sabato 21 gennaio 2017

Continuano i soccorsi dopo il terremoto in Centro Italia

Alcune frazioni di Marche e Abruzzo sono state evacuate per il rischio di nuove valanghe e i tecnici dell'Enel lavorano per ripristinare la linea elettrica

Un momento dei soccorsi e delle ricerche dei dispersi effettuate dal Soccorso Alpino all'Hotel Rigopiano, il 21 gennaio 2017 (ANSA/SOCCORSO ALPINO)

In Centro Italia continuano le operazioni di soccorso della Protezione Civile per aiutare le persone colpite dai terremoti con magnitudo superiore a 5 del 18 gennaio, che hanno provocato moltissime valanghe e reso complicata una situazione già difficile per la molta neve caduta nei giorni precedenti. All’Hotel Rigopiano di Farindola sul Gran Sasso i vigili del fuoco stanno cercando di raggiungere le persone rimaste intrappolate nell’edificio: i dispersi sono 23, mentre nove persone sono già state salvate. I vigili hanno recuperato anche i corpi di cinque persone. In totale le persone morte a causa del terremoto e delle valanghe sono state nove, per ora. Secondo quanto comunicato dalla Protezione Civile, oltre a quelle dell’albergo, ci sono stati dei morti nei comuni abruzzesi di Crognaleto, Castel Castagna e Rocca Santa Maria (in provincia di Teramo) e di Campotosto, nella frazione di Ortolano (in provincia dell’Aquila). Nel frattempo a Farindola è di nuovo nevicato e c’è il rischio di altre valanghe.

Proprio per questa eventualità la frazione marchigiana Pozza di Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno, è in corso di evacuazione per ordine del sindaco di Acquasanta. Pozza ha 160 abitanti ed era stata colpita sia dal terremoto del 24 agosto sia da quelli successivi di ottobre; negli ultimi giorni è nevicato molto, fino a due metri di neve, e si teme che una slavina possa bloccare la strada di accesso alla frazione. Anche il sindaco di Lama dei Peligni, in provincia di Chieti, ha emesso un’ordinanza di evacuazione: alcuni dei 1.300 abitanti del paese hanno già lasciato le loro case per il rischio di valanghe dal monte Grotta Ciminiera Gravara, che fa parte del massiccio della Majella. In altre frazioni erano già state condotte delle operazioni di evacuazione, anche usando gli elicotteri, perché le valanghe avevano lasciato isolate molte case; tra le persone che sono state portate via ci sono anche i 21 abitanti di Ortolano, minacciati da una frana in atto sul Monte Corno. L’allerta per possibili valanghe è in vigore anche a Bolognola, in provincia di Macerata, nelle Marche.

Le slavine hanno anche fatto crollare dei pali della linea elettrica, e per questo molte persone sono rimaste senza elettricità. C’è chi è rimasto senza luce, acqua e viveri per cinque giorni. I tecnici dell’Enel sono al lavoro per ripristinare le linee: in provincia dell’Aquila e di Macerata ormai sono state fatte quasi tutte le riparazioni necessarie, mentre molto resta da fare in provincia di Chieti, Pescara e Ascoli Piceno, e soprattutto in provincia di Teramo. La provincia di Teramo ha parlato di emergenza sanitaria perché l’assenza di corrente ha isolato migliaia di persone: in alcune aree manca l’acqua e c’è un problema di carburante perché i distributori non funzionano.



Lo stadio dell’Aquila è stato trasformato in un centro di accoglienza per chi ha preferito non trascorrere le ultime due notti in casa dopo le scosse di terremoto di mercoledì. Oggi all’Aquila le scuole sono rimaste chiuse, come ieri. Invece a Macerata le lezioni si sono svolte normalmente dopo alcuni giorni di chiusura per riscontrare i possibili danni causati dal terremoto. Ieri il Consiglio dei ministri ha esteso lo stato di emergenza nel Centro Italia istituito lo scorso 25 agosto e ha stanziato altri 30 milioni di euro per i primi interventi di soccorso della fase di emergenza.

Fonte: Il Post

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