(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Negli ultimi giorni i magistrati hanno interrogato diverse persone coinvolte nel cosiddetto “scandalo CONSIP“, una complessa vicenda che riguarda un possibile caso di corruzione e di pressioni indebite che coinvolge la società che si occupa dell’assegnazione di molti appalti pubblici, la CONSIP, appunto. Tra gli altri, i magistrati hanno interrogato il padre dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, Tiziano, sospettato di aver chiesto all’amministratore di CONSIP di favorire alcuni imprenditori. Per il momento non ci sono state novità eclatanti, ma alcuni aspetti della vicenda cominciano a chiarirsi. Ecco le cose da sapere.
Dove eravamo arrivati?
Secondo i magistrati Tiziano Renzi e un suo amico, Carlo Russo, hanno fatto pressioni sull’amministratore di CONSIP, Luigi Marroni, per favorire amici imprenditori nell’assegnazione di appalti. Uno degli imprenditori che avrebbero favorito è il napoletano Alfredo Romeo, che è stato arrestato la settimana scorsa e che secondo i magistrati avrebbe promesso loro del denaro in cambio dell’aiuto. Al momento non esistono prove di versamenti di denaro da parte di Romeo a Tiziano Renzi o a Carlo Russo. Non ci sono nemmeno prove di incontri tra Romeo e Tiziano Renzi, che ha negato di aver mai conosciuto l’imprenditore napoletano. In un altro filone della stessa inchiesta, il ministro dello Sport Luca Lotti e alcuni alti ufficiali dei carabinieri sono accusati di aver detto a Marroni che il suo ufficio era sorvegliato dalla magistratura e sono quindi accusati di rivelazione di segreti e favoreggiamento.
Che novità ci sono?
Oggi è stato interrogato Alfredo Romeo, l’imprenditore accusato di aver corrotto un dirigente di CONSIP e di aver promesso denaro a Tiziano Renzi e Carlo Russo. Romeo si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha negato di aver mai incontrato Tiziano Renzi o qualsiasi altro membro dell’entourage dell’ex presidente del Consiglio.
La settimana scorsa Tiziano Renzi è stato interrogato dai magistrati di Roma e ha negato tutte le accuse. Il giorno dopo, parti del suo interrogatorio sono state pubblicate da tutti i principali giornali e i suoi avvocati hanno denunciato una fuga di notizie. Il giorno successivo, la procura di Roma ha detto di aver ritirato la titolarità delle indagini al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, che le aveva portate avanti fino a quel momento. La pubblicazione di atti di indagini in corso è molto diffusa in Italia e sostanzialmente tollerata, ma non è permessa dalla legge. I responsabili di solito sono gli agenti che svolgono le indagini, gli avvocati delle parti o gli stessi magistrati. Raramente i responsabili delle fughe di notizie vengono individuati con precisione.
Un altro verbale di interrogatorio di cui i giornali hanno parlato molto è quello di Luigi Marroni, l’amministratore di CONSIP che avrebbe ricevuto pressioni da parte di Russo e Tiziano Renzi. L’interrogatorio è avvenuto lo scorso 20 dicembre ed è stato raccontato su l’Espresso da Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia. Marroni avrebbe detto ai magistrati di aver ricevuto pressioni da parte di Russo per favorire una società vicina a Denis Verdini, il senatore uscito da Forza Italia per sostenere il governo Renzi. Russo avrebbe anche detto a Marroni che se non avesse soddisfatto le richieste avrebbe rischiato di perdere l’incarico di amministratore di CONSIP. In un incontro a Firenze, ha raccontato Marroni, Tiziano Renzi gli avrebbe chiesto di «accontentare» le richieste di Russo. Marroni ha detto ai magistrati di aver ignorato tutte queste richieste.
Il personaggio più importante per i magistrati, al momento, sembra essere quindi proprio Marroni. La sua testimonianza sembra essere l’unico elemento forte che i magistrati hanno per provare le pressioni che Tiziano Renzi avrebbe fatto per favorire alcuni imprenditori. Ed è sempre la sua testimonianza a coinvolgere il ministro dello Sport Luca Lotti. Secondo Marroni, infatti, nel luglio del 2016 Lotti lo avvertì di un’indagine in corso nei suoi confronti.
Le reazioni di Renzi
L’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha risposto sul caso nel corso del programma Otto e mezzo la settimana scorsa in cui ha detto, riferendosi a suo padre: «Mi piacerebbe pensare che se fosse davvero colpevole, dovrebbe avere una pena doppia». Pochi giorni dopo, Renzi e Grillo hanno polemizzato su questa storia scrivendosi l’un l’altro post sui propri blog.
La questione politica
Per il momento la posizione più complicata nell’inchiesta sembra essere quella del ministro dello Sport Luca Lotti che, secondo alcune testimonianze, avrebbe rivelato a Marroni l’esistenza di un’indagine della magistratura e della possibilità che il suo ufficio fosse sorvegliato con alcune microspie (Marroni fece in seguito “bonificare” l’ufficio). Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento, non ha mai voluto spiegare pubblicamente le accuse e si è limitato a dichiarare di essere “tranquillo”.
Per queste ragioni, le opposizioni hanno chiesto una mozione di sfiducia nei confronti di Lotti. Gianni Cuperlo, dirigente del PD, ha chiesto che Lotti si faccia da parte fino a che non saranno terminate le indagini, mentre i Democratici e progressisti, il gruppo parlamentare formato dai fuoriusciti dal PD, hanno lasciato intendere che potrebbero votare la sfiducia al ministro. Forza Italia, invece, ha assicurato che non voterà contro Lotti. La sfiducia, quindi, non dovrebbe avere i numeri necessari a passare in nessuna delle due camere.
Da dove arriva l’indagine?
L’inchiesta CONSIP è partita da un’indagine della procura antimafia di Napoli sui presunti legami con la camorra di alcuni dipendenti di Romeo impiegati nell’ospedale Cardarelli, uno dei più grandi del sud Italia. L’indagine era condotta dal pubblico ministero Henry John Woodcock, un magistrato famoso per le sue indagini che dalla procura di Potenza, dove lavorava fino a pochi anni fa, arrivavano a coinvolgere personaggi importanti in tutto il resto del paese (qui avevamo raccontato la sua storia). Spesso le sue inchieste si sono risolte in un nulla di fatto, a volte a causa delle scarse risorse e del modo caotico e disordinato con cui erano state condotte. Dall’indagine sul Cardarelli, utilizzando moltissimo le intercettazioni telefoniche e ambientali, Woodcock ha esteso la sua inchiesta alla CONSIP e alle relazioni di Romeo con i dirigenti della società e imprenditori toscani come Russo e Tiziano Renzi. A quel punto, la procura antimafia di Napoli si è accordata con la procura di Roma. Quest’ultima si sta occupando di tutti i reati legati a CONSIP, mentre quella di Napoli rimane competente per gli appalti del Cardarelli ed eventuali collegamenti degli indagati con organizzazioni mafiose.
Fonte: Il Post
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