venerdì 10 marzo 2017

Cosa sappiamo del cavalcavia crollato sulla A14

Potrebbe esserci stato un problema durante i lavori di manutezione, e i tecnici sostengono che non fosse necessario chiudere l'autostrada

(Carlo Leone/ANSA)

Giovedì è crollato un cavalcavia sull’autostrada A14, all’altezza di Camerano, in provincia di Ancona. Due persone sono morte e altre tre sono rimaste ferite. Durante il crollo erano in corso dei lavori di manutenzione del ponte, definiti dai tecnici “di routine”. Le cause del crollo e le responsabilità dell’incidente non sono ancora chiare, ma stanno cominciando a circolare le prime ipotesi.

Perché è crollato?
Le cause non sono ancora chiare e servirà un’inchiesta della magistratura per stabilire i motivi del crollo. Per il momento gli indizi sembrano indicare un problema durante i lavori di ristrutturazione del ponte, o un difetto nella costruzione o la scarsa manutenzione. In un comunicato Autostrade per l’Italia ha scritto: «È un tragico incidente non prevedibile, determinato dal cedimento delle pile provvisorie. Non si tratta del cedimento strutturale del cavalcavia» e ha aggiunto: «Il calcestruzzo dei pilastri era in ottime condizioni».

Che tipo di lavori erano in corso?
Al momento del crollo, una ditta specializzata stava provvedendo a sopraelevare il cavalcavia, in modo da garantire uno spazio di 5,20 metri tra la strada e il ponte. In seguito ai recenti lavori di ampliamento dell’autostrada da due a tre corsie, lo spazio era stato ridotto di circa 30-40 centimetri ed era quindi necessario ripristinare l’altezza regolamentare. Per compiere questa operazione vengono utilizzati dei martinetti, apparecchiature controllate da una centralina elettronica che funzionano come grossi crick, gli strumenti utilizzati per sollevare le automobili quando bisogna cambiare una gomma.

Una volta sollevato il ponte, lo spazio viene riempito provvisoriamente con lastre di acciaio. Ci vogliono settimane di lavoro per alzare un cavalcavia di una trentina di centimetri. I lavori sul cavalcavia di Camerano erano iniziati lo scorso 28 febbraio e sarebbero dovuti proseguire fino al 15 maggio. In precedenza, la stessa ditta aveva già sopraelevato un’altro ponte sulla A14.

Quali sono le ipotesi che circolano?
Al momento, esperti e giornali parlano soprattutto di un crollo causato da un incidente avvenuto durante i lavori. Un indizio in questo senso sarebbe la modalità con cui il ponte è caduto: Scrive Repubblica: «Un punto fermo, documentato dalle foto aeree, però c’è. Cadendo sull’autostrada, il ponte ha compiuto una leggera rotazione, come se una delle due estremità perdendo l’appoggio fosse scivolata da una parte». Secondo gli esperti, una delle lastre di acciaio usate per reggere temporaneamente il ponte potrebbe aver ceduto, facendo così cadere il ponte da un lato. Oppure la centralina che regola i martinetti potrebbe aver avuto un malfunzionamento. I primi accertamenti dei tecnici specializzati sono ancora in corso sul posto.

L’autostrada doveva essere chiusa?
Secondo i tecnici della società che gestisce l’autostrada sentiti da Repubblica e dal Corriere della Sera, i lavori sul cavalcavia erano «un’operazione di routine» e che quindi non prevedeva «la necessità di chiudere il tratto autostradale per motivi di sicurezza». Il sindaco di Castelfidardo Roberto Ascani ha sostenuto che sia «inconcepibile eseguire lavori di questa natura senza chiudere l’A14», ma se l’autostrada fosse rimasta chiusa per tutta la durata dei lavori il principale collegamento adriatico sarebbe stato bloccato per un periodo minimo di due mesi e mezzo.

Chi ha eseguito i lavori?
La A14 fa parte della società Autostrade per l’Italia, che a sua volta è controllata dalla famiglia Benetton tramite la società Atlantia. Autostrade per l’Italia aveva affidato i lavoro di ristrutturazione dei cavalcavia alla Pavimental Spa, una società di cui controlla il 20 per cento, che a sua volta aveva subappaltato il lavoro alla Delabech Srl di Roma. Il subappalto, secondo il Corriere, aveva un valore di 800 mila euro, era iniziato nel 2016 e sarebbe dovuto terminare nel settembre 2017.

Fonte: Il Post

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