venerdì 30 ottobre 2009

La desolazione cresce nel paese Italia

Articolo di Società, cultura e religione, pubblicato lunedì 26 ottobre 2009 in Svizzera.

Il Bel Paese nella morsa della lotta ai media di Berlusconi




Da quando il capo del governo italiano Silvio Berlusconi è tornato sotto pressione giuridicamente fa ricorso a drastici mezzi di difesa. I suoi critici e critiche devono fare i conti con il killeraggio mediatico.

Non c’è davvero niente di buono da riferire da questo paese di cultura? E’ questo che si domandano con preoccupazione gli amanti dell’Italia. Certo che c’è: il teatro Emma Dante a Palermo, un brulichio di nuove gallerie a Napoli, una vivace produzione filmica a Roma, mostre di ogni genere e dibattiti pubblici con i migliori autori del mondo a Milano. Ma questi non sono che granelli di sabbia che vengono seppelliti dal velenoso turbinio dei media.

Abbruttimento morale

La condizione in cui si trova la divisione dei poteri nei media italiani è nota in tutto il mondo, ma in Italia circa la metà degli elettori sembra non volerlo percepire. Mantengono la fiducia nei confronti del loro idolo Berlusconi anche se non si può proprio salvare nulla di lui: dalla corruzione di giudici sul falso in bilancio fino all’evasione fiscale, il suo disprezzo per “i comunisti” e giornalisti oppositori, per donne più intelligenti che belle, la sua passione per le adolescenti e la voglia di lavorare soprattutto per la propria tasca, trascinando il paese nella devastazione economica e morale e mettendolo in ridicolo sul palcoscenico internazionale.

Il perchè il 55 per cento circa degli italiani sia ancora convinto del proprio capo di governo è solo in parte una questione di psicologia della massa – così come fu nel caso di Waldheim in Austria, quando alla critica dall’estero fu risposto con l’ostinato “adesso basta pero’!” degli elettori. Il calcolo nel caso di Berlusconi è più semplice, dato che il suo monopolio sui media non ha eguali al mondo: sotto al suo diretto controllo ci sono tre canali televisivi, che dominano quasi il 50 per cento del mercato e che nei loro metodi di propaganda non devono essere per niente delicati. Il rimanente 50 per cento, coperto principalmente dalle tre emittenti nazionali, e’ gia stato in gran parte ammaestrato dalla sua posizione di primo ministro e dal suo ruolo di esperto in tecniche di intimidazione. L’ultimo ostacolo ai tentativi di repressione vacilla in questi mesi nella battaglia per l’indipendenza del’emittente RAI 3, sinora indipendente. Solo il 10 per cento circa degli italiani legge giornalmente un quotidiano, quindi poco giova che la maggioranza degli organi di stampa provenga da testate indipendenti. E anche che internet, elogiato come democratico, utilizzato solo da circa metà degli italiani, sia ancora troppo debole per poter far concorrenza alla piovra televisiva di Berlusconi.

L’Italia non si libererà in tempi brevi e in modo indolore dalla morsa di Berlusconi, poichè l’opposizione politica è troppo debole e troppo limitato il potere dei giornali che ancora si pongono in modo critico, che sono tempestati da querele. Considerata l’egemonia quasi totale della televisione è improbabile un rovesciamento di opinione nella popolazione. Nel ghetto della media dei percettori di reddito e dei disoccupati imperversa, dalla mattina a sera, lo scintillio della propaganda e degli appelli all’unità. Ultimamente abborracciate azioni terroristiche e accaniti richiami all’uso della forza si ammucchiano in internet in modo preoccupante. Pochi giorni fa l’appello “uccidiamo Berlusconi” su Facebook ha trovato, in poche ore, 14.000 sostenitori e “amici”. L’ imbarbarimento delle circostanze avviene ad opera sia degli oppositori che dei sostenitori di Berlusconi, più efficacemente soprattutto da parte di quelli che hanno i migliori strumenti e non sono tormentati da scrupoli morali.

Due sentenze

La cronaca delle continue nefandezze degli ultimi mesi, da quando Berlusconi si è ritrovato in maggiore necessità e perciò abusa a dismisura del suo potere mediatico è l’aspetto più deprimente di tutto ciò che ha propinato finora. Oggi sembra cosa da poco la pantomima del capo di governo che, nel corso di una conferenza stampa con Putin, metteva le mani addosso a una giornalista italiana disobbediente, facendo finta di spararle con la pistola e facendo intendere, con un ghigno, cosa potrebbe succedere in Russia o in Italia. Sono quasi finite nel dimenticatoio le sue scappatelle con prostitute di ogni tipo, alle quali aveva assicurato il suo appoggio nello show business e in politica, le storie di letto su cui si era dilungata la stampa di opposizione – come se quest’uomo non avesse ben di peggio su cui rendere conto. Velocemente dimenticata è anche l’offesa nei confronti della brizzolata oppositrice politica Rosy Bindi, a cui Berlusconi ha detto, di fronte a cinque milioni di telespettatori, di essere “più bella che intelligente”, offesa lasciata cadere nel vuoto dal furore femminista in internet. Ultimamente Berlusconi non si limita più solo a cadute di stile così banali, perchè fondamentalmente sono in gioco milioni e miliardi.

Lo zar dei media scatena nuovamente tutte le sue armi, da quando due sentenze giudiziarie lo hanno colpito a breve distanza una dall’altra. Secondo la prima Berlusconi deve risarcire per 750 milioni di euro un concorrente, perchè anni fa, ricorrendo alla corruzione, era venuto in proficuo possesso del gruppo editoriale Mondadori. Secondo l’ultima, invece, la sua immunità dev’essere annullata, così che una serie di processi contro di lui possono essere riaperti. Motivo sufficiente per una caccia spietata tramite i media su tutto ciò che potrebbe essere contro di lui, quindi su giudici, giornalisti, artisti e intellettuali che non sono disposti a tessere le lodi del saggio leader – come Claudio Magris, che ha osato muovere una critica all’Italia in occasione del suo discorso al “Premio per la pace” di Francoforte.


Gli strumenti di caccia preferiti da Berlusconi sono le sue navi ammiraglie Rete 4 e Canale 5, così come il quotidiano di battaglia “Il Giornale”. Da Rete 4 si propagano incessantemente nell’etere le trasmissioni di propaganda del fedele Emilio Fede, che uno spettatore non avvezzo potrebbe interpretare come caricature. Canale 5 è considerato un po’ più serio, ma si è distinto di recente con un brillante servizio sul giudice del processo Mondadori: è stato ripreso con una telecamera nascosta mentre aspettava davanti al suo barbiere fumando una sigaretta: “che stravagante comportamento” sfotteva una voce femminile, che poi malignamente ha alluso ai suoi “calzini azzurri” (NZZ 19. 10. 09). A niente è servita la protesta dell’associazione italiana giornalisti, perchè chi arriva così in basso non è più capace di nessun giudizio. Sullo stesso livello si muove “Il Giornale”, il giornale in possesso del fratello di Berlusconi, che alcuni giorni dopo la caccia spietata ha scritto sul giudice, che dato che costui ora non può più fidarsi ad andare tranquillo per la strada, avrebbe evidentemente bisogno di far la “bella vita in un’ auto blindata”.

Questo astio viene ulteriormente inasprito dalle possibilità finanziarie del giornale, presso il quale sono migrati molti voltagabbana sensibili al danaro, dopo che il grande conservatore Indro Montanelli, in attrito con Berlusconi, aveva abbandonato. Anche nel Feuilleton di questo giornale scorrazzano, da allora, i pugnalatori verbali, cosa che anche Claudio Magris riesce ora ad avvertire. Dopo aver parlato a Francoforte, con mitezza sottotono e diplomazia, delle condizioni in Italia, il “Giornale” ha annunciato a caratteri cubitali: “Magris canta la litania degli antiitaliani”.

Killeraggio mediatico

Così come le emittenti televisive di Berlusconi, anche “Il Giornale” si sta specializzando sempre più nel killeraggio mediatico. L’ultima vittima è stato Corrado Augias, il popolare giornalista di “Repubblica”, quel giornale che si occupa in modo estremamente intensivo degli intrighi di Berlusconi. Negli anni 1961-67 Augias sarebbe stato arruolato dai servizi segreti cechi come informatore. Le accuse insieme a grandi fotografie, sapientemente collocate in prima pagina vicino a un articolo sulle brigate rosse, sono tanto orripilanti quanto ridicole, ma adatte a quella stravagante intervista in cui fu chiamato a testimoniare l’anziano ex Presidente della Repubblica Cossiga. Cossiga, amico di Berlusconi, la cui labilità mentale, è noto, preoccupò i suoi collaboratori fin dai tempi del suo governo, ha parlato diffusamente del giornalista e scrittore Corrado Augias, ha riferito in modo talmente insensato delle pratiche dei servizi segreti cechi, al punto che il giorno dopo persino “Il Giornale” ha dovuto arrancare faticosamente indietro. Ma la diffamazione, una volta messa in circolazione, segue il suo corso, contro Augias, Magris e tutto quel “culturame” – una parola fatta rivivere recentemente, che ha odore di fascismo, di “quando sento parlare di cultura …”.

[Articolo originale "Die Wüste wächst im Land Italien" di Franz Haas]

4 commenti:

Tiziana ha detto...

«Il carisma, unico tra i fenomeni sociali, seduce e respinge allo stesso tempo. Con la sua doppiezza e duttilità continua a sfuggire a un filo conduttore unico, identificabile, razionale. Quello che del carisma mi incuriosiva era riconducibile a un misto di energia collettiva, di entusiasmo per il cambiamento e di capacità di portare avanti un progetto comune con altri. Identificavo il carisma con una qualità che ritenevo fondamentale: riuscire a coniugare in un punto imprecisato di un percorso comune il cambiamento individuale con il cambiamento collettivo, per dare così origine a qualcosa di veramente nuovo. Con una carica di immaginazione, per di più, che non ritrovavo in altri fenomeni sociali….» (Elisabetta Pasini)
Ecco cosa penso di questo personaggio che sia un individuo fortemente carismatico ed è per questo che è un leader ed è per questo che molti individui vorrebbero avere il suo potere o sognano di essere imperativi come lui ecco perché gli individui che nella società non riescono a ricoprire un ruolo importante o non hanno un ruolo e vivono ai margini investono le loro fantasie su Berlusconi. La figura che comunque emerge è sempre vincente.Chiunque non vorrebbe essere un perdende nelle propria vita e quando non si emerge, quando non se ne può più e rimane solo un sogno ed un voto, ecco per chi voti.
Tiziana.

@enio ha detto...

nelle guerre solitamente vince il più forte... a noi non resta che sederci e aspettare per vederne la fine !

Andrea De Luca ha detto...

bello il tuo commento tiziana

Enrico De Narenti ha detto...

Ma com'è bello fare il moralista con il culo al caldo in qualche triste ufficio, la pancia piena grazie a mammà e il desiderio di fare un sacco di soldi per vivere come Silvio...
Siete ridicoli. Almeno negli anni Settanta i "compagni" lottavano e morivano. Voi siete un branco di bradipi assonnati e senza nulla nella zucca. Capaci solo di scrivere banalità in Rete.