sabato 31 gennaio 2015

Sergio Mattarella è il nuovo Presidente della Repubblica Italiana


Alle 12.58 Sergio Mattarella ha raggiunto il quorum dei 505 voti. È il dodicesimo Presidente della Repubblica Italiana.

È stato eletto con 665 voti nel quarto scrutinio, il primo a richiedere il 50 per cento più uno dei voti dei componenti dell'assemblea. Uomo politico prima della Democrazia Cristiana, poi del Partito Popolare Italiano, della Margherita e del Partito Democratico. Ha ricoperto più volte la carica di ministro, ha dato il nome alla legge elettorale in vigore dal 1993 al 2005, soprannominata 'Mattarellum'. Dal 2011 ricopre il ruolo di giudice costituzionale. Nel 1980, suo fratello Piersanti, presidente della Regione Sicilia, fu ucciso da Cosa Nostra. Sergio Mattarella è il primo siciliano a essere eletto Presidente della Repubblica.

Matteo Renzi si congratula su Twitter:

Link: Sergio Mattarella (da Wikipedia)

venerdì 30 gennaio 2015

Inside Kobane, le prime foto dalla città liberata


Macerie, rovine ovunque ma volti sorridenti, sguardi liberi. E poi i colori delle bandiere curde, i kalashnikov in spalla e non più puntati in lontananza, i giornalisti che si muovono liberi in città e riprendono . Le prime immagini di uka Kobane libera arrivano dall’agenzia AFP che pubblica alcune fotografie in un post.

E mentre in Italia ci si distrae con i possibili nomi per il presidente della Repubblica, altrove il mondo combatte battaglie importanti, pressoché ignorate dai media nostrani.


Fonte: Diritto di critica

mercoledì 28 gennaio 2015

Risultati del sondaggio 'Chi vorreste come nuovo Presidente della Repubblica?'











Stefano Rodotà
20 (32%)

Altro
12 (19%)

Gino Strada
11 (18%)

Non so
4 (6%) 

Romano Prodi
4 (6%)

Anna Finocchiaro
3 (4%)

Pier Luigi Bersani
2 (3%)

Mario Draghi
2 (3%)

Walter Veltroni
2 (3%)

Pietro Grasso
1 (1%)

Giuliano Amato
0 (0%)

Roberto Benigni
0 (0%)

Piero Fassino
0 (0%)

Dario Franceschini
0 (0%)

Paolo Gentiloni
0 (0%)

Mario Monti
0 (0%)

Pier Carlo Padoan
0 (0%)

Ignazio Visco
0 (0%) 


Voti totali 61

I sondaggi non hanno un valore statistico, si tratta di rilevazioni non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione.

martedì 27 gennaio 2015

27 gennaio: giornata della Memoria. Per non dimenticare...


Oggi è la giornata della Memoria, per commemorare le vittime del nazismo e del fascismo, dell'Olocausto. Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli della città polacca di Auschwitz e fu svelato l'orrore del campo di sterminio, delle deportazioni, del genocidio nazista che causò la morte di milioni di persone, soprattutto ebrei. Ricordare la Shoah, conservare nel tempo la memoria di un periodo nero della nostra storia, per non dimenticare l'orrore e le vittime.

lunedì 26 gennaio 2015

Cos’è Syriza, il partito che ha vinto le elezioni greche


  • Syriza è l’acronimo di Synaspismós Rizospastikís Aristerás (Coalizione della sinistra radicale). Il partito nasce nel 2004 come coalizione diverse formazioni della sinistra greca, tra cui ecologisti, comunisti e sinistra democratica.
  • Syriza si costituisce come partito nel 2012. Alle elezioni del 17 giugno 2012 diventa il secondo partito greco per numero di voti e il principale partito di opposizione al governo di Antonis Samaras. Alle elezioni europee del maggio del 2014 il partito ottiene più del 26 per cento dei voti, superando di tre punti Nea Demokratia, la formazione politica del primo ministro e diventando così il primo partito del paese.
  • Il leader di Syriza è Alexis Tsipras, quarant’anni, ingegnere civile. Tsipras proviene dall’ala più a sinistra del Partito comunista greco (Kke). Si è fatto conoscere nel 2006 quando si è candidato a sindaco di Atene.
  • Il successo di Syriza comincia dopo le rivolte di studenti e lavoratori nel 2008. Inizialmente militavano nel partito sopratutto i giovani. Ma con gli anni la base elettorale del partito si è allargata ai lavoratori del settore pubblico e ai piccoli imprenditori, in difficoltà a causa della crisi.
  • La campagna elettorale di Syriza si è concentrata sulla promessa della fine delle misure di austerità e di nuovi fondi per la spesa pubblica. Tra le proposte fatte: energia elettrica gratuita per i più poveri, buoni pasto distribuiti nelle scuole e case per i senzatetto.

Fonte: Internazionale

sabato 24 gennaio 2015

La Giornata della Memoria: alcune riflessioni


Di Salvatore Santoru

Si sta avvicinando il 27 gennaio, la giornata dedicata a ricordare la Shoah e i crimini commessi dal nazifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale.

Tale giornata sarà accompagnata da una miriade di eventi, programmi televisivi,incontri culturali e buona parte delle personalità politiche nazionali e internazionali affermeranno che non bisogna dimenticare, affinché gli orrori del passato non si ripetano.

Come ogni anno, in tale giornata si tenderà a sottolineare l'unicità dell'Olocausto e del nazifascismo, definito "male assoluto" e considerato come "ombra" ancestrale della modernità, eppure urge riflettere su questa presunta unicità.

Difatti, senza nulla togliere alla valenza di questa giornata, sarebbe utile che il "non dimenticare" sia esteso anche ad altri genocidi che hanno insanguinato il Novecento, che nonostante non siano conosciuti come la Shoah, non per questo devono essere lasciati nel dimenticatoio.

Si pensi ad esempio all' Holodomor, lo sterminio di più di 7 milioni di ucraini sotto il regime di Stalin, sterminio che per lungo tempo è stato nascosto all'opinione pubblica, principalmente per il fatto che Stalin e l'URSS erano stati annoverati nel campo dei "buoni" nel secondo conflitto mondiale, in quanto alleati con l'Occidente nella lotta contro il nazifascismo.


Tralasciando le altre 22 milioni vittime dello stalinismo, si pensi allo sterminio di più di 2 milioni di armeni eseguito da parte dell'Impero Ottomano, eppure anche di esso se n'è parla da poco e con cautela, visto che il governo turco ufficialmente lo nega e imprigiona chiunque osi parlarne, ed essendo la Turchia un paese alleato degli USA, membro della NATO e che l'Unione Europea vorrebbe annoverare tra i suoi membri, meglio non parlarne abbastanza.


Si pensi al genocidio cambogiano avvenuto sotto il regime di Pol Pot e dei cosiddetti "khmer rossi", con 2 milioni e mezzo di persone sterminate su una popolazione di 7 milioni, o a quello indonesiano sotto il generale filo-statunitense Suahrto, sempre più di 2 milioni di persone sterminate per ragioni politiche.


Senza dimenticare lo sterminio "indiretto" di circa 30 milioni di persone compiuto in Cina da Mao Tze Tung, o tanti altri che sono avvenuti più diversi recentemente, ciò che accomuna tutti questi genocidi è la volontà di annientamento dell' Altro, sia esso diverso dal punto dell'etnia, della religione, della classe sociale o dell'orientamento politico o di altro tipo, eppure sembra che le vittime di questi "altri Olocausti" siano da considerarsi di serie B, in quanto non rientranti storicamente nella parte dei "vincitori".

Urge anche una riflessione di carattere ideologico .
Non è tanto il nazifascismo il "male assoluto", ma la causa di tanto male che ha insanguinato il Novecento è da ricercarsi semmai nell'impulso totalitario e distruttivo comune a tutte le grandi ideologie che hanno animato il "secolo breve", sia il socialcomunismo reale che il nazifascismo, e anche in misura ovviamente più soft la "liberaldemocrazia", la quale però non risulta poi così tanto meglio delle altre due, se si sommano le morti delle innumerevoli guerre (mondiali o meno ) provocate nel nome di essa.

Certamente non sono gli ideali di per sé il problema, ma la loro strumentalizzazione e il fanatismo derivante, come d'altronde avviene con la religione .

C'è anche da dire che purtroppo la "Giornata della Memoria" viene spesso strumentalizzata a fini ideologici e politici, ma ora che il tempo è maturo, sarebbe il momento di voltare pagina e fare in modo che essa possa diventare realmente ricordo, non solo della Shoah ma più in generale dei tremendi crimini che hanno attraversato il Novecento, lasciandosi alle spalle questo tragico secolo e i suoi "fantasmi".

Fonte: Informazione Consapevole

venerdì 23 gennaio 2015

La Tecnologia ha cambiato le nostre vite. Ma la privacy?


E’ indubbio che la tecnologia e i nuovi mezzi di comunicazione digitale hanno cambiato e migliorato la nostra vita, specie nei paesi sviluppati. E a questo risultato arriva anche il sondaggio di Microsoft, “Views from Around the Globe: 2nd Annual Poll on How Personal Technology Is Changing Our Lives”. Ma la privacy resta comunque un problema.

La tecnologia e i nuovi mezzi di comunicazione hanno cambiato le nostre vite in meglio e questo è un dato ormai sotto gli occhi di tutti. Ma come sempre (o quasi) accade di fronte a innovazioni così importanti c’è sempre un prezzo da pagare, un qualcosa da dare indietro in un certo senso. E in questo caso parliamo di privacy. Ma, nonostante tutto, è fatto salvo, e lo deve essere sempre, il principio per cui un utente ha la possibilità di “far conoscere si sè solo ciò che vuole davvero far sapere” e non tutto, la Privacy resta comunque un aspetto che preoccupa e non poco gli utenti di tutto il mondo. Gli utenti, noi tutti, dobbiamo assumere maggiore consapevolezza riguardo alla privacy. Ma il problema esiste nel momento in cui si vuole fruire di quei servizi nati e sviluppatisi grazie alla tecnologia.

Questa premessa era doverosa perchè lo studio che vogliamo presentarvi oggi tratta anche di questo. E quindi vedremo se e come la Privacy viene vissuta come un problema da risolvere. Lo studio è stato realizzato da Microsoft e si intitola “Views from Around the Globe: 2nd Annual Poll on How Personal Technology Is Changing Our Lives“, una ricerca effettuata in 12 paesi (Brasile, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Giappone, Russia, Sud Africa, Corea del Sud, Turchia e Stati Uniti) presentata a Davos dove da domani, fino al 24 gennaio, si terrà World Economic Forum. Gli utenti intervistati sono 12 mila e tutti utenti internet (intervistati tra il 17 dicembre 2014 e il 1° gennaio 2015). Il sondaggio non è stato effettuato in Italia, ma risulta comunque di estremo interesse.

La tecnologia per la maggioranza degli utenti intervistati sta rendendo il mondo un posto migliore dove vivere, migliorando notevolmente condizioni e situazioni con cui ci misuriamo tutti i giorni come il lavoro, come fare la spesa e anche come comunicare, aspetto assolutamente rilevante. Ma dalla ricerca emergono delle differenze dal punto di vista dell’atteggiamento tra gli utenti dei paesi sviluppati e gli utenti delle economie emergenti (come si definiscono ora i paesi che prima si definivano in via di sviluppo). In pratica, mentre gli utenti dei paesi delle economie emergenti vivono le novità elogiandone i vantaggi che queste comportano, come l’impatto sociale, l’impatto sull’economia e delle opportunità che nascono da questa, gli utenti dei paesi sviluppati, quindi dove la tecnologia è molto più presente, esprimono invece delle preoccupazioni, specie in fatto di Privacy.


Intanto c’è da evidenziare che:

- in tutti e 12 paesi gli utenti pensano che la tecnologia ha un impatto positivo nella ricerca di prodotti più accessibili e nella possibilità di poter avviare nuovi business. Inoltre sostengono che benefici si vedono nel maggior utilizzo dei social media e nell’innovazione delle imprese;

- la maggioranza degli utenti ritiene che le “tecnologie personali” hanno incrementato la loro produttività;

- rispetto alla scorsa edizione dello studio, molto utenti affermano che la tecnologia ha avuto effetti positivi nei trasporti e anche nell’alfabetizzazione; mentre sono meno gli utenti che dicono che le tecnologie hanno avuto un effetto positivo sui legami sociali, sulle libertà personali e sulla politica, in termini di espressione;

- la preoccupazione per la Privacy ha avuto un balzo significativo. Infatti in 11 paesi su 12 gli utenti hanno affermato che l’effetto della tecnologia sulla privacy è stato negativo. La maggioranza degli utenti sostiene che i livelli di protezione per gli utenti stessi sono insufficienti. Solo in India e in Indonesia gli utenti hanno la consapevolezza delle informazioni raccolte.

Come abbiamo detto prima, dalla ricerca emergono delle differenza tra paesi sviluppati ed economie emergenti. Infatti il 60% degli utenti dei paesi economie emergenti pensano che le nuove tecnologie hanno avuto un impatto positivo nei loro legami sociali; nei paesi sviluppati la percentuale si ferma al 36%. Il 59% degli utenti dei paesi delle economie emergenti pensa che i servizi di sharing economy, come Uber e Airbnb sono migliori dei servizi tradizionali. Nei paesi sviluppati solo il 33% degli utenti la pensa in questo modo. Il 59% degli utenti dichiara che grazie alla tecnologia hanno interesse a lavorare nel settore delle scienze, delle tecnologie, dell’ingegneria e della matematica. Questa percentuale sale all’85% invece tra gli utenti dei paesi sviluppati. In particolare, il 77% delle donne dei paesi delle economie emergenti dichiara di sentirsi incoraggiate a lavorare proprio in quei settori (in inglese, STEM); tra le donne dei paesi sviluppati questa percentuale scende al 46%.

Ma anche voi siete del parere che la tecnologia ha cambiato il nostro modo di vivere e le nostre società? E siete anche voi preoccupati per ciò che riguarda la privacy?

Francesco Russo

Fonte: InTime, Condivido per Comunicare

giovedì 22 gennaio 2015

Prestiti ai privati: situazioni e consigli


Che si attribuisca la colpa alla situazione economica o alla crisi finanziaria i dati parlano chiaro: le banche chiudono i rubinetti e i prestiti ai privati calano ulteriormente.

I numeri sono relativi al mese di novembre 2014, e dimostrano come i finanziamenti degli istituti di credito al settore privato, sia che si tratti di famiglie o imprese, siano calati ulteriormente dell'1,6%. Un dato che fa il paio col calo del 2,1% registrato nel mese precedente, anche se in lieve miglioramento.

In generale sono diminuiti i prestiti alle società non finanziarie (-2,6%) più che quelli alle famiglie (-0,6%), anche se il quadro generale pare tutt'altro che confortante. Stesso discorso per quanto concerne le sofferenze bancarie, ovverosia i crediti che le banche fanno fatica a riscuotere in quanto provenienti da aziende in crisi.

Il cosiddetto 'tasso di sofferenza' si attesta sul 18,4%, in lieve ripresa rispetto ad ottobre (+0,7%) ma comunque preoccupante. Una via d'uscita potrebbe consistere nella cartolarizzazione dei crediti, con la Banca Centrale Europea a fare da intermediario per l'acquisto dell'intero pacchetto creditizio mentre il Governo svolgerebbe il ruolo di venditore.

L'unico mercato che pare non aver avuto scossoni negli ultimi mesi è quello relativo ai mutui sugli immobili: i tassi di interesse aumentano dello 0,01% nel mese di novembre, stabilizzandosi a quota 3,19%. E’ da sottolineare il ruolo che la Rete sta assumendo nelle richieste di mutuo o di finanziamento: oggigiorno è diventato più semplice , veloce e alla portata di tutti richiedere un prestito grazie anche alle risorse e agli strumenti messi a disposizione degli istituti di credito, strumenti come quello sul sito di Hellobank che permettono la simulazione in tempo reale dei tassi dei prestiti o dei mutui da richiedere.

Intanto si attende il sì dell'Italia all'adesione del fondo "Efsi" – European fund for strategic investment – uno strumento operativo del 'Piano Junker' elaborato dalla Commissione Europea per dare nuova linfa agli investimenti, sia nel pubblico che nel privato. Come ha spiegato in una conferenza stampa tenutasi a Roma il vice-presidente della Commissione Europea delegato per il piano di investimenti Jyrki Katainen: "L'Efsi darà prestiti, non saranno finanziamenti a fondo perduto, il suo obiettivo è soprattutto spingere gli investimenti privati, soprattutto quelli ad alto rischio"

Lo stesso Katainen fa il punto sulla situazione degli investimenti in Europa, sostenendo che: "A livello europeo si sono ridotti anche gli investimenti pubblici, ma, a causa dei vincoli e della situazione economica, ma è triste constatare che molti Stati membri, quando tagliano i bilanci, in questi anni hanno in realtà dato la precedenza nei tagli agli investimenti pubblici, e questo ha ridotto tantissimo il livello degli investimenti"

Il piano inerente al Fondo sarà completato entro il mese di giugno, anche se l'attività dovrebbe cominciare già prima della stagione estiva. L'Italia sta alla finestra, in attesa di confermare o meno la sua partecipazione: "Ho incontrato il Ministro Padoan: l'Italia non ha ancora deciso se e per quale cifra contribuire al fondo" ha chiosato il vice-presidente Katainen.

Monica Fabrizi

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mercoledì 21 gennaio 2015

Caserta, i Casalesi controllavano l’ospedale: 24 arresti

Il clan di Michele Zagaria controllava gare d'appalto con l'appoggio di politici e amministratori locali


I tentacoli della camorra raggiungono anche il settore della sanità con l’obiettivo di ottenere appalti e controllare l’assegnazione diretta dei lavori. Sono 24 le persone finite in manette in un’operazione della Dia di Napoli nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo campano sulle gare truccate delle Asl di Caserta, aggiudicate ad imprese legate al clan dei Casalesi con l’appoggio di politici e amministratori locali. Sono stati effettuati numerosi sequestri di società e di beni. L’indagine riguarda in particolare appalti truccati per l’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, già finite al centro di altre inchieste. Gli arresti sono avvenuti nelle prvince di Caserta, Napoli e Verona. I reati ipotizzati a vario titolo sono quelli di associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e abuso d’ufficio.

LEGGI ANCHE: Mafia, ‘ndrangheta, camorra: la nuova mappa dei clan

APPALTI TRUCCATI ALL’OSPEDALE, AFFARE DEL CLAN ZAGARIA – Dalle indagini emerge che a controllare l’ospedale di Casera era il clan di Michele Zagaria, che riusciva a truccare attraverso i suoi uomini i bandi di gara e gli atti per favorire imprese amiche. Nel giro degli affari c’erano anche bar, distributori automatici, lavori di manutenzione degli immobili e gli affidamenti diretti, per i quali l’organizzazione agiva in regime di monopolio. Il gruppo crminale Zagaria si caratterizza rispetto ad altri sodalizi criminali per la sua maggiore attenzione nella gestione degli interessi economico-imprenditoriali. Nelle sue relazioni la Dia segnala che negli anni il clan ha raggiunto posizioni di controllo di alcuni settori dell’economia, come la grande distribuzione e gli appalti pubblici.

(Foto di copertina: l’arresto di Michele Zagaria da archivio LaPresse)

Fonte: Giornalettismo

lunedì 19 gennaio 2015

domenica 18 gennaio 2015

Paraguay. Vivere l’attivismo di ONG con AIESEC


Una domenica di inverno, 47 gradi, ora di pranzo, notate qualcosa di strano? No se ci troviamo in Paraguay, dove le stagioni sono invertite rispetto all’Europa e un caldo così soffocante è perfino accettabile. “Sono arrivata all’aeroporto e sono stata subito accolta da sei ragazzi del comitato locale, lì ad aspettarmi con la bandiera italiana, mi hanno fatto fare un giro per la capitale, Asunción, prima di raggiungere l’abitazione della famiglia che mi avrebbe ospitata”. E’ iniziata così l’esperienza in Sudamerica di Priscilla, che a Febbraio 2014 ha deciso di partire con AIESEC. “Sono partita con il programma Education, lavoravo in una ONG che aveva nelle zone limitrofe di Asunción dei centri e ho lavorato con dei «bambini di strada», insieme alle maestre ci occupavamo di sostegno scolastico. Nella Repubblica de Paraguay, seppur non vi siano dati ufficiali riguardo la composizione della popolazione paraguayana, vi sono ben 496 comunità abitate da 19 diverse popolazioni, per un totale di 87.099 individui. Da più di 20 anni, l’attivismo di ONG per i diritti dei popoli nativi contribuisce nella lotta per la restituzione delle terre ancestrali alle popolazioni, in particolare nella regione di Chaco. Sono pervenute anche notizie di maltrattamenti da parte della polizia in alcune zone rurali, questione ancora irrisolta. Una buona notizia è arrivata alcuni mesi fa’: ‘l’11 giugno 2014 il presidente Horacio Carter ha firmato la legge approvata dal parlamento a maggio grazie alla quale lo stato potrà espropriare più di 14.000 ettari di terre e restituirle alla comunità nativa Sawhoyamaxa’, si legge nel comunica di Amnesty International.

Il lavoro di Priscilla, ci spiega, consisteva nell’insegnamento dello spagnolo: ‘i bambini venivano divi in gruppi, in base all’età e il compito dei volontari era proprio quello di aiutarli’. Certo, in realtà si è trattato di un insegnamento reciproco: ‘con i bimbi ho imparato qualcosa di Guaranì (la lingua ufficiale del paese insieme allo spagnolo)’. Insieme a lei, unica europea, altri ragazzi sudamericani, sia dall’Ecuador, dal Brasile e dal Cile, tutti supportati dai membri del comitato locale AIESEC come ci racconta: “si, mi sono trovata benissimo, la loro è stata una presenza costante, ci sono sempre stati vicino ed è qualcosa di molto importante, perché ti ritrovi dall’altra parte del mondo da sola, non è semplice, ma ti senti a casa comunque”. Priscilla ci ha anche raccontato alcune curiosità sul Paraguay, come quello di salutarsi in modo diverso rispetto all’Italia, “loro si baciano dall’altra parte, ci ho messo un po’ per capire che dovevo girare la guancia dall’altra parte”, una pratica che abbiamo scoperto essere abbastanza diffusa anche in altri paesi latini e in Spagna. Un’esperienza che è stata molto di più, uno scambio reciproco, culturale, ma soprattutto personale.

Fonte: OltremediaNews

sabato 17 gennaio 2015

Le volevano morte


2 ragazze, alla giovanissima età (più o meno) di venti anni, decidono di andare in Siria a fare del volontariato. Commettono errori gravi (ad esempio non aver avvisato le istituzioni di ciò), ma il livello di pericolo non si sarebbe abbassato più di tanto. Malauguratamente, vengono catturate da un gruppo di terroristi. Si teme il peggio ma, fortunatamente, arriva la splendida notizia: Greta e Vanessa sono libere. Un epilogo del genere, in un Paese civile, si concluderebbe con un finale del tipo “e vissero tutti felici e contenti”. Piccolo particolare: noi siamo un Paese diversamente civile. Sia durante il periodo in cui erano tenute prigioniere, sia dopo la liberazione, in molti hanno deciso di esprimere una bella forma di cinismo: “Siamo ridicoli a pagare quei soldi x 2 beduine nn ho più parole!! Quando ci sono onesti lavoratori italiani che a fine mese fanno fatica ad arrivare” (commento preso sulla pagina ufficiale facebook “Matteo Salvini”); “io farei ripagare i loro genitori. Oppure le stesse ragazze, con il loro lavoro , in italia” (commento preso sulla pagina ufficiale facebook “Matteo Salvini). Pagare? Cosa c’entra questo verbo? Si vocifera che le istituzioni abbiano deciso di cacciare 12 milioni di dollari da dare ai terroristi in cambio delle due ragazze. Verità o bugia, per molti era meglio così: lasciamole nelle mani dei rapitori, alla peggio saranno ammazzate oppure vendute come schiave. Intanto noi risparmiamo soldi da poter reinvestire per la collettività. Insomma: valgono più i soldi che la vita di due ragazze; il sangue pur di far prosperare un Paese. Un ragionamento che Hitler applicava decisamente con gli ebrei. Insomma, molti le volevano morte. Chissà se questi geni la penserebbero così nel caso in cui un loro caro venisse preso come ostaggio (non lo auguro a nessuno, ma è una cosa su cui riflettere: il male non lo vuole nessuno, ma tantomeno non si augura agli altri).

Dimenticavo: Greta e Vanessa sono “colpevoli” di essere ancora molto giovani. Si sa che in Italia la gioventù è una condanna e non una qualità da valorizzare.

Fonte: El Nuevo Dìa

Visto su Il Malpaese

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venerdì 16 gennaio 2015

Liberate Greta e Vanessa, le due volontarie italiane rapite in Siria


Sono state liberate Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane rapite in Siria. Lo ha confermato su Twitter il governo italiano

Le due ragazze sono arrivate in Italia alle 4 del mattino all'aeroporto di Ciampino, a Roma. Ad accoglierle il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Intanto, la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta sul loro rapimento.

Di Greta e Vanessa, rapite in Siria dai miliziani di al-Nusra ad Alabsmo, vicino ad Aleppo, si erano perse le tracce il 31 luglio scorso. Le due volontarie avevano fondato il ‘Progetto Horryaty’, che cerca di dare assistenza sanitaria alla popolazione civile siriana ed erano entrate tre giorni prima in Siria.

giovedì 15 gennaio 2015

Sondaggio: Chi vorreste come nuovo Presidente della Repubblica?

Ho aperto un sondaggio nel blog: 'Chi vorreste come nuovo Presidente della Repubblica?'. Lo trovate in alto a destra appena sotto l'intestazione del blog. Il sondaggio resterà aperto fino a mercoledì 28 gennaio. Si può esprimere soltanto una preferenza ed una sola volta. Se volete potete utilizzare questo post per motivare la vostra scelta nei commenti.

mercoledì 14 gennaio 2015

Non ci mancherai, Giorgio Napolitano

Giorgio Napolitano sì è dimesso, finalmente. E non ci mancherà


E’ stato forse uno dei peggiori Presidenti della Repubblica della storia d’Italia, Re Giorgio. E oggi, alle ore 10.35, ha finalmente lasciato il Quirinale. L’ormai ex Presidente della Repubblica di errori ne ha commessi tanti in questi quasi nove anni, travalicando costantemente i limiti imposti dal suo ruolo di Presidente della Repubblica, esercitando poteri e prerogative a cui non aveva diritto, intromettendosi costantemente nell’attività politica, legislativa ed esecutiva di Governo e Parlamento, calpestando la Costituzione Italiana spesso e volentieri, formando in continuazione Governi di suo gradimento politico, imponendo ai cittadini le sue preferenze ed esautorando di fatto i cittadini di ogni potere di scelta, trasformando la Repubblica Parlamentare in una specie di machiavellica Monarchia semi-presidenziale.

Per niente garante e per nulla super partes, Giorgio Napolitano non ha mai fatto molto per nascondere la sua netta preferenza verso una certa parte politica e la sua pervicace ritrosia verso il cambiamento. Ha preferito difendere a tutti i costi i reazionari della politica, senza fermarsi un attimo a pensare che il populismo che ha sempre tanto criticato aveva semplicemente contribuito a farlo nascere e a rinfocolarlo, insieme alla classe politica intera, con le molte sue dichiarazioni inopportune che si scagliavano contro le prese di posizione e le manifestazioni dei cittadini, stanchi ed esasperati.Guardando le reazioni di gaudio e giubilo sul web alla notizia delle sue imminenti dimissioni, non credo mancherà molto agli italiani. Non è stato un Presidente apprezzato, Giorgio Napolitano, gli italiani hanno incassato con insoddisfazione la sua surreale rielezione nell’aprile 2013. Non c’era altra scelta, solo Giorgio Napolitano poteva salvare l’Italia dal pantano, diceva il Palazzo. I partiti non riuscivano a mettersi d’accordo sul nome del successore, lo stallo era evidente, la soluzione decisamente lontana. Per i partiti la ricandidatura di Giorgio Napolitano ha rappresentato la difesa dello status quo, la difesa delle prerogative, della politica interessata, la difesa dello Stato intesa come difesa del potere di Palazzo e non come popolo di cittadini.

E con l’avvento politico dei Cinque Stelle, lo status quo strenuamente difeso era in pericolo. Solo Giorgio Napolitano avrebbe potuto mettere al riparo la Casta politica dal cambiamento. E così è stato. Ha avuto ben poco rispetto verso i suoi sudditi, Giorgio Napolitano, giudicandoli continuamente. Un po’ Re e un po’ professorino. Non che il popolo italiano sia perfetto, per carità, ma le continue critiche al crescente astensionismo e al sopravvento del populismo e alle legittime scelte degli italiani avrebbe potuto risparmiarsele, per esempio. Avrebbe dovuto analizzare seriamente la risposta degli italiani, non canzonarla. Avrebbe dovuto assumersi pienamente le sue responsabilità, non scansarle. Avrebbe dovuto ammettere che astensionismo e populismo dilagante altro non erano che le risposte ad anni di involuzione politica di cittadini che cercano di reagire, stufi di prese in giro, di continui scandali, di favoritismi, dell’assenza del più piccolo barlume di meritocrazia e di senso di responsabilità di una classe politica unicamente votata alla tutela di potere e privilegi. Sembrava averlo ammesso, il 22 aprile 2013, il giorno della sua rielezione. Ma non riuscì, come al solito, ad ammettere le gravi responsabilità della classe politica italiana fino in fondo. Tergiversò. Preferì dire che sì, degli errori erano stati commessi, ma che in questi anni era stata condotta una campagna denigratoria nei confronti della politica italiana che aveva contribuito ad agitare oltremodo gli animi dei cittadini.

Insomma, non è stato un grande difensore del Popolo, il bis-Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Verrà rimpianto dalla classe politica, sicuramente. Ma i cittadini no, non credo lo rimpiangeranno molto.

Fonte: fanpage.it

Napolitano si è dimesso


Giorgio Napolitano si è dimesso. Alle 10.35 di oggi, 14 gennaio 2015, Napolitano ha ufficializzato il suo addio al Quirinale dopo quasi nove anni di mandato. Il Capo dello Stato ha lasciato il palazzo, salutato dal picchetto d’onore, dopo la consegna della sua lettera di dimissioni ai presidenti delle Camere e al premier. 

La prima votazione del Parlamento in seduta comune integrato dai rappresentanti delle Regioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica dovrebbe tenersi alle ore 15 del prossimo 29 gennaio.

martedì 13 gennaio 2015

Charlie Hebdo domani sarà normalmente in edicola. Ecco la copertina

Charlie Hebdo non si ferma neanche dopo l'attentato della scorsa settimana in cui sono morti 10 membri della redazione. Il settimanale satirico domani sarà normalmente in edicola. Il sito Libération ha diffuso la copertina che uscirà mercoledì nelle edicole francesi. Di questo numero saranno stampate 3 milioni di copie. I vignettisti hanno ripreso regolarmente a lavorare venerdì sera, a 48 ore dall'attacco armato. Ecco la copertina:


'Tout est pardonné' che tradotto vuol dire 'Tutto è perdonato'. L'immagine raffigura Maometto con il cartello Je suis Charlie. Una vignetta poco offensiva ma che farà discutere. Maometto come potrebbe definirsi Charlie dal giornale che ha deriso lui e la religione musulmana più di una volta? Comunque neppure l'attacco armato ha fermato la satira di Charlie Hebdo. Una buona notizia. Come ogni mercoledì il settimanale satirico sarà normalmente in edicola.

sabato 10 gennaio 2015

I Boko Haram dilagano, esercito nigeriano in fuga

Il bilancio delle vittime degli ultimi attacchi degli islamisti non è nelle migliaia, ma nelle centinaia, è l'unica notizia positiva


Le notizie che giungono da Baga sono terribili, ma meno dei primi rapporti che parlavano di 2.000 morti, anche se il bilancio, ancora vago, conferma comunque centinaia di vittime e la distruzione quasi completa della cittadina.

La cittadina di Baga si trova dove un tempo c’era la riva nigeriana del lago Ciad

L’ATTACCO A BAGA - La cittadina di Baga, circa 10.000 abitanti, un tempo sorta sulle rive del lago Ciad, ora ritiratosi di qualche chilometro, è sede della Multi-National Joint Task Force (MNJTF), la forza composta fa nigeriani, nigerini e ciadiani, ma attualmente era presidiata solo dai soldati locali. Soldati che come spesso è accaduto si sono dati alla fuga disordinata sotto attacco dei Boko Haram, lasciando la città nelle mani degli islamisti e la popolazione nel panico.

LEGGI ANCHE: Nigeria, secondo la BBC Boko Haram ha sterminato duemila abitanti a Baqa

LA STRAGE DEI BOKO HARAM E LA FUGA - L’attacco è scattato lunedì scorso ed è abbastanza significativo che la notizia sia giunta solo ieri e da parte degli abitanti della città, con il governo e l’esercito zitti per giorni su quella che appare come l’ennesima e vergognosa debacle dell’esercito nigeriano, non nuovo a darsi alla fuga. La popolazione di Baga e dei villaggi limitrofi, pare siano 16 quelli attaccati, non ha potuto che seguire l’esempio dell’esercito, molti sono caduti vittima dei Boko Haram, che hanno incendiato quasi tutte le 2.000 abitazioni del piccolo centro, molti altri hanno trovato la morte cercando di attraversare il lago Ciad per trovare rifugio oltre confine e protezione da parte delle truppe di Ndjamena o verso il Camerun. Ciad e Camerun sono due paesi con forze armate decisamente più prestanti e più efficaci nel respingere gli attacchi dei Boko Haram.

UNA STRAGE CHE PASSA INOSSERVATA - I resoconti degli scampati parlano di corpi abbandonati nelle strade e di una fuga disordinata di civili e militari, mentre un senatore locale è l’unico che ha fatto sentire la voce esortando l’esercito a proteggere la popolazione. Silente invece il presidente Goodluck, in piena compagna elettorale e in cerca della riconferma, che ha trovato il tempo di solidarizzare con l’attacco a Charlie Hebdo, ma che non ha fiatato in relazione a questa strage, di dimensioni molto maggiori, consumata ai danni dei suoi amministrati.

Fonte: Giornalettismo

venerdì 9 gennaio 2015

Siamo tutti Charlie Hebdo

Disegnatori di tutto il mondo hanno espresso solidarietà con le loro vignette verso la rivista Charlie Hebdo

di Caterina Michelotti


Il 7 gennaio 2015 - segnatevi questa data - uomini armati hanno fatto irruzione nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e hanno aperto il fuoco. Tra i dodici morti, giornalisti e fumettisti, compreso il direttore.

In risposta all'attacco, considerato un attentato alla libertà di stampa, diversi illustratori di tutto il mondo hanno disegnato vignette di solidarietà verso la rivista Charlie Hebdo.

Leggi cosa sta succedendo a Parigi,
aggiornamenti - Sette gennaio 2015, scolpitevi nella mente questa data. Il commento di Davide Lerner

(Sotto il fumetto di Chappatte, International New York Times)


(Sotto: Ruben L. Oppenheimer)



(Sotto: la copertina del The Independent)


(Sotto: L'illustratrice Lucille Clerc per la strage di Charlie Hebdo. Il suo disegno è stato pubblicato dall’account Instagram di Banksy.)


(Sotto: Bernardo Erlich)


(Sotto: Darrin Bell, Washington Post)


(Sotto: Joep Bertrams)


(Sotto: Maumont)


(Sotto: David Pope)


(Sotto: Satish Acharya)


(Sotto: Ann Telnaes, Washington Post)



(Sotto: Boulet)


(Sotto: James Walmesley)


Fonte: The Post Internazionale

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Sette gennaio 2015

La sparatoria nella redazione di Charlie Hedbo

giovedì 8 gennaio 2015

Je suis Charlie


L'attacco armato contro la redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, nel quale sono morte almeno 12 persone, rappresenta un agghiacciante assalto alla libertà d'espressione. Ogni uomo deve essere libero di esprimere le sue idee, in qualsiasi modo. Piena solidarietà alla redazione di Charlie Hebdo. E un pensiero voglio rivolgerlo al Direttore Stéphane Charbonnier, detto Charb, e ai disegnatori uccisi.

lunedì 5 gennaio 2015

Ciao Pino


E' morto il cantautore Pino Daniele, stroncato da un infarto. Il 19 marzo avrebbe compiuto 60 anni. Se ne va un grande della musica italiana. Ciao Pino, ci mancherai tanto

Auguri Peppino


Oggi, 5 gennaio, Peppino Impastato avrebbe compiuto 67 anni. Peppino era un militante della sinistra extraparlamentare. Sin da ragazzo si era battuto contro la mafia, denunciandone i traffici illeciti e le collusioni con la politica. Il 9 maggio del 1978 nel piccolo paese di Cinisi, a 30 km da Palermo, viene ucciso. Il suo corpo viene dilaniato da una carica esplosiva posta sui binari della tratta Palermo-Trapani. A far uccidere Peppino fu Gaetano Badalamenti, il capo di Cosa Nostra negli anni settanta.

domenica 4 gennaio 2015

E' morto Ulrich Beck, padre della 'società del rischio'


E' morto il giorno di capodanno il sociologo e filosofo tedesco Ulrich Beck. Beck fu il teorico della globalizzazione e della 'società del rischio', un concetto elaborato in un celebre saggio del 1986 intitolato proprio La società del rischio. Uno studio che ancora oggi viene ripreso per parlare di Europa e problemi del mondo moderno. Negli anni scorsi il sociologo l'aveva ampliata estendendola alla società globale, affrontando il tema della sicurezza perduta a causa di terrorismo, cambiamenti climatici e crisi finanziaria.

Link: Ulrich Beck (da Wikipedia)

sabato 3 gennaio 2015

Il ricordo dell’incidente di capodanno a Shanghai


La madre di una delle vittime dell’incidente di capodanno a Shanghai, in Cina, piange di fronte al luogo dove è avvenuta la tragedia. Il 31 dicembre a causa della calca sono morte almeno 36 persone. Le dinamiche esatte dell’incidente sono ancora sconosciute. Aly Song, Reuters/Contrasto

Articolo correlato: Almeno trentasei morti a Shanghai in una ressa durante i festeggiamenti di capodanno

Fonte: Internazionale

venerdì 2 gennaio 2015

Concerto di Capodanno: il grande spot negazionista sulla terra dei fuochi

Gigi D'Alessio dal palco di Piazza Plebiscito dice che è tutto risolto: bonifiche, monitoraggio sanitario e persino la regina d'Inghilterra che compra ortaggi nella terra dei fuochi. Peccato che non ci sia alcun riscontro. Caldoro finanzia con 600 mila euro l'evento. Il sindaco di Napoli tace sulla terra dei fuochi. Le sirene della campagna elettorale per le regionali si sono accese.


L’occasione è ghiotta, la festa dell’ultimo dell’anno in Piazza Plebiscito a Napoli. Il pubblico è quello delle grandi occasioni, 500 mila in piazza a Napoli ed uno share televisivo oltre il 25% su Canale 5. Va in scena il più grande attacco mediatico dei negazionisti del biocidio in Campania. Sul palco Gigi D’Alessio recita un copione. Qualche ora prima a Palazzo San Giacomo aveva brindato con il sindaco De Magistris che, nella conferenza stampa di fine anno, aveva consegnato ai giornalisti un infinito elogio “dell’orgoglio partenopeo” ed una arringa contro le “cicciuettole” che criticano l’amministrazione. Di contenuti sui veri problemi di Napoli nemmeno l’ombra.
D’Alessio sul palco dice che la Campania non è più la terra dei fuochi, che solo l’1% dei terreni sono inquinati e questi non sono nemmeno coltivati; che sono partite le bonifiche (sic!), è partito il monitoraggio sanitario, ed infine la perla: la regina Elisabetta mangia le verdure di Caivano. Ascoltano nella piazza, con lo champagne che inebria la folla ed i fans del Gigi nazionale. Ascoltano anche in Tv, lontano dalla Campania e dalla Terra dei fuochi. Ma da dove vengono questi dati? Davvero si fa fatica a trovare riscontro alle parole di D’Alessio. Il famoso rapporto del Marzo 2014 del governo parlava del 2% del territorio inquinato. Un rapporto pieno di falle, pieno di lacune, tanto da costringere lo stesso Ministro dell’Agricoltura Martina ad ammettere la necessità di ampliare l’elenco dei terreni. I monitoraggi sanitari da queste parti non li ha visti nessuno. Anzi. Dalle Asl, agli ospedali, fino al centro veleni dell’Ospedale Cardarelli medici e dirigenti amministrativi non hanno ricevuto nessuna indicazione in tal senso.
Le bonifiche….le bonifiche…beh qua non è stato bonificato assolutamente nulla! Non esiste alcun dato che certifica che i terreni inquinati nell’area della Terra dei Fuochi siano stati bonificati. D’altronde, se siamo ancora nella fase di analisi dei terreni come è possibile che ci sia già stata la bonifica?
Sulla storiella della regina Elisabetta forse per dignità e serietà è meglio tralasciare.
Il concerto di Capodanno a Napoli si trasforma in un mega spot elettorale ed il terreno scelto è quello della Terra dei Fuochi la questione senza dubbio prioritaria per chiunque voglia governare la Campania dal maggio prossimo. Si perchè se non si fosse ancora capito, la campagna elettorale è cominciata, come avvertiva qualche settimana fa Giuseppe Manzo. Il concerto di Piazza del Plebiscito, nel complesso uno spettacolo senza dubbio di alta qualità tecnica senza giudicare chi si è esibito sul palco, ha usufruito anche delle azioni del progetto Campania SICura della Regione Campania,progetto per la promozione delle eccellenze gastronomiche in Campania. Totale dell’investimento per la Regione Campania per il concerto di D’Alessio: 600 mila euro. Le posizioni negazioniste di Stefano Caldoro sulla Terra dei fuochi sono ormai note. Dopo aver provato a cavalcare l’onda del fiume in piena nell’autunno del 2013, il governatore ha scelto una linea politica che tende a minimizzare il disastro ambientale. Tra le sue principali iniziative messe in campo anche il finanziamento a pioggia per eventi per il recupero dell’immagine della Campania in merito al fenomeno della terra dei fuochi, misura che ha portato ad esempio a milioni di euro dati in concessione diretta alle principali squadre di calcio campane, compreso il Napoli di De Laurentis che ha beneficiato di 3,5 milioni di euro. Il “rivoluzionario” sindaco di Napoli invece da mesi non apre più bocca sulla terra dei fuochi. Nemmeno in occasione della manifestazione regionale di Casal di Principe dello scorso 29 novembre, che ha visto la partecipazione di diversi sindaci del napoletano e del casertano, ha preso posizione. D’altronde De Magistris da subito precisò che Napoli non rientrava nel perimetro della terra dei fuochi, dimenticando gli allarmanti dati sull’aumento dei tumori in città pubblicati dalla sua stessa amministrazione e dimenticando inoltre che la città di Napoli ospita tre siti di interesse nazionale da bonificare – Pianura, Bagnoli e Napoli Est.
Lo stesso sindaco che brindava con D’Alessio nella conferenza stampa di fine anno, cosa pensa delle uscite dello showman sulla terra dei fuochi? E cosa pensa dell’operato del governo Renzi e Regione Campania su bonifiche e monitoraggio sanitario del territorio? Chissà.
Intanto le forze politiche che sostengono la sua maggioranza sembrano avere posizioni chiare in merito, tanto da aderire sistematicamente a tutte le mobilitazioni che si svolgono tra Napoli e Caserta su questo tema. Eppure dal primo cittadino e punto di riferimento dei partiti della sinistra in città nessun commento. Nemmeno davanti allo spot negazionista di D’Alessio?
Per il momento il 30 dicembre in visita alle Vele di Scampia, il primo cittadino ha detto che “nel 2015 dimostreremo che non siamo la terra dei fuochi ma la terra delle passioni e del riscatto”.
Il tema sembra essere svanito dall’agenda del governo Renzi, tutta concentrata su Sblocca Italia e Jobs Act ed ormai distante dai problemi della Campania. Un governo che non ha nemmeno dato seguito alla legge 6 del 2014, la legge sulla Terra dei Fuochi fatta dal governo Letta.
D’altro canto anche i comitati devono necessariamente ripensare una strategia di comunicazione e mobilitazione. Dopo un autunno denso di mobilitazioni anche molto partecipate, si rischia ora di perdere mordente. Le sirene delle campagna elettorale per le elezioni regionali rischiano di fagocitare tutto.



Fonte: fanpage.it