In realtà chiunque abbia studiato anche solo superficialmente il problema è a conoscenza del fatto che l’unico “miracolo” realizzato dal governo e dal suo Commissario è stato quello di ordinare ai compattatori di tornare nelle strade a raccogliere la spazzatura ed ai giornalisti di raccontare che l’emergenza era finita, grazie all’inaugurazione del forno inceneritore di Acerra e alla messa in cantiere di altri 4 inceneritori, il tutto finanziato con il denaro dei consumatori, tramite i contributi Cip6 che appesantiscono la bolletta elettrica e rendono ricche le grandi multiutility.
Ad Acerra, dove nel marzo dello scorso anno è stato inaugurato un megainceneritore che non aveva ancora (e non ha tuttora) superato i test di collaudo, costruito attraverso la militarizzazione dell'area per impedire le veementi proteste dei cittadini, di miracoli non se ne sono visti, mentre al contrario da allora nuovi problemi hanno iniziato a sommarsi a quelli già esistenti, determinati dalla diossina dispensata dal percolato delle discariche abusive e dagli scarichi degli impianti industriali.
Domenica 21 febbraio, intorno a mezzogiorno, i residenti, fra i quali alcuni contadini che lavoravano nei campi, hanno potuto vedere una grande nube nera innalzarsi dai camini dell’inceneritore e in breve oscurare il cielo delle aree limitrofe. Nonché apprezzare i miasmi venefici contenuti nell’aria dall’odore nauseabondo e dal sapore acre, mentre cadeva a terra cenere nera. Il sindaco Tommaso Esposito, testimone anch’egli del fenomeno, dopo avere ricevuto in Municipio molti cittadini preoccupati, ha provveduto immediatamente ad inviare all’Arpac e al presidente dell’osservatorio sull’inceneritore, Coccolo, un fax nel quale domandava delucidazioni in merito all’accaduto. Ma sono in molti a domandarsi perché fino ad oggi lo stesso Esposito non abbia preteso la chiusura dell’impianto, dal momento che già da alcune settimane si susseguono casi come quello di domenica, con emissioni di nubi tossiche e maleodoranti che rendono l’aria irrespirabile. Senza contare che l’inceneritore in meno di un anno dalla sua inaugurazione ha già sforato oltre 140 volte i limiti di legge in materia di emissioni di polveri sottili.
In attesa delle risposte dell’Arpac, notoriamente famosa per la propria correttezza e professionalità, non ci resta che augurarci una visita a breve dell’eroe nazionale Guido Bertolaso, di ritorno dal suo viaggio nei territori disastrati di Sicilia e Calabria, dove avrebbero dovuto essere investiti i soldi “buttati a mare” alla Maddalena e stanziati per il Ponte sullo Stretto di Messina.
Forse proprio lui, che aspira ad essere celebrato con una statua nei territori miracolati dal suo operato, sarà in grado di dare delle risposte ai cittadini costretti a respirare nerofumo a causa di un inceneritore presidiato dall’esercito.
Fonte: Il Corrosivo
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