mercoledì 28 ottobre 2015

Il progresso è cancerogeno


Di Marco Cedolin

Se c'è una cosa che nel nuovo millennio, imbevuto di progresso e sviluppo come un babà al rum, sta diventando sempre più complessa ed inarrivabile, questa è l'apirazione di riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena, possibilmente senza svuotare il portafoglio nelle prime due settimane del mese, senza avvelenarsi e mantenendo in vita almeno un embrione di quella sottile linea che separa il gustare il cibo dall'ingurgitarlo semplicemente per mere ragioni di sopravvivenza.
Del problema di allestire il desco dal punto di vista economico abbiamo già dissertato spesse volte su queste pagine, arrivando alla conclusione che il progresso e lo sviluppo sono ipocalorici e assai poco funzionali al sostentamento del corpo, prima ancora che dell'animo.
Sul problema di non avvelenarsi riteniamo valga la pena di spendere qualche parola, alla luce della campagna di terrore messa in atto dall'universo mediatico, dopo che l'OMS ha inserito le carni rosse e lavorate nel novero delle sostanze cancerogene, alla stessa stregua del fumo e dell'alcool.....

Ammesso e non concesso che gli esperti ed i soloni della medicina siano in grado d'individuare con sicurezza le cause di una malattia che fondalmentalmente non conoscono e non sono in grado di curare, dovrebbe essere evidente a tutti che il problema non riguarda la carne in quanto tale, dal momento che gli uomini la mangiavano fin dalla notte dei tempi, quando il cancro (malattia della modernità per eccellenza) neppure esisteva. Il problema semmai è costituito dalle sostanze che vengono usate per alimentare il bestiame, dallo stato d'inquinamento in cui versano i pascoli e dagli adittivi utilizzati per conservare le carni e gli insaccati, al fine di renderli fruibili per il sistema di grande distribuzione al quale il progresso ci ha ormai abituato.

Alla luce di questa considerazione, senza dubbio le carni e gli insaccati presenti all'interno degli ipermercati (e non solo) tossici lo sono sicuramente, ma senza ombra di dubbio non solamente le carni rosse e gli insaccati, bensì anche quelle bianche, le verdure, la frutta, i vini, le bevande, fino ad arrivare all'acqua del rubinetto che in molti casi è più tossica di tutto il resto.
Questo non perché gli alimenti succitati siano tossici o cancerogeni in quanto tali, bensì in quanto i mangimi con cui viene allevato il bestiame sono tossici, i terreni in cui vengono coltivate le verdure e la frutta o gli animali brucano risultano pesantemente inquinati, gli adittivi chimici usati per la conservazione e l'insaporimento dei cibi contengono elementi ad alta tossicità e via discorrendo.

Ad essere tossico è cancerogeno, con buona pace delle diatribe stantie fra vegetariani e carnivori, è il modello di sviluppo che ci è stato imposto ed abbiamo abbracciato in fondo senza farci troppe domande. Gli isterismi collettivi come quello attualmente in atto (una caduta nelle vendite di carni rosse ed insaccati del 20% in soli 2 giorni) sono semplicemente parte del disegno dell'elite mondialista che ha in progetto di cambiare gli orientamenti alimentari della popolazione, indirizzandoli dove può ottenere i maggiori profitti, magari inducendo il "popolo bue" a credere che cibarsi di bacarozzi o escrementi riciclati possa rappresentare un'esperienza maggiormente salutare ed edificante.

A prescindere dal fatto che si sia carnivori o vegani, a meno di possedere un conto in banca con davvero tanti zeri, si continuerà ad allestire (quando ci si riesce) un desco infarcito di alimenti tossici e probabilmente cancerogeni, quale che ne sia il suo contenuto, così come si continuerà a respirare aria pesantemente inquinata e con tutta probabilità altrettanto cancerogena, anche se un giorno non esistesse più la Volkswagen.

Fonte: IL CORROSIVO di marco cedolin

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