venerdì 16 ottobre 2015

Il piano europeo per coinvolgere la Turchia nella gestione dei profughi

La cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro britannico David Cameron e il presidente francese François Hollande a Bruxelles in occasione del consiglio europeo, il 15 ottobre del 2015. (Yves Herman, Reuters/Contrasto)

Il consiglio europeo terminato nelle prime ore di venerdì a Bruxelles ha discusso le linee generali di un possibile accordo con la Turchia per gestire la crisi dei migranti. Durante il vertice, la Commissione europea ha presentato ai 28 capi di stato e di governo il piano, frutto dell’incontro tra il presidente Jean-Claude Juncker e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, il 5 ottobre scorso a Bruxelles. Il 1 novembre prossimo si terranno le elezioni politiche anticipate in Turchia. Ottenere un accordo vantaggioso con l’Unione europea è uno degli obiettivi di Erdoğan in vista del voto.

La proposta di accordo presentata ieri non è definitiva. La Commissione aspetta infatti una risposta da parte di Ankara e diversi leader europei, tra cui il presidente francese François Hollande, hanno espresso dubbi sull’opportunità di fare troppe concessioni prima di essere certi che Erdoğan sia disposto davvero a collaborare. Anche perché la possibile cooperazione con Ankara in materia di accoglienza dei migranti sarebbe inquadrata nella prospettiva di avvicinamento della Turchia all’Unione europea, per cui il consiglio ha stabilito che i negoziati riprenderanno nel 2016.

I termini della trattativa europea con la Turchia

  • L’Unione europea è pronta a fornire un aiuto finanziario alla Turchia per la gestione dei campi profughi nel paese. Erdoğan ha chiesto tre miliardi di euro, ma il consiglio europeo per ora non ha definito una somma. Juncker ha detto che la questione sarà discussa con Ankara nei prossimi giorni.
  • La proposta di accordo prevede anche il piano di liberalizzare i visti per l’Europa dei cittadini turchi.
  • Erdoğan vorrebbe che l’Unione europea riconoscesse la Turchia come “paese terzo sicuro”, ma su questo punto i leader europei si sono mostrati più rigidi. Se accogliessero questa richiesta, per i turchi e per la minoranza curda diventerebbe più difficile chiedere asilo nei paesi europei. Finora i rinvii del processo di adesione della Turchia all’Unione europea sono stati motivati con il mancato rispetto di alcuni diritti fondamentali da parte del governo turco: dunque riconoscere il paese come sicuro contraddirebbe le precedenti decisioni dell’Unione.

Durante il vertice del 15 ottobre a Bruxelles si è parlato di nuovo di un piano permanente di ricollocamento dei richiedenti asilo. Germania e Svezia sono favorevoli a trovare una soluzione in questa direzione, mentre Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria restano contrari senza margini di trattativa.

Un’altra proposta che è stata presa in considerazione è arrivata dalla Francia e riguarda la possibilità di creare una polizia di frontiera comune per il controllo dei confini europei. I leader hanno assicurato che lavoreranno a un sistema che integri gradualmente la gestione delle frontiere esterne. È stata infine trovata un’intesa per aumentare ulteriormente i poteri di Frontex, l’agenzia europea creata a questo scopo, rendendola più operativa.

Fonte: Internazionale

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