mercoledì 30 dicembre 2009

Il PD nel Governo siciliano di Lombardo


I dirigenti del PD siciliano negano di appoggiare il Governo costituito da Lombardo dopo l'espulsione dalla maggioranza dei cosidetti "lealisti", cioè della fazione del PDL che fa capo al Ministro Alfano ed al Presidente del Senato Schifani. Vogliono farci credere che Lombardo è un imprudente temerario che pensa di governare la Sicilia con 31 consiglieri su 90. Sostengono che Centorrino e Russo sono "tecnici" scelti da Lombardo e non rappresentanti del PD nell'Esecutivo e che la loro politica è quella di un sostegno "tematico". Sosterranno di volta in volta le proposte di questo governo se esse saranno ritenute soddisfacenti. Non riconoscono neppure di appoggiare dall'esterno il Governo e negano risolutamente qualsiasi trattativa o inciucio che dir si voglia.

Naturalmente questa sorprendente posizione vorrebbe maldestramente placare i forti malumori del Partito ma è come voler negare l'evidenza. Il terzo governo Lombardo nasce sulla base di una trattativa non ufficiale ma molto impegnativa. D'Alema, il Richelieu dei Palazzi italiani, si è intrattenuto a cena con Lombardo. Hanno mangiato delle orate e quindi stipulato il cosiddetto Patto dell'Orata. D'Alema è famoso per i Patti a base di pesce. Ne fece uno, diventato famoso, a base di triglie, a Gallipoli con Rocco Buttiglione. Fu a cena anche con Bossi tanti anni fa, quando definì la Lega una costola della sinistra. Ma mangiarono soltanto della carne e non ci fu seguito. Poi Pierluigi Bersani è venuto in Sicilia. Si è incontrato con i suoi e poi con Lombardo ed ha piena disponibilità a sostegno di un governo delle "riforme".

La Sicilia è sempre stata una sorta di laboratorio per testare scelte o progetti politici che si svilupperanno dopo in sede nazionale. Anche stavolta non sfugge a questa sua "vocazione" anticipatrice di eventi che sono in corso di maturazione nei Palazzi Romani.

Non predica forse Napolitano la "coesione"? Che cosa è la coesione se non la riproposizione a trenta anni della dottrina Berlinguer secondo la quale non si può governare con il 51% naturalmente con tutto il degrado che il corrompimento della politica che ha subito nel tempo? Si preannunzia la stagione delle cosidette riforme volute, fortissimamente volute da Berlusconi a cui questa Costituzione sta assai stretta e vorrebbe un regime presidenzialistico magari senza contrappesi.

Il PD si sta imbarcando in questa avventura. Non arretra difronte alle voglie personali di Berlusconi ed a quelle della destra italiana. Farà di tutto per essere della partita e non farsi tagliare fuori. Per questo sarebbe sbagliato giudicare l'appoggio in Sicilia al Governo Lombardo un fatto localistico dovuto al levantinismo ed alle stranezze della politica regionale. E' vero che la Giunta Lombardo nasce in contrapposizione ai cosidetti "lealisti", cioè al gruppo fedele al PDL. Ma è anche vero che Berlusconi non ha "scomunicato" Miccichè ed i sostenitori di Lombardo e finora mantiene un atteggiamento riservato.

Certo la posizione del PD permette alla destra siciliana di respirare, di chiudere una crisi profondissima esplosa da oltre sei mesi senza ricorrere alle urne, a nuove elezioni. Sostanzialmente il PD si sostituisce al blocco di circa trenta consiglieri che vengono meno al governo. Ora l'Assemblea regionale è divisa in tre gruppi di pari forza. Un gruppo che esprime il governo, un gruppo che lo sostiene ed un'altro che ne dichiara l'illegittimità dal momento che si regge con una maggioranza dfiversa da quella con cui fu eletto.

Il governo minoritario per finta di Lombardo si regge con una solida maggioranza di due terzi dell'Assemblea. Ha soltanto sostituito i trenta deputati del PDL e dell'UDC con quelli del PD. Non è cambiato niente. Lombardo non si è preso neppure la briga di dichiarare la rottura con il PDL e non dubito che continuerà a sostenere il governo Berlusconi. Una timida richiesta dei dirigenti del PD siciliano di dichiarare conclusa l'esperienza del centro-destra è rimasta senza risposta.

La crisi della politica siciliana, la sua soluzione, sei mesi di trattative e di tentativi sfociati ora nel terzo governo fatto dal capo del MPA, il movimento sicilianista e rivendicazionista della borghesia siciliana che non è più tanto soddisfatta delle mance che elargisce Roma e che vorrebbe qualcosa di più concreto del Ponte sullo Stretto (al cui banchetto sembra esclusa a favore di Impregilo ed altri volponi del Nord), non sembra interessare l'opinione pubblica siciliana stordita dal degrado crescente e dall'involuzione della vita civile. Palermo e tanta parte della Sicilia assediata da montagne di spazzatura, bollette astronomiche per pagare l'acqua ai privati che se ne sono appropriati, la smobilitazione di Termini Imerese, il licenziamento di circa diecimila insegnanti a causa della riforma Gelmini, disoccupazione, anziani che non possono più curarsi a causa di ticket esosi. La crisi e la sua soluzione interessano soltanto a coloro che seguono "professionalmente" la politica dal momento che produce posti ben retribuiti a cominciare dai Consigli Comunali, consulenze, possibilità di ottenere in gestione qualche servizio...

Anche i quasi trentamila dipendenti "diretti" della Regione comandati da tremila dirigenti e la pletora dei pensionati superprivilegiati con età media attorno ai cinquanta anni che godono di assegni eguali a quelli dei colleghi in attività un costo per la collettività di circa due miliardi di euro a cui aggiungere tutti i dipendenti "indiretti" della Regione, seppur beneficiari di un Ente del tutto inutile e dannoso per la Sicilia, non riescono ad entusiasmarsi, a seguire le vicende dei loro patrons. Tutto quello che la Sicilia incassa come risorse proveniente dal fisco e da tutto il resto finisce nelle fauci insaziabili di questa mostruosa burocrazia tentacolare.

Il primo atto del nuovo Governo è stato la nomina di 28 Superburocrati, managers frutto di una
intensa e meticolosa applicazione del "cencelli" siciliano. Costeranno milioni di euro ma non importa: i soldi potranno venire anche da un ritocco dell'irpef regionale...

Tra questi superburocrati c'è anche Lucia, la figlia di Paolo Borsellino e nipote di Rita, eurodeputata e fino ad ieri contraria all'inciucio. Non so oggi. Ma è un classico della Oligarchia: mettere un fiore all'occhiello ad una porcata. Forse nella Giunta di Governo non c'è la magistrata Caterina Chinnici, figlia del martire della mafia Giorgio? Non c'è anche il Magistrato Massimo Russo? Non sono questi simboli, segni di un impegno contro la Piovra? Insomma, due magistrati nel governo e la figlia di un magistrato martire della mafia tra i superburocrati. Ma, queste presenze sembrano una sorta di machillage. Una maniera per allontanare sospetti di collusioni o di contiguità con la criminalità organizzata.

Eppure in Sicilia non si respira nei Palazzi della Politica, a cominciare dal Palazzo dei Normanni, un'aria di grande impegno, di grande lotta, alla dominazione mafiosa. I successi che si sono realizzati sembrano (e sono) frutto di una polizia e di un gruppo di magistrati che si sentono isolati. Non credo che la realtà percepita da Magistrati come Ingroa e Scarpinato sia di grande vicinanza della politica nei loro confronti. Credo che si sentono isolati, disperatamente isolati.

Pietro Ancona

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2 commenti:

Alessandro Tauro ha detto...

Stringono alleanze con l'MPA in Sicilia, convergono su interessi comuni con l'UDC in Piemonte e in Puglia (oltre che nel Lazio e chissà in quale altre regioni).
Il prezzo da pagare da questa linea politica neocentrista spacciata per "nuova sinistra"? L'eliminazione di "rompiscatole" come Di Pietro, Nichi Vendola, Mercedes Bresso.

E menomale che Bersani era il nuovo e Marino un uomo senza competenza...

Auguroni di un buonissimo 2010 Andrea!!

Andrea De Luca ha detto...

concordo Alessandro