mercoledì 21 ottobre 2015

Ritorno al futuro, quanto è lontano quel 1985?

Il 21 ottobre 2015 è la data che Zemeckis aveva immaginato come ''destinazione'' per i due viaggiatori del tempo Marty e Doc. Trent'anni dopo molte delle invenzioni immaginate sono diventate realtà. Ma soprattutto tante cose sono cambiate...

Di Paolo Ribichini


«Grande Giove!». Avrebbe esordito così Doc di Ritorno al Futuro, alias Christopher Lloyd, se fosse stato proiettato nel 2015, quello vero. O forse no. Perché il 21 ottobre 2015 cinematografico, giorno nel quale, secondo la famosa saga a spasso nel tempo, Doc e Marty (Michael J. Fox) vengono proiettati, non assomiglia molto all’oggi reale. O meglio: in molti casi la fantasia supera la realtà. Per questo, Doc non rimarrebbe molto folgorato, almeno passeggiando per le nostre strade. Le auto volanti non sono state inventate, gli hoverboard (gli skateboard senza ruote) sono ancora un rudimentale prototipo, le pubblicità vengono ancora attaccate sui cartelloni e non sono tridimensionali. Insomma, il 2015 reale forse non sarebbe bastato per far sobbalzare Doc e Marty.

Quelle invenzioni “indovinate”. Tuttavia, il 2015 immaginato da Bob Gale e Robert Zemeckis con il supporto di Steven Spielberg, qualcosa in comune con la realtà ce l’ha, soprattutto nella vita privata. Le micropizzette che si espandono nel forno ancora non sono state inventate, ma certamente una importante intuizione del film è la smart tv, con la possibilità di fare video-chiamate attraverso sistemi Voip. Altra importante intuizione: il carburante ricavato dall’immondizia. Se nel film Doc lo usa per alimentare la DeLorean, oggi la spazzatura non viene utilizzata per far camminare le auto, bensì per produrre energia elettrica e riscaldamento. Poi ci sono le immagini tridimensionali e quelle oleografiche. Nella realtà non escono dai cartelloni pubblicitari ma dalla tv di casa. Basta spendere migliaia di euro per l’ultima tecnologia e il gioco è fatto. Marty del 2015 guarda una tv con un mosaico di canali. Oggi, in Italia, è Sky ad offrire la visione “mosaico”, per selezionare il canale preferito. E poi perché pagare con i soldi se questo può essere fatto comodamente da casa? Nel 2015 reale c’è l’home banking e soprattutto c’è Paypal nel 2015 di Marty si striscia la carta direttamente da casa. E per entrare dentro casa, nel futuro immaginato da Zemeckis non ci sono chiavi. Basta l’impronta digitale. Nel 2015 reale le serrature hanno avuto ben poche evoluzioni dal 1985. E soprattutto sono ancora meccaniche. Quelle con apertura elettronica ad impronta digitale hanno un costo troppo elevato per un impiego quotidiano e domestico.

Internet e gli smartphone, i grandi assenti. Quello che Zemeckis non è riuscito ad immaginare sono gli smartphone, i tablet e i pc portatili. Nel film, in realtà, i pc non compaiono proprio, nonostante nel 1989, data di uscita della seconda parte della saga, quella ambientata nel futuro, erano già commercializzati. E soprattutto manca completamente internet e tutta la tecnologia che ne è derivata: dal cloud al navigatore sul cellulare, passando per i motori di ricerca e i social network.

Il mondo che cambia. Zemeckis non ci fornisce altre indicazioni sul futuro, al di là di quelle tecnologiche. Nel primo film della trilogia compare un gruppo terroristico libico che si vuole appropriare del combustibile nucleare che Doc utilizza per far viaggiare nel tempo la DeLorean. Non a caso si parla di “libici”. Infatti, in quel periodo, durante la presidenza Reagan, i rapporti tra Gheddafi e gli Usa erano oramai compromessi e gli Usa – si sa – un nemico lo devono sempre avere. Nel 1985, anno di “partenza” di Marty e Doc, sarà ricordato in Italia per la “nevicata del secolo”, per la crisi di Sigonella, per la strage dell’Heysel, durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool a Bruxelles. Il mondo era diviso ancora in due blocchi ma già si respirava un’aria nuova: mentre Gorbaciov, a Mosca, avviava la Perestroika, a Los Angeles viene pubblicato il brano We Are the World scritto da Michael Jackson e Lionel Richie. A guardare oggi quel 1985, appare come un’altra epoca. Eppure, sembra ieri quando davanti ad uno schermo di un cinema ridevamo e ci esaltavamo per le avventure nel tempo di Marty e Doc. Questa sera, però, “ritorneremo al passato”, quando molti cinema proietteranno di nuovo, a distanza di 30 anni, i primi due film della trilogia. E quel 21 ottobre 2015 che abbiamo a lungo aspettato, da domani sarà solo “passato”.



La trilogia di Ritorno al Futuro nasce per caso quando lo sceneggiatore Bob Gale nel 1980 decise di sgomberare la propria soffitta. Qui trovò il diario scolastico del padre e scoprì che era stato capoclasse. Iniziò a chiedersi cosa sarebbe successo se lui e suo padre si fossero incontrati. Ne parlò con Zemeckis e così venne fuori il soggetto del film. Fu proposto subito a Steven Spielberg, il quale, però, non riuscì da subito ad avere i finanziamenti per la produzione della pellicola. Il soggetto era certamente “giovanile” e a quel tempo Ritorno al Futuro non conteneva riferimenti sessuali tanto in voga in quel periodo. Inoltre, le major statunitensi guardavano con sospetto lo stesso Zemeckis, molto apprezzato dalla critica ma ritenuto inadeguato per dirigere un film di massa. Solo il successo di un suo film nel 1984, permise di dare nuova speranza al progetto di Ritorno al Futuro, grazie all’Universal. Il segreto del successo di Ritorno al futuro si deve ad un abile miscuglio di nostalgia, comicità e fantascienza. In un’epoca come gli anni ottanta, caratterizzata dall’evoluzione tecnologica, con l’avvento dei computer e degli effetti speciali si viaggia prima in un passato semplice del 1955 e poi nel futuro tecnologico, nel 2015. E poi di nuovo nel passato, nel 1885, nel lontano West.

Fonte: Diritto di critica

1 commento:

Anonimo ha detto...

"nonostante nel 1989, ..., FOSSERO già commercializzati." Un presente/futuro senza congiuntivo è troppo orribile...