mercoledì 28 ottobre 2015

L'Iran parteciperà ai negoziati per la pace in Siria

È la prima volta che un rappresentante iraniano prenderà parte agli incontri sulla risoluzione del conflitto civile siriano, che ha provocato oltre 250mila vittime

Un ribelle siriano a Damasco, il 15 settembre del 2013. Credit: Reuters

Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif parteciperà ai colloqui internazionali sul futuro della Siria in programma giovedì 29 ottobre a Vienna.

È la prima volta che un rappresentante diplomatico iraniano prenderà parte agli incontri sulla risoluzione del conflitto civile siriano, che va avanti dal 2011 e che finora ha provocato oltre 250mila vittime e circa 11 milioni di sfollati.

Il 27 ottobre gli Stati Uniti avevano riferito di aver invitato Teheran a partecipare ai negoziati sulla risoluzione del conflitto civile siriano.

L'Iran è molto vicino al presidente siriano Bashar al-Assad e nel corso degli ultimi quattro anni ha investito miliardi di euro per sostenerlo attraverso l'invio di armi e consiglieri militari.

Il governo di Teheran ha recentemente stretto importanti contatti anche con la Russia, che a fine settembre 2015 ha intrapreso una campagna militare contro le postazioni strategiche dell'Isis in Siria.

Il coinvolgimento russo nei bombardamenti in Siria contro il sedicente Stato islamico, tuttavia, è stato in realtà interpretato da alcuni osservatori come un modo per riuscire a sostenere il regime siriano colpendo i ribelli anti-Assad.

Proprio per questi motivi il ruolo di Teheran nei colloqui sul futuro della Siria è molto importante. Secondo l'amministrazione Obama, la fine del regime di Assad è fondamentale al fine di trovare un accordo di pace, diversamente da quanto sostiene invece il governo russo.

Al vertice sui colloqui di pace parteciperanno il segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e i rappresentanti diplomatici di Arabia Saudita e Turchia. Potrebbero essere coinvolti anche funzionari provenienti da Egitto, Iraq e Libano.

Fonte: The Post Internazionale

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