martedì 17 gennaio 2017

Il Partito Nazionaldemocratico di Germania non sarà sciolto

La Corte Costituzionale tedesca ha respinto la richiesta di mettere al bando un movimento politico neonazista perché non è un "potenziale pericolo per la democrazia"

(Uli Deck/picture-alliance/dpa/AP Images)

La Corte Costituzionale della Germania ha respinto la richiesta di messa al bando del Partito Nazionaldemocratico di Germania (NPD), un partito di estrema destra e spesso descritto dalla stampa tedesca come un’organizzazione neonazista. Secondo i giudici, il fatto che in più occasioni l’NPD si sia espresso contro la Costituzione tedesca non costituisce un potenziale pericolo per la democrazia. La decisione è stata accolta con delusione da buona parte degli esponenti del Bundesrat, la Camera alta del Parlamento tedesco, che aveva presentato la mozione per mettere al bando l’NPD. Il Bundesrat è l’unico organo federale che può chiedere di bandire un partito politico e solo la Corte Costituzionale ha il potere per imporne lo scioglimento, a patto che due terzi dei giudici che la compongono siano d’accordo.

Dopo un ampio dibattito parlamentare, il Bundesrat era arrivato alla conclusione che l’NPD fosse una minaccia per la democrazia tedesca. La prima udienza per analizzare il caso si era svolta a marzo del 2016. Il Parlamento tedesco, insieme con il governo, aveva già provato a far sciogliere il partito nel 2001. All’epoca la Corte Costituzionale rigettò la richiesta perché emersero notizie sull’infiltrazione dei servizi segreti nell’NPD fino alla dirigenza del partito: lo Stato poteva avere influenzato l’NPD al punto da modificare l’eventuale sentenza della Corte, e per questo i giudici si erano rifiutati di procedere contro l’NPD. La nuova richiesta di esame presso la Corte era stata poi presentata sostenendo che attualmente nell’NPD non ci siano più infiltrati dei servizi segreti, cosa che secondo l’avvocato difensore del partito non corrisponde al vero.

L’NPD conta poco più di 6mila iscritti e non è mai entrato nel Parlamento tedesco, perché alle elezioni non ha mai superato la soglia di sbarramento del 5 per cento. Alle ultime elezioni politiche federali ha ottenuto l’1,3 per cento, mentre spesso riesce ad andare meglio in ambito locale, facendo eleggere diversi suoi rappresentanti nei consigli comunali. L’NPD ha anche un seggio nel Parlamento europeo: il suo rappresentante è l’ex leader del partito Udo Voigt, che nel 2004 è stato condannato per aver elogiato il nazismo dicendo che Adolf Hitler era stato “un grande statista”.

Il Partito Nazionaldemocratico di Germania (NPD) è stato fondato nel 1964 ed è considerato il successore del Partito Socialista del Reich, di orientamento apertamente neonazista e messo al bando nel 1952 dalla Corte Costituzionale, in quella che all’epoca era la Germania Ovest. Quattro anni dopo la Corte aveva messo al bando anche il Partito Comunista di Germania, che nella Repubblica Democratica Tedesca (DDR, la Germania Est) si era fuso con il Partito di Unità Socialista di Germania. Dopo il 1956 nessun altro partito tedesco è stato dichiarato illegale.

Oltre a essere considerato vicino al neonazismo, l’NPD ha da sempre posizioni xenofobe e contrarie all’accoglienza dei migranti, tema molto sentito in Germania dove il governo Merkel ha promosso una politica dell’accoglienza piuttosto aperta. L’NPD ha organizzato numerose manifestazioni e proteste contro il governo e la presenza di stranieri nel paese. Diversi suoi esponenti sono stati accusati di avere organizzato attacchi violenti contro i centri di accoglienza per i richiedenti asilo.

Nel caso in cui la Corte Costituzionale avesse decretato lo scioglimento, tutte le risorse finanziarie dell’NPD sarebbero state confiscate e assunte dallo Stato. Eva Högl, capogruppo del Partito Socialdemocratico di Germania (SPD) ha detto di essere dispiaciuta per la decisione di oggi, ma ha promesso che l’impegno del partito contro le organizzazioni di estrema destra non si fermerà. Volker Beck, portavoce dei Verdi ha invece detto di comprendere le motivazioni della Corte: “L’NPD fa di tutto per minacciare il nostro ordine democratico, ed è sicuramente molesto con il suo modo di fare apertamente anticostituzionale. Ma non costituisce comunque un vero pericolo per le nostre leggi e la nostra democrazia”.

L’NPD non è comunque l’unico partito tedesco di estrema destra: ci sono diversi altri movimenti che condividono le medesime posizioni, con consensi ancora più marginali e non sempre con posizioni riconducibili al neonazismo. I Repubblicani sono un partito nazionalista e nazionalconservatore populista fondato a Monaco nei primi anni Ottanta e ha tra i primi punti del suo programma la lotta all’immigrazione. Il movimento Pegida (Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente), fondato a Dresda nel 2011, è apertamente antislamista.

Il partito di destra e populista di maggior successo resta comunque Alternativa per la Germania (AfD), con un programma anti-islam e contro l’immigrazione. Alle ultime elezioni europee ha ottenuto due seggi al Parlamento europeo, ma è nei Parlamenti dei Länder che gode di un discreto seguito, con 145 seggi sui 1857 complessivamente disponibili nelle varie camere. AfD conta circa 20mila iscritti. Alle ultime elezioni locali, nel settembre del 2016, l’AfD ha sfruttato le preoccupazioni di parte dell’elettorato, che sta abbandonando i partiti più grandi e storici della Germania, per seguire il primo partito di destra che sta riuscendo a radicarsi in Germania dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Il partito si è formato nel 2013 ma ha ottenuto diversi buoni risultati alle precedenti elezioni regionali. L’AfD non ha comunque raggiunto il 24 per cento ottenuto a marzo 2016 nelle elezioni della Sassonia-Anhalt. Inoltre ha sottratto diversi voti all’NPD, che non ha superato il 5 per cento e non è quindi rappresentato nel Parlamento del Meclemburgo-Pomerania Anteriore. Secondo i sondaggi, l’AfD potrebbe superare la soglia di sbarramento e ottenere qualche seggio nel Parlamento federale alle prossime elezioni politiche, che si svolgeranno in autunno.

Fonte: Il Post

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