La scoperta di una delle più grandi discariche illegali d’Europa, piena di sostanze tossiche e pericolose risale al 12 marzo del 2007. Quando in seguito a diverse segnalazioni, il Corpo forestale dello Stato la mette sotto sequestro. Una stretta valle piena di veleni, adiacente al polo chimico di Bussi, in provincia di Pescara, sotto i cavalcavia dell’autostrada dei Parchi (A24) che collega Roma con la città costiera abruzzese. Secondo la magistratura, che parla di «un disastro ambientale di immani proporzioni», la responsabilità sarebbe della Montedison, il grande gruppo italiano della chimica. Proprietaria fino al 1999 degli stabilimenti situati a ridosso della discarica di Bussi, in Val Pescara, oggi venduti alla Solvay.
Tanto che questa settimana si è aperto il processo, il più importante su reati ambientali e responsabilità d’impresa, dopo quello di Porto Marghera. Gli imputati sono 27 tra cui 19 tra responsabili, amministratori delegati e direttori della Montedison. Per loro i reati contestati sono avvelenamento delle acque e disastro ambientale. Sotto processo anche vari funzionari pubblici che avrebbero omesso alla popolazione il grave inquinamento, provocato dai veleni, delle falde acquifere della zona. Fino al 2008 convogliate nella rete idrica di tutti i comuni della Val Pescara. Secondo una prima stima approssimativa quei terreni nascondono almeno 240mila tonnellate di materiali altamente inquinanti e nocivi, principalmente scarti di lavorazione degli stabilimenti chimici.
Il problema, spiega Italia Nostra, parte civile nel processo assieme a molte altre associazioni ambientaliste, è che «nell’area risultano essere presenti falde acquifere che scorrono pochi metri al di sotto del piano di appoggio della discarica abusiva». Che contiene tutte le più pericolose sostanze tossiche e in grandi quantità. Giusto per fare un esempio è stato trovato arsenico con valori superiori di 56 volte al limite consentito. Il Mercurio di 3.780 volte, il triclorometano con livelli fuori norma di tre milioni di volte. Ma c’è anche piombo, zinco, idrocarburi e solventi organici clorurati. La preoccupazione della popolazione è proprio l’inquinamento del suolo e del sottosuolo, iniziato negli anni Sessanta. Anche perché una volta scoperta la mega discarica, grande oltre quattro ettari, a venti metri dalla riva del fiume Pescara, la bonifica e la messa in sicurezza dei luoghi non è ancora stata fatta. La gente che vive nella valle ha paura. Per decenni potrebbe aver bevuto acqua contaminata, vivendo a contatto con una bomba ecologica. Per le associazioni ambientaliste «anche in assenza di un riconoscimento formale di responsabilità, Montedison dovrebbe comunque essere investita del procedimento di bonifica».
Sulla base del decreto legislativo 152 del 2006 che recependo i principi comunitari in materia di tutela ambientale stabilisce che «chi inquina paga». La stessa legge prevede inoltre che in caso di inerzia del responsabile «è obbligo della pubblica amministrazione attivarsi e intervenire direttamente, senza passaggi intermedi e senza dover compiere attività o verifiche ulteriori». La valle insomma plaude all’inizio del processo, per l’avvelenamento la prescrizione scatterà nel 2015 mentre per gli altri reati minori dal 2010, ma prima di tutto bisogna salvaguardare la salute delle persone.
Fonte: Terranews
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