Uno scenario da day after. Intere bufale, carcasse di furgoni, scarti industriali, scorie di altoforni, solventi che galleggiano in riva al mare del litorale tirrenico, tra lo foce del fiume Volturno e Lago Patria. Con un video shock della Guardia di Finanza di Caserta si è aperta ieri mattina presso la Procura Generale di Napoli la conferenza stampa dell’operazione “Acque chiare” della Procura di Santa Maria Capua Vetere e della Procura di Nola che ha portato all’arresto di 22 allevatori bufalini, il sequestro di 25 fattorie aziende e la sospensione con una interdittiva di quattro dirigenti degli impianti di depurazione di Villa Literno, Marcianise, Orta di Atella e Marigliano di proprietà della Regione Campania , di cui i primi tre affidati alla Hydrogest Campania S.p.a ed il quarto gestito dal consorzio d’imprese Dondi/I.B.C/impec. I capi d’accusa sono un vero e proprio rosario di nefandezze ambientali.
Le accuse sono gravissime: disastro ambientale, avvelenamento delle acque, truffa aggravata, danneggiamento di acque ed edifici pubblici, gestione illecita dei rifiuti, immissione di rifiuti in acque superficiali ed abbandono sul suolo, interruzione di pubblico servizio, distruzione e deturpamento, scempio paesaggistico ambientale, omissione d’atti d’ufficio, falsità in atti commessa anche da pubblici ufficiali.
Le carte dell’inchiesta certificano senza attenuanti che in questi anni, in buona parte della Campania esisteva un ciclo integrato dei rifiuti e delle acque che, dalla produzione allo smaltimento passando per la bonifica, era completamente illegale. Un mare magnum di veleni, carcasse di animali e auto, solventi industriali scaricati nei Regi Lagni, bypassando i depuratori, e che da lì arrivano direttamente nelle acque di balneazione del litorale. Un’indagine durate oltre due anni, accompagnata da una campagna di monitoraggio del territorio.
Migliaia di fotografie grazie al supporto della Guardia di Finanza, riprese video degli sversamenti illegali, esami di laboratori delle acque, ispezioni nelle aziende. Una sceneggiatura dal film con un finale drammatico. Disperse in maniera illegale su suolo agricolo tonnellate di deiezioni di animali, solventi, scarti industriali che hanno inquinato in maniera quasi irreparabile la falda acquifera superficiale e profonda dell’area del nolano e del casertano. Acqua per di più utilizzata per l’irrigazione dei campi e abbeveraggio degli animali.
Censite circa 250 aziende zootecniche concentrate nel territorio dei “Mazzoni” che hanno utilizzato la rete pubblica dei canali che confluisce nei Regi Lagni, come un collettore dei veleni prodotti da centinaia di migliaia di capi bufalini. E i depuratori che dovevano garantire la purezza delle acque non funzionavano. «La rete dei depuratori - ha denunciato il procuratore Donato Ceglie, titolare dell’inchiesta insieme al procuratore capo Paolo Mancuso - invece di contribuire alla bonifica delle acque diventava funzionale ad un peggioramento sistematico delle stesse». Paradossalmente era meglio che non funzionassero.
Leggendo le carte dell’ordinanza di misura cautelare risulta che in molte occasioni le acque che uscivano dagli impianti pubblici di depurazione erano di qualità peggiore di quelle che entravano per essere trattate, con valori superiori centinaia di volte ai parametri di legge. E oltre al danno ambientale di proporzioni incalcolabili, si aggiunge anche la truffa ai danni dei cittadini dei comuni di Casal di Principe, Villa di Briano, Frignano e Marigliano che pagavano da anni la tassa per la depurazione delle acque ma il loro Comuni non erano collegati alla rete. Il procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, ha definito gli indagati «ladri di futuro».
Alla faccia della Campania Felix e dei 50 milioni di euro impegnati dalla Regione Campania per la bonifica dell’area dei Regi Lagni.
Fonte: Terranews
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