lunedì 30 gennaio 2017

Sparatoria in una moschea in Canada, sei morti

A Quebec City uomini armati hanno sparato contro i fedeli. Il primo ministro Trudeau ha parlato di attacco terroristico contro i musulmani. Sono due gli arrestati

La polizia sul luogo dell'attacco del 29 gennaio 2017. Credit: Mathieu Belanger

Un attacco armato presso una moschea di Quebec City ha provocato la morte di sei persone domenica 29 gennaio 2017 durante la preghiera della sera. Otto i feriti, secondo quanto riferito dalla polizia.

Alcuni uomini sono entrati nell'edificio e hanno sparato contro decine di fedeli. La polizia ha reso noto che due persone sono state arrestate. Al momento non c'è stata alcuna rivendicazione.

Un testimone ha riferito che nella moschea, al momento dell'attacco, si trovavano circa 40 fedeli e che gli attentatori erano tre.

Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha detto che si è trattato di un attacco terroristico contro la comunità musulmana “in un luogo di fede e rifugio”. Ieri il premier aveva reagito al bando per i cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana e per i rifugiati stabilito da Donald Trump, dicendo che il Canada avrebbe accolto i profughi.

Non è ancora chiaro il movente, ma il luogo era stato già al centro di un fatto di cronaca a giugno 2016, quando, durante il mese del Ramadan, una testa di maiale era stata lasciata di fronte alla moschea con la scritta “Buon appetito”. Qualche settimana dopo, una lettera contro i musulmani era stata diffusa nel vicinato.

Fonte: The Post Internazionale

Tutti gli ordini esecutivi firmati da Trump finora

Nei primi giorni della sua amministrazione il presidente statunitense ha già firmato 17 ordini esecutivi in ambiti come sanità, immigrazione, petrolio, aborto e commercio

Il presidente degli Stati Uniti firma l'ordine esecutivo che autorizza la costruzione dei controversi oleodotti

Il 20 gennaio 2017 Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca. Dalle prime ore dopo il giuramento il nuovo presidente degli Stati Uniti ha iniziato a firmare ordini esecutivi, alcuni dei quali particolarmente controversi, che hanno provocato accese proteste nel paese e nel resto del mondo.

Che cos'è un ordine esecutivo?

Un ordine esecutivo, nell'ordinamento statunitense, è un provvedimento firmato dal presidente degli Stati Uniti d'America che indirizza le politiche esecutive delle agenzie del Governo americano. Gli ordini esecutivi hanno forza di legge quando sono emessi da un'autorità legislativa che delega questo potere all'esecutivo. Per esempio il Congresso può demandare con una legga delega una parte dei propri poteri al governo.

Nei primi sette giorni pieni della sua amministrazione, il presidente Trump aveva già firmato 17 azioni esecutive con effetti ad ampio raggio all'interno e all'esterno dei confini degli Stati Uniti, in ambiti che riguardano la sanità, l'immigrazione, il petrolio, l'aborto, il commercio e altre ancora.

I 17 ordini esecutivi firmati da Trump

1. Obamacare – La prima mossa da presidente è stata la firma di un decreto esecutivo diretto alle agenzie governative per ridurre il peso economico dell'Affordable Care, la riforma sanitaria del suo predecessore, nota come Obamacare, che consentiva una copertura sanitaria tramite sussidi federali anche ai meno abbienti.

2. Congelamento dei regolamenti – Il presidente ha congelato tutte le norme attualmente in corso di approvazione – ma non approvate – fino a quando non saranno approvati da lui o da un'agenzia dopo il suo insediamento. Questo significa che qualsiasi regolamento firmato dall'ex presidente Barack Obama nelle ultime settimane alla Casa Bianca è congelato.

3. Aborto – il 23 gennaio il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo volto a ripristinare la cosiddetta Mexico City Policy, impedendo così alle organizzazioni internazionali non governative impegnate nel fornire servizi alle donne che decidono di abortire, di ricevere finanziamenti dal governo degli Stati Uniti. Il provvedimento era stato introdotto nel 1984 dall'allora presidente repubblicano Ronald Reagan e sottoscritto a Città del Messico. Fu poi ribaltato sotto la presidenza Clinton nel gennaio del 1993 e ripristinato ancora da George W. Bush durante il suo primo mandato nel 2001. Infine, annullato dall'ultimo presidente democratico Barack Obama nel 2009.

4. Tpp – Nei primi giorni di presidenza Trump ha dato seguito a una delle promesse fatte in campagna elettorale e ha firmato un ordine esecutivo per uscire dall’accordo commerciale transpacifico (Tpp). Lo scopo dell'accordo era approfondire i legami economici e stimolare la crescita, anche attraverso la riduzione delle tariffe tra i paesi firmatari. Gli stati coinvolti, oltre agli Stati Uniti, sono Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam, che insieme rappresentano circa il 40 per cento dell’economia mondiale. Trump aveva aspramente criticato il Tpp, dicendo che danneggiava la produzione industriale statunitense e che sarebbero stati preferibili accordi bilaterali con i singoli paesi.

5. Congelamento delle assunzioni federali – Il presidente ha detto le agenzie federali non possono riempire le posizioni vacanti né aprirne di nuove, con due eccezioni: il personale militare e le posizioni nell'ambito della pubblica sicurezza.

6 e 7. Oleodotti in North Dakota – Martedì 24 gennaio Trump ha apposto la sua firma su altri due ordini esecutivi che autorizzano la costruzione di due controversi oleodotti – Keystone e Dakota Access – nelle terre sacre dei nativi americani in North Dakota. Ostacolato da mesi da attivisti e residenti, in particolare dalle tribù dei Sioux della riserva di Standing Rock, il progetto era stato bloccato da Obama. Gli ordini non concedono per il momento i permessi finali, ma avviano entrambi i progetti verso l'approvazione. Già in diverse occasioni e in campagna elettorale, Trump aveva ripetuto più volte di voler dare il via libera a questi progetti, sostenendo l'industria petrolifera che aveva finanziato il progetto e alimentando l'idea che la loro realizzazione rappresenterebbe innumerevoli opportunità lavorative. Il progetto è stato osteggiato da ambientalisti e democratici

8. Accelerare l'approvazione dei progetti ambientali prioritari – Il presidente Trump ha ordinato che le agenzie e il presidente del White House Council on Environmental Quality lavorino insieme per impostare scadenze più imminenti e l'approvazione dei progetti di infrastrutture “ad alta priorità”.

9. Uso dell'acciaio prodotto in Americano nei gasdotti – Trump ha chiesto al segretario del Commercio di varare con un piano per garantire che tutti i gasdotti costruiti o riparati negli Stati Uniti essere costruiti con materiali di fabbricazione americana "nella massima misura possibile".

10. Revisione dei regolamenti sulla produzione – In questo ordine esecutivo, il presidente ha ordinato al segretario del Commercio di avviare una revisione di 60 giorni dei regolamenti per i produttori americani, con l'obiettivo di trovare il modo di accelerare il rilascio delle autorizzazioni e tutti i processi federali di cui hanno bisogno.

11. Deportazioni e “città santuario” – Trump ha chiesto alle agenzie di governo di intensificare l'espulsione di coloro che sono nel paese illegalmente. In particolare le seguenti categorie: coloro che sono stati condannati per un reato; coloro che sono stati accusati di un crimine; quelli che hanno commesso un atto per il quale possono essere perseguiti; coloro hanno abusato di un programma di welfare; chi è sotto ordine di espulsione e chi può “nel giudizio di un funzionario dell'immigrazione, rappresentare un rischio per la sicurezza pubblica o la sicurezza nazionale”.

Lo stesso ordine esecutivo prevede inoltre l'assunzione di 10mila agenti per l'Immigrazione e il controllo delle frontiere e ordina al procuratore generale e al segretario della Sicurezza di bloccare sovvenzioni federali alle cosiddette “città sanctuario”, le città che non rispettano alcune leggi in materia di immigrazione.

12. Il muro al confine con il Messico – Il presidente ha ordinato alle agenzie di iniziare a pianificare e individuare finanziamenti per costruire un muro al confine con il Messico. Questo ordine prevede anche l'assunzione di 5mila agenti di pattugliamento delle frontiere. La costruzione del muro con il Messico era uno dei punti chiave del programma presentato da Trump in campagna elettorale. Il presidente messicano Enrique Pena Nieto ha detto in un messaggio alla nazione che non ha intenzione di finanziarne la costruzione e ha in seguito annullato la visita alla Casa Bianca.

13. Riforma del settore militare – Questo ordine esecutivo avvia un processo più ampio di revisione e pianificazione del settore militare. Delega il progetto al segretario della Difesa.

14. Divieto di ingresso per gli immigrati di 7 paesi musulmani – Il presidente ha firmato il 27 gennaio l'ordine esecutivo Proteggere la nazionale dall'ingresso dei terroristi musulmani negli Stati Uniti, che ha scatenato proteste in tutto il paese. L'intenzione della Casa Bianca è quella di chiudere le frontiere a quei paesi e agli individui potenzialmente connessi con il terrorismo. L'ordine inoltre sospende per 120 giorni l'intero sistema di ammissione dei rifugiati nel paese, lo U.S. Refugee Admissions Program (Usrap), e limita per almeno 90 giorni l’ingresso di rifugiati e migranti provenienti da alcuni paesi di Medio Oriente e Nord Africa, a maggioranza musulmana: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen

15. Combattere l'Isis – Con questo ordine il presidente ha posto le basi per stilare un nuovo piano per la lotta contro lo Stato Islamico entro 30 giorni.

16. Riorganizzare i consigli di sicurezza – È un ordine esecutivo che riguarda tre importanti consigli di sicurezza: il Consiglio del presidente per la sicurezza nazionale, il Consiglio di sicurezza nazionale e il Comitato di presidenza. La nuova configurazione aggiunge la figura dell'Assistente del presidente e chief strategist, Steve Bannon.

17. Divieto di lobbing per i membri della sua amministrazione – Questo ordine vieta ai funzionari nominati dalla sua amministrazione di fare attività di lobbying per cinque anni dopo la fine dell'incarico e impedisce loro di fare lobbying per conto di un governo straniero.

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Fonte: The Post Internazionale

sabato 28 gennaio 2017

È morto Salvatore Tatarella

Esponente della destra nel sud Italia, è stato sindaco di Cerignola, vicesindaco di Bari, consigliere della regione Puglia, deputato ed eurodeputato

Il fratello Pinuccio era stato vicepresidente del Consiglio nel primo governo Berlusconi

Salvatore Tatarella - leader della destra meridionale, avvocato e giornalista pugliese - è morto sabato 28 gennaio 2017 a Bari, a causa di una grave malattia.

Tatarella, 69 anni, è stato sindaco di Cerignola, vicesindaco di Bari, consigliere della regione Puglia, eurodeputato e deputato.

Cominciò la sua carriera politica tra le fila del Movimento sociale italiano e dopo il suo scioglimento si dedicò ad Alleanza Nazionale.

Il fratello Giuseppe, detto Pinuccio, era stato vicepresidente del Consiglio durante il primo governo Berlusconi, ma anche lui era mancato precocemente nel 1999.

Fonte: The Post Internazionale

L'Italia deve avere il reato di tortura

Il ministro della Giustizia Orlando ha confermato la volontà del governo di introdurre la fattispecie nel codice penale italiano

L'Italia potrebbe introdurre presto il reato penale di tortura. Credit: Jorge Adorno

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha annunciato che il reato di tortura sarà introdotto nel codice penale italiano.

"Qui, nella città di Cesare Beccaria voglio ribadire l'impegno per l'introduzione del reato di tortura. Non possiamo perdere altro tempo nell'affermare un principio che tra l'altro ci viene richiesto anche in sede europea e internazionale”, ha detto Orlando intervenendo alla cerimonia d'inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano, sabato 28 gennaio 2017.

Fonte: The Post Internazionale

Silvio Berlusconi rinviato a giudizio

Il Gup di Milano ha rinviato a giudizio l'ex premier, accusato di corruzione in atti giudiziari per il caso Ruby ter

L'ex premier è accusato di aver pagato quasi 10 milioni di euro alle olgettine. Credit: Remo Casilli

Il giudice per l'udienza preliminare di Milano Carlo Ottone De Marchi ha rinviato a giudizio Silvio Berlusconi, sabato 28 gennaio 2017. Il processo dell'ex primo ministro comincerà il prossimo 5 aprile davanti alla quarta sezione del tribunale penale di Milano.

Secondo l'accusa, Berlusconi ha pagato le sue ospiti di Arcore, le cosiddette olgettine, quasi dieci milioni di euro affinché rilasciassero falsa testimonianza nel corso del processo Ruby.

L'ex premier avrebbe infatti chiesto a sette ragazze, tra cui Karima El Mahroug detta Ruby, di negare di aver avuto incontri sessuali con lui. In particolare, la ragazza marocchina avrebbe intascato ben sette dei dieci milioni.

Durante il primo processo, Berlusconi è stato assolto dalle accuse di concussione e prostituzione minorile. Ora, ha commentato il suo avvocato Federico Cecconi, l'ex cavaliere corre il rischio di essere processato per la sua generosità.

Fonte: The Post Internazionale

Trump, fermati i primi rifugiati in volo per gli Stati Uniti

La linea dura del neo-presidente Donald Trump contro gli immigrati. Già pronte le azioni legali da parte dei gruppi per la difesa dei diritti umani

L'aeroporto di New York JFK.

Primi contraccolpi dell'ordine esecutivo con cui ieri sera Donald Trump ha sospeso per 120 giorni (quattro mesi) con effetti immediati tutti i rifugiati e le persone provenienti da sette paesi a maggioranza islamica: quelli che erano già in volo per gli Stati Uniti sono stati fermati e detenuti agli aeroporti di arrivo. Sul decreto di Trump avvocati e gruppi per la difesa dei diritti umani stanno attivando azioni legali.

Intanto, Google ha richiamato i suoi dipendenti provenienti dai Paesi islamici a "rientrare negli Stati Uniti il prima possibile" dopo il giro di vite sugli ingressi imposto da Trump nei confronti di tutti i rifugiati e per i cittadini di sette Paesi - Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen - per almeno tre mesi.

Sundar Pichai, amministratore delegato di Google, ha precisato che più di 100 dipendenti dell'azienda sono colpiti dalla misura. "E' doloroso vedere il costo personale di questo ordine esecutivo sui nostri colleghi. Abbiamo sempre reso pubblica la nostra visione in materia di immigrazione e continueremo a farlo", ha scritto Pichai.

COSA SAPPIAMO

Rafforzamento dell'esercito e controlli più severi per impedire l'ingresso di terroristi islamici in Usa: Donald Trump procede come un rullo compressore per mantenere le sue promesse elettorali e firma altri due ordini esecutivi al Pentagono, dopo aver incontrato lo stato maggiore congiunto e partecipato alla cerimonia di giuramento del nuovo segretario alla difesa, il gen. James Mattis, "l'uomo giusto al posto giusto".

"Vogliamo mantenere i terroristi islamici radicali fuori dagli Usa", per garantire che non si ammetta nel Paese la stessa minaccia che i nostri soldati combattono all'estero, ha osservato.

"Vogliamo ammettere nel nostro Paese solo coloro che lo sosterranno e ameranno profondamente la nostra gente, ha aggiunto, senza pero' spiegare i dettagli del provvedimento. Nei giorni scorsi erano trapelate sue intenzioni di sospendere il flusso di rifugiati e i visti per le persone provenienti da alcuni Paesi a maggioranza islamica flagellati dal terrorismo, come Siria, Libia, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen. In una intervista al Christian Broadcasting Network, Trump ha detto che tra i siriani che chiedono lo status di rifugiati dovrebbe essere data priorita' ai cristiani, finora "trattati in modo orribile": "se eri un musulmano potevi entrare ma se eri un cristiano no, era quasi impossibile".

Parallelamente il presidente vuole rafforzare quello che e' gia' il primo esercito del mondo, rischiando di rilanciare la corsa agli armamenti e di gonfiare il deficit pubblico. L'obiettivo, ha spiegato, "e' iniziare una grande ricostruzione delle forze armate americane, per sviluppare un piano per nuovi aerei, nuove navi, nuove risorse e strumenti per i nostri uomini e le nostre donne in uniforme".

Ma evitando sprechi. Mattis ha ordinato proprio oggi una revisione dei programmi per gli F-35 e l'Air Force One, gia' criticati da Trump come troppo costosi. Il capo del Pentagono ha chiesto al suo vice Robert Work di individuare i modi per ridurre significativamente il costo degli F-35, confrontandoli con gli F/A-18 Super Hornet e verificando se un Hornet modernizzato potrebbe rappresentare una valida alternativa. Mattis ha chiesto risparmi anche per i nuovi modelli dell'aereo presidenziale, prodotti dalla Boeing. Il segretario alla difesa avra' infine l'ultima parola sulla tortura.

"Credo che la tortura, il waterboarding funzionino", ha ribadito nella conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca gelando Theresa May. Ma poi l'ha rassicurata precisando che si atterra' alle decisioni dei capi del Pentagono e della Cia, che nelle loro audizioni sotto giuramento al Congresso si sono dichiarati contrari alla tortura, vietata peraltro anche dalle leggi Usa. Il neo presidente ha infine continuato la sua guerra contro la stampa, sposando le controverse accuse del suo chief strategist Steve Bannon, secondo cui i media sono un partito di opposizione. "Non parlo di tutti, ma di una grande parte dei media... la loro disonesta', la loro totale truffa li rende certamente in parte un partito di opposizione", ha detto in una intervista alla Cbn.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 27 gennaio 2017

27 gennaio: giornata della Memoria. Per non dimenticare...


Oggi è la giornata della Memoria, per commemorare le vittime del nazismo e del fascismo, dell'Olocausto. Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli della città polacca di Auschwitz e fu svelato l'orrore del campo di sterminio, delle deportazioni, del genocidio nazista che causò la morte di milioni di persone, soprattutto ebrei. Ricordare la Shoah, conservare nel tempo la memoria di un periodo nero della nostra storia, per non dimenticare l'orrore e le vittime.

giovedì 26 gennaio 2017

Il presidente eletto del Gambia potrà tornare in patria

Il nuovo presidente del Gambia Adama Barrow, dopo giorni di tensioni e incertezze, è pronto a tornare in patria e assumerà il potere

Adama Barrow. Credit: Reuters

Il nuovo presidente del Gambia Adama Barrow, dopo giorni di tensioni e incertezze, è pronto a tornare in patria per assumere il potere. Il candidato vincente delle elezioni del 1 dicembre 2016 era stato costretto a cercare rifugio nel vicino Senegal, dal momento che l'ex presidente, al potere da 22 anni, Yahya Jammeh, aveva rifiutato di ammettere la sconfitta e aveva promesso di non dimettersi fino a nuove elezioni.

Sabato 21 gennaio, dopo giorni di pressioni e mediazioni da parte dei leader dell'Africa occidentale, Jammeh aveva accettato di lasciare il suo ruolo ed era scappato dal paese, portando con sé almeno 11 milioni di dollari dalle casse statali, e stabilendosi in Guinea Equatoriale.

Barrow aveva già prestato giuramento come presidente del Gambia presso l'ambasciata in Senegal il 19 gennaio, ma nei prossimi giorni ci sarà una inaugurazione pubblica in patria.

Diverse migliaia di soldati dell'Africa occidentale rimangono al confine col Gambia dopo le notizie che alcuni sostenitori di Jammeh sono ancora presenti all'interno delle forze di sicurezza del paese.

Il presidente Barrow sarà accompagnato a Banjul dall'inviato delle Nazioni Unite per l'Africa occidentale, Mohamed Ibn Chambas, il quale ha detto che l'Onu sosterrà la sicurezza in Gambia.

Fonte: The Post Internazionale

Raid della polizia tedesca contro estremisti di destra

Il gruppo Reichsbuerger, nostalgico della Germania nazista, è sospettato di voler compiere attacchi contro forze dell'ordine, richiedenti asilo ed ebrei

La polizia tedesca ha perquisito 12 appartamenti legati ai sei presunti fondatori del gruppo estremista. Credit: Michaela Rehle

La polizia tedesca ha compiuto mercoledì 25 gennaio 2017 un’operazione volta a smantellare un gruppo estremista accusato di pianificare attacchi terroristici, come riporta Deutsche Welle.

Non si tratta di una cellula jihadista, bensì del gruppo di estrema destra Reichsbuerger che è sospettato di voler compiere attentati contro la polizia, i richiedenti asilo e gli ebrei. Come il nome suggerisce, i cittadini del Reich sono un gruppo di nostalgici della Germania nazista anti semiti e nazionalisti.

Circa 200 agenti hanno partecipato a una serie di raid: dodici appartamenti sono stati perquisiti a Baden-Wuerttemberg, Berlino, Brandeburgo, Bassa Sassonia, Renania-Palatinato e Sassonia-Anhalt.

L’obiettivo dell’operazione erano sei persone accusate di essere i fondatori del gruppo, ma non sono emerse informazioni relativi a eventuali arresti. “L’obiettivo delle perquisizioni era quello di ottenere ulteriori prove della creazione di un gruppo e dei suoi presunti piani criminali”, hanno dichiarato gli inquirenti, i quali non avrebbero però trovato alcuna evidenza concreta.

Fonte: The Post Internazionale

Il Cile centrale in fiamme

Mentre 2.380 chilometri quadrati sono colpiti da diversi focolai, le autorità locali hanno chiesto aiuto ai paesi vicini. Le vittime sono almeno sei

Due poliziotti e quattro pompieri hanno perso la vita nel corso delle operazioni per contrastare il grave incendio in Cile. Credit: Lucas Galvez

È salito a sei il numero delle vittime nel corso delle operazioni per portare sotto controllo il devastante incendio boschivo che sta devastando il Cile. Il disastro è il peggiore da decenni e si è propagato rapidamente a causa di un’estate particolarmente calda e secca.

Il ministro dell’Interno Mario Fernandez ha reso noto che sono stati rinvenuti i corpi di due agenti di polizia nel fiume Maule. La loro morte si aggiunge a quella di quattro pompieri nei giorni scorsi.

Diversi focolai hanno colpito complessivamente 238mila ettari (2.380 chilometri quadrati, più o meno la superficie del Lussemburgo) nelle regioni centrali, scarsamente popolate, di O’Higgins e El Maule, a sud della capitale Santiago.

Le autorità cilene hanno dichiarato lo stato di emergenza nell’area e oltre quattromila persone sono state evacuate dalle loro case.

Il Cile ha fatto appello agli altri paesi del continente americano affinché forniscano aerei ed elicotteri per combattere le fiamme. Dagli Stati Uniti è arrivato in prestito un enorme canadair: un Boeing 747 con la capacità di trasportare circa 22 volte il carico di acqua di un normale aereo antincendio.

La presidente Michelle Bachelet ha chiesto aiuto anche al presidente francese Francois Hollande, in visita a Santiago.

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Fonte: The Post Internazionale

Il Messico non pagherà per il muro di Trump

In un messaggio alla nazione il presidente Pena Nieto ha ribadito che si rifiuta di finanziare la barriera anti immigrati voluta dal presidente statunitense

Il presidente messicano Enrique Pena Nieto incontra l'allora candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump ad agosto 2016. Credit: Henry Romero

Dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per autorizzare la costruzione del muro anti immigrati al confine con il Messico, il presidente messicano Enrique Pena Nieto ha detto in un messaggio alla nazione mercoledì 25 gennaio 2017 che non ha intenzione di finanziarne la costruzione.

“Il Messico non crede nei muri”, ha dichiarato Pena Nieto. Il presidente messicano dovrebbe incontrare Trump il 31 gennaio e ha fatto sapere che il vertice “per adesso” è ancora in programma.

Ieri Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per destinare fondi pubblici federali all'edificazione del muro promesso durante la campagna elettorale per limitare l'immigrazione clandestina negli Stati Uniti, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere rimborsato dal Messico.

“L'ho già detto più volte, il Messico non pagherà per nessun muro”, ha dichiarato il presidente messicano. “Mi rammarico e condanno la decisione degli Stati Uniti di continuare la costruzione di un muro che per anni ci ha divisi al posto di unirci”.

La costruzione della barriera al confine meridionale degli Stati Uniti era uno dei punti chiave del programma presentato da Trump in campagna elettorale.

--- LEGGI ANCHE: Quanto costerebbe il muro di Trump tra Stati Uniti e Messico

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Fonte: The Post Internazionale

Trovati gli ultimi corpi all'hotel Rigopiano

Il bilancio finale delle vittime della valanga che ha travolto l'albergo il 18 gennaio è di 29 morti. Il racconto dei sopravvissuti

Non risultano più dispersi all'hotel Rigopiano

Non si cercano più dispersi tra le macerie dell'hotel Rigopiano, travolto da una valanga dopo le tre forti scosse di terremoto del 18 gennaio. Gli ultimi corpi sono stati recuperati nella tarda serata del 25 gennaio e il bilancio finale delle vittime è di 29, di cui quindici uomini e quattordici donne.

Quando la struttura è stata travolta dalla neve, al suo interno c'erano 40 persone. Undici i sopravvissuti, tra questi i quattro bambini che erano tra gli ospiti dell'albergo. Non ce l'hanno fatta Roberto Del Rosso, amministratore dell'albergo, Faye Dane, il rifugiato senegalese che lavorava al Rigopiano, e Stefano Feniello, fidanzato di Francesca Bronzi, che è sopravvissuta.

Tra le altre vittime identificate finora anche Rosa Barbara Nobilio e suo marito Piero di Pietro, Nadia Acconciamessa e il marito Sebastiano di Carlo, genitori di Edoardo di Carlo, il bambino di 10 anni sopravvissuto alla tragedia.

Ci sono poi Linda Salzetta, che lavorava come estetista all'hotel, Paola Tommasini, Ilaria De Biase, Luana Biferi, Jessica Tinari, Sara Angelozzi, Marinella Colangeli, il maitre dell'albergo Alessandro Giancaterino, il cameriere Gabriele D'Angelo, Marco Vagnarelli, il receptionist Alessandro Riccetti, Claudio Baldini, Emanuele Bonifazi.

In una conferenza stampa di mercoledì 25 gennaio il sostituto procuratore di PescaraCristina Tedeschini ha fatto sapere che al momento non ci sono indagati.

“Non ci sono casi in cui la causa esclusiva del decesso è l'ipotermia”, ha detto Tedeschini. “I primi sei accertamenti autoptici hanno dinamiche di decesso diverse l'una dall'altra. In alcuni casi ci sono state morti immediate per schiacciamento, in altri casi ci sono stati decessi meno immediati con concorrenza di cause: schiacciamento, ipotermia e asfissia”. Quindi per il pm in questi primi sei casi eventuali ritardi nei soccorsi non sarebbero stati causa diretta di morte.

Non è d'accordo Domenico Angelucci, medico legale di parte dei familiari di Gabriele D'Angelo. Per lui D'Angelo sarebbe morto assiderato sotto la valanga che ha travolto l'hotel. “Non ci sono segni di traumi né di asfissia come emorragie congiuntivali”, ha dichiarato il medico. “Secondo noi, se fosse stato soccorso entro due ore probabilmente poteva essere salvato”.

Nello stesso giorno hanno incontrato la stampa anche Giorgia e Vincenzo, i fidanzati di Giulianova estratti vivi dalle macerie, che hanno ringraziato i soccorritori e in particolare un vigile del fuoco di Firenze di nome Francesco.

“Eravamo in sala da tè, accanto al camino, come ci avevano consigliato di fare perché quella era la parte più sicura dell'albergo: abbiamo sentito un boato, abbiamo pensato di nuovo a un terremoto ma in un baleno ci siamo ritrovati sotto alla neve”, hanno raccontato.

La coppia era arrivata nell'albergo il pomeriggio del 17 gennaio. Vincenzo racconta che dopo il terremoto volevano andare via e avevano già le valigie in macchina. “Loro ci tranquillizzavano” racconta Giorgia. “Ci hanno detto di aspettare nella sala grande. Valanghe? No nessuno ci ha pensato e nessuno ce lo ha detto che poteva esserci il rischio".

“Siamo orgogliosi dei soccorritori”, ha detto il 25 gennaio il premier Gentiloni che ha riferito in Senato sull'emergenza maltempo. “All'inizio le azioni sono state ritardate in modo drammatico per l'impossibilità di usare elicotteri, per il rischio di altre slavine e per le condizioni della viabilità. E avete visto in che modo l'albergo è stato poi raggiunto alle 4:30 del mattino. Da allora, è stato messo in atto ogni sforzo possibile umano, organizzativo e tecnico per raggiungere l'albergo, per trovare i dispersi e cercare di salvare vite umane”.

Qui sotto il video della conferenza stampa di Giorgia Galassi e Vincenzo Forte, sopravvissuti alla tragedia:



Fonte: The Post Internazionale

mercoledì 25 gennaio 2017

La Corte Costituzionale ha riscritto l’Italicum

Bocciato il ballottaggio e modificate le pluricandidature: la legge elettorale per la Camera diventa un proporzionale con premio di maggioranza

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)

La Corte Costituzionale ha bocciato il ballottaggio previsto dall’Italicum, la legge elettorale in vigore alla Camera e ha modificato il meccanismo delle pluricandidature, che permettevano ai capilista di presentarsi in più di un collegio e scegliere successivamente dove essere eletti. Ha invece mantenuto il premio di maggioranza, che garantisce il 55 per cento dei seggi alla lista che raggiunge la soglia del 40 per cento. La Corte ha quindi trasformato l’Italicum in una legge proporzionale corretta da un ampio premio di maggioranza e ha specificato che la legge è immediatamente applicabile. Nelle prossime settimane la Corte pubblicherà le motivazioni della sentenza, che probabilmente conteranno ulteriori informazioni e indicazioni. Da oggi l’Italia ha ufficialmente in vigore due leggi elettorali, una per la Camera e una per il Senato, che sono entrambe il frutto di interventi della Corte Costituzionale su leggi precedentemente approvate dal Parlamento.


Il risultato di questi interventi sono due leggi elettorali piuttosto diverse. Quella per la Camera è un proporzionale corretto da un largo premio di maggioranza, che non prevede coalizioni e dove la soglia di sbarramento è fissata al 3 per cento. Quella in vigore al Senato, il cosiddetto “Consultellum” frutto della modifica del 2014 alla legge elettorale voluta dal governo Berlusconi nel 2006 (il famoso “Porcellum”), è un proporzionale puro senza premio, in cui è prevista la possibilità di presentarsi in coalizioni. Le soglie al Senato sono fissate all’8 per cento per i partiti fuori dalle coalizioni e al 3 per cento per i partiti all’interno di una coalizione. Non è chiaro invece come funzioneranno le pluricandidature: dai testi diffusi sembra che i capilista potranno presentarsi in più di un collegio, ma non potranno scegliere in quale farsi eleggere, che sarà invece assegnato tramite sorteggio.

Se si votasse con questo sistema, è possibile che si arrivi ad una larga maggioranza alla Camera, grazie al premio, mentre il Senato resterebbe frammentato: sarebbe quindi necessario formare una larga coalizione per dare la fiducia al governo. È probabile che nelle prossime settimane ci saranno tentativi per “armonizzare” i sistemi di Camera e Senato, come hanno chiesto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quello del Consiglio Paolo Gentiloni e quello del Senato Piero Grasso. Le modifiche più semplici da introdurre sono quelle per uniformare le soglie di sbarramento. Un’altra modifica, più difficile da introdurre, sarebbe cambiare il metodo di assegnazione del premio di maggioranza: dalla singola lista alla coalizione. In ogni caso queste modifiche non sono necessarie: in teoria è già possibile andare a votare con le attuali leggi.

Una proposta ancora più radicale, e meno praticabile politicamente, sarebbe la scrittura di una nuova legge elettorale. Oggi il testo su cui sembra esserci il maggiore accordo in Parlamento è una versione aggiornata del Mattarellum, la legge in vigore tra il 1993 e il 2006. È una legge maggioritaria con alcuni correttivi proporzionali che incentiva le coalizioni pre-elettorali. Il Mattarellum modificato è la proposta ufficiale del PD e piace anche al segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Potenzialmente potrebbe piacere anche ai partiti più piccoli, con cui le formazioni più grandi sarebbero incentivate ad allearsi. Non piace invece a Silvio Berlusconi, perché rischia di costringerlo ad allearsi con la Lega Nord che, probabilmente, finirebbe con l’esprimere il candidato presidente del Consiglio dell’intera coalizione.

Dal tipo di modifiche che le forze politiche decideranno di apportare al testo uscito dalla Corte dipenderà il futuro e la durata della legislatura. Le leggi elettorali sono complicate da approvare perché influenzano i risultati dei partiti e le possibilità di rielezione dei parlamentari: mettere tutti d’accordo è sempre molto complesso e lo è ancora di più in un Parlamento frammentato come quello attuale. Ampie modifiche alle attuali leggi elettorali richiederanno molto tempo per trovare un accordo parlamentare. Se i tempi dovessero allungarsi oltre l’autunno, è probabile che la legislatura giungerà alla sua scadenza naturale, la primavera del 2018.

La legge che la Corte Costituzionale ha di fatto riscritto era stata approvata definitivamente nel 2015 e aveva lo scopo di produrre in ogni circostanza una netta maggioranza alla Camera. Questo obbiettivo era garantito dal premio di maggioranza che veniva assegnato a chi otteneva il 40 per cento dei consensi su base nazionale o al vincitore di un ballottaggio tra i due partiti più votati. L’italicum era pensato per agire in sintonia con la riforma costituzionale, bocciata al referendum dello scorso dicembre. Grazie all’eliminazione della necessità per il governo di chiedere la fiducia al Senato, prevista dalla riforma, l’Italicum avrebbe garantito in ogni circostanza una robusta maggioranza al partito principale.

La sentenza della Corte Costituzionale era attesa da circa un anno, da quando, nel febbraio del 2016, il tribunale di Messina chiese di valutare sei potenziali “profili di incostituzionalità” dell’Italicum. In seguito sono arrivate richieste simili da altri quattro tribunali. La Corte si sarebbe dovuta esprimere il 4 ottobre 2016, ma lo scorso settembre annunciò che la decisione sarebbe stata rimandata a gennaio. La scelta della Corte era legata alla volontà di non prendere una decisione prima del referendum costituzionale – secondo alcuni per evitare di influenzarne l’esito, secondo altri in modo da prendere una decisione che tenesse conto della Costituzione effettivamente in vigore.

Fonte: Il Post

Virginia Raggi è stata convocata dalla Procura di Roma

Per l'inchiesta sulla nomina di Renato Marra: lo ha annunciato lei su Facebook, secondo i giornali è indagata 

(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Il sindaco di Roma Virginia Raggi ha pubblicato su Facebook alle 18.30 di martedì sera un post in cui annuncia di avere ricevuto un invito a comparire dalla Procura di Roma rispetto all’inchiesta sulle modalità della nomina di Renato Marra – fratello dell’ex capo del personale del Comune Raffaele Marra, arrestato con l’accusa di corruzione a dicembre – al Comune di Roma. Secondo diverse testate giornalistiche Raggi sarebbe formalmente indagata. Le ipotesi di reato sarebbero abuso di ufficio e falso in atto pubblico: i magistrati stanno cercando di capire se la nomina di Renato Marra a capo della direzione Turismo abbia coinvolto il fratello Raffaele, che era a capo dell’ufficio personale. L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) si era occupata di questo caso e aveva giudicato “configurabile” il “conflitto di interessi”, e a quel punto Raggi aveva annullato l’incarico. Secondo i giornali, Raggi è indagata per falso per avere detto all’ANAC di aver deciso in autonomia sulla nomina di Marra, e per abuso d’ufficio per non avere impedito a Raffaele Marra di intervenire nella decisione.



Il segretario del PD, Matteo Renzi, è stato tra i primi a commentare l’invito a comparire ricevuto dalla sindaca Raggi. Sulla sua pagina Facebook ha scritto: «Invito dunque tutto il PD a rispettare la presunzione di innocenza e non rincorrere le polemiche. La Raggi faccia il suo lavoro, al quale i cittadini di Roma l’hanno chiamata e mostri quel che vale, se ne è capace».



Raggi ha sempre detto che Raffaele Marra si limitava a eseguire le sue indicazioni, e quindi non era coinvolto direttamente nella nomina del fratello, ma il Fatto fa notare che altri fatti emersi nel corso dell’indagine potrebbero mettere in discussione questa tesi.


In una conversazione sulla chat dei “Quattro amici al bar“, com’era chiamato il gruppo su Telegram con il quale la sindaca si teneva in contatto con Marra, con l’ex vicesindaco Daniele Frongia e con l’ex capo della segreteria Salvatore Romeo, Raggi chiedeva notizie sullo stipendio che Renato avrebbe percepito da capo dipartimento: sarebbe la prova che l’ex capo del personale gestì la nomina in conflitto di interessi.


Non solo. In un altro scambio di messaggi, anche questo acquisito dalla procura, Raggi si lamenta con Marra per l’aumento di stipendio garantito al fratello in seguito alla promozione. “Perché se c’era un aumento di stipendio tu non me lo hai detto?”, chiede la sindaca al suo fidatissimo capo del personale. Uno scambio che, a detta degli inquirenti, smentisce il fatto che la sindaca possa aver deciso da sola.


Leggi anche: Sei mesi di errori

Dal momento in cui Raffaele Marra è stato arrestato si è cominciato a parlare con insistenza e concretezza, sui giornali e tra gli addetti ai lavori, della possibilità che Virginia Raggi venisse indagata dai magistrati della procura di Roma. Molti hanno messo questa possibilità in relazione con la decisione di Beppe Grillo e Davide Casaleggio di sottoporre agli iscritti del Movimento 5 Stelle un “codice di comportamento” che non avrebbe più richiesto le dimissioni dei politici indagati del Movimento ma una valutazione caso per caso da parte di alcuni organi del partito e di Beppe Grillo.

Fonte: Il Post

Rigopiano, il bilancio delle vittime sale a 24

Altri corpi sono stati recuperati nella notte tra le macerie dell'albergo, ma i soccorritori non perdono le speranze di trovare sopravvissuti

L'albergo è stato travolto da una valanga il 18 gennaio 2017

I soccorritori hanno recuperato nella notte tra martedì 24 e mercoledì 25 gennaio i corpi di altre tre vittime nell'hotel Rigopiano, travolto da una valanga a seguito delle tre forti scosse di terremoto del 18 gennaio 2017. Nella mattina di mercoledì altri tre corpi sono stati estratti dalle macerie.

Sette i corpi trovati dai vigili del fuoco nel corso della giornata di martedì, che si aggiungono a quelli rinvenuti negli scorsi giorni. Il bilancio delle vittime sale così a 24.

Il numero dei dispersi scende invece a cinque, ma non si spengono le speranze per i soccorritori e per i parenti delle vittime di trovare altri sopravvissuti dopo che 11 persone sono già state salvate.

Linda Salzetta è una delle vittime confermate di lunedì 23 gennaio. La ragazza, che lavorava al centro benessere dell'hotel, è la sorella di Fabio, il tuttofare dell'albergo che si è salvato dalla valanga perché si trovava assieme a Giampiero Parete all'esterno della struttura.

In questi giorni Fabio è stato fondamentale per i soccorritori, indicando dove potevamo trovarsi gli eventuali sopravvissuti. Ai vigili del fuoco aveva segnalato dove cercare la sorella, in una zona vicino alla cucina, dove è stato trovato il corpo della ragazza.

A cinque giorni dalla valanga, lunedì 23 gennaio, il salvataggio di tre cuccioli di pastore abruzzese ha ridato speranza alla ricerca.

Fonte: The Post Internazionale

Attacco in un hotel a Mogadiscio, almeno 10 morti

Un assalto rivendicato dal gruppo islamista al Shabaab ha colpito l'hotel Dayah, nella capitale somala

Le fiamme nell'albergo Dayah, dopo l'attacco di mercoledì 25 gennaio 2017. Credit: Reuters

Un'autobomba ha colpito l'ingresso dell'hotel Dayah a Mogadiscio, in Somalia, mercoledì 25 gennaio 2017, provocando almeno dieci vittime.

Secondo quanto riporta Reuters, che cita una fonte di polizia locale, i morti potrebbero essere 15, tra civili e membri delle forze di sicurezza. Ci sarebbero feriti.

Dopo una prima esplosione, uomini armati sono entrati all'interno dell'albergo, che si trova vicino al parlamento nel centro della capitale Mogadiscio. In seguito si è sentito un secondo boato.

Il colonnello Abdiqadir Hussein ha riferito all'agenzia che le forze dell'ordine hanno messo in sicurezza l'edificio. “Abbiamo salvato le persone e concluso le operazioni all'hotel Dayah”, ha detto l'ufficiale. “La polizia ora è dentro l'albergo e più tardi darà maggiori informazioni sulle vittime”.

L'attacco è stato rivendicato dal gruppo islamista al Shabaab, secondo quanto riportato da Andalus Radio, collegata al gruppo armato. “Combattenti armati hanno attaccato l'hotel e stanno adesso combattendo all'interno”, ha riferito la radio.

I jihadisti di al Shabaab controllavano fino al 2011 gran parte della Somalia, inclusa Mogadiscio. Gli attacchi del gruppo sono frequenti e mirano a rovesciare il governo sostenuto dall'Occidente, imponendo nel paese il rispetto di una rigida interpretazione della legge islamica.

Negli ultimi due anni una campagna militare dell'Unione africana e delle forze somale ha sottratto alcune città dal controllo del gruppo islamista, che rimane attivo nelle aree rurali.

Fonte: The Post Internazionale

martedì 24 gennaio 2017

Russia, Iran e Turchia raggiungono un accordo per monitorare la tregua in Siria

Le tre potenze stabiliranno un meccanismo congiunto per garantire il rispetto del cessate il fuoco in territorio siriano

I partecipanti ai colloqui di pace sulla Siria, ad Astana in Kazakistan. Credit: Mukhtar Kholdorbekov

Iran, Russia e Turchia stabiliranno un meccanismo trilaterale per osservare e assicurare il rispetto di un cessate il fuoco in Siria e prevenirne ogni violazione. Lo hanno reso noto le tre potenze in una dichiarazione congiunta nel secondo giorno dei colloqui di pace ad Astana, in Kazakistan.

In conclusione alle trattative, i tre paesi hanno inoltre espresso la volontà di implementare la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza per la pace in Siria, e di includere nel prossimo round di negoziazioni anche i ribelli siriani. Il secondo incontro si terrà a Ginevra il prossimo 8 febbraio.

Non è chiaro se l'opposizione o il governo di Damasco abbiano appoggiato il comunicato. Ad Astana hanno avuto luogo a partire da lunedì 23 gennaio i negoziati indiretti per la fine della guerra civile siriana, mediati da Mosca e Teheran, che sostengono il presidente Bashar al-Assad, e Ankara, che supporta i ribelli.

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Fonte: The Post Internazionale

Trump ritira gli Stati Uniti dall'accordo commerciale trans-pacifico

Come promesso in campagna elettorale, il neo presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo per uscire dal Tpp che, a suo dire, danneggia l'industria Usa

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump mostra l'ordine esecutivo che decreta l'uscita del paese dal Tpp. Credit: Kevin Lamarque

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dato seguito a una delle promesse fatte in campagna elettorale e ha firmato un ordine esecutivo per uscire dall’accordo commerciale trans-pacifico (Tpp).

Il neo presidente aveva annunciato che avrebbe rinunciato al Tpp nei primissimi giorni del suo mandato già a novembre.

Lo scopo dell'accordo era quello di approfondire i legami economici e stimolare la crescita, anche attraverso la riduzione delle tariffe tra i paesi firmatari.

Gli stati coinvolti oltre agli Stati Uniti sono Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam che insieme rappresentano circa il 40 per cento dell’economia mondiale.

Trump aveva aspramente criticato il Tpp, dicendo che danneggiava la produzione industriale statunitense e che sarebbero stati preferibili accordi bilaterali con i singoli paesi.

Nella mattinata di lunedì, il presidente ha anche promesso di tagliare le normative e le tasse sulle aziende in modo sostanziale, per incoraggiarle a rimanere negli Stati Uniti.

Fonte: The Post Internazionale

Rigopiano, il bilancio delle vittime sale a 15

Trovati i corpi di altre due donne tra le macerie dell'albergo, ma i soccorritori non perdono le speranze. Ieri il salvataggio di tre cuccioli 5 giorni dopo la valanga

L'albergo è stato travolto da una valanga il 18 gennaio scorso

I soccorritori hanno recuperato martedì 24 gennaio i corpi di altre vittime tra le macerie dell'hotel Rigopiano, travolto da una valanga a seguito delle tre forti scosse di terremoto del 18 gennaio 2017.

Il bilancio delle vittime sale così a 15, considerando altri tre corpi trovati dai vigili del fuoco qualche ora prima, che si aggiungono a quelli rinvenuti negli scorsi giorni.

Il numero dei dispersi scende invece a 14 e non si spengono le speranze per i soccorritori e per i parenti delle vittime di ritrovare altri sopravvissuti dopo che 11 persone sono già state salvate.

Tra le vittime confermate ieri lunedì 23 gennaio c'è Linda Salzetta. La ragazza, che lavorava al centro benessere dell'hotel, è la sorella di Fabio il 'tuttofare' del Rigopiano che assieme a Giampiero Parete si è salvato dalla valanga perché si trovava all'esterno dell'albergo.

In questi giorni Fabio è stato fondamentale per i soccorritori perché ha indicato dove potevamo trovarsi gli eventuali sopravvissuti. Ai vigili del fuoco aveva indicato anche dove cercare la sorella, in una zona nei pressi della cucina. Il corpo della ragazza è stato trovato proprio in quel punto.

Ieri a ridare la speranza è stato il salvataggio di tre cuccioli di pastore abruzzese a 5 giorni dalla valanga.

Qui sotto il video girato immediatamente dopo il loro salvataggio:



-- Leggi anche: LA RICHIESTA DI AIUTO INVIATA DALL'HOTEL RIGOPIANO PRIMA DELLA TRAGEDIA

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Fonte: The Post Internazionale

Un elicottero del 118 cade vicino L'Aquila, tutti morti i 6 a bordo

Il mezzo di soccorso è precipitato tra il capoluogo abruzzese e Campo Felice durante un'operazione di recupero di un ferito dai campi da sci

L'elicottero del 118 è precipitato mentre recuperava un ferito dalle piste da sci di Campo Felice

Un elicottero del 118 è precipitato nella provincia de L’Aquila, tra il capoluogo e la località sciistica di Campo Felice, nella tarda mattinata di martedì 24 gennaio 2017.

Il velivolo è stato individuato in località Vecchia Miniera semi-distrutto. RaiNews24 rende noto che le sei persone a bordo sono tutte morte.

Sono in corso le operazioni di recupero dei corpi.

Sul posto - a poche centinaia di metri dall'hotel La Vecchia Miniera, in una zona montuosa a circa 1600 metri di altezza e coperta di neve - sono intervenuti numerosi uomini e mezzi, ma i soccorritori hanno raggiunto l'elicottero a piedi.

Il mezzo di soccorso partito da Penne è caduto mentre era impegnato in una normale operazione di recupero di un ferito da un campo da sci. L'elicottero è con sei persone a bordo.

I testimoni hanno riferito di aver udito un boato. Il velivolo ha lanciato il segnale di crash da località Casamaina, comune di Lucoli.

Secondo quanto si apprende circa le condizioni meteo in zona c'è una fitta nebbia, il cielo è coperto da nuvole basse, il vento moderato e la temperature tra -2 e zero gradi.

Le squadre di soccorso sono state immediatamente mobilitate ma sono ostacolate nelle operazioni proprio dalla foschia.

(Alcune immagini dell'elicottero del 118 precipitato nell'aquilano. Credit: Twitter)



Fonte: The Post Internazionale

lunedì 23 gennaio 2017

Le ultime sull’Hotel Rigopiano

Proseguono le ricerche intorno all'albergo sommerso dalla valanga, dove ci sono ancora 22 dispersi: finora sono state estratte vive 9 persone


Le squadre di soccorso sono ancora alla ricerca delle 22 persone disperse nell’Hotel Rigopiano, un albergo sul versante pescarese del Gran Sasso sommerso da una valanga di neve lo scorso mercoledì 18 gennaio. Alla fine della scorsa settimana i soccorritori hanno trovato e salvato 9 persone sopravvissute, che si sono aggiunte alle due persone che si trovavano all’esterno dell’Hotel Rigopiano al momento della valanga e che erano riuscite a dare l’allarme nel tardo pomeriggio di mercoledì. Negli ambienti dell’albergo, difficili da raggiungere a causa della presenza di detriti e della neve, i soccorritori hanno individuato 7 persone morte, ma il portavoce dei Vigili del Fuoco, Luca Cari, ha detto che le squadre di soccorso hanno “speranze di trovare persone vive”. L’ultimo cadavere, di una donna, è stato estratto oggi.

Tra le persone estratte vive ci sono Adriana Vranceanu, la moglie di Giampiero Parete, il cuoco pescarese scampato alla valanga insieme al tuttofare dell’albergo Fabio Salzetta. È stata individuata venerdì scorso in una parte dell’Hotel Rigopiano insieme ai suoi due figli. In seguito i tre sono stati ricoverati all’ospedale di Pescara, dove si trovava anche Parete, e dovrebbero essere dimessi nelle prossime ore. I soccorritori hanno salvato altri due bambini, uno di 7 e uno di 9 anni, un uomo di 25 anni con la compagna di 22, un 34enne romano e una donna di 25 anni.


Le ricerche non sono state mai interrotte da giovedì 19 gennaio, con diverse squadre che a turno hanno perlustrato l’area, utilizzando anche cani da valanga per la ricerca dei dispersi. Il lavoro dei soccorritori è complicato dalla difficoltà a entrare in alcuni ambienti dell’Hotel Rigopiano, che ha subito molti danni in seguito all’impatto con la grande quantità di neve che si è staccata dal versante della montagna, e che ha trascinato con sé alberi e altri detriti prima di scontrarsi con gli edifici del resort.


Nel frattempo proseguono le indagini per ricostruire le ultime ore degli ospiti all’Hotel Rigopiano, anche sulla base delle testimonianze raccolte finora dai sopravvissuti. Repubblica scrive che già nelle prime ore del 18 gennaio, quindi una decina di ore prima della valanga, le autorità erano state messe al corrente sulla difficile situazione nell’albergo in seguito alle forti nevicate dei giorni precedenti. Il direttore dell’albergo, Bruno Di Tommaso, aveva inviato un’email al prefetto di Pescara, al presidente della provincia, alla Polizia provinciale e al sindaco del vicino comune di Farindola, spiegando che le cose erano peggiorate dopo le scosse di terremoto di mercoledì. Aveva segnalato che i clienti volevano ripartire il prima possibile, ma che non potevano farlo a causa delle strade bloccate e che il generatore, usato per sopperire alla mancanza di energia elettrica dalla rete, stava per terminare il gasolio. Di Tommaso aveva definito “preoccupante” la situazione e aveva chiesto un intervento.

Per liberare la strada verso il Rigopiano era necessario l’intervento di una turbina spazzaneve, cioè un mezzo che rimuove con relativa velocità la neve sparandola oltre la strada, ma veicoli di quel tipo scarseggiavano nella zona perché impiegati altrove per rispondere ad altre emergenze e riaprire le strade verso interi paesi isolati. Secondo le prime ricostruzioni, però, una turbina era attiva a una ventina di chilometri dall’albergo tra i comuni di Penne e Guardiagrele. Non è chiaro perché non fu dirottata verso Farindola e la strada che poi porta al Rigopiano.

Gli investigatori sono anche al lavoro per ricostruire con più precisione cosa è successo prima e dopo la valanga. Inizialmente si era detto che la slavina si fosse verificata intorno alle 17:40, ma sulla base delle prime testimonianze non si esclude che possa essersi staccata dalla montagna prima, tra le 16:30 e le 17. La ricostruzione dei tempi è importante per la procura di Pescara, che sta indagando sulla vicenda, perché potrebbe consentire di rilevare eventuali omissioni o inefficienze nelle attività di sgombero della neve e di gestione della sicurezza nella zona. È bene comunque ricordare che mercoledì 18 gennaio le autorità, a partire dalla provincia di Pescara, erano al corrente di decine di problemi legati alle forti nevicate, con famiglie isolate, persone da soccorrere e pochi mezzi per spalare la neve a disposizione sul territorio.

Fonte: Il Post

domenica 22 gennaio 2017

Almeno 36 morti nel deragliamento di un treno in India

Ieri sera nove vagoni di un treno che viaggiava nell'est del paese sono uscite dai binari: ci sono anche 7 feriti gravi

(STRINGER/AFP/Getty Images)

Sabato sera intorno alle 11 (ora locale) è deragliato un treno partito da Jagdalpur e diretto a Bhubaneswar, nell’est dell’India: 36 persone sono morte e diverse sono rimaste ferite, 7 in modo grave. L’incidente è avvenuto vicino alla stazione di Kuneru, nello stato dell’Andhra Pradesh: nove vagoni e la locomotiva sono usciti dai binari, e non sono ancora state chiarite le cause dell’incidente. Alcune persone sono ancora intrappolate dentro il treno, ma le operazioni di soccorso sono quasi finite, secondo quanto ha detto un portavoce delle ferrovie locali.


Gli incidenti ferroviari sono frequenti in India, un paese dove il treno è tra i mezzi di trasporto più comuni, ma con un servizio spesso vecchio e poco sicuro. Lo scorso novembre oltre 140 persone erano morte in un incidente nell’Uttar Pradesh.

Fonte: Il Post

Le ricerche nell’hotel Rigopiano

In tutto sono state salvate nove persone, ma nessuna dopo la notte tra venerdì e sabato: rimangono ancora 23 dispersi

(ANSA/ US/ DIFESA)

Nella notte tra il 21 e il 22 gennaio i vigili del fuoco hanno continuato le ricerche delle 23 persone che risultano disperse dentro all’Hotel Rigopiano, l’albergo di Farindola sul Gran Sasso ricoperto da una grande valanga mercoledì 18 gennaio. Dopo le quattro persone estratte vive tra venerdì notte e sabato mattina, nessun’altra persona è stata salvata, anche se a partire da sabato mattina i giornali avevano parlato di nuove voci provenienti dall’interno dell’hotel, che non erano però state localizzate dai soccorritori. Nella giornata di sabato la Protezione Civile ha smentito che siano state individuate altre persone vive, spiegando che quelli che si sentono sembrano soprattutto rumori, forse causati dai cedimenti della struttura dell’hotel. In totale, le persone estratte vive sono state nove, mentre i morti accertati sono cinque.

Domenica le ricerche dei vigili del fuoco continueranno. Tra le persone salvate finora ci sono Gianfilippo e Ludovica Parete, i due bambini figli di Giampiero, cuoco di Pescara che era all’esterno dell’albergo al momento della valanga e che ha dato l’allarme. Anche Adriana Vercerao, moglie di Parete, è stata estratta viva. Altri due bambini (senza i genitori) e quattro adulti (tra cui una coppia) sono tra le persone salvate. I soccorsi sono riusciti a raggiungere le persone estratte vive finora attraverso una zona che si trova sopra l’area della piscina dell’albergo, l’unica rimasta parzialmente scoperta dalla neve. Le persone salvate nel corso della notte tra venerdì e sabato, trovate grazie ai cani da valanga, erano in una stanza diversa rispetto ai quattro bambini recuperati venerdì. Le ricerche sono complicate dal freddo e dall’enorme quantità di neve, che si è insinuata negli ambienti dell’albergo rendendo difficili gli spostamenti al suo interno: i vigili del fuoco devono riuscire a completare i soccorsi prima che cedano le travi che finora hanno resistito al peso della neve, consentendo ad alcune delle persone che si trovavano nell’hotel di non essere schiacciate e avere aria da respirare.

(La ricostruzione della struttura dell’Hotel Rigopiano e il succedersi dei soccorsi fino al 20 gennaio, fatta da Ansa Centimetri; dopo la realizzazione del grafico altre quattro persone sono state messe in salvo)

I vigili del fuoco hanno pubblicato il video del salvataggio dei tre bambini, tra cui la figlia di Parete, avvenuto ieri. Dopo essere stati recuperati, i bambini sono stati portati in ospedale a Pescara. Secondo i medici si sono salvati perché indossavano vestiti pesanti e non si trovavano direttamente a contatto con la neve. I sopravvissuti si trovano ancora all’ospedale, ma tranne una persona che è stata operata al braccio, non hanno problemi di salute. Il ricovero proseguirà in ogni caso anche per offrire loro sostegno psicologico.


La procura di Pescara ha aperto un’indagine per omicidio colposo. I primi soccorritori sono arrivati all’albergo molte ore dopo la valanga usando gli sci. I mezzi di soccorso sono potuti arrivare in zona solo nella tarda mattinata del giorno dopo, perché la strada di accesso era bloccata da alberi caduti e altre valanghe. Per buona parte della notte gli ospiti dell’Hotel Rigopiano sono quindi rimasti isolati e senza possibilità di comunicare le loro condizioni, al freddo e probabilmente senza energia elettrica. L’indagine riguarda la tempistica dei soccorsi e la valutazione dei rischi da parte di prefettura e protezione civile prima della slavina.

Fonte: Il Post

La vignetta di Charlie Hebdo sulla slavina che fa arrabbiare (di nuovo) gli italiani

A due giorni dalla slavina che ha colpito l'hotel Rigopiano nel pescarese Charlie Hebdo pubblica una vignetta satirica che fa indignare moltissimi italiani

La vignetta di Charlie Hebdo

Pochi giorni dopo il terremoto di Amatrice del 24 agosto, il giornale satirico Charlie Hebdo aveva pubblicato una vignetta per la quale moltissimi italiani si erano sentiti offesi.

Sull’ultima pagina del giornale compariva infatti un’immagine intitolata "Terremoto all'italiana: penne al sugo, penne gratinate, lasagne", in cui sotto al testo si vedono un uomo e una donna sporchi di sangue e una pila di cadaveri sepolti sotto diversi strati di macerie, che era valsa anche una querela al giornale da parte del comune di Amatrice, per diffamazione aggravata.

A due giorni dalla slavina che ha colpito l'hotel Rigopiano nel pescarese, e che ha scosso l'Italia intera, la storia si ripete. Charlie Hebdo pubblica una vignetta satirica e gli italiani si indignano. Numerosi sono stati infatti i commenti polemici rivolti al giornale attraverso la sua pagina social. L'immagine raffigura la morte che scende dalla montagna su degli sci impugnando due falci al posto delle racchette. La didascalia è: "Italia: è arrivata la neve", e la morte esclama "Non ce ne sarà abbastanza per tutti!", riprendendo una frase solitamente usata quando si parla di promozioni, saldi e simili.

Ecco la vignetta che ha fatto indignare, scatenando nuove polemiche:


Fonte: The Post Internazionale

sabato 21 gennaio 2017

La prima mossa di Donald Trump da presidente degli Stati Uniti

La prima mossa da presidente è stata la firma, nello Studio Ovale, di un decreto esecutivo diretto alle agenzie governative per ridurre il peso economico dell'Obamacare

La firma del primo ordine esecutivo di Donald Trump. Credit: Jonathan Ernst

Donald Trump ha giurato da 45esimo presidente degli Stati Uniti e si è immediatamente messo a lavoro.

La sua prima mossa da presidente è stata la firma, nello Studio Ovale, di un decreto esecutivo diretto alle agenzie governative per ridurre il peso economico dell'Obamacare, la riforma sanitaria del suo predecessore.
Nel suo discorso inaugurale Trump ha contrapposto i partiti e la politica al popolo, ha promesso di sradicare il terrorismo islamico e di riportare lavoro e ricchezza negli Stati Uniti proteggendo i loro confini.

Il neopresidente ha sottolineato che il 20 gennaio 2017 sarà ricordato come il giorno del popolo, in cui è stato trasferito il potere "da Washington al popolo".

"Finora l'establishment ha protetto se stesso ma non i cittadini del paese", ha detto Trump. "Questo momento appartiene a voi. Le persone dimenticate di questo paese non saranno più dimenticate". Trump ha insistito su alcuni punti chiave della sua campagna elettorale, come la necessità di proteggere i confini, di creare nuovi posti di lavoro per gli americani e la volontà di sradicare il terrorismo islamico.

La ricchezza della classe media è stata mandata all'estero. Ma da oggi ci sarà sempre l'America per prima", ha detto il presidente. "Porteremo di nuovo a casa i nostri lavori, riporteremo a casa la ricchezza e i nostri sogni. Costruiremo nuove strade, autostrade e ponti. Ricostruiremo il nostro paese con il lavoro americano e con le mani americane. Gli americani assumeranno gli americani".

"Riuniremo il mondo contro il terrorismo radicale islamico, che faremo sparire dalla faccia della terra". ha aggiunto.

Oggi, 21 gennaio 2017, almeno 200mila donne, ma non solo, sono attese a Washington, per una marcia marcia contro il presidente Trump. Marce simili sono già in atto in Australia e Nuova Zelanda e altre ancora sono in programma in tutto il mondo.

Durante l'insediamento di Trump violente proteste si sono scatenate a Washington, oltre 200 persone sono state arrestate e sei agenti sono rimasti feriti. Almeno un veicolo è stato dato alle fiamme, ha detto la polizia.

Fonte: The Post Internazionale

Esplode una bomba in un mercato in Pakistan, almeno 20 morti

L'attacco è stato rivendicato dalla fazione dei talebani pachistani (TTP). Hanno dichiarato che il loro intento era quello di “vendicare l’uccisione dei loro associati”

Il luogo dell'attacco. Credit: twitter

Almeno 20 persone sono rimaste uccise e 40 ferite dall’esplosione di una bomba in un mercato in Pakistan il 21 gennaio 2017 alle 10, ora italiana. È accaduto nella città di Parachinar, una zona perlopiù abitata da sciiti, situata al confine con l’Afghanistan.

Il mercato di frutta e verdura a quell’ora era molto affollato. I funzionari pachistani temono che il numero di vittime possa aumentare.

L’attacco è stato rivendicato dalla fazione dei talebani pachistani (TTP). Hanno dichiarato che il loro intento era quello di “vendicare l’uccisione dei loro associati”.

Il portavoce del gruppo terroristico ha detto che voleva “dare una lezione agli sciiti per il loro supporto a Bashar al-Assad”, il presidente Siriano.

Fonte: The Post Internazionale