Matteo Renzi, Michele Emiliano, Andrea Orlando (La Presse)
Lo scorso 20 marzo è cominciata la prima fase del congresso del Partito Democratico per eleggere un nuovo segretario con il voto nei circoli da parte degli iscritti. La seconda fase sarà invece aperta a tutti gli elettori e le elettrici: le cosiddette “primarie”. Il voto nei circoli si concluderà il 2 aprile e servirà a eleggere i delegati alle convenzioni provinciali (che si riuniranno il 5 aprile), che a loro volta eleggeranno i delegati alla convenzione nazionale. Questo organismo si riunirà una sola volta il 9 aprile per verificare i dati riportati nei circoli dai singoli candidati a segretario e stabilire chi di loro potrà essere ammesso alle primarie. Lo statuto del PD dice che «risultano ammessi all’elezione del segretario nazionale i tre candidati che abbiano ottenuto il consenso del maggior numero di iscritti purché abbiano ottenuto almeno il cinque per cento dei voti validamente espressi e, in ogni caso, quelli che abbiano ottenuto almeno il quindici per cento dei voti validamente espressi e la medesima percentuale in almeno cinque regioni o province autonome». Le primarie si terranno infine il 30 aprile con un turno unico.
I candidati alle primarie del PD sono tre: Matteo Renzi, ex segretario ed ex presidente del Consiglio; il ministro della Giustizia Andrea Orlando; il presidente della Puglia, Michele Emiliano. Orlando era uno dei leader dei “Giovani Turchi”, una corrente che si colloca nella sinistra del PD e di cui fa parte anche il presidente del partito, Matteo Orfini, che però a questo congresso sostiene Matteo Renzi. Emiliano ha deciso all’ultimo momento di rimanere nel partito dopo aver minacciato per giorni di uscirne e anche lui affronta Renzi da sinistra.
Dai circoli sono cominciati ad arrivare i primi dati: non sono dati ufficiali né finali ma semplici conteggi parziali, e Matteo Renzi risulta in netto vantaggio. La copertura è ancora piuttosto bassa, pari al 9 per cento dei circoli del PD:
Da qualche circolo arrivano anche dati precisi e i primi commenti. Nel circolo della “Bolognina”, dove nel 1989 Achille Occhetto fece il celebre annuncio della “svolta” del Partito Comunista Italiano, ha vinto Renzi: i votanti sono rimasti gli stessi del 2013, e cioè 80. Di questi, 45 voti sono andati a Renzi, 34 a Orlando e 1 a Emiliano. La volta precedente Cuperlo aveva ottenuto 35 voti, Civati 23, Renzi 18 e Pittella 4. Sempre a Bologna, scrive un quotidiano locale, in diversi altri circoli ha vinto invece Orlando: «Al circolo Renzo Imbeni del vecchio quartiere San Vitale, la candidatura Orlando batte nettamente Renzi 54 a 17. Stessa cosa al circolo di San Donato». Nel frattempo è arrivata anche la prima notizia di irregolarità e brogli: a Copertino, in provincia di Lecce, sono stati comunicati i risultati (a favore di Renzi) ma le votazioni non si sono mai svolte. Gli organi regionali del PD hanno quindi ottenuto l’annullamento della votazione per far celebrare il congresso in maniera regolare, con un nuovo voto e questa volta vero, nei prossimi giorni.
Nella sua newsletter del 27 marzo Renzi ha scritto di essere molto soddisfatto perché «migliaia di iscritti stanno votando, discutendo le singole mozioni e finendo con l’esprimere una preferenza». Renzi dice anche che «per il momento la partecipazione degli iscritti è ottima, superiore in percentuale a quella del 2013» e che la sua «mozione sta andando molto bene anche tra gli iscritti, ma c’è ancora da lavorare: vorrei però dire grazie a tutti perché i primi dati sono superiori alle più rosee previsioni». L’Unità scrive che «i sostenitori di Orlando hanno però altre cifre: Renzi al 62%, Orlando al 33% e Emiliano al 4%». Daniele Marantelli, deputato del PD vicino a Orlando, ha commentato: «Considerando che la candidatura di Orlando è stata presentata solo tre settimane fa e nonostante tutte le difficoltà, aver superato il 30% è un ottimo risultato che ci dà la spinta per la sfida delle primarie il 30 aprile». Emiliano ha fatto invece capire di poter trovare consensi soprattutto nel sud del paese e di puntare comunque soprattutto sulla seconda fase del congresso, cioè sulle primarie aperte.
Fonte: Il Post
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