CONTO DIVERSO - Poi tocca a una nomade. Chiede un caffè anche lei. «Due euro», è la risposta. «Ma come?», protesta la donna. «Ieri costava un euro e cinquanta. Oggi due?». Imperturbabile la cassiera ribatte: «Sono due euro». La direttiva deve essere molto netta. Caffè a due euro. La nomade paga, lo scontrino indica come voce dell’acquisto la categoria «varie». Accanto ci sono due agenti, stanno acquistando cartelle del Superenalotto alla vicina cassa, sono indaffarati, forse non sentono. Eppure la nomade ha protestato alzando un po’ la voce.
IL SOVRAPPREZZO - Va avanti così da tempo. Finora era un euro e mezzo, oggi (mercoledì 3 febbraio) è addirittura scattato un ulteriore sovrapprezzo. La banconista addetta alla macchina del caffè è una giovane rumena, alla nomade rumena come lei (ma rom) serve il caffè richiesto in un bicchierino di plastica. Tutto avviene in silenzio ora. Non è la prima volta che succede. La nomade lavora come operatrice di una cooperativa per la scolarizzazione dei bambini rom. Se ne va via col suo bicchierino di plastica in mano e lo scontrino che registra il prezzo del caffè probabilmente più caro d’Italia.
LA SPIEGAZIONE - Una volta fuori la nomade spiega: «Un giorno me l’hanno anche detto chiaro e tondo, il caffè costa caro perché così ve ne andate da qualche altra parte…». Sono appena passate le 15,12, dice lo scontrino, e in via di Tor Cervara si è ripetuta una scena che i rom considerano abituale. Tra gli operatori della cooperativa la vicenda infatti è più che nota, sono state fatte anche segnalazioni a quanto riferiscono alle forze dell’ordine, i controlli si sarebbero arenati di fronte al fatto che ogni esercente fa quello che vuole. Questo il succo degli interventi effettuati. Però, ricordano gli operatori della cooperativa in cui è ingaggiata anche la nomade, la tabella dei prezzi esposta dovrebbe pur contare qualcosa…
Fonte: L'Altra Notizia
2 commenti:
Eh certo, i rom non sono bene accetti, i loro soldi sì.
PROVA
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