“In parlamento vi faremo vedere le scintille!” e’ la dichiarazione di guerra che il Presidente della Camera ha soffiato in faccia ad un vitreo ministro Bondi. La tattica e’ ormai chiara: Fini non molla la poltrona della Camera, non lascia il partito e si attesta con i suoi fedelissimi sulla trincea parlamentare pronto a sabotare ( qualora ne avesse realmente i numeri) le azioni legislative del governo Berlusconi.
FINI E I METODI BERLUSCONIANI - “Il padrone sono me!” ha affermato ieri un Silvio Berlusconi verde di bile e ha indicato la porta ad un Gianfranco Fini che in molti, da anni, non ricordavano rosso in viso per la rabbia. Ma l’ ex duce di AN, che in quindici anni di gestione post -Fiuggi ha inanellato una serie di magre figure politico-elettorali ( l’ esperienza dell’ Elefantino con Mario Segni nè è la prova piu’ sfolgorante) e che all’ interno del suo partito non ha mai gradito alcuna voce di dissenso soffocandola con gli stessi “metodi berlusconiani “che ora, per ironia della sorte, gli si ritorcono contro, non intende spianare il campo alla epurazione che il Premier ha gia’ fatto intuire di voler mettere in atto.
L’ISOLAMENTO - Fini, per cacciarlo, lo dovranno portar via di peso e dovranno stare attentissimi a non romperlo per non dargli la possibilita’ di vestire i panni della vittima ( che e’ un bene sempre molto spendibile in questa Italia divisa equamente tra adoratori dell’ imperatore e suoi denigratori ). Gli 11 voti pro Fini raccolti in calce al documento rilasciato ieri dalla Direzione Nazionale del PDL sono un vero e proprio epitaffio sulla lapide del peso finiano all’interno del partito. Con uno scarso 7% di consenso , la prima mossa dello staff berlusconiano sara’ proprio quella di rivedere al ribasso il famoso accordo 30-70 che suddivideva le quote di rappresentanza e di potere tra An e FI. Per isolare Fini e costringerlo alla ritirata, si passera’ alla rimozione a tappeto degli uomini da lui indicati da tutti gli incarichi di potere e di sottopotere (Commissioni, consigli di amministrazione, aziende partecipate ), si vuole in buona sostanza disarticolare il sistema di rapporti e clientele che possono ancora tornare utili al Presidente della Camera. Un Fini che non distribuisce incarichi e prebende sara’ ancor piu’ solo ed isolato di quanto non sia gia’ apparso nella Direzione nazionale del PDL.
IL SILENZIO DI CASINI - Gia’ ieri l’ on Granata si e’ lasciato scappare una frase in merito alla fondazione del nuovo “Partito della Nazione”, indicando una via di controffensiva allo strapotere di Arcore. Questo nuovo partito , di ispirazione centrista, dovrebbe fondarsi sull’ alleanza con Casini e l’UDC per cercare di affondare Berlusconi e il PDL ma non e’ sfuggito il fatto che in questo scontro al calor bianco, ripreso e commentato da mezzo mondo, l’ unico a stare zitto e muto e’ stato proprio Casini. Perche’ Pierferdi non e’ corso a consolare l’ amico Fini , perche’ non ha speso una sillaba in sostegno del Presidente della Camera, che pure non e’ mai mancato ai convegni organizzati dell’UDC per la promozione del Partito della Nazione? La chiave del mistero potrebbe trovarsi proprio in quel famoso 30-70 e cioe’, la “dipartita” di Fini -politicamente parlando- lascia un goloso vuoto all’ interno del PDL che, in caso di riavvicinamento tra UDC e PDL, potrebbe essere una dote di potere e di prebende a cui gli ex democristiani non sono affatto insensibili e…. “Parigi val bene una Messa! ” Le quotidiane sparate di Casini contro Berlusconi e contro il governo, che hanno infiammato la schizofrenica campagna elettorale dell’UDC , subito dopo il voto regionale si sono zittite e nel metodo spartitorio delle poltrone regionali (vedasi Lazio) all’UDC e’ stato riconosciuto un trattamento di assoluto favore. Se piu’ indizi fanno una prova, siamo sulla buona strada per arrivare a pensare che al signor Fini sia stato confezionato un panettone avvelenato che lo ha portato ad esporsi e a “bruciarsi” fidando nel supporto di amici e alleati che , dietro le quinte, erano gia’ d’ accordo con il satrapo. Fantapolitica ?……Forse.
Fonte: Giornalettismo
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