sabato 24 ottobre 2015

Come il clima influisce sull’economia e sulla produttività

Abitanti del villaggio di Newtok, in Alaska, che rischia di essere travolto dall’innalzamento delle acque con l’aumento delle temperature terrestri, luglio 2015. (Andrew Burton, Getty Images)

Claudia Grisanti, giornalista

Il cambiamento climatico potrebbe “costare” più di quanto immaginato. Due studi mostrano che l’aumento delle temperature in questo secolo potrebbe portare a consistenti danni economici.

Queste due ricerche, che in modo diverso traducono i dati scientifici in previsioni economiche, sono a disposizione dei leader politici, che avranno più elementi per basare le loro scelte in vista della conferenza sul clima di Parigi, a dicembre.

Un primo studio, pubblicato su Nature, indica che la temperatura ottimale per l’attività economica è di 13 gradi e che un riscaldamento del pianeta fuori controllo può ridurre il reddito globale di oltre il 20 per cento, più di quanto stimato. Marshall Burke e colleghi hanno paragonato le diverse temperature medie annue di 166 paesi tra il 1960 e il 2010, rilevando una relazione tra temperatura e produttività: la temperatura ottimale è di 13 gradi, quella più bassa o più alta fa diminuire la produttività.

Nello scenario di un cambiamento climatico senza interventi di mitigazione, con un aumento di temperatura media di 4,3 gradi entro il 2100, i ricercatori hanno calcolato una diminuzione del reddito globale di circa il 23 per cento e un impoverimento del 77 per cento dei paesi. Prevedono anche un aumento dei divari, poiché alcuni paesi sviluppati che hanno una temperatura attualmente troppo bassa, come la Svezia e il Canada, si sposteranno nel range più favorevole, mentre molti paesi con un reddito più basso, già penalizzati da una temperatura troppo alta, come la Nigeria o l’India, vedranno un ulteriore peggioramento.

Caro uragano

L’altro studio, pubblicato su Nature Geoscience, ha considerato invece un aspetto locale: l’aumento dei costi provocati dagli uragani negli Stati Uniti, registrato tra il 1900 e il 2005. Finora non era chiaro se questa tendenza fosse dovuta alla maggiore antropizzazione delle coste o a una maggiore intensità e frequenza dei fenomeni. Secondo Francisco Estrada e colleghi, l’aumento delle perdite economiche non è spiegabile interamente con il maggiore sviluppo delle aree costiere, e quindi potrebbe dipendere anche dall’intensificazione dei fenomeni, dovuta al cambiamento climatico. In dettaglio, i ricercatori stimano che la componente climatica sia costata agli Stati Uniti dai due ai 14 miliardi di dollari nel 2005.

Fonte: Internazionale

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