation venatoria” insita nell’approvazione, allo stato attuale, dell’articolo 43 della legge Comunitaria.

Articolo che - in virtù del comma 2 lettera b - estenderebbe la stagione di caccia a periodi delicatissimi per gli uccelli migratori.

Per tutta la giornata di oggi e per quella di domani, martedì 20 aprile, quando è previsto il voto in Aula della legge, i volontari delle associazioni Altura, Amici della Terra, Associazione Vittime della Caccia, Animalisti italiani, Cts, Enpa, Fare Verde, Greenpeace, memento Naturae, No alla caccia, Lac, Lav, Legambiente, Lida, Lipu, Mountain Wilderness, Oipa, Vas, WWF Italia saranno dunque in piazza per chiedere ai deputati un’assunzione di responsabilità e “una firma per la natura”.

“Il parlamento - commenta il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - si appresta a votare una norma che, inserendo nell’articolo 43 della legge comunitaria un ‘boccone avvelenato’, consentirebbe di estendere il periodo venatorio anche ai mesi di febbraio e di marzo, particolarmente vitali per le specie migratrici. Si darebbe, così, un durissimo colpo a molte di queste specie, con evidenti ricadute negative anche per la natura negli altri paesi europei, proprio nell’anno dedicato dall’Onu alla biodiversità. La fauna selvatica è patrimonio europeo e non possiamo permettere che venga danneggiato per il divertimento di pochi. Si renderebbe, inoltre, più difficile fermare il bracconaggio all’inizio della primavera, fenomeno che già produce tanti danni ai migratori e alle specie in fase di nidificazione. Per non parlare dei rischi per gli amanti delle escursioni”.

“Ecco perché chiediamo ai cittadini – conclude Cogliati Dezza – di unirsi al nostro presidio in piazza Montecitorio per dire insieme un fortissimo no alla caccia selvaggia. E ci auguriamo che le sensibilità, che sappiamo essere presenti nel governo e nella maggioranza, possano far prevalere l’interesse generale del Paese”.

Fonte: Dazebao

lunedì 19 aprile 2010

La laurea breve? Un “pezzetto di carta”. Prepara poco, serve a nulla

Non vale quasi nulla sul mercato del lavoro, provare ad esibirla in Europa e vedrete l’effetto che fa. Più che professionisti brevi ha prodotto uno sciame indistinto di corsi di laurea, di mini cattedre e insegnamenti, di universitaria burocrazia. E’ la “laurea breve”, insomma i tre anni al posto e invece della laurea piena. Alla resa dei conti, anzi alla Corte dei Conti, il “pezzo di carta” così ottenuto risulta un “pezzetto” di carta utile soprattutto per essere incorniciato nel quadretto a casa. Non è esattamente un fulmine a ciel sereno ma è comunque una bocciatura senza appello. Per la Corte dei Conti, infatti, la riforma universitaria che ha introdotto la laurea triennale è un fiasco sotto tanti aspetti. Punto numero uno: non sono aumentati i laureati. Quindi il modello triennale fallisce proprio nel suo aspetto fondamentale, quello di aumentare il numero di “dottori” in un Paese molto al di sotto della media Ue. Questo per quel che riguarda la “quantità”, la qualità invece…

Punto numero due: non è migliorata l’offerta formativa. Detto in parole povere, gli studenti non escono dalle università della riforma più preparati di prima, anzi. La colpa, secondo i magistrati, è di un sistema (il famigerato 3+2) che ha favorito “un’eccessiva frammentazione ed una moltiplicazione spesso non motivata dei corsi di studio”. Tanti, troppi corsi di laurea con pochi studenti e, soprattutto, con pochissimi sbocchi professionali.

La Corte dei Conti, per ovviare alla situazione, suggerisce la strada della razionalizzazione e della distribuzione delle risorse agli atenei più meritevoli.

domenica 18 aprile 2010

Una valle oltre i limiti


La scoperta di una delle più grandi discariche illegali d’Europa, piena di sostanze tossiche e pericolose risale al 12 marzo del 2007. Quando in seguito a diverse segnalazioni, il Corpo forestale dello Stato la mette sotto sequestro. Una stretta valle piena di veleni, adiacente al polo chimico di Bussi, in provincia di Pescara, sotto i cavalcavia dell’autostrada dei Parchi (A24) che collega Roma con la città costiera abruzzese. Secondo la magistratura, che parla di «un disastro ambientale di immani proporzioni», la responsabilità sarebbe della Montedison, il grande gruppo italiano della chimica. Proprietaria fino al 1999 degli stabilimenti situati a ridosso della discarica di Bussi, in Val Pescara, oggi venduti alla Solvay.

Tanto che questa settimana si è aperto il processo, il più importante su reati ambientali e responsabilità d’impresa, dopo quello di Porto Marghera. Gli imputati sono 27 tra cui 19 tra responsabili, amministratori delegati e direttori della Montedison. Per loro i reati contestati sono avvelenamento delle acque e disastro ambientale. Sotto processo anche vari funzionari pubblici che avrebbero omesso alla popolazione il grave inquinamento, provocato dai veleni, delle falde acquifere della zona. Fino al 2008 convogliate nella rete idrica di tutti i comuni della Val Pescara. Secondo una prima stima approssimativa quei terreni nascondono almeno 240mila tonnellate di materiali altamente inquinanti e nocivi, principalmente scarti di lavorazione degli stabilimenti chimici.

Il problema, spiega Italia Nostra, parte civile nel processo assieme a molte altre associazioni ambientaliste, è che «nell’area risultano essere presenti falde acquifere che scorrono pochi metri al di sotto del piano di appoggio della discarica abusiva». Che contiene tutte le più pericolose sostanze tossiche e in grandi quantità. Giusto per fare un esempio è stato trovato arsenico con valori superiori di 56 volte al limite consentito. Il Mercurio di 3.780 volte, il triclorometano con livelli fuori norma di tre milioni di volte. Ma c’è anche piombo, zinco, idrocarburi e solventi organici clorurati. La preoccupazione della popolazione è proprio l’inquinamento del suolo e del sottosuolo, iniziato negli anni Sessanta. Anche perché una volta scoperta la mega discarica, grande oltre quattro ettari, a venti metri dalla riva del fiume Pescara, la bonifica e la messa in sicurezza dei luoghi non è ancora stata fatta. La gente che vive nella valle ha paura. Per decenni potrebbe aver bevuto acqua contaminata, vivendo a contatto con una bomba ecologica. Per le associazioni ambientaliste «anche in assenza di un riconoscimento formale di responsabilità, Montedison dovrebbe comunque essere investita del procedimento di bonifica».

Sulla base del decreto legislativo 152 del 2006 che recependo i principi comunitari in materia di tutela ambientale stabilisce che «chi inquina paga». La stessa legge prevede inoltre che in caso di inerzia del responsabile «è obbligo della pubblica amministrazione attivarsi e intervenire direttamente, senza passaggi intermedi e senza dover compiere attività o verifiche ulteriori». La valle insomma plaude all’inizio del processo, per l’avvelenamento la prescrizione scatterà nel 2015 mentre per gli altri reati minori dal 2010, ma prima di tutto bisogna salvaguardare la salute delle persone.

Fonte: Terranews

sabato 17 aprile 2010

Scacco all’ecomafia


Uno scenario da day after. Intere bufale, carcasse di furgoni, scarti industriali, scorie di altoforni, solventi che galleggiano in riva al mare del litorale tirrenico, tra lo foce del fiume Volturno e Lago Patria. Con un video shock della Guardia di Finanza di Caserta si è aperta ieri mattina presso la Procura Generale di Napoli la conferenza stampa dell’operazione “Acque chiare” della Procura di Santa Maria Capua Vetere e della Procura di Nola che ha portato all’arresto di 22 allevatori bufalini, il sequestro di 25 fattorie aziende e la sospensione con una interdittiva di quattro dirigenti degli impianti di depurazione di Villa Literno, Marcianise, Orta di Atella e Marigliano di proprietà della Regione Campania , di cui i primi tre affidati alla Hydrogest Campania S.p.a ed il quarto gestito dal consorzio d’imprese Dondi/I.B.C/impec. I capi d’accusa sono un vero e proprio rosario di nefandezze ambientali.

Le accuse sono gravissime: disastro ambientale, avvelenamento delle acque, truffa aggravata, danneggiamento di acque ed edifici pubblici, gestione illecita dei rifiuti, immissione di rifiuti in acque superficiali ed abbandono sul suolo, interruzione di pubblico servizio, distruzione e deturpamento, scempio paesaggistico ambientale, omissione d’atti d’ufficio, falsità in atti commessa anche da pubblici ufficiali.

Le carte dell’inchiesta certificano senza attenuanti che in questi anni, in buona parte della Campania esisteva un ciclo integrato dei rifiuti e delle acque che, dalla produzione allo smaltimento passando per la bonifica, era completamente illegale. Un mare magnum di veleni, carcasse di animali e auto, solventi industriali scaricati nei Regi Lagni, bypassando i depuratori, e che da lì arrivano direttamente nelle acque di balneazione del litorale. Un’indagine durate oltre due anni, accompagnata da una campagna di monitoraggio del territorio.

Migliaia di fotografie grazie al supporto della Guardia di Finanza, riprese video degli sversamenti illegali, esami di laboratori delle acque, ispezioni nelle aziende. Una sceneggiatura dal film con un finale drammatico. Disperse in maniera illegale su suolo agricolo tonnellate di deiezioni di animali, solventi, scarti industriali che hanno inquinato in maniera quasi irreparabile la falda acquifera superficiale e profonda dell’area del nolano e del casertano. Acqua per di più utilizzata per l’irrigazione dei campi e abbeveraggio degli animali.

Censite circa 250 aziende zootecniche concentrate nel territorio dei “Mazzoni” che hanno utilizzato la rete pubblica dei canali che confluisce nei Regi Lagni, come un collettore dei veleni prodotti da centinaia di migliaia di capi bufalini. E i depuratori che dovevano garantire la purezza delle acque non funzionavano. «La rete dei depuratori - ha denunciato il procuratore Donato Ceglie, titolare dell’inchiesta insieme al procuratore capo Paolo Mancuso - invece di contribuire alla bonifica delle acque diventava funzionale ad un peggioramento sistematico delle stesse». Paradossalmente era meglio che non funzionassero.

Leggendo le carte dell’ordinanza di misura cautelare risulta che in molte occasioni le acque che uscivano dagli impianti pubblici di depurazione erano di qualità peggiore di quelle che entravano per essere trattate, con valori superiori centinaia di volte ai parametri di legge. E oltre al danno ambientale di proporzioni incalcolabili, si aggiunge anche la truffa ai danni dei cittadini dei comuni di Casal di Principe, Villa di Briano, Frignano e Marigliano che pagavano da anni la tassa per la depurazione delle acque ma il loro Comuni non erano collegati alla rete. Il procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, ha definito gli indagati «ladri di futuro».

Alla faccia della Campania Felix e dei 50 milioni di euro impegnati dalla Regione Campania per la bonifica dell’area dei Regi Lagni.

Fonte: Terranews

venerdì 16 aprile 2010

La vergogna della Lega e del PDL: il caso della bimba sepolta con rito islamico

A Paderno, in provincia di Udine, una bimba appena nata che dopo pochi giorni è morta, è stata sepolta con rito islamico in un'area del cimitero che mesi fa il comune aveva riservato ai tanti fedeli musulmani residenti in zona. I rappresentanti della Lega e del PDL organizzano un volantinaggio in occasione della sepoltura ritenendola "irrispettosa dei sentimenti più intimi della maggioranza della popolazione".

Questi signori non hanno neanche avuto la minima compassione per il dolore dei genitori che hanno perso la loro figlia appena nata. E' indegno in un Paese civile solo ad aver pensato ad una simile forma di protesta. Un pensiero è d'obbligo a questi poveri genitori e alla loro bimba. Davanti alla morte, a Dio, non siamo tutti uguali? In Italia purtroppo no...

Usa, Obama ferma la discriminazione dei gay negli ospedali

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha emesso un ordine esecutivo per proibire la discriminazione dei gay negli ospedali che ricevono sovvenzioni pubbliche. La misura obbligherà i nosocomi a riconoscere i diritti delle coppie omosessuali e permettendo al paziente di indicare il proprio partner come la persona che ha il diritto di visita e che dovrà prendere decisioni sulla sua salute. Le organizzazioni per i diritti dei gay, che da tempo lavoravano per ottenere questa misura, hanno esultato per l'ordine esecutivo di Obama che metterà fine alla pratica adottata dagli ospedali di impedire a chi non ha una relazione di parentela ufficiale con il malato di andarlo a trovare in caso di gravi patologie o di prendere decisioni in caso di pericolo di vita.

"Ogni giorno, in tutta l'America, a pazienti viene negata la cura dei loro cari - si legge nell'ordine presidenziale - ai gay e le lesbiche americane viene spesso vietato di stare accanto a compagni di una vita, vietato di prendere decisioni in caso che il paziente non sia in grado di farlo". Il presidente ha voluto legare la sua decisione ad una "vera storia americana" telefonando a Janice Langbehn, una donna della Florida che non ha potuto stare accanto, insieme ai loro figli, fino alla fine alla compagna Lisa Pond, con cui aveva vissuto 18 anni, morta nel febbraio 2007 per aneurisma cerebrale. "Sono anni che ripeto che tenere la mano a qualcuno che sta morendo non è un diritto dei gay ma un diritto umano, ed ora il presidente mi chiama e mi dice che 'è d'accordo con me, è una cosa soprendente" ha detto la donna dopo la conversazione con Obama.

giovedì 15 aprile 2010

La svolta del liceo Garibaldi di Palermo: profilattici nel distributore

Oltre a bibite e snack, tra qualche settimana gli studenti del liceo classico Garibaldi di Palermo potranno trovare a scuola anche i profilattici. Il progetto, che prevede l'installazione di un distributore di condom nell'istituto, è stato approvato lunedì sera, nel corso di una movimentata seduta del Consiglio d'istituto. Il liceo Garibaldi di Palermo è il secondo istituto in Italia, dopo il Keplero di Roma, ad inserire profilattici nei distributori.

Io sono favorevole a questa iniziativa. Credo che in questo modo si offre ai ragazzi una maggiore informazione in campo sessuale visto che il preservativo può ridurre il rischio di gravidanze indesiderate e il rischio di malattie sessualmente trasmissibili. Non la vedo come una cosa di cui scandalizzarsi. Questa iniziativa potrebbe essere anche un modo per cominciare a parlare di educazione alla sessualità.

E voi cosa ne pensate?